Kornél Mundruczó è un regista ungherese che gira film insieme alla compagna Kata Wéber
In qualità di sceneggiatrice. “Pieces of a Woman” è una pièce teatrale in due atti, che il regista ha trasformato in lungometraggio.
La vicenda - ispirata a un'esperienza simile vissuta da Wéber e Mundruczó - è ambientata a Boston durante un lungo inverno e presenta una splendida fotografia. Le atmosfere nordiche, fredde, nebbiose, con ghiaccio o neve, accompagnano il dramma che vive la protagonista interpretata magistralmente da Vanessa Kirby, che infatti, ci ha vinto la Coppa Volpi 2020 per la migliore interpretazione femminile.
Martha vive con il compagno Sean (un bravissimo Shia LaBeouf) sulla soglia della genitorialità. Nella stessa città vivono sia la madre, sia la sorella di lei. Lui è un manovale impegnato nella costruzione di un ponte sopra il Charles River, non particolarmente apprezzato dalla madre di Martha che non condivide gli amori proletari della figlia. Ha appena comprato una macchina nuova in previsione della nascita della figlia Yvette, che hanno deciso di far nascere in casa.
In un unico piano-sequenza di 23 minuti e che apre il film, è rappresentato il parto assistito dall’ostetrica Eva (Molly Parker). Ma qualcosa andrà storto e la bambina vivrà solo pochi minuti, troppo tardi sarà chiamata l’ambulanza per lei.
Il film narra così modi diversi di vivere un lutto. In una specie di ribaltamento delle parti è Martha, la madre, a chiudersi e a non mostrare emozioni, mentre Sean, il padre, si dispera e piange.
Martha sembrerebbe rimuovere l’accaduto e volersi staccare anche dal ricordo della bambina: disfa la stanza che aveva arredato amorevolmente, decide di donare il suo corpo all’Università per ricerche mediche e non vuole neanche affrontare la causa all’ostetrica.
Sean riprende a fumare e, purtroppo anche a bere, dopo tanti anni. Cerca anche di avere dei rapporti sessuali che possano riempire il suo vuoto affettivo. Alla fine, distrutto, partirà per andare a lavorare a Seattle.
La madre di Martha (una bravissima Ellen Burstyn) è un’ebrea sopravvissuta all’Olocausto, una donna combattiva con un alto senso di giustizia e di rivalsa. È invadente senza neanche rendersene conto, vuole provocare una reazione nella figlia e la spinge a reagire in modo e in tempi diversi da quelli individuali e soggettivi di Martha. Infatti le ci vorrà un anno per vincere quello strano torpore e assenza di emozioni in cui è avvolta.
L’atmosfera nordica del dramma, del lutto per i figli, dei sensi di colpa per non aver potuto evitare la tragedia, mi hanno ricordato “Manchester-by-the-Sea” di Kenneth Lonergan del 2016. Anche lì padre e madre hanno reagito in modi diametralmente diversi alla perdita.
Kornél Mundruczó è stato vincitore del premio Un Certain Regard del 2014 per il film “White God - Sinfonia per Hagen” considerato un grido di allarme nei confronti della crescente intolleranza verso la diversità, in Ungheria in particolare, ma e in tutta l’Europa in generale.
Prodotto da Martin Scorsese e presentato alla 77ma Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, “Pieces of a Woman” rivela una eccezionale prova attoriale di tutti gli artisti.
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