paul hackett
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sabato 26 ottobre 2024
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francis ford coppola a 85 anni osa e già solo per questo merita il prezzo del biglietto
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Quando l'ultimo lavoro di Francis Ford Coppola fu presentato in primavera a Cannes ero rimasto colpito, dispiaciuto quasi choccato delle critiche molto talvolta molto severe e dalle voci di flop, della difficoltà nel trovare distributori negli Stati Uniti ma anche in Europa fino in Italia. Ho atteso pazientemente l'arrivo nelle sale italiane e il trailer in fondo confortava sull'esito dell'opera. L'autoproduzione del film da 120 milioni di dollari da parte di un anziano signore di 85 anni, per quanto multimilionario, meritava a prescindere il mio obolo per contribuire al recupero della spesa colossale. Confesso di essere rimasto perplesso già durante la visione del film, forse a posteriori appena uscito dalla sala ho riflettuto che potrebbe essere un film che col tempo guadagni qualche punto in più, non so non ne sono così convinto.
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Quando l'ultimo lavoro di Francis Ford Coppola fu presentato in primavera a Cannes ero rimasto colpito, dispiaciuto quasi choccato delle critiche molto talvolta molto severe e dalle voci di flop, della difficoltà nel trovare distributori negli Stati Uniti ma anche in Europa fino in Italia. Ho atteso pazientemente l'arrivo nelle sale italiane e il trailer in fondo confortava sull'esito dell'opera. L'autoproduzione del film da 120 milioni di dollari da parte di un anziano signore di 85 anni, per quanto multimilionario, meritava a prescindere il mio obolo per contribuire al recupero della spesa colossale. Confesso di essere rimasto perplesso già durante la visione del film, forse a posteriori appena uscito dalla sala ho riflettuto che potrebbe essere un film che col tempo guadagni qualche punto in più, non so non ne sono così convinto. Il tema dell'architettura come luogo di armonia per l'umanità e di come necessiti un compromesso tra interessi privati e di pochi e la dignità per tutti, in particolare a favore del popolo, non è eccessivamente complesso ma certamente Coppola ha faticato a trattenerlo in 2h15 e questo il film ne ha risentito. A mio parere il film meritava una durata maggiore, almeno 3 ore, al netto della scarsa scorrevolezza e di una certa pesantezza non concettuale ma proprio nella sceneggiatura. Forse più lungo sarebbe stato paradossalmente più sciolto. Apprezzo che Coppola al sua non più giovane età si sia confrontato con le tecnologia più avanzate, realizzando un lavoro che a me appare nella confezione un po' Sci-fi, un po' Peplum, un po' Avatar. Questo digital-barocco porta e porterà un po' più di pubblico nelle sale, però ho avuto modo di constatare a fine proiezioni del malumore maturato a mio parere da l'equivoco di trovarsi di fronte a blockbuster che non è. Coppola è un regista autoriale seppur di grande successo commerciale. Alcuni momenti di Megalopolis si sviliscono un po' con sketch più che leggeri direi banali, da cinema commerciale, penso che un regista che ha scritto le pagine più alte della New Hollywood debba tenere la barra dritta e non me le aspetto queste piccole cadute, anche se si tratta di peccati veniali ma non sono da Coppola queste ruffianerie. Citazioni volute o casuali ce ne sono, per me "Metropolis" e non solo nel titolo ma anche nella rapporto potenti/masse per la fruizione della città in maniera "umana" con un potente (Cesare Catilina) a fare da portavoce del popolo o dell'umanità, o anche la stretta di mano finale. Dico anche "Brazil" di Terry Gilliam, ho trovato un'estetica molto anni '80 nel film. Non ho apprezzato granché il doppiaggio e mi è piaciuto Shia LaBeouf. La scenografia costruita in computer grafica mi ricorda alcune opere del grande Ciurlionis ma dubito fortemente che fosse voluto. Il punto alla fine è molto semplice, Coppola è la storia del Cinema moderno, un autore che ha ne costruito pagine indimenticabili con autentici capolavori come Il Padrino I e II o Apocalypse Now, ed è con queste opere che è costretto e condannato a fare i conti, non penso proprio che con Megalopolis si possa parlare di capolavoro come mi è anche capitato di leggere da qualche zelante appassionato, non lo è anche per rispetto a quanto ha fatto Coppola nella sua carriera. Non ci troviamo di fronte a I cancelli del cielo di Cimino per intenderci. Tutta la mia stima per un uomo che a 85 anni non rinuncia ma osa, già solo per questo Megalopolis merita di essere visto.
