dandy
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martedì 2 marzo 2021
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action!
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Scritto dal regista,un curioso esperimento che guarda con ironia al found footage e al metacinema nella prima mezz'ora,con la classica vicenda da film nel film mostrata in piano sequenza singolo,e poi cambia totalmente le carte in tavola diventando una bella riflessione sull'arte di arrangiarsi,improvvisando ma senza tralasciare passione e creatività a dispetto di ogni imprevisto.Cosa lodevole dal momento che questo è da sempre fulcro di molto cinema artigianale sia del passato che del presente,ed è sempre ciò che fa la differenza tra prodotti scadenti e meritevoli.Azzeccato il tono stralunato sia nell'inizio che in seguito,e contagiosa la simpatia del cast(a partire dalla comparsa alcolizzata o il povero tecnico preda della dissenteria).
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Scritto dal regista,un curioso esperimento che guarda con ironia al found footage e al metacinema nella prima mezz'ora,con la classica vicenda da film nel film mostrata in piano sequenza singolo,e poi cambia totalmente le carte in tavola diventando una bella riflessione sull'arte di arrangiarsi,improvvisando ma senza tralasciare passione e creatività a dispetto di ogni imprevisto.Cosa lodevole dal momento che questo è da sempre fulcro di molto cinema artigianale sia del passato che del presente,ed è sempre ciò che fa la differenza tra prodotti scadenti e meritevoli.Azzeccato il tono stralunato sia nell'inizio che in seguito,e contagiosa la simpatia del cast(a partire dalla comparsa alcolizzata o il povero tecnico preda della dissenteria).Creazione in linea con la filosofia del film:8 giorni di realizzazione(come saggio per una scuola di recitazione di Tokyo) con un budget di 3 milioni di yen(25.000 euro circa) e un cast che ha pagato la partecipazione.Ha incassato quasi dieci volte tanto in patria.
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laurence316
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martedì 9 aprile 2019
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non spegnete la stramaledettisima telecamera!
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La commedia horror dei record che ha fatto impazzire i fan del genere di mezzo mondo, fortunatamente distribuita anche in Italia, Zombie contro zombie, esordio alla regia di Ueda che l’ha realizzato grazie all’aiuto dell’Enbu Seminar, una scuola di cinema di Tokyo, con un budget irrisorio e con attori e collaboratori del tutto sconosciuti, è un film che definire spiazzante sarebbe quasi un eufemismo.
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La commedia horror dei record che ha fatto impazzire i fan del genere di mezzo mondo, fortunatamente distribuita anche in Italia, Zombie contro zombie, esordio alla regia di Ueda che l’ha realizzato grazie all’aiuto dell’Enbu Seminar, una scuola di cinema di Tokyo, con un budget irrisorio e con attori e collaboratori del tutto sconosciuti, è un film che definire spiazzante sarebbe quasi un eufemismo.
Un film virtuosistico quando non parossistico (vedi l’“assurda” mezz’ora iniziale), forsennato, capace nella seconda parte di regalare gag memorabili, giocando abilmente e con evidente divertimento con gli stilemi del genere, ma anche e soprattutto con i mezzi del cinema stesso, costruendo una narrazione che va’ decisamente oltre il puro gusto del metacinematografico per concretizzarsi in un assoluto delirio da sintassi cinematografica aggiornata in qui si assiste prima alle ripresa delle riprese (si suppone), e si viene portati a pensare di trovarsi di fronte all’ennesimo prodotto che si diverte a far irrompere la realtà nella finzione, salvo poi scoprire (come si rende palese ad esempio quando una mano entra nell’inquadratura a pulire l’obiettivo imbrattato di “sangue”) che le cose non sono affatto così semplici (meglio non dire altro, per non rovinare la “sorpresa”).
Basti dire che le cose non sono per nulla così semplici, ma per di più al momento della rivelazione (concluso il piano sequenza) il film non ha assolutamente esaurito la propria spinta, anzi, è proprio da quel momento in avanti che si fa sempre più appassionante. E non può che scatenare ripetute e fragorosissime risate (tra acqua “dura” che interferisce con i normali cicli gastrointestinali e attrici che si fanno talmente prendere dal proprio personaggio da “dimenticarsi completamente di se stesse” e di star solo recitando in un film).
Quando poi, sui titoli di coda, si assiste alla “ripresa della ripresa delle riprese” si può ragionevolmente essere portati a pensare di star assistendo all’apogeo della più “iconoclastica” metacinematografia.
