Diva Futura

Schicchi, il porno e la segretaria quel libro non regge un film

Probabilmente è uno di quei casi in cui sarebbe stato meglio un documentario, nello stile di SanPa (su San Patrignano) o di Roma santa e dannata. Si parla, a proposito di Diva Futura, dell'esplosione del porno nel costume e nella politica italiana grazie a Riccardo Schicchi e alla sua fortunatissima agenzia - Diva Futura, appunto - le cui principali star erano Ilona "Cicciolina" Staller e Moana Pozzi. Fu un fenomeno attraverso il quale si potrebbe tratteggiare un'Italia anni Ottanta che da un lato diventava meno bacchettona, dall'altro si sfogava in un edonismo che andava di pari passo con la Milano da bere e l'ascesa del berlusconismo. Solo questo contesto rende interessante la parabola di Schicchi & soci, o meglio socie, ma tale contesto nel film scritto e diretto da Giulia Louise Steigerwalt c'è pochissimo. E ci verrebbe da dire che il problema è a monte: è nell'aver scelto come fonte il libro di Debora Attanasio Non dite alla mamma che faccio la segretaria. Attanasio era la segretaria-factotum di Schicchi e nel film la interpreta Barbara Ronchi: il suo punto di vista è al tempo stesso interno ed esterno, la donna è lì, vede tutto ma pare sempre che guardi il bizzarro mondo del porno dal di fuori, non capendolo fino in fondo, con gli occhi perennemente spalancati e sbigottiti. Schicchi, che Pietro Castellitto rende con la giusta dose di strafottenza, sembra un eterno naif; le tre pornostar più famose - Cicciolina, Moana ed Eva Henger - sono interpretate da attrici che non somigliano loro in nulla. A tratti, anche per la confezione volutamente molto "pop", sembra di vedere una versione di Cenerentola con la matrigna e le sorellastre che si danno al bel tempo. Poteva essere un'idea per un porno, come il leggendario Cicciolina e Moana mondiali, ma non per un film.
Da La Repubblica, 6 febbraio 2025


di Alberto Crespi, 6 febbraio 2025