samanta
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martedì 19 novembre 2019
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il film non è d'oro ...
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Il film tratta una vicenda reale avvenuta a Torino nel 1996: la rapina di un furgone delle Poste che fruttò solo in contanti oltre due miliardi di lire e che si concluse tragicamente, salvo il fatto che i soldi non si trovarono più.
(Elementi di Spoiler)La regia è di Vincenzo Alfieri (attore che è al suo secondo film il precedente è I peggiori) che è anche cosceneggiatore, la trama riguarda Luigi (Giampaolo Morelli) autista delle poste che guida il furgone porta valori napoletano (purtroppo si esprime in un dialetto stretto poco comprensibile) che sogna di andare in Costarica con il ricavato di una rapina alle Poste, parlando con il suo compagno nel furgone Alvise (Fabio De Luigi) che ritira i sacchi dei valori dai vari uffici postali, lo convince dopo un netto rifiuto.
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Il film tratta una vicenda reale avvenuta a Torino nel 1996: la rapina di un furgone delle Poste che fruttò solo in contanti oltre due miliardi di lire e che si concluse tragicamente, salvo il fatto che i soldi non si trovarono più.
(Elementi di Spoiler)La regia è di Vincenzo Alfieri (attore che è al suo secondo film il precedente è I peggiori) che è anche cosceneggiatore, la trama riguarda Luigi (Giampaolo Morelli) autista delle poste che guida il furgone porta valori napoletano (purtroppo si esprime in un dialetto stretto poco comprensibile) che sogna di andare in Costarica con il ricavato di una rapina alle Poste, parlando con il suo compagno nel furgone Alvise (Fabio De Luigi) che ritira i sacchi dei valori dai vari uffici postali, lo convince dopo un netto rifiuto. Alvise accetta a condizione di progettare la rapina, alla quale si aggiunge come terzo compare un pensionato: Luciano (Giuseppe Ragone). La rapina avviene ma finirà tragicamente anche per l'intervento di esterni: "Il lupo" (Edordo Leo), la sua compagna Gina (Mariela Garriga) e un sarto usuraio "Boutique" (Gianmarco Tognazzi in una piccola parte).
Il film viene collocato nella categoria dei noir thriller, la trama sarebbe interessante, ma è raccontata in un modo che non riesce a creare tensione, suspence, insomma un po di pathos nello spettatore, la regia non è all'altezza, fa un uso smodato di flashback e di flashforward, cosicché il racconto appare confuso e lento, anche perché viene inserito un sottotema e cioé la rivalità tra i tifosi del Toro (identificati nei piemontesi) e quelli della Juventus (i meridionali). Pretesto per cui sarebbero stati uccisi da un complice 2 dei rapinatori, ma appare ridicolo che il gruppo di lestofanti si massacri litigando di calcio, invece di dividersi 2 milardi di lire (valore del 1996), nella realtà avvenne un'esecuzione con un colpo alla testa.
Inoltre la recitazione è macchiettistica: macchiette sono i 2 rapinatori meridionali, così come i poliziotti di scorta, per non parlare dei 2 poliziotti che interrogano Alvise che sembrano pagliacci da circo. La recitazione, salvo quella, eccellente, di De Luigi è mediocre, Mariela Garriga molto bella, per tutto il film si limita a sculettare con microminigonne o micro pantaloncini, forse non le hanno rivelato che la faccia in un attore è molto importante. Peccato, la vicenda reale era molto intrigante se ne poteva trarre un film eccellente (Clint Eastwood vieni in soccorso ...).
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woody62
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giovedì 28 maggio 2020
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un buon alfieri tra tarantino e kubrik
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C'è molta carne al fuoco (forse un po' troppa) in questo film di Vincenzo Alfieri che ripropone una storia vera ambientata a Torino a metà anni '90. L'ispirazione tarantiniana esplicitata dal racconto “per capitoli” (il Playboy, il Cacciatore e il Lupo) e molte atmosfere della parte centrale e finale del film. La scelta della modalità narrativa “per punti di vista” ripresa pari pari dal capolavoro di Kubrik del 1956 “Rapina a mano armata” che guarda caso racconta di un ambizioso colpo all'ippodromo. Per argomento e trama il film ha molte analogie con “11/6 The italian job” film francese del 2013 decisamente meno riuscito.
