lucio di loreto
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domenica 16 giugno 2019
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un silenzio troppo assordante
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Un soggetto veramente intrigante, interessante e dalle enormi potenzialità, a firma Bryan Woods e Scott Beck, si perde per strada lasciando alla fine della proiezione troppi sé e troppi ma! Soprattutto le domande, molteplici, rimangono tutte senza risposta. Un thriller/horror fatto di silenzi che si tramutano spesso in tensione per una trama futuristica e aliena ma che come sottofondo ha l’unione familiare, andava sviluppato in maniera decisamente più autoriale, rispetto a come fatto dal sempre prodigo di idee John Krasinski, che stavolta si adagia sul magnifico montaggio sonoro e sulla colonna sonora mai così dark, a firma Marco Beltrami! Una terra prossima fino ad un certo punto (siamo “solo” nel 2020) è invasa da terrificanti creature aliene dall’udito ultra sensibile, che attaccano chiunque provi a stuzzicare questa loro peculiarità, flagellandone il corpo.
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Un soggetto veramente intrigante, interessante e dalle enormi potenzialità, a firma Bryan Woods e Scott Beck, si perde per strada lasciando alla fine della proiezione troppi sé e troppi ma! Soprattutto le domande, molteplici, rimangono tutte senza risposta. Un thriller/horror fatto di silenzi che si tramutano spesso in tensione per una trama futuristica e aliena ma che come sottofondo ha l’unione familiare, andava sviluppato in maniera decisamente più autoriale, rispetto a come fatto dal sempre prodigo di idee John Krasinski, che stavolta si adagia sul magnifico montaggio sonoro e sulla colonna sonora mai così dark, a firma Marco Beltrami! Una terra prossima fino ad un certo punto (siamo “solo” nel 2020) è invasa da terrificanti creature aliene dall’udito ultra sensibile, che attaccano chiunque provi a stuzzicare questa loro peculiarità, flagellandone il corpo. Basta solo questo (inedito) assunto per accrescere all’inverosimile la capacità di stimolare la curiosità dello spettatore, che però a fine film rimane con in mano novanta minuti scarni di action movie senza spiegazione alcuna, una trama con nessun sviluppo e il “terrore” di dover tornare a vedere un probabilissimo sequel! I coniugi John e Emily Blunt rendono al massimo la violenza della situazione, il dover stare muti h 24 per salvare la pelle, imparando il linguaggio dei segni e – il marito – quello dei predatori, vivendo poi una vita “normale” fatta di pranzi e cene in comune, preghiere della buonanotte e rimpianti genitori/figli dovuti ad un bimbo perso a causa di una batteria per giocattoli di troppo. In questo new world non è possibile far rumore, che sia parlare o sbattere una posata sul piatto, camminare goffamente o fare un qualsiasi gesto di vita normale non avvolto nel silenzio, tipo colpire scalzi spigoli di un mobile o pestare un chiodo. La pellicola entra di diritto nel genere post apocalittico, ma a differenza di molte altre che partono anch’esse dal “dopo”, non viene data assolutamente nessuna spiegazione di come si sia arrivati ad una cotanta perdizione! Se questo può esserle perdonato per aumentarne l’originalità, è abbastanza grottesco dover scoprire da soli o intuire che il 95% dell’umanità sia già dipartita vista la desolazione latente, così come capire che le creature siano milioni visto che si trovano sparse un po’ ovunque! Che gli Abbott siano tra i pochi sopravvissuti è una delle maggiori anomalie non svelate, così come ritrovare per caso e nei posti segreti di casa un “aneddoto” per riportare le cose alla normalità, sconfiggendo il fino ad allora imbattibile nemico. Il buon John ha diretto e sceneggiato questo lungometraggio strizzando troppo l’occhio ad una clientela che si accontenta di questo genere di storie a metà, appagandosi di effetti speciali, rumore (inteso come suoni) e di un oretta e mezza di blockbuster movie. Il grande cinema, anche se silenzioso, è però un’altra cosa.
