Il collezionista di carte |
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Un film di Paul Schrader.
Con Oscar Isaac, Tiffany Haddish, Tye Sheridan, Willem Dafoe.
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Titolo originale The Card Counter.
Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 112 min.
- USA, Gran Bretagna, Cina 2021.
- Lucky Red
uscita venerdì 3 settembre 2021.
MYMONETRO
Il collezionista di carte
valutazione media:
3,57
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La necessità di una difficile espiazione personaledi Montefalcone AntonioFeedback: 10838 | altri commenti e recensioni di Montefalcone Antonio |
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mercoledì 8 settembre 2021 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Con la sua ultima pellicola, “The Card Counter”, Paul Schrader torna su temi che lo ossessionano da sempre e di cui ha infarcito le sue più belle e migliori sceneggiature, quei capolavori come “Taxi Driver” o “Toro scatenato”, ma anche i film da lui diretti come “American Gigolò” o “Affliction”, e stavolta non scava soltanto nell’anima nera o dannata dei suoi tormentati e insofferenti protagonisti, ma anche nelle pieghe ombrose e malate di una America macchiata da colpe imperdonabili (come le deprecabili torture durante la guerra in Iraq; le torture inflitte e subite nel carcere di Abu Ghraib).
In tutta la vicenda narrata aleggiano gli errori di una nazione, la violenza e le percosse ai più deboli.
L’interessante opera tratta tematiche complesse e profonde come colpa, espiazione e redenzione. I dilemmi morali affliggono l’anima di persone lacerate, il passato resta prepotente nel loro presente, e le esistenze rischiano di naufragare via per sempre.
Schrader mette in scena, con una regia soltanto in apparenza quieta, un noir disincantato, cupo, rarefatto, vigoroso, che coinvolge e spinge alla riflessione: alle luci al neon dei casinò si contrappone più forte e invisibile il buio tenebroso della psiche del protagonista (un bravissimo Oscar Isaac) sempre persistente e nascosto, ma anche sempre pronto a deflagrare da un momento all’altro, e la sceneggiatura è molto attenta a descrivere le zone oscure che si nascondono sotto ogni bella apparenza, sotto ogni levigata superficie che sia umana, sociale o metafisica.
Il peso delle responsabilità delle proprie decisioni e delle proprie azioni (sbagliate) ti segnano l’esistenza.
E allora qual’ è il limite (e come riconoscerlo) tra sanità e follia mentale, tra corruzione e affermazione morale? Potrà mai esserci veramente una via di salvezza, una possibilità di redenzione tutta personale?
Sono questi i più grandi interrogativi che ritornano più volte e che permeano tutto il film; un film, che tra pregi e difetti, dona solidità alla propria “sostanza”, sa muoversi tra i tanti dilemmi con la chiarezza e la precisone essenziale di una parabola, e sa descrivere fino in fondo il tortuoso percorso che porta dall’inferno al paradiso, tra vie ignote e impreviste…
Non basterà a farlo un capolavoro, ma gli infonde tanta dignità. Un cinema duro e personale, di cui se ne consiglia la visione.
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