felicity
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venerdì 6 gennaio 2023
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dramma psicologico dalle sfumature horror
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In Spencer Larraín segue Kristen Stewart con la macchina da presa, indugia su primi piani e dettagli strettissimi per evidenziare tutto il senso di oppressione di una donna che amava le cose semplici e non riusciva a costringere il suo corpo a fare cose che detestava, a mostrare al mondo una versione di sé che non combaciasse con la realtà.
Spencer si sofferma sui problemi di bulimia e anoressia della principessa che si portò via Harry e William guidando a tutta velocità su quella decappottabile nera verso un breve momento di felicità condivisa. Non come la futura regina d’Inghilterra, ma come Diana Spencer.
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marcocastroni
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martedì 12 aprile 2022
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diana dipinta come una matta che non riesce a controllare le proprie emozioni
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Pessimo film, statico, noioso. Sconsiglio vivamente. Diana è dipinta come una matta, una bambina viziata e capricciosa che non riesce a controllare le proprie emozioni, esattamente com'è l'attrice che la interpreta. Non porta rispetto alla persona che realmente è stata. Da evitare, la storia si svolge in tre giorni in cui c'è sempre la stessa sceneggiatura e non succede assolutamente niente.
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maramaldo
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sabato 2 aprile 2022
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principessa del popolo. celebrazione.
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Prendiamola così. Altrimenti ci perdiamo, malignamente, in perfidie e sarcasmi.
Non sulla povera "Spencer", per carità, anche qui... beatificata (animalista, contro le armi...).
Oggetto di culto. Proprio in questi giorni (aprile 2022) si è passata in rassegna l'iconografia consacratale dal famoso fotografo scomparso.
Dileggio riservato solo alla genìa che le fece di contorno, razza serva o padrona che fosse.
Nel film i pregi più notevoli nella sceneggiatura e nei costumi, descrizione accurata e magistrale di un contesto dove le aquile non hanno mai volato ma non è mai mancato lo stile. Kristen Stewart è splendida e perfetta.
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Prendiamola così. Altrimenti ci perdiamo, malignamente, in perfidie e sarcasmi.
Non sulla povera "Spencer", per carità, anche qui... beatificata (animalista, contro le armi...).
Oggetto di culto. Proprio in questi giorni (aprile 2022) si è passata in rassegna l'iconografia consacratale dal famoso fotografo scomparso.
Dileggio riservato solo alla genìa che le fece di contorno, razza serva o padrona che fosse.
Nel film i pregi più notevoli nella sceneggiatura e nei costumi, descrizione accurata e magistrale di un contesto dove le aquile non hanno mai volato ma non è mai mancato lo stile. Kristen Stewart è splendida e perfetta. Trascende preoccupazioni di somiglianza e di verosimiglianza.
Alla maniera di Larraìn la vicenda si svolge nell'immaginario, nel surreale. Perle si sfilano e cadono nella minestra. Lei ne sgranocchia qualcuna poi la risputa nel piatto. Un istante dopo la collana riappare al collo, integra.
C'è un vecchio libro misterioso, racconta un "martirio". Quello di quel fantasma che s'intrattiene familiarmente con la sua "omologa". Anna Bolena, regina per caso, ingenua e leggerina, senza capire ci rimise la testa. Cerchiamo le responsabilità. Un autocrate sanguinario, tuttavia designato in precedenza come Defensor Fidei (vedeva tre messe al giorno, due se andava a caccia), Enrico VIII, sec. XVI. Tempi bui, funesti, quando la ragione veniva calpestata prima ancora dell'umanità. "Loro non cambiano mai" detto chiaramente nel film. Vorrebbe significare che "l'omologo" di quel che fu il pletorico sciupamogli sarebbe il nostro contemporaneo patetico consorte di Colei per la cui triste sorte la gente pianse. Ve lo ricordate: carino, mite e cortese, simpatico, non avrebbe impensierito nessuno. Ebbe, come tutti, le sue pecche (le sta ancora pagando). Il trattarlo male lo trovo un'ingiustizia. Chi abbiamo nel film? Una faccia di scarpa (Jack Farthing), con coppola da bracciante meridionale. L'espressione attonita e cattiva di quel fagiano destinato ai palati aristocratici.
A proposito, quei menù... Elaborati da un sergente cuciniere che si spaccia per chef alla francese, alle crepes riserva quel liquore all'arancia che noterete tra le salsine.
Ma di tutto ciò, cosa pensa veramente il Cileno? Si...scopre proprio quando la... scopre, la spoglia. Affiora un che di fanciullesco. Da quella magrezza, da qualla esilità, un messaggio subliminale: non è cresciuta.
