ashtray_bliss
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domenica 3 marzo 2019
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storie di degrado nella detroit degli 80s.
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Dopo i tumultuosi fatti dell'Irlanda del '71 nel bellissimo e indelebile capolavoro di Demange ci spostiamo di dieci anni avanti e cambiamo contesto e continente, ritrovandoci nella Detroit degli anni '80 in America. Anni anch'essi turbolenti, violenti e segnati da una senza precedenti lotta alle droghe. In questa decadente cittadina, dove vige e impera il degrado più assoluto, la povertà e l'emarginazione sociale, gli abitanti prevalentemente neri trovano le loro valvole di sfogo e riscatto nel commercio di droga, nella vita da strada e nella formazione di bande in rapida ascesa. In questo disturbante contesto generale troviamo anche il protagonista del film, e di questa incredibile vicenda, Rick.
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Dopo i tumultuosi fatti dell'Irlanda del '71 nel bellissimo e indelebile capolavoro di Demange ci spostiamo di dieci anni avanti e cambiamo contesto e continente, ritrovandoci nella Detroit degli anni '80 in America. Anni anch'essi turbolenti, violenti e segnati da una senza precedenti lotta alle droghe. In questa decadente cittadina, dove vige e impera il degrado più assoluto, la povertà e l'emarginazione sociale, gli abitanti prevalentemente neri trovano le loro valvole di sfogo e riscatto nel commercio di droga, nella vita da strada e nella formazione di bande in rapida ascesa. In questo disturbante contesto generale troviamo anche il protagonista del film, e di questa incredibile vicenda, Rick. Un ragazzino disadattato e disorientato che cresce in una delle tante broken homes, dove la madre è totalmente assente, la sorella maggiore fugge via insieme al fidanzato (ma con l'intenzione di consumare droga lontana dagli occhi del genitore) e con un fallito benchè amorevole padre che si barcamena tra piccole attività illegali come il commercio di armi da fuoco. Il vuoto sentimentale e il disagio sociale padroneggiano in ogni inquadratura e si intuisce che nessuno dei protagonisti avrà un lieto fine. Presto infatti, la polizia contatterà Rick proponendogli di lavorare come infiltrato nelle bande che commerciano droga, in cambio della libertà del padre più volte catturato nel pieno delle sue attività. Il ragazzo non può rifiutare l'offerta ed entra a far parte di quel mondo oscuro e sotterraneo che si anima nei sottoboschi, nei club, nei garage e ovviamente nelle strade e nei vicoli. Unico membro bianco in una comunità diffidente e chiusa che detiene il monopolio del traffico di cocaina e crack White Boy Rick verrà accettato alla pari e guadagnandosi la fiducia dei suoi amici inizierà il suo doppio lavoro di trafficante e infiltrato per l'FBI aiutando questi ultimi in quella che rappresentava una piccola frangia della War on drugs. Mantenendo rigorosamente il tutto all'oscuro del problematico e disperato padre, incarnato da un sempre eccellente MacConaughey, troppo impegnato a procurare dei soldi in casa e rimettere insieme i pezzi di una famiglia disfunzionale e scoppiata.
Le cose iniziano a prendere una piega alquanto diversa quando Rick subisce un grave incidente e ciò lo spingerà nuovamente nel business della droga, stavolta però, come vero e proprio trafficante col beneplacito dell'onnipresente padre che continua a sperare, e sognare, un futuro dignitoso per i suoi figli. La droga, quindi, sembra essere l'unica speranza per costruirsi un futuro migliore e garantirsi una vita dignitosa in un ambiente sociale fortemente disagiato ed emarginato. Ma le cose non andranno per il verso giusto e il resto è soltanto storia. La storia di un ragazzo condannato a 30 anni di reclusione, abbandonato da quegli stessi poteri che se ne erano serviti appena qualche anno prima, ignorato dalla società e dal sistema di giustizia americano. La sua fu la più lunga condanna per un reato non violento dello stato del Michigan ma nessuno si è mai preoccupato di assumersi le proprie responsabilità e ristabilire un briciolo di giustizia e verità. Rick era l'esca perfetta, vittima e carnefice contemporaneamente, una pedina incastrata egregiamente in un gioco molto più grande, e contorto, di lui. Una vittima del sistema e del destino ma anche artefice predestinato della sua rovina. Perchè se vivi in un contesto di emarginazione, povertà, disagio dove regna solo violenza e criminalità, e dove la popolazione si suddivide tra falliti e boss criminali, tra anime perse nella droga e lords del crinime, quali altre aspettative o speranze possono fiorire se non quella, unica, di soccombere sotto il peso di una fine preannunciata.