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alex.diego
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sabato 2 novembre 2024
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un grande flop
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Ho dato la terza stelletta con malincuore. Ho visto con pena e fatica il film. Pena perché è triste vedere il tramonto di un grande regista, fatica perché il film è disturbante. Disturbante perché presenta il dualismo tra tono supponente e arrogante di chi vuole dire tutto e pensa di sapere tutto e i contenuti di questa conoscenza che sono invece miseri. Se dovessi riassumere il contenuto del film, esso non è altro che la storia di una speculazione immobiliare newyorkese per costruire un parco giochi. Ci sono due proposte, una più conservatrice sostenuta dal sindaco della città, e che si basa sul vecchio gioco d'azzardo e la costruzione di un casinò e l'altra più innovativa proposta da un giovane architetto in ascesa che per realizzare il suo progetto abbatte le case dei poveri.
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Ho dato la terza stelletta con malincuore. Ho visto con pena e fatica il film. Pena perché è triste vedere il tramonto di un grande regista, fatica perché il film è disturbante. Disturbante perché presenta il dualismo tra tono supponente e arrogante di chi vuole dire tutto e pensa di sapere tutto e i contenuti di questa conoscenza che sono invece miseri. Se dovessi riassumere il contenuto del film, esso non è altro che la storia di una speculazione immobiliare newyorkese per costruire un parco giochi. Ci sono due proposte, una più conservatrice sostenuta dal sindaco della città, e che si basa sul vecchio gioco d'azzardo e la costruzione di un casinò e l'altra più innovativa proposta da un giovane architetto in ascesa che per realizzare il suo progetto abbatte le case dei poveri. Vincerà la seconda proposta anche se i contenuti di essa non ci verranno mai spiegati, ma si fondano penso sulla capacità di controllare il tempo del giovane architetto, ma questo aspetto non è direttamente colegato al tema del parco giochi né al megalon, il fantasmagorico nuovo materiale inventato dall'architetto e che dovrebbe essere alla base della sua creazione. Da Metropolis dove al centro c'era la costruzione dell'Uomo si passa a Megalopolis dove invece c'è sempre al centro l'edonismo americano e il parco gioco, come sua massima espressione.. Questo film non ci fa vedere purtroppo una scheggia di futuro e ciii rimanda purtroppo indietro al trito e ritrito 900. Salvo solo la maestria filmica e registica di Coppola che costruisce un film magistrale in alcune scene, ma che non sorretta da moderazione come nel caso di uno Scorsese. I Romani hanno fondato un vero impero, gli americani no, e la loro triste decadenza non è quella di Roma dove almeno si udì la parola del maestro di Nazareth, la parola nuova....
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enzo70
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venerdì 18 ottobre 2024
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il sogno finale di un grande regista. consigliato
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Francis Ford Coppola lascia quasi un’eredità con questo film, bello, complesso, visionario, ricco di citazioni, multidimensionale e quasi multisettoriale. All’inizio della proiezione una frase, la favola di Francis Ford Coppola e, infatti, questa Roma antica proiettata nell’attualità, in attesa di rimanere cenere, è uno scenario perfetto. Il sindaco di New Rome, Franklyn Cicero, è un conservatore, comprende il disagio sociale, la povertà dilagante ma non interviene, cerca di mantenere lo status quo. Cesar Catilina, invece, è un architetto visionario che ha vinto il Nobel per aver inventato il Megalon un materiale che consente di progettare città dove l’utopia, il sogno diventa realtà.