La ritrae vicina, sempre più simile ai figli ragazzini. Alla fine, sorride e ride, spensierata e giocosa. Bimba che corre contenta. Adolescente che scorazza sul prato, ebbra di libertà.
P.S. Intuizione che sembra venire dal profondo di Pablo. Amore vero per chi si dice donna. Ho l'impressione che Larraìn sia un femminista. Della migliore specie. Capisce le donne e ci crede, alieno da riserve, complessi e rancori.
Lo si capiva meglio da un'opera più seria, molto più amara, "Ema", peraltro subito oscurata, chissà perchè. Un manifesto del femminismo, tratto su un'umanità senza speranze. Tutt'altra temperatura. Scottante. Qualcosa brucia dentro l'andino al punto da fargli esclamare con Cecco Angiolieri: S'i fosse foco, ardere' il mondo. Ema finisce con un incendio, appiccato da una "piromane".
Stavolta Pablito non ha calcato la mano. Sciamanico e, quindi, superstizioso, afflitto da premonizioni e paure. Cerca di scansare un angoscia, un'aspettativa che disturba tutti, quella di un Dies Irae, dies illa, solvet saeclum in favilla...
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venerdì 1 aprile 2022
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noia mortale
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la noia accompagna tutto il film, per me pessimo.
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abramo rizzardo
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mercoledì 30 marzo 2022
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una favola tratta da una tragedia vera
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Siamo nel weekend natalizio del 1991, e la famiglia reale britannica, come da plurisecolare tradizione, trascorre alcuni giorni nella residenza a Sandringham, nel Norfolk.
Da alcuni anni Diana, della casata degli Spencer si sta sempre di più insidiando all'interno della dinastia reale più “ intima ”, entrando in stretto rapporto con il figlio della Regina Elisabetta II, il principe Carlo.
Sembra una favola, ma in realtà, come l'incipit scritto all'inizio della pellicola ci suggerisce “ una favola tratta da una tragedia vera ” non lo è in fondo; perché a dir tutta la verità, il soggiorno festivo nella residenza invernale a Sandringham per Diana, la principessa del popolo, nulla è vero, nulla è naturale ( “ a me piacciono le cose vere … semplici ” afferma spesso nel film ), è tutto così impostato, proprio per dare una parvenza di normalità all'anormalità; Carlo nel film giustifica ciò affermando “ Ci sono due me; due mio padre … non vogliono ( il popolo ) che siamo umani ” ; prendiamo ad esempio la prima scena, in cui sembra proprio di essere nel bel mezzo di un campo di battaglia: abbiamo i militari che ispezionano le cucine con le torce, dove un cartello, quasi da film horror “ They can hear you don't make a sound ”, dominano il tutto; giungono poi schiere di chef, capeggiati da colui che , sebbene il ruolo che ricopre, sarà una delle persone più comprensive e umane del luogo nei confronti della principessa di Galles.
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Siamo nel weekend natalizio del 1991, e la famiglia reale britannica, come da plurisecolare tradizione, trascorre alcuni giorni nella residenza a Sandringham, nel Norfolk.
Da alcuni anni Diana, della casata degli Spencer si sta sempre di più insidiando all'interno della dinastia reale più “ intima ”, entrando in stretto rapporto con il figlio della Regina Elisabetta II, il principe Carlo.
Sembra una favola, ma in realtà, come l'incipit scritto all'inizio della pellicola ci suggerisce “ una favola tratta da una tragedia vera ” non lo è in fondo; perché a dir tutta la verità, il soggiorno festivo nella residenza invernale a Sandringham per Diana, la principessa del popolo, nulla è vero, nulla è naturale ( “ a me piacciono le cose vere … semplici ” afferma spesso nel film ), è tutto così impostato, proprio per dare una parvenza di normalità all'anormalità; Carlo nel film giustifica ciò affermando “ Ci sono due me; due mio padre … non vogliono ( il popolo ) che siamo umani ” ; prendiamo ad esempio la prima scena, in cui sembra proprio di essere nel bel mezzo di un campo di battaglia: abbiamo i militari che ispezionano le cucine con le torce, dove un cartello, quasi da film horror “ They can hear you don't make a sound ”, dominano il tutto; giungono poi schiere di chef, capeggiati da colui che , sebbene il ruolo che ricopre, sarà una delle persone più comprensive e umane del luogo nei confronti della principessa di Galles.
Che i preparativi abbiano inizio, che tutti prendano posto: uno alla volta, tutti gli invitati devono pesarsi ( letteralmente, per poter, alla fine del soggiorno ripesarsi e vedere di quanto si è ingrassati, come sintomo di godimento ) sotto il severo e agghiacciante sguardo di Timothy Spall, che sembra aver avuto un cambio improvviso di volto, passando dal buono e umile Maurice di “ Segreti e bugie ” di Mike Leigh, per l'austero e militaresco pupazzo avvoltoio della Regina Madre, Alistar Gregory.