Ma White Boy Rick è una pellicola intensa e amara che non si sofferma soltanto sull'aspetto dello spaccio e traffico di droga ma che si concentra, esaltandone, sul potere della famiglia. In questo senso, primeggia la figura di questo tormentato padre che nutre profondo amore per i suoi figli, proteggendoli e sostenendoli anche durante i momenti più bui e dolorosi. Come si fa, dunque, a non commuoversi dinanzi allo sforzo di questo padre che si fa carico della figlia tossicodipendente, portandola a casa letteralmente in braccio e aiutandola a disintossicarsi? Come si può non ammirare la tenacia e la forza morale di quest'uomo che vede la sua vita e la sua famiglia andare in frantumi ma resta sempre accanto ai suoi figli, senza abbandonarli, senza arrendersi. McConaughey risulta quindi il vero baricentro del film, la collona portante e l'incarnazione di un uomo stremato che non smette mai di provare a costruire un domani migliore per se stesso e i propri figli. Attore di grande spessore che fortunatamente si è riscattato da ruoli mediocri e di dubbio spessore, riesce a dare prova della sua bravura e intensità specialmente in ruoli di personaggi problematici, dei reietti ed emarginati, tormentati dai fallimenti e dagli insuccessi sia famigliari che professionali. Interessante, altresì la prova dell'emergente Merritt che seppur abbastanza monoespressivo incanala bene i sentimenti contrastanti e discordanti di un ragazzino che deve crescere e maturare molto prima del tempo, abituandosi al doppio ruolo di spia e trafficante, ritrovandosi coinvolto in un giro di droga e violenza molto arduo, e pericoloso, da gestire per i suoi 16 anni.
Sempre ambigua e incisiva J. Jason Leigh pur ricoprendo un ruolo decisamente minore. White Boy Rick si vanta sicuramente di una buona regia, asciutta e lineare ma anche cruda e cinica quanto basta a ricreare la vera storia non solo di un ragazzino, ma di un'intera città e società che viveva all'ombra del degrado e della criminalità. La fotografia supporta in maniera nitida questo esasperante e malinconico quadro sociale, con le sue tonalità grigie e sfumate.
Un affresco amaro che sicuramente non dista molto dalla situazione attuale, in certe periferie americane, dove la legge della criminalità domina su qualsiasi altro aspetto della vita e dal quale pare difficile uscire e riscattarsi in modo onesto e pulito. Da vedere per conoscere una storia vera e per riflettere sui fatti attuali. In attesa del prossimo lavoro del promettente Demange. 3/5.
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lucio di loreto
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giovedì 14 febbraio 2019
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una storia vera che brucia l’anima
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Yann Demange al secondo lungometraggio ripercorre un tema spesso ricorrente nei film drammatici ed evidentemente a lui caro, quello dell’affetto paterno “sbagliato” e criminale; il genitore underdog, fallito e senza più possibili aperture verso il mondo normale e reale che cerca di redimere “a modo suo” l’erede preferito. Ruolo riuscito alla perfezione a un Matthew McConaughey ormai consacrato nell’olimpo di Hollywood come attore di spessore e realismo. Da Killer Joe in poi la sua carriera è entrata nello step più alto che ci possa essere, e questa pellicola ne è l’ennesima prova.