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Francis Ford Coppola lascia quasi un’eredità con questo film, bello, complesso, visionario, ricco di citazioni, multidimensionale e quasi multisettoriale. All’inizio della proiezione una frase, la favola di Francis Ford Coppola e, infatti, questa Roma antica proiettata nell’attualità, in attesa di rimanere cenere, è uno scenario perfetto. Il sindaco di New Rome, Franklyn Cicero, è un conservatore, comprende il disagio sociale, la povertà dilagante ma non interviene, cerca di mantenere lo status quo. Cesar Catilina, invece, è un architetto visionario che ha vinto il Nobel per aver inventato il Megalon un materiale che consente di progettare città dove l’utopia, il sogno diventa realtà. Julia, la bellissima figlia di Cicero, si innamora di Catilina che ha un passato oscuro, la moglie è morta in circostanze misteriose e lo aiuta nella progettazione di Megalopolis, la città che sostituirà New Rome. Il ricchissimo banchiere Crasso è nel mezzo, da un lato sostiene Cicero mentre dall’altro intravvede le enormi potenzialità del progetto di Catilina. Ma l’inconsistente nipote, gradasso come tutti i mediocri, punta al potere. La visione non è semplice, è un film che richiede molta attenzione, in alcuni passaggi lento, ma ogni elemento diventa un tassello essenziale per ricostruire il puzzle composto da Coppola. Ottime le interpretazioni di tutti gli attori, ma d’altronde un regista del genere richiede grandi attori. Consigliatissimo.
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luca percival
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domenica 20 ottobre 2024
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sic semper tirannis
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Ci vuole coraggio intellettuale (e tanto), per riportare sul pianeta terra uno come Coppola e insieme a lui, il suo talento. A volte la soggettività e l'opinione del pubblico agiscono, altre volte è lo stesso regista ad ingarbugliarsi da solo, cadendo al suolo ad una manciata di respiri dal traguardo finale. Ciò che mi si è presentato di fronte è senza dubbio un film incredibilmente esagerato, onirico, allegorico nell'eccezione più stravagante e autocelebrativa che io ricordi e ridondante nell'espressione del contenuto offerto. "Megalopolis".. Ma il world building è abbozzato in cinquanta comparse alle quali, l'arduo compito di mostrarsi rivoltosi e manifestanti, oltre ogni lecito controllo del grande impero che Coppola cerca assiduamente di rendere.
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Ci vuole coraggio intellettuale (e tanto), per riportare sul pianeta terra uno come Coppola e insieme a lui, il suo talento. A volte la soggettività e l'opinione del pubblico agiscono, altre volte è lo stesso regista ad ingarbugliarsi da solo, cadendo al suolo ad una manciata di respiri dal traguardo finale. Ciò che mi si è presentato di fronte è senza dubbio un film incredibilmente esagerato, onirico, allegorico nell'eccezione più stravagante e autocelebrativa che io ricordi e ridondante nell'espressione del contenuto offerto. "Megalopolis".. Ma il world building è abbozzato in cinquanta comparse alle quali, l'arduo compito di mostrarsi rivoltosi e manifestanti, oltre ogni lecito controllo del grande impero che Coppola cerca assiduamente di rendere. Ma che non è. La costruzione della "New Rome" immaginata da un discreto Adam Driver resta su carta, tra fervide immaginazioni (rese ineccepibilmente dal ragazzotto dietro la cinepresa) e schizzi in grafite che non acquistano mai vita, salvo in un finale amputatissimo nel quale si vede un tapis roulant e tanti saluti. Dov'è la creazione del genio? Dov'è questo magniloquente impero iperbolicamente gonfiato da Coppola per tutto il film? Dialoghi su dialoghi, molti dei quali sconnessi tra loro, tra dietrologie senili e citazionismo banale ("Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni" Si, è stata davvero pronunciata e no, non è un film di Moccia) per concludere con uno scambio di versi latini tra il sindaco Cicerone e la figlia Julia, l'inno alla fumosità più totale. Al netto di svariate scene magistrali e visivamente e a livello di fattura tecnica, le due ore abbondanti scorrono senza mettere le ali al grande progetto che sarebbe potuto essere, se solo fosse stata affidata la sceneggiatura ad un terzo, un esterno alla follia visionaria e totalitaria di Coppola, capace in qualche modo di raffreddarne la ferocia produttiva. Da lodare su tutti Shia LaBeouf per la straordinaria abnegazione e Aubrey Plaza, fatalmente viscida e caricata di una potenza sessuale non indifferente e dentro la quale, agisce a proprio agio. La drammaturgia romana funziona a corrente alterna, tendendo a sbiadire più facilmente di quanto si preoccupi di luccicare e il messaggio che intendeva comunicare fa poca strada, sbagliando il linguaggio scelto per approcciarsi al pubblico. "Megalopolis" è la visione d'oggi di un grande maestro di ieri che, con tutto l'amore del mondo e le più benigne intenzioni, ha tentato di costruire con affanno e voracità, volendo spaziare dalla filosofia all'arte, dalla scienza alla medicina, dal capitalismo alla rovina dei tempi, dimenticandosi colpevolmente di condividere le buone intenzioni. La potenza è nulla senza il controllo, diceva il famoso spot Pirelli. Non sbagliavano.
