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lunedì 22 marzo 2021
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has the sacrificial animal arrived?
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Has the sacrificial animal arrived?
Così, con questa frase d'urto, si apre il film documentario: The dissident che ha vinto un Bafta, un Writers Guild Award e ha avuto un'accoglienza enorme al Sundance Film Festival. La frase apre anche il documento che registra le conversazioni rubate nell'ambasciata saudita a Instanbul di 15 uomini di Riad, tra cui il capo dei servizi, un anatomopatologo, dei poliziotti; in short, il "DREAM TEAM" della MORTE.
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Has the sacrificial animal arrived?
Così, con questa frase d'urto, si apre il film documentario: The dissident che ha vinto un Bafta, un Writers Guild Award e ha avuto un'accoglienza enorme al Sundance Film Festival. La frase apre anche il documento che registra le conversazioni rubate nell'ambasciata saudita a Instanbul di 15 uomini di Riad, tra cui il capo dei servizi, un anatomopatologo, dei poliziotti; in short, il "DREAM TEAM" della MORTE.
Gli stessi sono coloro i quali UCCIDERANNO il giornalista riformista, editorialista del Washington Post: Jamal Khashoggi, entrato in conflitto nel 2017 con il regime, e creando quindi un eco internazionale e parallelamente un'opera d'arte geniale. Ma siccome il destino ha più fantasia di noi, il piano va a rotoli. Per loro sfortuna l'ambasciata turca aveva delle cimici nei muri e tutti i dialoghi sono stati registrati, comprese le urla di dolore, le risate degli assassini o le battute di quarto grado dei "macellai".
Scacco matto al re, con queste cimici, la colpa ricade da Onu e decriptazione documenti CIA sul giovane re Mohammed Bin Salman il quale però,osteggiato da molte critiche su suo atteggiamento ibernato di governo fondamentalista islamico, continuerà a negare sia il suo coinvolgimento, sia il mandato che ha portato all'uccisione di Khashoggi.
Sconcertanti i dialoghi di chi uccide; c'è chi pensa di tagliarlo a fette come se si fosse al bancone di un macellaio e si preparano i dettagli anche organizzativi. Uno dice: "dato che è alto 180 cm, una volta tagliato in due, ci vogliono due borsoni senza considerare gli arti, di almeno 90 centimetri, per farlo entrare".
Al minuto 120 c’è un giovane uomo, Omar, fuggito dal suo paese e rifugiato politico in Canada, che chiarisce la difficilissima vita di giornalisti, attivisti, dissidenti costretti a minacce di morte, incarcerazioni, torture fisiche a essi stessi o a fratelli, parenti o sostenitori solo per riportare la verità o registrare la mancanza di democrazia. Partendo da li, dalle spiegazioni che ne derivano, capiamo come l’utilità di questo film e la sua intelligenza, vadano ben oltre l’opera d’arte di per sè, ma assumano una valenza sociale e di consapevolezza specifica sugli obiettivi dei governi che atterrirebbe chiunque, soprattutto quando non conosciuta. L’intreccio, degno di un thriller e spy stories delle migliori, purtroppo riassume verità esistenziali scomode oltre che un ritmo perfetto.
Un giornalista opinionista moderato e riformista si oppone alla mancanza di democrazia in Saudi Arabia. Un’ambasciata in Instabul diviene teatro di un assassinio. La casa del console dove viene trasportato il cadavere, funge da luogo di eliminazione prove. La sera dell’assassinio vengono richiesti 31 kili di carne a un ristorante vicino che serviranno ad essere bruciati nel forno del console e mimetizzare così gli odori di carne umana bruciante. 15 persone arrivano da Saudi Arabia, tra cui un esperto anatomopatologo che si prenderà cura dei dettagli nel far sparire il corpo, portando con se nel jet privato una sega da ossa.
"Quello degli Spyware è un mercato in crescita, perché i governi vogliono ascoltare telefonate, idee, conversazioni, carpire le vostre conversazioni su What’sup o Signal - dice un rappresentante di Human Rights intervistato - E siccome non si può fare mentre la conversazione è in corso allora hacherano telefoni e mac, contribuendo così ad aprire la mente a tutti i giornalisti, gli attivisti, sui soprusi invisibili che si vivono quotidianamente - chi più chi meno consapevolmente.