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C'è molta carne al fuoco (forse un po' troppa) in questo film di Vincenzo Alfieri che ripropone una storia vera ambientata a Torino a metà anni '90. L'ispirazione tarantiniana esplicitata dal racconto “per capitoli” (il Playboy, il Cacciatore e il Lupo) e molte atmosfere della parte centrale e finale del film. La scelta della modalità narrativa “per punti di vista” ripresa pari pari dal capolavoro di Kubrik del 1956 “Rapina a mano armata” che guarda caso racconta di un ambizioso colpo all'ippodromo. Per argomento e trama il film ha molte analogie con “11/6 The italian job” film francese del 2013 decisamente meno riuscito. Detto questo “Gli uomini d'oro”ha una sua consistenza narrativa e registica di un certo livello. La tensione del racconto, ben supportata dal montaggio dello stesso Alfieri, garantisce la presa sullo spettatore per le quasi due ore del film. La trama ruota sul classico tema del colpo miliardario (siamo nel tempo della lira) per riscattare vite fatte di delusioni e rimpianti con il miraggio di un futuro roseo senza più problemi. Naturalmente le cose non vanno sempre come si desidera e le sorprese saranno dietro l'angolo. Bello lo spunto del derby Juve-Toro del 1996 che serve da “fil rouge” narrativo in apertura di ogni capitolo, contribuendo inoltre con la rivalità calcistica (Alvise/De Luigi è torinista, i napoletani curiosamente juventini) ad aumentare la tensione del film. Ottimo il cast con Giampaolo Morelli e Giuseppe Ragone, in versione rigidamente partenopea, Edoardo Leo nel ruolo truce dell'ex pugile picchiatore, Gianmarco Tognazzi insospettabile firma della moda con alter ego usuraio e malfattore e da ultimo un sorprendente De Luigi nel suo primo riuscito ruolo da “vilain” dopo una valanga di commedie innocenti. E' un peccato che il riscontro del pubblico in sala sia stato inferiore alle aspettative.
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fabrizio friuli
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giovedì 13 maggio 2021
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gli uomini d'' oro : pollice capovolto
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Il film drammatico è basato su un fatto di cronaca avvenuto nel capoluogo piemontese nell' anno 1996 , e riguarda una rapina ad un furgone portavalori preparata dall ' impiegato Luigi Meroni , facendosi supportare dal suo amico Luciano e dal collega Alvise , una persona estremamente antipatica che mal sopporta i lamenti napoletani del protagonista, che non può andare in pensione anticipatamente per via della riforma Dini , ed ecco il fine della rapina .
Alcuni dei personaggi di questo film ricordano vagamente i personaggi che appaiono nei film di gangster italiani, mentre il personaggio interpretato da Edoardo Leo , il pugile divenuto un furfante , ha uno stile che lo rende una copia tarocca di Negan , uno degli antagonisti di The Walking Dead , invece , il personaggio di Gianmarco Tognazzi rha lo stile di un cattivo di 007 , ed anche alcune scene somigliano a quelle dei tipici gangster movie italiani , per esempio , la scena in cui Luigi Meroni vede Anna in un club notturno .
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Il film drammatico è basato su un fatto di cronaca avvenuto nel capoluogo piemontese nell' anno 1996 , e riguarda una rapina ad un furgone portavalori preparata dall ' impiegato Luigi Meroni , facendosi supportare dal suo amico Luciano e dal collega Alvise , una persona estremamente antipatica che mal sopporta i lamenti napoletani del protagonista, che non può andare in pensione anticipatamente per via della riforma Dini , ed ecco il fine della rapina .