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Yann Demange al secondo lungometraggio ripercorre un tema spesso ricorrente nei film drammatici ed evidentemente a lui caro, quello dell’affetto paterno “sbagliato” e criminale; il genitore underdog, fallito e senza più possibili aperture verso il mondo normale e reale che cerca di redimere “a modo suo” l’erede preferito. Ruolo riuscito alla perfezione a un Matthew McConaughey ormai consacrato nell’olimpo di Hollywood come attore di spessore e realismo. Da Killer Joe in poi la sua carriera è entrata nello step più alto che ci possa essere, e questa pellicola ne è l’ennesima prova. Il suo Richard Sr si industria quotidianamente per migliorare la non migliorabile esistenza di suo figlio, stringendolo a sé e ai suoi loschi interessi e traffici cercando di tenerselo stretto per non perderlo, come avvenuto invece con figlia drogata e moglie fuggita. Saranno proprio le sue idee sul modo di trovare sempre una via d’uscita alla delinquenza, al contrabbando e al dramma la fine dei sogni giovanili del proprio figlio. Il pianto accorato finale tra i due per via telefonica e divisi dal vetro del carcere è un pugno nello stomaco che ci fa male, così come vedere l’uomo nel lato sbagliato dell’inquadratura, quella della libertà, chiedere all’infinito “scusa” e “mi dispiace” per quello che è inconsciamente riuscito a fare alla persona più importante della sua vita: distruggerlo per sempre. Il film è ambientato a metà degli anni ottanta quando un quattordicenne diventa informatore sotto copertura per i federali, dopo essere stato “avviato” dal padre ad attività illegali sulla vendita di armi. Successivamente “White Boy Rick” si affermerà come spacciatore di rilievo, conquistando la fiducia dei boss locali fino a quando, trovato con 20 kg di cocaina, concluderà la sua doppia vita abbandonato dalla narcotici e passando il resto degli anni in prigione. La location, poco raccomandabile, è la Detroit anni 80, stracolma di violenza e illeciti, in un periodo storico per la lotta agli stupefacenti negli Stati Uniti. Richie Merritt, all’esordio, si fa trasportare dall’esperto asso al suo fianco in un’interpretazione convincente (per merito soprattutto dello spiccato accento Midwest) dove riesce a impersonificare tutti gli umori che un adolescente avrebbe potuto provare in quella situazione: spericolatezza, inconscio, brivido, sogni giovanili, paura e disperazione! Jennifer Jason Leigh, Bruce Dern, Eddie Marsan e Piper Laurie sono gli altri pezzi da 90 che aumentano lo spessore del dramma. Il regista francese da seguito al crudo e bellissimo ‘71, racconto della solitaria notte di un soldato britannico nella focosa Belfast protestante, film che lo lanciò ai Bafta e Bifa come director emergente e in rampa di lancio. Con questo spaccato di vita reale e quotidiana Demange fa riflettere amaramente su quanto l’esistenza in certi sobborghi sia dura e segnata per alcuni ragazzi senza alcuna via di scampo e redenzione; la società e il sistema a lei annesso, qui rappresentato da polizia, fbi e narcotici, giocano inoltre su queste disgrazie approfittando spesso della situazione disperata dei soggetti, impossibilitati dalla comunità a riprendersi e a trovare rifugio in scuole, amicizie per bene o lavori sicuri, promettendo loro un futuro migliore e ripudiandoli nel momento del bisogno. Un film duro, crudo e violentemente concreto, un pezzo di grande cinema di cui avevamo veramente bisogno!!
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vanessa zarastro
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domenica 10 marzo 2019
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detroit anni ottanta
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Siamo a Detroit a metà degli anni ’80, periodo in cuii coniugi Reagan avevano lanciato la guerra alla droga. Nella periferia-ghetto della città degradata ancora sopravvivono alcune fabbriche, ma ormai si vive una fase post-industriale che ha trasformato le forme di rapporto tra classi sociali passando da un settore secondario (l’industria appunto) a un settore di servizi. Di conseguenza anche i luoghi urbani subiscono un cambiamento e mostrano desolazione e abbandono.
La storia, ricostruzione di un fatto vero, narra quattro anni di vita di Richard Wershe jr., che a 14 anni diventa il più giovane informatore della FBI, infiltrandosi in gang afroamericane di narcotrafficanti, poi scaricato a 17 e diventato in prima persona un trafficante di cocaina.
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Siamo a Detroit a metà degli anni ’80, periodo in cuii coniugi Reagan avevano lanciato la guerra alla droga. Nella periferia-ghetto della città degradata ancora sopravvivono alcune fabbriche, ma ormai si vive una fase post-industriale che ha trasformato le forme di rapporto tra classi sociali passando da un settore secondario (l’industria appunto) a un settore di servizi. Di conseguenza anche i luoghi urbani subiscono un cambiamento e mostrano desolazione e abbandono.