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mont_blanc
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domenica 20 ottobre 2024
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decadenza kolossal-e e rinnovamento
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Film più che discreto. Diverse volte la recitazione è teatrale, e non cinematografica. Esaltando in particolare Adam Driver, il protagonista, il cui fascino magnetico già da solo regge metà del film.
Insiemista. All'interno del film si muovono molteplici volontà, ciascuna con i suoi fini. Un vivace caos di destini che si intrecciano più volte. Dove condurranno tutti questi rivoli? Allontanandosi un po', si potrebbe riuscire ad osservare in profondità l'intero quadro, il quale manifesta il suo apice e significato alla fine del film. Sono fondamenta della struttura che regge la grande gemma.
La mano del regista nel corso del film ci orienta e ci illumina con massime didascaliche, ma sono frammenti di un complesso puzzle più grande da ricostruire.
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Film più che discreto. Diverse volte la recitazione è teatrale, e non cinematografica. Esaltando in particolare Adam Driver, il protagonista, il cui fascino magnetico già da solo regge metà del film.
Insiemista. All'interno del film si muovono molteplici volontà, ciascuna con i suoi fini. Un vivace caos di destini che si intrecciano più volte. Dove condurranno tutti questi rivoli? Allontanandosi un po', si potrebbe riuscire ad osservare in profondità l'intero quadro, il quale manifesta il suo apice e significato alla fine del film. Sono fondamenta della struttura che regge la grande gemma.
La mano del regista nel corso del film ci orienta e ci illumina con massime didascaliche, ma sono frammenti di un complesso puzzle più grande da ricostruire. E se non vi si riesce, tutta l'impalcatura rischia di cadere nel vuoto.
E' realmente un Kolossal? Visivamente si. Hanno fatto qualcosa di grandioso e spesso visionario. La fotografia si è superata, ci restituisce quadri ambrati dal fascino particolare e scenografie talvolta impensabili. Dando luce ad una summa di idee raccolte nell'arco di ben 40 anni. Non basta. Anche sul set, tanto il regista quanto gli attori hanno prodotto nuove idee (che il primo valutava). Anche l'accompagnamento acustico si dimostra senz'altro adeguato a rendere nell'aria lo spirito e gli umori del film.
Ciò che non appaga è il senso del film. E quindi? Che succede? Di suo vediamo uno spaccato del periodo di vita di una serie di personaggi, alcuni piuttosto eccentrici e sfrenati. Sono ricconi, e i soldi e il potere danno alla testa. Con tanto di decisa decadenza woke. Ma il destino è come un'alba che sorge. Non la si può fermare. In questa giostra le singole diramazioni sono ben chiare, non così dove vuole andare a parare il film nella sua totalità. Ma non è che proprio non lo dice, è difficile da afferrare nella sua essenza e quindi collocarlo nella giusta prospettiva con cui si rapporta all'intero segmento futuristico-storico rappresentato. E questo fa tutta la differenza fra il suo apprezzamento e il suo rifiuto per le persone normali, mentre sarà adorato dai teoristi alla ricerca di chissà quale mistico significato che non c'è. La produzione ha seguito un andamento più realistico, grezzo, ma poco dinamico, una pennellata dietro l'altra, un secondo dietro l'altro, come d'altronde sono le azioni umane nella realtà, che non marca come ci si aspetterebbe il momento clou.