I Sauditi avevano comprato spyware da Israele - dice il capo della CIA - Jhon Brennan. NSO offre la miglior tecnologia disponibile ed è da questa società israeliana che i Sauditi si riforniscono, oltre che molti altri paesi e governi.
Vedete il film, schermatevi dunque e pregate per Jamal e per chi come lui e il regista Fogel sacrificano libertà personali, nell'interesse del bene collettivo.
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Così, con questa frase d'urto, si apre il film documentario: The dissident che ha vinto un Bafta, un Writers Guild Award e ha avuto un'accoglienza enorme al Sundance Film Festival. La frase apre anche il documento che registra le conversazioni rubate nell'ambasciata saudita a Instanbul di 15 uomini di Riad, tra cui il capo dei servizi, un anatomopatologo, dei poliziotti; in short, il "DREAM TEAM" della MORTE.
Gli stessi sono coloro i quali UCCIDERANNO il giornalista riformista, editorialista del Washington Post: Jamal Khashoggi, entrato in conflitto nel 2017 con il regime, e creando quindi un eco internazionale e parallelamente un'opera d'arte geniale. Ma siccome il destino ha più fantasia di noi, il piano va a rotoli. Per loro sfortuna l'ambasciata turca aveva delle cimici nei muri e tutti i dialoghi sono stati registrati, comprese le urla di dolore, le risate degli assassini o le battute di quarto grado dei "macellai".
Scacco matto al re, con queste cimici, la colpa ricade da Onu e decriptazione documenti CIA sul giovane re Mohammed Bin Salman il quale però,osteggiato da molte critiche su suo atteggiamento ibernato di governo fondamentalista islamico, continuerà a negare sia il suo coinvolgimento, sia il mandato che ha portato all'uccisione di Khashoggi.
Sconcertanti i dialoghi di chi uccide; c'è chi pensa di tagliarlo a fette come se si fosse al bancone di un macellaio e si preparano i dettagli anche organizzativi. Uno dice: "dato che è alto 180 cm, una volta tagliato in due, ci vogliono due borsoni senza considerare gli arti, di almeno 90 centimetri, per farlo entrare".
Al minuto 120 c’è un giovane uomo, Omar, fuggito dal suo paese e rifugiato politico in Canada, che chiarisce la difficilissima vita di giornalisti, attivisti, dissidenti costretti a minacce di morte, incarcerazioni, torture fisiche a essi stessi o a fratelli, parenti o sostenitori solo per riportare la verità o registrare la mancanza di democrazia. Partendo da li, dalle spiegazioni che ne derivano, capiamo come l’utilità di questo film e la sua intelligenza, vadano ben oltre l’opera d’arte di per sè, ma assumano una valenza sociale e di consapevolezza specifica sugli obiettivi dei governi che atterrirebbe chiunque, soprattutto quando non conosciuta. L’intreccio, degno di un thriller e spy stories delle migliori, purtroppo riassume verità esistenziali scomode oltre che un ritmo perfetto.
Un giornalista opinionista moderato e riformista si oppone alla mancanza di democrazia in Saudi Arabia. Un’ambasciata in Instabul diviene teatro di un assassinio. La casa del console dove viene trasportato il cadavere, funge da luogo di eliminazione prove. La sera dell’assassinio vengono richiesti 31 kili di carne a un ristorante vicino che serviranno ad essere bruciati nel forno del console e mimetizzare così gli odori di carne umana bruciante. 15 persone arrivano da Saudi Arabia, tra cui un esperto anatomopatologo che si prenderà cura dei dettagli nel far sparire il corpo, portando con se nel jet privato una sega da ossa.
"Quello degli Spyware è un mercato in crescita, perché i governi vogliono ascoltare telefonate, idee, conversazioni, carpire le vostre conversazioni su What’sup o Signal - dice un rappresentante di Human Rights intervistato - E siccome non si può fare mentre la conversazione è in corso allora hacherano telefoni e mac, contribuendo così ad aprire la mente a tutti i giornalisti, gli attivisti, sui soprusi invisibili che si vivono quotidianamente - chi più chi meno consapevolmente.
I Sauditi avevano comprato spyware da Israele - dice il capo della CIA - Jhon Brennan. NSO offre la miglior tecnologia disponibile ed è da questa società israeliana che i Sauditi si riforniscono, oltre che molti altri paesi e governi.
Vedete il film, schermatevi dunque e pregate per Jamal e per chi come lui e il regista Fogel sacrificano libertà personali, nell'interesse del bene collettivo.
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