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onufrio
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lunedì 18 marzo 2019
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il silenzio è oro
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"E' il rumore!" così si intravede in una prima pagina di un vecchio giornale, strane creature aliene hanno invaso il pianeta Terra, distruggendo ogni cosa, sfruttando l'unico senso sviluppato, l'udito, basta un piccolo rumore infatti per queste creature, per attaccare qualsiasi essere vivente. La storia si concentra su di una famiglia, che lotterà quotidianamente per la sopravvivenza alle prese con numerose avversità. Il clima silenzioso, il divieto assoluto di fare rumore, mette lo spettatore nei panni dei personaggi, immedesimandosi nel contesto.
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elgatoloco
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martedì 4 dicembre 2018
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grande cinema
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John Krasinski, finora più attore che autore di cinema, pur se qualche tentativo intelligente ed efficace c'era stato in questo senso, con questo"A Quiet Place"mostra una Terra distrutta da una misteriosa invasione aliena, dove solo una famiglia(sintomaticamente, diremmo)sopravvive e si pone come alternativa al macrocosmo; la minaccia, però e continua, bisogna evitare ogni rumore forte e al tempo stesso il rumore, a certe condizioni, può distruggere i mostri, che talora sembra incarnarsi in un esemplare solo. Onde sonore distruttive, diciamo così... Moltissime interpretazioni compossibili: lo spazio-tempo chiuso in sé, monadicamente quale protezione versus mundum, la penetrazione totale, onnivora data in primis dal"new world"mediaticamente indotto, la globalizzazione, l'alienazione dell'"ognuno fa per sé", molto altro ancora, dove appunto, re-intepretando affiorano nuove interpretazioni legittime come le altre, per non dire di un"cosa", che è completamente inesplicabile, almeno se affrontato con le categorie interpretative di cui disponiamo e di cui siamo fieri(o crediamo di esserne fieri?Non cambia molto, in realtà), dove ancora una volta l'enigma esiste ed è perfettamente resistente(anzi resiliente)rispetto ad ogni lettura, opportuna o meno, adeguata o inadeguata.
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John Krasinski, finora più attore che autore di cinema, pur se qualche tentativo intelligente ed efficace c'era stato in questo senso, con questo"A Quiet Place"mostra una Terra distrutta da una misteriosa invasione aliena, dove solo una famiglia(sintomaticamente, diremmo)sopravvive e si pone come alternativa al macrocosmo; la minaccia, però e continua, bisogna evitare ogni rumore forte e al tempo stesso il rumore, a certe condizioni, può distruggere i mostri, che talora sembra incarnarsi in un esemplare solo. Onde sonore distruttive, diciamo così... Moltissime interpretazioni compossibili: lo spazio-tempo chiuso in sé, monadicamente quale protezione versus mundum, la penetrazione totale, onnivora data in primis dal"new world"mediaticamente indotto, la globalizzazione, l'alienazione dell'"ognuno fa per sé", molto altro ancora, dove appunto, re-intepretando affiorano nuove interpretazioni legittime come le altre, per non dire di un"cosa", che è completamente inesplicabile, almeno se affrontato con le categorie interpretative di cui disponiamo e di cui siamo fieri(o crediamo di esserne fieri?Non cambia molto, in realtà), dove ancora una volta l'enigma esiste ed è perfettamente resistente(anzi resiliente)rispetto ad ogni lettura, opportuna o meno, adeguata o inadeguata... Anche l'annunciato"A quiet Place 2"si caratterizza non come banale sequel ma come"ancora altro"e, dopo questo "Number One" fracnaemnte non avrebbe senso alcuno dubitarne... Krasinski anche protagonista maschile, Emily Blunt bella e inquietante(quando scende la scala scalza come gli altri personaggi, per avvicinarsi al"maschio"è particolarmente sensuale), Noah Jupe e Millicent Simmonds nei panni dei figli sono pienamente convincenti. Le musiche di Marco Beltrami sono inquietanti e"misteriose"quanto basta. El Gato
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shagrath
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venerdì 26 ottobre 2018
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un modo che fa acqua e non troppo silenziosamente
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Un inizio in medias res, un mondo post-apocaliptico ostile all'uomo e popolato da creature mai viste, la storia della sopravvivenza impossibile di una famiglia solitaria. I semi per far crescere un bel survival horror ci sono tutti. Eppure qualcosa non funziona. Di sicuro non si tratta dell'idea di base, anzi, né della regia attenta che ha saputo rendere il crescente senso di isolamento e tenacia della famiglia protagonista. Quello che non va, in effetti, sono le troppe falle aperte nel "mondo" rappresentato nel film. Infatti perfino i luoghi immaginari, fascientifici o fantasy che siano, devono rispettare le proprie regole di congruenza interna altrimenti si scade nella contraddizione narrativa.