La storia, ricostruzione di un fatto vero, narra quattro anni di vita di Richard Wershe jr., che a 14 anni diventa il più giovane informatore della FBI, infiltrandosi in gang afroamericane di narcotrafficanti, poi scaricato a 17 e diventato in prima persona un trafficante di cocaina. Manovrato dal Bureau in quei primi anni di War on Drugs, fu condannato all’ergastolo (pena eccessiva per quel crimine) e poi messo in libertà vigilata dopo trent’anni di prigione. La storia di Rick è analoga a quella di Barry Seal o di Jordan Belfort, tutti collaboratori del FBI che ci rimetteranno in prima persona e di cui il cinema siè già occupato (“Barry Seal – Una storia americana” di Doug Liman del 2017 e “The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese del 2013).
A cavallo tra legalità e crimine Richard Wershe senior - un piccolo trafficante d’armi con il desiderio di aprire una videoteca tutta sua - vive con i figli Rick e Dawn e i vecchi genitori nella casa di fronte. Abbandonato dalla moglie anni prima e con la figlia tossicomane che scapperà di casa anche lei, Richard si arrabatta a costruire (illegalmente) silenziatori per fucili che compra e vende (legalmente) a basso prezzo. Nelle fiere e nei quartieri degradati di Detroit ha il suo mercato e riesce a essere tollerato sia dai trafficanti di droga sia dai poliziotti, ragion per cui rimane a vivere ancora lì. Rick non ha voglia di andare a scuola, ogni tanto dà una mano al padre, e vive nel quartiere insieme a tanti altri ragazzini che crescono sul confine tra illegalità sistematica e l’American dream reaganiano.
Il film può essere considerato un noir metropolitano girato con la macchina da presa che si muove incessanteente, dove quello che realmente accade è marginale rispetto alla descrizione dell’ambiente, ai rapporti interpersonali dei personaggi e alle loro emozioni, spesso discordi. Il regista Yann Demange, in questo film, evidenzia la contiguità tra spacciatori, polizia e FBI in cui è difficile comprendere chi siano i buoni chi i cattivi. «Si respira un’atmosfera claustrofobica, di persone imprigionate nei propri vizi, di esistenze spezzate già nell’adolescenza. Detroit calibro 9. Aprire la porta e beccarsi una pallottola, sapendo che l’Ispettore Callaghan è un mito da grande schermo, e non combatte per te» scrive Gian Luca Pisacane in cinematografo.it.
Richard Wershe senior, il vero cuore della storia, per essere uno che vive in una situazione di marginalità si esprime inspiegabilmente bene, anche attraverso l’uso di metafore colte - ad esempio: “ho trovato il vello d’oro”. È interpretato magistralmente da Matthew McConaughey che, abbandonato da anni il ruolo di bellone sex symbol, si è specializzato in ruoli sempre più impegnativi e acclamati dalla critica – la sua interpretazione di Ron Woodroof in “Dallas Buyers Club” di Jean Marc Vallée gli è valsa l’Oscar nel 2014 – mentre per il ruolo del figlio Rick è stato scelto l’esordiente Richie Merrit, non particolarmente ricco di espressioni.
I protagonisti del film, in fondo, sono descritti come vittime di un sistema sociale. Ma il vero protagonista del film è il contesto urbano, dove è stato molto importante il ruolo svolto dalle industrie automobilistiche a metà del secolo scorso: Ford Motor Company, Dodge Brothers, Chrysler Corporation. Molte sono le viste della città che il regista offre agli spettatori con una accurata fotografia. Ma vediamo insieme qualche dato su Detroit, la città in Michigan sul fiume omonimo, nella regione dei grandi laghi al confine con il Canada. Fin dalla seconda guerra mondiale, il trasferimento di operai, prevalentemente neri, verso questa città per lavorare nelle industrie belliche, farà sì che molti bianchi man mano lasceranno la città verso la fine degli anni ’60. Nell'arco di dieci anni molti edifici nella zona sud-est, infatti, vengono abbandonati rimangono per anni in stato di degrado. Basti pensare che oggi la città di Detroit ha quasi 700.000 abitanti, meno della metà che aveva negli anni ’50. Inoltre nel 1973 viene eletto Coleman Young, il primo sindaco nero in assoluto, che restò per cinque mandati dal 1974 al 1994. Infatti, ciò che è particolare in “Cocaine – La vera storia di White Boy Rick”,a differenza dei film recenti ambientati in epoche precedenti, è la convivenza “alla pari” tra bianchi e neri. Rick ama e viene sedotto da ragazze nere, Richard diventa il nonno di una bimba mulatta, poliziotti e delinquenti sono entrambi misti. Solo uno dei drug dealers, parlando con Rick, afferma che le pene giudiziarie sono diverse a seconda del colore della pelle.
