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domenica 12 novembre 2023
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non un film di guerra ma di uomini e marinai
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Il film mi è piaciuto moltissimo, regia, attori, sceneggiatura, effetti speciali. Quindi concordo con gran parte della tua critica a parte due temi: 1)non è un film testoteronico se a questo termine vogliamo dare l'accento negativo tanto in voga oggi dove il "maschio" è o vogliamo fare scadere a fluido. 2) la guerra la vedo come un'allegoria di tutti i conflitti sociali,economici, culturali. La guerra è la scusa per narrare il senso della vita che un fiume di interessi confliggenti,dove tutti cercano il raggiungimento del proprio fine inevitabilmente a scapito di altri. Comandante è l'esempio di come si possa e si debba rimanere umani comunque,senza nessuna retorica patriottica ma come tesoro culturale.
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Il film mi è piaciuto moltissimo, regia, attori, sceneggiatura, effetti speciali. Quindi concordo con gran parte della tua critica a parte due temi: 1)non è un film testoteronico se a questo termine vogliamo dare l'accento negativo tanto in voga oggi dove il "maschio" è o vogliamo fare scadere a fluido. 2) la guerra la vedo come un'allegoria di tutti i conflitti sociali,economici, culturali. La guerra è la scusa per narrare il senso della vita che un fiume di interessi confliggenti,dove tutti cercano il raggiungimento del proprio fine inevitabilmente a scapito di altri. Comandante è l'esempio di come si possa e si debba rimanere umani comunque,senza nessuna retorica patriottica ma come tesoro culturale. Un caro saluto
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frankmoovie
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sabato 11 novembre 2023
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comandante. italiano=altruista?
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Questo film, tanto atteso nelle sale, suscita curiosità per un parallelismo inverso tra una storia vera della seconda guerra mondiale e l’attuale storia sociale del nostro Paese. Il Comandante di un sottomarino salva nemici naufraghi di una nave da lui affondata, contro le regole militari e politiche perché un marinaio, che è un uomo, non lascia morire in acqua altri uomini pur essendo su fronti diversi. In lui prevale l’altruismo, il tendere la mano a chi soffre, a chi “tiene famiglia”, a chi esegue ordini di quelli che per sete di potere non pongono limiti.
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Questo film, tanto atteso nelle sale, suscita curiosità per un parallelismo inverso tra una storia vera della seconda guerra mondiale e l’attuale storia sociale del nostro Paese. Il Comandante di un sottomarino salva nemici naufraghi di una nave da lui affondata, contro le regole militari e politiche perché un marinaio, che è un uomo, non lascia morire in acqua altri uomini pur essendo su fronti diversi. In lui prevale l’altruismo, il tendere la mano a chi soffre, a chi “tiene famiglia”, a chi esegue ordini di quelli che per sete di potere non pongono limiti. Il Comandante Todaro sceglie gli affetti e non dimentica di essere “italiano” ovvero patriota si, fascista no perché lui segue solo le regole del mare, sicuramente è un uomo di cuore. Il film di De Angeles è ben fatto per struttura storica, fotografia, effetti, colonna sonora impreziosita da emozionanti canzoni d’epoca, attori ben scelti, con un Favino sempre in crescita, e alcune frasi “forti” e attuali come quando il marinaio morente dice che la guerra è fatta di macchine, la pace è fatta di macchine e il futuro sarà di macchine … E qui la domanda: oggi l’italiano è come quello del pluridecorato Comandante o è chiuso nell’ egoismo, indifferenza e falsi obiettivi sociali?
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stefano
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venerdì 10 novembre 2023
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mezza delusione
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NONOSTANTE LA BRAVURA DEGLI ATTORI E LA BUONA AMBIENTAZIONE SOMMERGIBILISTICA IL FILM NON CONVINCE DEL TUTTO A CAUSA DELLO SCARSO RIFERIMENTO AL CONTESTO SOCIO POLITICO IN CUI È AMBIENTATO. PARADOSSALMENTE RISENTE, IN MANIERA FORZATA, DI UNA CERTA SENSIBILITÀ SOCIO POLITICA D'OGGI. SE POI CI AGGIUNGIAMO LA SOLITA IMMAGINE MACCHIETTA DEGLI ITALIANI TUTTI PASTA E MANDOLINO ECCO CHE ANCHE QUESTO FILM ALLA FINE RAPPRESENTA UN OCCASIONE MANCATA DI RAPPRESENTAZIONE REALISTA.