Buona la prima? In questo caso, meglio la seconda.
Noto anche una sfumatura; quando si dice il destino nel nome...
La storia ha il suo richiamo storico più importante nel De Catilinae Coniuratione. Dove il ricco patrizio Cicerone vinse le elezioni contro l'agitatore Lucio Sergio Catilina, il cui programma populista intendeva redistribuire le terre ai più poveri e condonare i debiti. Anni dopo conquistò il potere Julio Cesare che mise in pratica il programma di Catilina.
Il protagonista di Megalopolis è Cesar Catilina. Il nome riunisce il vincente e il perdente di quel programma. La sua innamorata è Julia Cicero. Julia e Cesare sono assieme.
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telor
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venerdì 25 ottobre 2024
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insegnamento tratto dalla storia del passato.
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“Favola” dice il regista, ma forse é più corretto definirla “parabola” per il significato educativo che ha la parola. Ford Coppola evidenzia un insegnamento tratto dalla storia del passato, per prevenire disastri futuri.
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“Favola” dice il regista, ma forse é più corretto definirla “parabola” per il significato educativo che ha la parola. Ford Coppola evidenzia un insegnamento tratto dalla storia del passato, per prevenire disastri futuri.
I personaggi evocano quelli del cruciale passaggio dalla Roma repubblicana a quella imperiale. Passaggio che portò al declino e al medioevo in tutta Europa. Le tante citazioni storiche sono in realtà il suo monito, individuato nel passato e valevole per il nostro futuro.
Ai tanti generali di legioni romane, divenuti imperatori per acclamazione, abbiamo ora i non pochi Clodio, spregiudicati imprenditori rampanti (vedi Trump e Musk?) che riducono e banalizzano il governo di una Comunità riducendolo al livello di come conducono le proprie aziende.
E il Megalon cos’è? Forse simboleggia una nuova tecnologia che ferma il corso della storia umana di autodistruzione (sequenza iniziale del suicidio) e crea città a forma di foglie. La nuova tecnologia (la “fusione nucleare”?) è la novità discriminante che mette d’accordo i futuristici Cicerone, Catilina e Crasso contro Clodio.
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imperior max
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lunedì 21 ottobre 2024
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non lasciate che l'oggi distrugga il per sempre
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(Il voto sarebbe di 4,5 stelle su 5...)
MEGALOPOLIS
Quando postai due anni fa che Francis Ford Coppola aveva più palle di tutta Hollywood pagandosi di tasca propria la produzione del film, dopo la visione di Megalopolis direi proprio che non si è proprio sminuito.
In una New York distopica ambientata nel futuro, con usi e costumi dell’antica Roma che la ribattezzano come New Rome, ma divisa tra Patrizi sfarzosi, spendaccioni e mondani e i Plebei poveri, repressi e manipolati; si vedono schierate due fazioni principali. Una è di Caesar Catilina, brillante e visionario architetto premio Nobel, che intende restaurare la città con il suo prodigioso Megalon per creare Megalopolis come nuova città del futuro con beni e servizi per tutti.
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(Il voto sarebbe di 4,5 stelle su 5...)
MEGALOPOLIS
Quando postai due anni fa che Francis Ford Coppola aveva più palle di tutta Hollywood pagandosi di tasca propria la produzione del film, dopo la visione di Megalopolis direi proprio che non si è proprio sminuito.