Alcuni dei personaggi di questo film ricordano vagamente i personaggi che appaiono nei film di gangster italiani, mentre il personaggio interpretato da Edoardo Leo , il pugile divenuto un furfante , ha uno stile che lo rende una copia tarocca di Negan , uno degli antagonisti di The Walking Dead , invece , il personaggio di Gianmarco Tognazzi rha lo stile di un cattivo di 007 , ed anche alcune scene somigliano a quelle dei tipici gangster movie italiani , per esempio , la scena in cui Luigi Meroni vede Anna in un club notturno . Il solo ed unico pregio accettabile del film è l'interpretazione di Fabio de Luigi , a cui , per una volta , non hanno affidato il ruolo del personaggio fesso , mentre Gianpaolo Morelli interpreta il napoletano che parla con il tipico dialetto del capoluogo campano , e Mariela Garriga interpreta la donna del Lupo ( il personaggio impersonato da Edoardo Leo ) , l' introduzione di questo personaggio è dovuta al fatto che gli sceneggiatori non si sono sforzati di mostrare al pubblico un personaggio femminile diverso dal solito , ma una sorta di femme fatale che meriterebbe questo soprannome " La Tigre " dimostrando di essere molto più forte del suo uomo . In conclusione, il lungometraggio di Vincenzo Alfieri , pur cercando di emulare lo stile dei noir americani , esso è privo di innovazione , personaggi tipici , scene scontate ( come la fine del criminale Boutique , il criminale impersonato da Gianmarco Tognazzi ed anche la scena dove vengono ripresi il Lupo e la Tigre fuggire insieme su una moto ) , per tanto , il " noir , thriller drammatico " può essere valutato con il pollice capovolto , anche per un altro motivo : Gianluca Maria Tavarelli ha realizzato un lungometraggio basato sullo stesso fatto nel 2000 , con Fabrizio Gifuni come membro del cast.
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felicity
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mercoledì 24 febbraio 2021
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spunti estetici e narrativi apprezzabili
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Gli uomini d’oro lasciandosi guidare dalla cronaca, citata e tradita a più riprese, insegue un ritmo action capace di coinvolgere il pubblico nelle avventure dei suoi antieroi per caso.
Una sceneggiatura che si complica dietro diversi punti di vista, piani temporali differenti e una ricostruzione storica anni 90 ostentata, ma spesso piegata alle esigenze artistiche del regista sono alcuni degli elementi che portano Gli uomini d’oro su un piano produttivo insolito per il panorama italiano.
È un prodotto che ha il coraggio di raccontare una storia senza scadere nel comico, vuole abusare dei volti riconoscibili della commedia nostrana sfigurandoli in ruoli inediti nella loro carriera, esasperandone i lati grotteschi o sbagliati.
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Gli uomini d’oro lasciandosi guidare dalla cronaca, citata e tradita a più riprese, insegue un ritmo action capace di coinvolgere il pubblico nelle avventure dei suoi antieroi per caso.
Una sceneggiatura che si complica dietro diversi punti di vista, piani temporali differenti e una ricostruzione storica anni 90 ostentata, ma spesso piegata alle esigenze artistiche del regista sono alcuni degli elementi che portano Gli uomini d’oro su un piano produttivo insolito per il panorama italiano.
È un prodotto che ha il coraggio di raccontare una storia senza scadere nel comico, vuole abusare dei volti riconoscibili della commedia nostrana sfigurandoli in ruoli inediti nella loro carriera, esasperandone i lati grotteschi o sbagliati. Lo sforzo registico, narrativo e concettuale è, sinceramente, ammirevole ma il risultato finale sconta la distanza tra intenzioni e risultati.
Pur coinvolti in ruoli decisamente diversi dal solito, interpretati con grande trasporto e dedizione, De Luigi e Morelli non riescono fino in fondo a liberarsi della propria maschera. Vittime di una carriera inflazionata da film e interpretazioni sempre uguali, i due attori non si smarcano dalla loro immagine, risultando spesso goffi e caricaturali. Edoardo Leo, invece, forte di un’esperienza recitativa più variegata, dà al suo ex-pugile credibilità.
Il problema di fondo è la presunta necessità di creare personaggi iconici, gangster kitsch e ruoli instant cult per avere una sorta di legittimità di genere. Il boss/sarto interpretato da Gianmarco Tognazzi è l’esempio di questa presunzione.
