uppercut
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sabato 8 febbraio 2025
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senza architettura
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Per correttezza, devo specificare di averlo visto doppiato in italiano, dunque in una versione pesantemente penalizzata da una traduzione delirante: "Promettimi che non sarai ancora preda della tua follia", "Rimembri...?", "Sembri un cane insenilito". A parte queste inspiegabili derive della distribuzione, il film ricorda una di quelle architetture che per trovarvi un senso e un equilibrio chini la la testa un po' da un lato, poi dall'altro, poi senti che ti gira la testa e allora ti arrendi: meglio uscirne. Cosa che purtroppo non ho fatto a proiezione in corso. Dialoghi incomprensibilmente eterni, dove a compiacersi dell'alto livello intellettuale sono solo i protagonisti; scene, personaggi o interi capitoli senza senso narrativo; brusche accelerazioni tutte montaggio e musica appiccicate lì, come se all'editing il produttore, in una brusca irruzione, si fosse improvvisamente accorto che la palla rischiava di diventare micidiale; la parte a Carrara, la migliore a livello fotografico, che non c'azzecca proprio niente col resto: ma da dove cavolo salta fuori la guida anarchica, che parla solo fuori campo?; e poi tutta la parte finale.
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Per correttezza, devo specificare di averlo visto doppiato in italiano, dunque in una versione pesantemente penalizzata da una traduzione delirante: "Promettimi che non sarai ancora preda della tua follia", "Rimembri...?", "Sembri un cane insenilito". A parte queste inspiegabili derive della distribuzione, il film ricorda una di quelle architetture che per trovarvi un senso e un equilibrio chini la la testa un po' da un lato, poi dall'altro, poi senti che ti gira la testa e allora ti arrendi: meglio uscirne. Cosa che purtroppo non ho fatto a proiezione in corso. Dialoghi incomprensibilmente eterni, dove a compiacersi dell'alto livello intellettuale sono solo i protagonisti; scene, personaggi o interi capitoli senza senso narrativo; brusche accelerazioni tutte montaggio e musica appiccicate lì, come se all'editing il produttore, in una brusca irruzione, si fosse improvvisamente accorto che la palla rischiava di diventare micidiale; la parte a Carrara, la migliore a livello fotografico, che non c'azzecca proprio niente col resto: ma da dove cavolo salta fuori la guida anarchica, che parla solo fuori campo?; e poi tutta la parte finale... da guardarla dallo spiraglio tra le dita portate difensivamente agli occhi. Ma che roba è? Attenzione allo spoiler: poteva finire quasi col botto con la scomparsa della moglie in overdose, e invece... una scena assurda dopo l'altra. Ma perché si mettono tutti a cercare il miliardario nel cantiere, di notte? Sarà andato a fumarsi una sigaretta da qualche parte, si sarà imboscato con la cameriera, cavoli suoi... E Laszlo quanti secoli ha nella scena finale? Un film senza architettura. Un paradosso da schivare.
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venerdì 7 febbraio 2025
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errore
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Questo film non ? attualmente presente al Supercinema di Foligno, almeno fino a mercoled? 12/02/2025; gli orari riportati sono di un altro film in programmazione.
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goldy
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venerdì 7 febbraio 2025
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soeranze vane
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Nel titolo troviamo la chiave di lettura del film. Brutalist viene definito lo stile del ll’architettura del movimento della Bahaus tedesca degli anni ‘30. Usavano il cemento come materiale per le costruzioni lasciato a vista senza infingimenti per ammorbidirne la fredda e cruda consistenza.
E’ la stessa concreta durezza che caratterizza gli intenti creativi dell’architetto Toth, un ebreo ungherese immigrato negli USA, sopravvissuto a Buchenwald.
Profondamente segnato dalla sua esperienza , ha interiorizzato un codice di comportamento non incline al compromesso. Ha la stessa durezza del cemento che vuole mettere nelle sue creazioni incapace di piegarsi ai numerosi compromessi inevitabili per portare a termine la grandiosa opera che gli è stata commissionata.
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Nel titolo troviamo la chiave di lettura del film. Brutalist viene definito lo stile del ll’architettura del movimento della Bahaus tedesca degli anni ‘30. Usavano il cemento come materiale per le costruzioni lasciato a vista senza infingimenti per ammorbidirne la fredda e cruda consistenza.
E’ la stessa concreta durezza che caratterizza gli intenti creativi dell’architetto Toth, un ebreo ungherese immigrato negli USA, sopravvissuto a Buchenwald.
Profondamente segnato dalla sua esperienza , ha interiorizzato un codice di comportamento non incline al compromesso. Ha la stessa durezza del cemento che vuole mettere nelle sue creazioni incapace di piegarsi ai numerosi compromessi inevitabili per portare a termine la grandiosa opera che gli è stata commissionata. Impdimenti tecnici, economici, culturali, per non parlare del fallimento nel rapporto di amicizia col suo mecenate e in generale amareggiato dalla percezione di non essere accettato in quanto ebreoe Tutto si sgretola e la speranza di conservare la propria integrità professionale e di vita ne esce sconfitta.
Molta carne al fuoco per un film ambizioso e evangelico che induce a riflessioni profonde quanto fragili e destinate al fallimento. No, non è la freddezza del cemento che cerchiamo, non siamo in grado di reggerne l’inflessibilità . Ci avevano provato con i greci ma poi abboiamo sterzato su una via di fuga consolatoria nel pensiero cristiano che tuttavia ora sta sempre più impallidendo senza intravvedere un’alternativa al nostro vivere.
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