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giovedì 9 novembre 2023
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stupendo
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Non sono grande fan del genere, ma nonostante questo mi ha sorpreso davvero in positivo. Riuscire a dare onore a queste piccole grandi storie e piccoli grandi uomini, è merito degli attori e della regia.
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giovedì 9 novembre 2023
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Non sono grande fan del genere, ma nonostante questo mi ha sorpreso davvero in positivo. Riuscire a dare onore a queste piccole grandi storie e piccoli grandi uomini, è merito degli attori e della regia.
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gattoquatto
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mercoledì 8 novembre 2023
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modesto
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Sono rimasto piuttosto deluso dalla visione del film "Comandante", che mi è sembrato un'occasione persa.
Nonostante la durata superiore alle due ore, il film rimane "incagliato" in una dimensione molto superficiale, accomodante e involontariamente caricaturale, risultando a tratti anche noioso. La proiezione scorre via senza mai coinvolgere ed emozionare davvero, con una regia indecisa tra il melò e il film d'azione che finisce per ottenere un risultato annacquato e privo di nerbo. La portata stessa dell'azione compiuta dal comandante Todaro in pieno periodo bellico e in un contesto inospitale come l'oceano Atlantico è svilita dall'approssimazione nella ricostruzione del contesto ambientale e delle dinamiche nautico-militari nonché dalla grossolana resa della dimensione umana.
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Sono rimasto piuttosto deluso dalla visione del film "Comandante", che mi è sembrato un'occasione persa.
Nonostante la durata superiore alle due ore, il film rimane "incagliato" in una dimensione molto superficiale, accomodante e involontariamente caricaturale, risultando a tratti anche noioso. La proiezione scorre via senza mai coinvolgere ed emozionare davvero, con una regia indecisa tra il melò e il film d'azione che finisce per ottenere un risultato annacquato e privo di nerbo. La portata stessa dell'azione compiuta dal comandante Todaro in pieno periodo bellico e in un contesto inospitale come l'oceano Atlantico è svilita dall'approssimazione nella ricostruzione del contesto ambientale e delle dinamiche nautico-militari nonché dalla grossolana resa della dimensione umana. In effetti la narrazione degli avvenimenti è fatta per sommi capi, con un realismo molto patinato e scarsa cura per il dettaglio tecnico mentre il ritratto dei vari personaggi finisce per aderire allo stereotipo degli italiani ignoranti ma brava gente.
In sostanza un film minore, più vicino a "El Alamein - La linea del fuoco" (con lo stesso Favino) che a "U-boot96", ma senz'altro inferiore a entrambi.
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demonio
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mercoledì 8 novembre 2023
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molto bello, emozionante
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Difficile tenere alta l attenzione in un film girato quasi completamente in un sottomarino, però il film ci riesce. Storia bella e attori bravi. Complimenti.
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sergio
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martedì 7 novembre 2023
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sceneggiata napoletana
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Verboso, zeppo di stereotipi, machisticamente omoerotico e grondante di retorica. Una sceneggiata napoletana in piena regola, con tanto di scazzottate, canzonette, mandolino e ricette di cucina. Corro a rivedermi “Das Boot” per rifarmi gli occhi.
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imperior max
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lunedì 6 novembre 2023
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unione, umanità e fratellanza in uno strettissimo contesto bellico.
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Ero indeciso cosa vedere tra C’è ancora domani di Paola Cortellesi e COMANDANTE di Edoardo De Angelis. Ho optato per la seconda e devo ammettere di non essermene pentito.
Narra di Salvatore Totaro, comandante del sommergibile bellico Cappellini, che parte dal porto di La Spezia con la sua ciurma verso l’Oceano Atlantico nell’Ottobre del 1940 con l’ordine di combattere le forze nemiche francesi e inglesi. Dopo diverse azioni d’attacco e di sopravvivenza si imbatteranno in una nave mercantile belga dove dovranno decidere la sorte dei naufraghi.
Scrollandoci prima i difetti direi che nella prima parte nel caratterizzare alcuni personaggi la voce narrante risulta essere un po’ invasiva e di lì il montaggio andava leggermente sminuzzato per alcune scene di fatto superflue alla vicenda.
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Ero indeciso cosa vedere tra C’è ancora domani di Paola Cortellesi e COMANDANTE di Edoardo De Angelis. Ho optato per la seconda e devo ammettere di non essermene pentito.
Narra di Salvatore Totaro, comandante del sommergibile bellico Cappellini, che parte dal porto di La Spezia con la sua ciurma verso l’Oceano Atlantico nell’Ottobre del 1940 con l’ordine di combattere le forze nemiche francesi e inglesi. Dopo diverse azioni d’attacco e di sopravvivenza si imbatteranno in una nave mercantile belga dove dovranno decidere la sorte dei naufraghi.