Un tentativo da guardare con simpatia e supporto ma che, se portato all’estremo, crea solo confusione.
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nino pellino
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domenica 24 novembre 2019
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ottimo noir dai risvolti drammatici
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Film che ha trovato pieno riscontro nel mio gusto cinematografico quando predilige il genere drammatico e i colpi di scena e soprattutto quando un film è ottimamente interpretato e diretto in maniera convincente dal regista. Un vero e proprio noir all'italiana i cui toni, appunto, drammatici mi fanno accostare questo film di Vincenzo Alfieri ad altre pellicole italiane del genere, come ad esempio "Padroni di casa" del regista Edoardo Gabriellini, film uscito diversi anni fa. Oltre alla presenza di attori che rappresentano ormai una garanzia, quando si tratta di dirigere film italiani di maggiore spessore, come il buon Giampaolo Morelli (attore che ha partecipato ai bellissimi e recenti film "Song e' Napule" e "Ammore e malavita"), Edoardo Leo (presente invece nel premiato "Perfetti sconosciuti" o autore di una lodevole pellicola come "Noi e la Giulia"), e Gianmarco Tognazzi, devo dire che mi ha positivamente sorpreso l'attore comico Fabio De Luigi che qui si cala perfettamente in un ruolo drammatico che sembra proprio calzargli a pennello.
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Film che ha trovato pieno riscontro nel mio gusto cinematografico quando predilige il genere drammatico e i colpi di scena e soprattutto quando un film è ottimamente interpretato e diretto in maniera convincente dal regista. Un vero e proprio noir all'italiana i cui toni, appunto, drammatici mi fanno accostare questo film di Vincenzo Alfieri ad altre pellicole italiane del genere, come ad esempio "Padroni di casa" del regista Edoardo Gabriellini, film uscito diversi anni fa. Oltre alla presenza di attori che rappresentano ormai una garanzia, quando si tratta di dirigere film italiani di maggiore spessore, come il buon Giampaolo Morelli (attore che ha partecipato ai bellissimi e recenti film "Song e' Napule" e "Ammore e malavita"), Edoardo Leo (presente invece nel premiato "Perfetti sconosciuti" o autore di una lodevole pellicola come "Noi e la Giulia"), e Gianmarco Tognazzi, devo dire che mi ha positivamente sorpreso l'attore comico Fabio De Luigi che qui si cala perfettamente in un ruolo drammatico che sembra proprio calzargli a pennello. Bravo pertanto il regista Vincenzo Alfieri al quale da grande e intramontabile appassionato di Cinema non posso che fargli i miei complimenti.
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jonnylogan
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lunedì 17 febbraio 2020
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quel pomeriggio di un giorno da cani...
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Luigi, impiegato postale originario di Napoli e trapiantato a Torino, appassionato di donne e della bella vita, è a un passo dalla tanto agognata pensione anticipata che gli consentirà di recarsi a vivere definitivamente in Costa Rica. Quando la riforma Dini vanificherà i suoi sogni, Luigi inizierà a progettare un colpo al furgone porta valori che guida abitualmente.
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Luigi, impiegato postale originario di Napoli e trapiantato a Torino, appassionato di donne e della bella vita, è a un passo dalla tanto agognata pensione anticipata che gli consentirà di recarsi a vivere definitivamente in Costa Rica. Quando la riforma Dini vanificherà i suoi sogni, Luigi inizierà a progettare un colpo al furgone porta valori che guida abitualmente. Per portare a termine il suo piano Luigi domanda aiuto al suo amico Luciano, ex postino in pensione. Ad Alvise, un collega con famiglia a carico, e a Lupo, ex pugile che lavora come esattore per il sarto d’alta moda Boutique, stilista di giorno e usuraio di notte.