In una New York distopica ambientata nel futuro, con usi e costumi dell’antica Roma che la ribattezzano come New Rome, ma divisa tra Patrizi sfarzosi, spendaccioni e mondani e i Plebei poveri, repressi e manipolati; si vedono schierate due fazioni principali. Una è di Caesar Catilina, brillante e visionario architetto premio Nobel, che intende restaurare la città con il suo prodigioso Megalon per creare Megalopolis come nuova città del futuro con beni e servizi per tutti. L’altra è dell’attuale sindaco e procuratore distrettuale Franklin Cicero, più conservatore e dubbioso sull’operato di Caesar, che intende mantenere lo status quo di New Rome e di costruire un grande casinò per aumentare le entrate della città. Privatamente sono legati al controverso suicidio della moglie di Caesar dove quest’ultimo ne prova sensi di colpa che lo ancorano al passato mentre Cicero lo usa per tenerlo in scacco davanti all’opinione pubblica. Tra i due entrerà in scena Julia Cicero che diventerà l’ago della bilancia di tutta la storia.
Cosa mi ha insegnato questa favola? Che un mondo unito, in pace, felice e bello rimarrà sempre un’utopia se continueremo ad accettare, o peggio dimenticare, di vivere sempre nella distopia divisa, in discordia, infelice e brutta. E questo Francis Ford Coppola lo mette in scena usando tantissime immagini, parole e didascalie, ma mai buttate a caso. Magari con tante citazioni a Shakespeare e Marco Aurelio, ma arrivano dritte al punto e dirette. Senza contare una grande regia, quadrata, ispirata molto a Kubrick, Lang, Hitchcock e persino Bunuel, visivamente una splendida figata nelle scenografie e nella cgi, una fotografia che cambia dall’acceso dorato al cupo desaturato e blu intenso fino al caldo rincuorante. Un montaggio con le classiche dissolvenze incrociate alla Coppola, diversi passaggi all’onirico e al surreale che non tradiscono la prosa favolista. Musiche avvolgenti e opulenti. Scene allegoriche, oniriche e surreali veramente ben fatte. Attori tutti ben azzeccati: Da Adam Driver a Giancarlo Esposito come perfetti rivali contrastanti, da Shia LaBeouf e John Voight in contesti sopra le righe, ma coerenti, da Nathalie Emmanuel a Aubrey Plaza come esempi di donne modello positive e negative, poi Talia Shire, Dustin Hoffman e Laurence Fishburne in piccoli, ma importanti ruoli. Non mancherà il barocchismo, il cattivo giusto e persino del trash, ma tutti posizionati dove devono stare, come ad esempio nel Colosseo pieno di ballerine disinibite, nelle corse coi cavalli, nei gladiatori wrestler e nelle satire socio-politiche. Per gli amanti della violenza sanguinolenta e del sesso succinto, ma elegante, di sequenze ce ne sono…
La storia è semplicemente una favola, una favola di amori e tempi perduti e ritrovati che andranno ad intrecciarsi. Di una costruzione concreta per la speranza di un futuro migliore, ma schiacciata dal decadimento di un presente illuso, cazzaro, menefreghista e consumista che ha paura del cambiamento. E sinceramente questo cambiamento lo preferisco. Vi ho già detto quant’è figo il Megalon? Luccicante, attraente, terapeutico e molto avanguardistico?! Certo, è fantascienza, ma scommetto che i tanti modelli di palazzi, nastri trasportatori dorati kilometrici e strutture urbane verranno magari rubacchiati da un Elon Musk qualsiasi (dopo averlo fatto con Io Robot, guarda caso).
Per quanto riguarda la critica e gli incassi, dove era ovvia la mancata e giusta ricezione, ricordo solo questo: Apocalypse Now non ha avuto un trattamento del tutto roseo, poi dopo è stato riconosciuto come il miglior film di guerra della storia del cinema. Perciò per Megalopolis è solo una partita persa, ma a campionato non ancora finito…
Volete dei difetti?! Eccoli: ogni tanto può capitare di non arrivare a capire alcuni concetti, specie se non si rimane aggrappati alle spiegazioni lì lì pronte dopo una scena, talvolta il ritmo cala nella parte centrale e alcune situazioni sembrerebbero non tornare. Ma sono sicuro che dopo uno o due rewatch, tali difetti non conteranno una fava secca.
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(di dante)
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