Scrollandoci prima i difetti direi che nella prima parte nel caratterizzare alcuni personaggi la voce narrante risulta essere un po’ invasiva e di lì il montaggio andava leggermente sminuzzato per alcune scene di fatto superflue alla vicenda.
Per il resto è una bella bomba. Le scene di combattimento son ben girate, il sommergibile è ricostruito dettagliatamente la tensione si sente in alcune sequenze e le morti son belle crude, ma al tempo stesso con una poetica dolceamara. Ciò che però colpisce maggiormente sono i personaggi. Pierfrancesco Favino con un buon accento veneto riesce a ben interpretare Totaro che da sceneggiatura è bello caratterizzato nella sua compostezza. Tutto il sommergibile sembra essere una Torre di Babele, visto che si alterna tra veneti, sardi, pugliesi, campani, siciliani eccetera, tutti con culture e usanze diverse, talvolta con bisticci e fraintendimenti di natura clericale. Eppure si sente molta aria di fratellanza, cameratismo, unità e umanità dove non ci sono fascisti, comunisti e democristiani, ma solo italiani. Infatti quando non devono combattere o risolvere problemi allo scafo cantano, suonano, mangiano e fanno battute tutti insieme. L’ironia di alcuni personaggi poi sarà un tratto bello distintivo. Quando poi si aggiungeranno i naufraghi belgi la situazione diventa ancora più umanitaria con due sequenze memorabili dove anche le barriere imposte dalla seconda guerra mondiale verranno abbattute grazie al nostro Favino. Per non parlare della scena della “Punizione del Padre”, molto difficile da dimenticare, così come il finale meraviglioso.
Un film di guerra dove si parla di unione, umanità e amicizia vera. E dove personalmente mi verrà voglia di mangiare le patatine fritte in maniera diversa dal solito, altro che il McDonald…!
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anna rosa
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lunedì 6 novembre 2023
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"c''è un eroismo barbaro ... e ce n''è un altro"
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Uscendo dal cinema sento un signore commentare dicendo: " Vabbè, il solito Italiani brava gente". Ecco no, proprio non mi sembra che si possa ridurre il film a questo cliché. Innanzitutto perché è una storia vera: veramente quel tal Salvatore Todaro, messinese, decise, avendo calcolato tutti i rischi che ciò comportava, di farsi carico di quei belgi di cui pur aveva necessariamente silurato la nave. Lo fa perché prima ancora di essere un soldato in guerra e come tale tenuto sia all'uso della violenza sia all'osservanza dei regolamenti militari, lui è "un uomo di mare", dove l'elemento che conta è innanzitutto "uomo".
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Uscendo dal cinema sento un signore commentare dicendo: " Vabbè, il solito Italiani brava gente". Ecco no, proprio non mi sembra che si possa ridurre il film a questo cliché. Innanzitutto perché è una storia vera: veramente quel tal Salvatore Todaro, messinese, decise, avendo calcolato tutti i rischi che ciò comportava, di farsi carico di quei belgi di cui pur aveva necessariamente silurato la nave. Lo fa perché prima ancora di essere un soldato in guerra e come tale tenuto sia all'uso della violenza sia all'osservanza dei regolamenti militari, lui è "un uomo di mare", dove l'elemento che conta è innanzitutto "uomo". Riporto qui di seguito uno stralcio della recensione della critica P. Casella:
"naturalmente Comandante è ad alto rischio di vedersi accomunato alla retorica più superficiale intorno al nazionalismo, quando invece è un cavallo di Troia, poiché il messaggio contenuto nella sua confezione da kolossal bbellico, e certe dichiarazioni pronte per i meme, si muovono in direzione ostinata e contraria".
Aggiungo che difficilmente si può essere indifferenti alla disperazione una volta che il disperato o i disperati sono entrati nel nostro campo visivo e magari ci hai addirittura parlato. Perché la parola diminuisce la distanza... A maggior ragione non è per nulla improbabile, anzi è attestato in documenti storici, che in certe circostanze soldati di eserciti nemici familiarizzano tra loro, poiché è la guerra che li mette gli uni contro gli altri, e non l'odio ...
Unico rimbrotto che farei al bravissimo De Angelis è di aver un po' troppo spesso puntato la cinepresa sulle tette di S. D'Amico, in immagini un po' troppo patinate. Un grandissimo applauso anche ai truccatori: dei maghi!
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