Da un fatto di cronaca degno di un thriller di Jeffery Deaver, ma realmente accaduto a metà dei ’90 nella italianissima Torino, Vincenzo Alfieri, idolo delle web series, attore, regista e sceneggiatore tutto fare del mondo della celluloide, ricava una perla di rara brillantezza offrendo al pubblico un manipolo di attori solitamente comici prestati per quest’ occasione al mondo del thriller. Riuscendo a colpire con efficacia il bersaglio della tensione palpabile sin dalle prime battute e fino ad ottenere una meritata candidatura al premio Caligari del Festival di Berlino 2019. Confezionando una storia suddivisa in tre capitoli, esattamente come i tre protagonisti della narrazione, che s’intersecano fra loro come già avevano saputo fare John Houston e Stanley Kubrick nei loro Giungla d’asfalto e Rapina a mano armata, capostipiti degli heist movie costruiti seguendo il processo dell’analessi che obbliga il pubblico a ricavarne un quadro d’insieme solo a visione ultimata.
Tutti si muovono in una Torino plumbea seguendo un copione fatto di progettazione del colpo intercalata a tensioni personali e progetti che verranno realizzati, forse e solamente a rapina ultimata. Fra i protagonisti si staglia con decisione un Fabio De Luigi che abbandona ancora di più degli altri la sua maschera da buontempone indossando i panni di un impiegato delle poste con famiglia a carico e altrettanto carico di tensione a causa di una precaria condizione di salute. Una pellicola che non scorre veloce a causa dei continuo riavvolgersi della trama ma che inchioda alla poltrona lo spettatore fino alle ultime curve di un colpo del quale non ci si dimentica tanto facilmente. Se vi è piaciuto vi consigliamo anche la visione di Qui non è il paradiso, firmato ad inizio anni 2000 da Gianluca Tavarelli e basato sui medesimi fatti di cronaca rigorosamente nera.
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giovanni
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mercoledì 13 novembre 2019
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grande film. eccezionale de luigi.
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Niente. Stasera ho visto un film bellissimo. Voto? 10 Il mio 10 è un 9 che va oltre il giudizio “tecnico”, è un voto di pancia. Un voto emotivo. Perché mi ha trasmesso molto. Un film con una trama interessante, una tecnica ottima (la chiudo qui per non fare la parte del critico cinematografico che ne sa, perché non è affatto così. Anzi, i “virtuosismi di camera” non li valorizzo più di tanto perché quando guardo un film mi piacciono altri aspetti) e interpretazione di alto livello. Ma soprattutto punta all’emozione. E con me c’è riuscito. Tutti bravi e convincenti, ma De Luigi è mostruoso, un’interpretazione magistrale. Il De Luigi comico, simpatico e sempre divertente? Scordatevelo.
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Niente. Stasera ho visto un film bellissimo. Voto? 10 Il mio 10 è un 9 che va oltre il giudizio “tecnico”, è un voto di pancia. Un voto emotivo. Perché mi ha trasmesso molto. Un film con una trama interessante, una tecnica ottima (la chiudo qui per non fare la parte del critico cinematografico che ne sa, perché non è affatto così. Anzi, i “virtuosismi di camera” non li valorizzo più di tanto perché quando guardo un film mi piacciono altri aspetti) e interpretazione di alto livello. Ma soprattutto punta all’emozione. E con me c’è riuscito. Tutti bravi e convincenti, ma De Luigi è mostruoso, un’interpretazione magistrale. Il De Luigi comico, simpatico e sempre divertente? Scordatevelo. Qui De Luigi da una grande interpretazione seria e drammatica, un grande attore. Poi non nego che la mia soddisfazione è derivata anche dal fatto che sia un film italiano. Un film italiano di alto livello. Con un modo che richiama Tarantino ma non nel senso di eccesso ma alla sua tecnica. Tanto che nel finale c’è un chiaro è palese riferimento a Pulp Fiction, che guarda caso era scandito in atti che ruotano intorno ai personaggi, incastrandoli l’un con l’altro. Alfieri riprende quindi il modus adottato di Tarantino per la sua storia e la usa molto bene. Insomma consiglio a tutti di vederlo.
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michele voss
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lunedì 18 novembre 2019
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merita
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Il Cinema italiano avrebbe bisogno di più film che non rientrino nelle solite commedie o tematiche tipiche di genere.