In ogni caso, nonostante tutto il successivo e irresistibile divertimento, bisogna però ammettere che il piano sequenza iniziale di ben 36 minuti (e non 27 come riportato da talune fonti) risulta francamente frustrante, e in più di un punto induce quasi a sospendere la visione. Certo, nella successiva ora il film si riprende pienamente, ma quella lunghissima sequenza iniziale che pare protrarsi letteralmente all’infinito non può che influire in parte sulla valutazione complessiva dell’opera che, comunque, per il resto, risulta essere, per l’appunto, una horror-comedy assolutamente riuscita, avvincente e, soprattutto, dannatamente esilarante.
Un poco esagerato il divieto ai minori di 14 anni all’uscita nelle sale italiane, vista e considerata la voluta, giocosa, artificiosità del tutto (e, nella prima parte, anche la velocità e, talvolta, per buoni motivi [come viene chiarito in seguito, naturalmente] la fondamentale caoticità).
In sintesi, come già detto, più che far paura, questo Zombie contro zombie (ma il titolo originale significa, letteralmente, “Non spegnere la telecamera”), fa sganasciare dal ridere. E non si tratta certo di una critica.
Costato appena 3 milioni di yen (l’equivalente di circa 27.000 dollari), il film, dopo la notorietà ottenuta soprattutto grazie al passaggio all’Udine Far East Film Festival (dove ha raccolto ampi consensi), ri-distribuito nelle sale in patria, è arrivato ad incassarne oltre 800 milioni (all’incirca 7,5 milioni di dollari), divenendo un vero e proprio fenomeno.
Tra le tante battute, veramente memorabile quella, a cui si è già accennato, che riguarda la moglie del regista e la sua tendenza a “prendere un po’ troppo sul serio il suo mestiere”.
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cardclau
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venerdì 16 novembre 2018
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vita e morte
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Premetto che non sono un amante degli Zombie, dei vampiri, del sangue che scorre a fiotti dalle giugulari, o similari. Non sono un amante del vedere l’altro nelle peste, anche se è comprensibile lasciarsi andare in certi momenti con l’idea della tua, sempre improbabile ma certa. Mi ritengo un non necrofilo convinto e sufficiente, mi piace molto la vita sebbene sappia che “tutto ha una fine”, come dice il padre nel meraviglioso film mongolo “La Principessa e l’Aquila”. Diciamo che sono con Epicuro: “il piú terribile dunque dei mali, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c'è la morte, quando c'è la morte noi non siamo piú.
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Premetto che non sono un amante degli Zombie, dei vampiri, del sangue che scorre a fiotti dalle giugulari, o similari. Non sono un amante del vedere l’altro nelle peste, anche se è comprensibile lasciarsi andare in certi momenti con l’idea della tua, sempre improbabile ma certa. Mi ritengo un non necrofilo convinto e sufficiente, mi piace molto la vita sebbene sappia che “tutto ha una fine”, come dice il padre nel meraviglioso film mongolo “La Principessa e l’Aquila”. Diciamo che sono con Epicuro: “il piú terribile dunque dei mali, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c'è la morte, quando c'è la morte noi non siamo piú. Non è nulla dunque, né per i vivi né per i morti, perché per i vivi non c'è, e i morti non sono piú”. E allora perché, mi chiederete voi, sono andato a vedere codesto film? Che bisogno ne avevo, proprio gli Zombie? Forse per mettere alla prova il mio equilibrio, in realtà “precario”? In verità ci sono andato per due motivi: uno, spinto dalla curiosità, perché la critica ne parlava di qualcosa assolutamente non convenzionale, e ho voluto sincerarmene di persona personalmente (da Andrea Camilleri, nel suo ultimo spettacolo su Tiresia, dal teatro greco di Siracusa). Due, perché mio nipote, dopo aver superato il primo timore, è diventato un esperto spiritoso con un giochino al computer su tali strani personaggi, a me sostanzialmente ignoti. Il film di Shuichiro Ueda, Zombie contro Zombie, in giapponese Kamera o tomeru na! si è rivelato clamorosamente una meraviglia, maggiormente perché non doppiato (probabilmente non doppiabile neanche dai più volenterosi), in un giapponese naturalmente sincopato, gustosissimo, che non fa altro che rinforzarne l’impressione. Come nel film L’isola dei cani di Wes Anderson. Ovviamente i film non si possono raccontare, tantomeno quelli sugli Zombie: quindi vi lascerò a bocca asciutta, invitandovi ad andarlo a vedere. Gli attori, probabilmente dei non professionisti, sono degli splendidi dilettanti, con Takayuki Hamatsu, Yuzuki Akiyama, Harumi Shuhama, Kazuaki Nagaya, Hiroshi Ichihara ... Insomma originalissimo, reitero, da vedere.
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