Così Gabriele Niola sintetizza in Bad taste.it : «“Cocaine” è una ricostruzione di un fatto vero che si basa più sulle maschere e i personaggi che sulla situazione e l’interazione. La storia di una famiglia mediamente derelitta che si rivolge regolarmente al crimine di piccola taglia con l’aspirazione di sfondare nello spaccio, non vale tanto per quel che accadrà ma per come reagiranno questi personaggi estremi, duri e presentati come imprevedibili».
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enzo70
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martedì 29 settembre 2020
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un''incredibile e drammatica storia americana
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Gli Stati Uniti d’America in cui cresce Richard Wershe Jr. sono lontani dal mondo ovattato con cui spesso li immaginiamo. E crescere nei quartieri poveri di Detroit negli anni Ottanta non è semplice per un ragazzino bianco che deve cercare di integrarsi nel mondo degli afroamericani. Il padre di Richard cerca la normalità, sogna di aprire un negozio di videocassette e per coronare il suo sogno accetta anche qualche contrabbando di armi. Piccoli crimini, ma è un mondo duro, e Richard Sr, grandissimo Matthew McConaughey, oltre ad una figlia tossica deve affrontare anche il disagio del piccolo omonimo. Richard è un ragazzo intraprendente e l’Fbi ne fa il più giovane confidente della storia.
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Gli Stati Uniti d’America in cui cresce Richard Wershe Jr. sono lontani dal mondo ovattato con cui spesso li immaginiamo. E crescere nei quartieri poveri di Detroit negli anni Ottanta non è semplice per un ragazzino bianco che deve cercare di integrarsi nel mondo degli afroamericani. Il padre di Richard cerca la normalità, sogna di aprire un negozio di videocassette e per coronare il suo sogno accetta anche qualche contrabbando di armi. Piccoli crimini, ma è un mondo duro, e Richard Sr, grandissimo Matthew McConaughey, oltre ad una figlia tossica deve affrontare anche il disagio del piccolo omonimo. Richard è un ragazzo intraprendente e l’Fbi ne fa il più giovane confidente della storia. Il film è tratto da una storia vera, resa pubblica con troppi anni di ritardo; perché non c’è un lieto fine, come spesso succede nelle vite di chi è condannato dal certificato di nascita alla povertà, al margine. Bel film.
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matteo
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giovedì 22 ottobre 2020
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la vera faccia del sogno usa
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Tratto da una storia vera, questo flm non lascia dubbi nè alibi alla società americana dove la povertà è un crimine e il governo e i suoi apparati sono i mandanti. Rick è un ragazzino deprivato di tutto che vive nella periferia simbolo del sogno americano di cartapesta che è costretto per ricatto a collaborare con l'FBI e poi una volta spremuto come un limone gettato in pasto al degrado senza possibilità di scelta. Abbandonato da chi doveva proteggerlo e per cui ha lavorato viene condannato all'ergastolo ancora minorenne. Contraddizioni e ipocrisia di una società dove è lecito vendere fucili d'assalto al mercato ma è proibito lo spaccio di droga (con 650 gr ti prendi l'ergastolo), dove le periferie sempre più estese raccolgono i rifiuti di un sistema che scarta chi non riesce a primeggiare nella competizione sociale, dove la solidarietà tra ultimi è messa al bando dalla criminalità specchio dei valori capitalistici (potere, possesso, denaro).
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Tratto da una storia vera, questo flm non lascia dubbi nè alibi alla società americana dove la povertà è un crimine e il governo e i suoi apparati sono i mandanti. Rick è un ragazzino deprivato di tutto che vive nella periferia simbolo del sogno americano di cartapesta che è costretto per ricatto a collaborare con l'FBI e poi una volta spremuto come un limone gettato in pasto al degrado senza possibilità di scelta. Abbandonato da chi doveva proteggerlo e per cui ha lavorato viene condannato all'ergastolo ancora minorenne. Contraddizioni e ipocrisia di una società dove è lecito vendere fucili d'assalto al mercato ma è proibito lo spaccio di droga (con 650 gr ti prendi l'ergastolo), dove le periferie sempre più estese raccolgono i rifiuti di un sistema che scarta chi non riesce a primeggiare nella competizione sociale, dove la solidarietà tra ultimi è messa al bando dalla criminalità specchio dei valori capitalistici (potere, possesso, denaro). Emblema di questa miseria è la figura del padre interpretato da un bravo McCounaughey. Ottima la regia e la sceneggiatura, i toni cupi rendno bene il senso di profonda desolazione, miseria e degrado.