La regia inizialmente ci incanta: ci prende per mano e ci trascina all'interno di questa reggia isolata da tutto il mondo, quasi divina, ma al tempo stesso soffocante, fatta da abiti per ogni ora e decine di portate per ogni pranzo.
Ogni ora è scandita, e Diana inizia a crollare già dalla strada per arrivare alla fatidica dimora: Kristen Stuart è fenomenale e ci regala uno splendido ritratto di una donna tradita nel profondo del cuore, da un uomo che sembra insensibile al suo stare male fisico oltre che morale.
Eccessiva la rigidità della Regina e di altri membri, ma non così tanto da rovinare l'intero affresco; si può dire che ci aggiungono qualcosa di ulteriormente militaresco ed agghiacciante.
Musiche di Jonny Greenwood, che ricordiamo essere assiduo collaboratore di Paul Thomas Anderson, che lacerano le orecchie, nonostante la loro classica bellezza quasi sinfonica: con il passare dei secondi, ogni tintinnio, ogni sussurro, ogni stridere di una forchetta su un piatto diventa insostenibile, e Greenwood ci aiuta ad immergerci ancora di più dentro l'anima di Diana.
Sceneggiatura di Steven Knight intima, riflessiva e soprattutto personale, che riesce a prendere un weekend e trasformarlo nella metafora di un'intera vita della principessa, cospargendola di emozioni così brutalmente forti e pittoresche, che difficilmente avremo mai provato, se non attraverso scoop e chiacchiericci, che purtroppo hanno preso il sopravvento su Diana; regia elegante ma che a tratti ci taglia e ci provoca, con questi continui colori a lume di candela soffocanti e sgargianti e queste distese così ampie ma così al tempo stesso claustrofobiche.
Pablo Larraìn dipinge con minuziosa e maniacale cura ogni dettaglio, e dopo averci donato Jackie, con grazia, eleganza e accuratezza di stile, ci mostra una principessa, tutta addobbata, ghiotta di collane del tradimento, che sta però appoggiata sulla tavoletta del water, letteralmente, mostrandoci a piene mani cose che prima avevamo sentito solamente dire.
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[+] una favola ispirata a una tragedia vera.
(di antonio montefalcone)
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titicas2002
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venerdì 11 marzo 2022
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colonna sonora sperimentale ma confusa scenggiatura
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Spencer di Pablo Larrain (gia' regista di un altro biopic su Jacqueline Onassis, Jackie con Natalie Portman). Questo ennesimo film su Diana invece riesce a colpire con l'interpretazione di Kristen Stewart ma ci si chiede cosa altro c'e' da rimestare nei segreti della corona inglese dopo il film Diana con Naomi Watts , la serie The Crown e quant'altro. Qui si immagina che Diana Spencer anche se sta per essere reputata pazza da legare riesca grazie agli incubi su Anna Bolena a liberarsi della corona e a fuggire a Londra coi figli. Un assunto fantasioso ma che stento a capire fino in fondo. Capisco quando Tarantino ha fatto "C'era una volta Hollywood" dove ha immaginato di salvare Sharon Tate dal massacro di Mason perche' si tratta di Quentin che una ne fa e cento ne pensa.
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Spencer di Pablo Larrain (gia' regista di un altro biopic su Jacqueline Onassis, Jackie con Natalie Portman). Questo ennesimo film su Diana invece riesce a colpire con l'interpretazione di Kristen Stewart ma ci si chiede cosa altro c'e' da rimestare nei segreti della corona inglese dopo il film Diana con Naomi Watts , la serie The Crown e quant'altro. Qui si immagina che Diana Spencer anche se sta per essere reputata pazza da legare riesca grazie agli incubi su Anna Bolena a liberarsi della corona e a fuggire a Londra coi figli. Un assunto fantasioso ma che stento a capire fino in fondo. Capisco quando Tarantino ha fatto "C'era una volta Hollywood" dove ha immaginato di salvare Sharon Tate dal massacro di Mason perche' si tratta di Quentin che una ne fa e cento ne pensa. Ma in questo caso la storia si prende troppo sul serio per essere apprezzata. Il sogno e la realta' che si scontrano nel film a un certo punto diventano nebbia, la nebbia di Londra. La cosa piu' bella del film anche se stride con le immagini e' la musica sperimentale di Jonny Greenwood dei Radiohead. Auguri a Kristen perche' nella cinquina Oscar (Cruz, Kidman, Chastain le altre ) la vedo favorita con la Colman per il film tratto da Elena Ferrante
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