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Reflection, la consacrazione di una voce capace di elaborare la storia contemporanea

Il regista torna sulle atrocità della guerra in Ucraina ma questa volta rischia di estetizzare troppo la violenza. In concorso alla 78. Mostra di Venezia e dal 18 marzo al cinema.
di Roberto Manassero

martedì 7 settembre 2021 - Mostra di Venezia

Partito volontario per la guerra nel Donbass, il chirurgo di Kiev Serhiy finisce per errore nelle mani delle forze militari russe e viene fatto prigioniero. Tenuto in vita per le sue competenze mediche, l'uomo assiste impotente a scene di tortura e violenza inaudita, aiutando i suoi carcerieri a smaltire i cadaveri degli altri prigionieri torturati. Fra questi anche Andrii, nuovo compagno dell'ex moglie, molto amato anche da sua figlia, ragazzina innocente e ingenua. Tornato a Kiev, Serhiy sceglie di stare al fianco della figlia e di aiutarla ad accettare l'idea della morte di Andrii.

Il film arriva come una consacrazione, come la conferma di una voce definita e riconoscibile capace di elaborare la realtà e la storia contemporanee in termini visivi e concettuali. 

Peccato che metta a nudo i limiti di un approccio che rischia di estetizzare la violenza o, peggio ancora, di mostrarne la pura superficie.

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