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felicity
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martedì 23 aprile 2024
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un mondo in cui gli agnelli devono farsi leoni
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'Cocaine - La vera storia di White Boy Rick' parla di un teenager proletario di Detroit e il regista francese Yann Demange ci mette la verità di osservazione nella tragedia metropolitana.
La cosa più interessante del film è lo sfondo urbano, con una città industriale in piena crisi e il mondo del white trash limitrofo ai ghetti neri; ma lo svolgimento è inevitabilmente tradizionale, simile a mille storie (più o meno vere) viste al cinema. La sceneggiatura punta molto sulle dinamiche da family drama tra padre, figlio e sorella, ed è aiutato dall'interpretazione del diciassettenne esordiente Richie Merritt, con un che di ingenuo, ma anche di sinistro e respingente, mentre Matthew McConaughey, come ormai gli capita spesso, è sopra le righe.
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'Cocaine - La vera storia di White Boy Rick' parla di un teenager proletario di Detroit e il regista francese Yann Demange ci mette la verità di osservazione nella tragedia metropolitana.
La cosa più interessante del film è lo sfondo urbano, con una città industriale in piena crisi e il mondo del white trash limitrofo ai ghetti neri; ma lo svolgimento è inevitabilmente tradizionale, simile a mille storie (più o meno vere) viste al cinema. La sceneggiatura punta molto sulle dinamiche da family drama tra padre, figlio e sorella, ed è aiutato dall'interpretazione del diciassettenne esordiente Richie Merritt, con un che di ingenuo, ma anche di sinistro e respingente, mentre Matthew McConaughey, come ormai gli capita spesso, è sopra le righe.
Il racconto della vicenda del protagonista che passa dal vendere fucili “alla James Bond” a smerciare droga scendendo a patti con la malavita afroamericana di Detroit, parte da premesse avvincenti per poi perdere progressivamente mordente col passare dei minuti, adagiandosi pigramente sui codici del crime movie e non riuscendo a restituire del tutto i conflitti psicologici e morali di un’epopea di illegalità vissuta a misura di adolescente, in un mondo in cui gli agnelli devono per forza di cose farsi leoni.
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fabio 3121
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mercoledì 27 gennaio 2021
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ergastolo per il più giovane informatore dell''fbi
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il film narra la storia vera, drammatica ed incredibile del più giovane informatore dell'FBI. Ambientato nella periferia povera di Detroit nel 1984, il quindicenne bianco Rickie vive con il padre Richard (Matthew McConaughey) e con la sorella tossicodipendente. Rickie riesce a rivendere delle armi (modificate dal padre) ai ragazzi di colore del suo quartiere facenti parte delle gang criminali dedite allo spaccio di droga. Così viene soprannominato "White Boy Rich" ed accolto tra i neri alle riunioni e feste in discoteca. Per salvare il padre trafficante di armi dalla sua attività non sempre legale e dalle incriminazioni dell'FBI, il giovane Rickie accetta così di diventare informatore per l'FBI per far arrestare gli spacciatori e i poliziotti corrotti del quartiere.
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il film narra la storia vera, drammatica ed incredibile del più giovane informatore dell'FBI. Ambientato nella periferia povera di Detroit nel 1984, il quindicenne bianco Rickie vive con il padre Richard (Matthew McConaughey) e con la sorella tossicodipendente. Rickie riesce a rivendere delle armi (modificate dal padre) ai ragazzi di colore del suo quartiere facenti parte delle gang criminali dedite allo spaccio di droga. Così viene soprannominato "White Boy Rich" ed accolto tra i neri alle riunioni e feste in discoteca. Per salvare il padre trafficante di armi dalla sua attività non sempre legale e dalle incriminazioni dell'FBI, il giovane Rickie accetta così di diventare informatore per l'FBI per far arrestare gli spacciatori e i poliziotti corrotti del quartiere. Una volta che poi Rickie verrà arrestato nel 1987 con 8 chili di cocaina viene condannato all'ergastolo. La pellicola è davvero interessante; il suo regista, grazie ad una buona sceneggiatura, ci rappresenta con dialoghi diretti (non privi di parolacce) i rapporti interpersonali tra Rickie e i ragazzi di colore nonché il rapporto con il padre Richard che definito un fallito dai suoi 2 figli vorrebbe riscattarsi offrendo loro un futuro migliore anche attraverso l'apertura di una videoteca. L'interpretazione di Matthew McConaughey è assolutamente sontuosa e vale questa da sola la visione del film. La musica degli anni '80 ci accompagna per tutto il film fino al finale amaro, crudo ma allo stesso tempo emozionante: lo schermo è nero e sentiamo la vera voce di Rickie che nel 2017, dopo 30 anni di detenzione, è pieno di gioia perché gli hanno finalmente concesso la libertà vigilata. Consiglio per il finale di inserire i sottotitoli in italiano per capire le parole del povero Rickie. Voto: 8/10.
