Ric Roman Waugh ripropone in questo suo action movie, con poca azione e troppo parlato, ambientato nel paesaggio desertico afghano, che, peraltro, sebbene non ci siano i canyon, ricorda per le montagne rocciose e per il colore ocra predominante quello della Monument Valley, location tanto cara a John Ford, i topoi del classico western con l’eroe impavido e solitario, Gerard Butler, in lotta contro tutti per salvare sé stesso ed il suo nuovo amico, ovvero il traduttore indigeno, che rinnegata la barbarie del suo popolo, ha scelto la civiltà e la libertà trasferendosi con la famiglia da Herat a Baltimora. Come nel vecchio west si contrapponevano le tribù dei selvaggi pellerossa, degli indiani alleati dei francesi e i banditi prezzolati, così nel film imperversano le bande dell’Isis, i talebani alleati del Pakistan e i mercenari al soldo del miglior offerente.
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Ric Roman Waugh ripropone in questo suo action movie, con poca azione e troppo parlato, ambientato nel paesaggio desertico afghano, che, peraltro, sebbene non ci siano i canyon, ricorda per le montagne rocciose e per il colore ocra predominante quello della Monument Valley, location tanto cara a John Ford, i topoi del classico western con l’eroe impavido e solitario, Gerard Butler, in lotta contro tutti per salvare sé stesso ed il suo nuovo amico, ovvero il traduttore indigeno, che rinnegata la barbarie del suo popolo, ha scelto la civiltà e la libertà trasferendosi con la famiglia da Herat a Baltimora. Come nel vecchio west si contrapponevano le tribù dei selvaggi pellerossa, degli indiani alleati dei francesi e i banditi prezzolati, così nel film imperversano le bande dell’Isis, i talebani alleati del Pakistan e i mercenari al soldo del miglior offerente. Non mancano i nipotini del settimo cavalleggeri di Ombre rosse che nel finale arrivano senza strombazzamenti inutili ma con i più efficaci missili aria terra al posto del moschetto per debellare l’odioso nemico e portare in salvo i due protagonisti. Gli sponsor ufficiali del film affermano che la trama è ispirata ad una storia vera riportata in un libro, Burn run, da un ex agente della CIA che oggi fa lo sceneggiatore, un certo Mitchell Lafortune. Se si tratti di una storia vera o meno non è dato sapere ma se lo fosse di sicuro è stata molto romanzata. Il personaggio di Butler è stereotipato e già visto mille volte in altri contesti filmici simili. E’ il militare, il poliziotto o come in questo caso l’agente segreto che deve dolorosamente sacrificare gli affetti familiari più cari, con conseguente scontato divorzio in vista, per amor di Patria, perché nel sistema americano, propagandato da Hollywood, la gerarchia dei valori sia ben chiara, ossia prima di tutto la Nazione, poi la famiglia e a seguire l’amicizia, infine l’etica o meglio quel che ne rimane. Insomma è un film noioso e difficile da seguire fino in fondo, un prodotto ideologico travestito da action movie che esalta il ruolo di poliziotto del mondo degli USA e la benemerita ed instancabile opera della CIA che mantiene l’ordine in tutto il globo assicurando la pace tra i popoli. Le armi di distruzione di massa, ricorrenti nella contemporanea narrazione di politica estera anglosassone, approntate come sempre segretamente dal malvagio nemico mediorientale, questa volta dall’Iran in basi sotterranee, sono provvidenzialmente all’inizio del film distrutte dall’eroe che le fa saltare in aria guidato dai supervisori della CIA. Per completare l’opera, e Vaugh non si fa mancare niente in quanto a luoghi comuni, al nemico viene concesso generosamente l’onore delle armi mettendo in luce in modo retorico e stucchevole il lato umano del colonnello torturatore iraniano e dell’agente pakistano che fino all’ultimo ha cercato in tutti i modi di far fuori il protagonista.
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[+] pura propaganda
(di pierluigi)
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