Il film di Alfieri è decisamente interessante, non banale nelle riprese, merita di essere citato il montaggio fondamentale nello sviluppo della narrazione che ricostruisce le vicende con lo sguardo dei vari protagonisti arricchendo man mano di dettagli e informazioni per comprendere l'evolversi degli eventi.
Convincenti le interpretazioni degli attori.
Notevole la colonna sonora di Cerasi a cui si aggiungono le hit del periodo, ma che purtroppo credo non verrà pubblicata.
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massimo franchi
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giovedì 14 novembre 2019
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aspettative deluse.
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Delusione dopo venti minuti dall'inizio, film girato in un verde tetro, immagini poco chiare e audio pessimo con molte battute perse. Troppo compiacimento del regista e della fotografia che si perdono su zoomate su piccoli dettagli assolutamente inutili e che nuocciono alla suspence-se mai esiste- tanto per far vedere come sono bravi loro, vedi lo zoom sulle macchine da cucire, uno per tutti.Così come le scene erotiche assolutamente gratuite, tanto per accontentare i guardoni in sala che non appaiono giustificate da nulla se non da smanie d'autore. Il cast che prometteva bene risulta fiacco e fuori luogo: De luigi con una espressione sola e una vocina melensa, la sua, non adatta a un noir; Edoardo Leo chiaramente in difficoltà nel fare il cattivo torinese a malapena parla e dice spesso frasi incomprensibili forse per nascondere il suo accento romanesco, Morelli meglio degli altri, più autentico ma totalmente finto quando lo vediamo nel suo loft ( ma a Torino c'erano i Loft nel '96? e quelle scritte al neon sospra il letto molto americane e molto internettiane che presumono di dire chissà quali verità ma sono soli giochi di parole).
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Delusione dopo venti minuti dall'inizio, film girato in un verde tetro, immagini poco chiare e audio pessimo con molte battute perse. Troppo compiacimento del regista e della fotografia che si perdono su zoomate su piccoli dettagli assolutamente inutili e che nuocciono alla suspence-se mai esiste- tanto per far vedere come sono bravi loro, vedi lo zoom sulle macchine da cucire, uno per tutti.Così come le scene erotiche assolutamente gratuite, tanto per accontentare i guardoni in sala che non appaiono giustificate da nulla se non da smanie d'autore. Il cast che prometteva bene risulta fiacco e fuori luogo: De luigi con una espressione sola e una vocina melensa, la sua, non adatta a un noir; Edoardo Leo chiaramente in difficoltà nel fare il cattivo torinese a malapena parla e dice spesso frasi incomprensibili forse per nascondere il suo accento romanesco, Morelli meglio degli altri, più autentico ma totalmente finto quando lo vediamo nel suo loft ( ma a Torino c'erano i Loft nel '96? e quelle scritte al neon sospra il letto molto americane e molto internettiane che presumono di dire chissà quali verità ma sono soli giochi di parole). Tognazzi poi risulta poco credibile e quel giochetto dello spogliarello finale imbarazzante anche per colpa di lei che mostra tutta la sua immaturità muovendosi con compiacimento fuori luogo.L'unica idea originale- che poi credo che anche in un film di Tarantino a cui il film è chiaramente ispirato nello stile, ci fossero vari capitoli per cui la storia la leggiamo attraverso i tre diversi protagonisti- un Tarantino de' noantri, potrei dire. Concludo dicendo che:
In generale credo che la critica sia troppo generosa con i film italiani e che questo non stimoli più di tanto i nostri registi e i nostri attori indolenti, dolcevitari e poco impegnati nel superarsi. E poi per cortesia quando voi attori andate a promuovere il film su tutte le reti da cani e porci SMETTETELA di dire quanto vi siete divertiti durante la riprese come se ciò fosse una garanzia di divertimento assicurato anche per il pubblico pagante. Se vi siete divertiti tenetevelo per voi, noi paghiamo un biglietto per divertirci noi e non ce frega una mazza se vi siete divertiti anche voi. E' un lavoro ben pagato il vostro che dà gloria e popolarità quindi rispetto per chi viene a vedervi e lavora veramente per molto meno e con meno soddisfazioni sicuramente.
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