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taty23
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venerdì 15 marzo 2019
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il lato squallido ed oscuro dell'esias
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Presentato al Toronto Film Festival il film “Cocaine – La vera storia di White Boy Rick” segue la storia di Richard Wershe Jr soprannominato White Boy Rick.
Detroit, anni 80. La guerra alla droga dilaga soprattutto nelle periferie. Richard Whershe Jr(Richie Merritt) è un quattordicenne a contatto con il mondo della droga a causa della sorella tossicodipendente e del padre(Matthew McConaughey) che rivende armi anche agli spacciatori.
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Presentato al Toronto Film Festival il film “Cocaine – La vera storia di White Boy Rick” segue la storia di Richard Wershe Jr soprannominato White Boy Rick.
Detroit, anni 80. La guerra alla droga dilaga soprattutto nelle periferie. Richard Whershe Jr(Richie Merritt) è un quattordicenne a contatto con il mondo della droga a causa della sorella tossicodipendente e del padre(Matthew McConaughey) che rivende armi anche agli spacciatori. L’FBI lo farà diventare il più giovane informatore sotto copertura. A 17 anni diventerà a sua volta un trafficante di eroina; non più supportato dal FBI verrà condannato all’ergastolo per spaccio, riuscendo ad avere la libertà vigilata trent’anni dopo, nel 2017.
Cocaine – La vera storia di White Boy Rick” è un film che punta soprattutto a raccontare il lato squallido ed oscuro dell’esistenza. Quell’area grigia che tutti conoscono, ma solo in pochi trattano, dove la legge cerca d’infiltrarsi nel tessuto del commercio di stupefacenti per portarsi a casa una vittoria.
Non è solo la storia di White Boy Rick, ma anche della sua famiglia disfunzionale. L’esordiente Richie Merrit interpreta un protagonista incastrato in una realtà che gli sta stretta. Cammina sul ciglio di un baratro di scelte giuste e sbagliate che lo porteranno ad un inevitabile epilogo.
Nei panni del capofamiglia, Richard Wershe troviamo un convincente Matthew McConaughey, risulta un personaggio scomodo, con grandi idee per sé e per i figli, ma che non riesce ad uscire dal circolo vizioso di illusioni che si è creato. Molto interessante il ruolo di Dawn (Bel Powley), sorella di Rick, che nello stesso tempo rappresenta il limite e l’accesso del mondo della droga e ciò che rappresenta.
In Conclusione
“Cocaine – La vera storia di White Boy Rick è un crime drama che non convince del tutto, arranca nella narrazione non capendo dove voglia andare a parare. Funziona invece nella caratterizzazione dei personaggi e nella rappresentazione delle loro debolezze.
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belliteam
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lunedì 13 aprile 2020
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storia di spaccio "bianco" che non convince del tu
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Matthew McCounaghey e' il protagonista di questa vicenda (e' una storia vera) di spaccio ambientata nei sottoborghi di Detroit. Il racconto e' ruvido, crudo, con dialoghi che ci riportano ai film di Spike Lee, ma tutto rimane pero' non perfettamente amalgamato e anche le situazioni spesso risultano slegate e non approfondite come invece ci si aspetterebbe. Da una trama del genere (spacciatore bianco, il figlio) ci si attenderebbe una ricostruzione molto piu' precisa e dettagliata, cosa che invece non avviene, per cui arriviamo alla fineundella pellicola un po' cosi' con la sensazione di cio' che poteva essere e che non e' stato.
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