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Un inizio in medias res, un mondo post-apocaliptico ostile all'uomo e popolato da creature mai viste, la storia della sopravvivenza impossibile di una famiglia solitaria. I semi per far crescere un bel survival horror ci sono tutti. Eppure qualcosa non funziona. Di sicuro non si tratta dell'idea di base, anzi, né della regia attenta che ha saputo rendere il crescente senso di isolamento e tenacia della famiglia protagonista. Quello che non va, in effetti, sono le troppe falle aperte nel "mondo" rappresentato nel film. Infatti perfino i luoghi immaginari, fascientifici o fantasy che siano, devono rispettare le proprie regole di congruenza interna altrimenti si scade nella contraddizione narrativa. Certo, il film può sempre funzionare a livello tecnico (ottima suspance, ottimi attori, ottime musiche, ottimo tutto), ma per lo spettatore più attento qualcosa continuerà a non funzionare. SPOILER. Mi riferisco al fatto che i protagonisti sono puliti e ben pettinati in un mondo in cui di certo non ti puoi fare lo shampo per non fare rumore. Non puoi fare rumore al punto tale che ti devi togliere le scarpe per camminare, però si sopravvive ad attività ben più rumorose come il parto, con lei che si sposta da una parte all'altra con l'unico bambino della storia che non piange alla nascita. E qualcuno dirà: però sono stati lanciati i fuochi di artificio per "attirare" i mostri, però si è rifugiata nello scantinato mettendo un materasso fonoassorbente sulla botola. Eh già. Ma se mi racconti che bastava così poco per "far fessi" questi alieni allora mi rendi inutile tutto il resto del film. Tanto valeva che nella scena iniziale invece di camminare a piedi scalzi avessero chiuso le porte fono-isolanti del supermercato e ci fossero restati dentro a far baldoria, tanto da fuori nessuno li sentiva più. E questi alieni non sembrano capaci di distinguere i suoni emessi dagli esseri umani (vagiti, pianti, voci etc) da quelli di qualunque altra fonte non-umana. Sono davvero stupidi. Ma allora ai contadini protagonisti sarebbe bastato accendere la mietitrebbia e i mostri, attirati dal casino, si sarebbero fiondati a morire tra le lame come zanzare attirate dalla zanzariera. No, non sta in piedi.
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felicity
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venerdì 5 ottobre 2018
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innovazione nella tradizione del genere
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Non vedrete un film del tutto originale.
Tutte le idee sono in una certa misura citazioni di altri film: esempio il campo di grano e fattoria di "Sign", la donna incinta, la figlia sordomuta, i mostri tipo alien+venom...
Ma nel contempo vedrete un film estremamente innovativo che riporta la paura su binari nuovi, al centro del silenzio.
Da vedere. Consigliato.
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winchester_94
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mercoledì 26 settembre 2018
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il silenzio assordante della suspance
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“Le regole, sono semplici: non bisogna fare rumore, segui il sentiero e se ti sentiranno ti uccideranno”. Queste, sono le premesse di A Quiet Place, le immagini, le azioni dei personaggi, precipitano subito lo spettatore in un’atmosfera apocalittica, dove il mondo che conosciamo, attualmente costituito da una società sempre in movimento e sempre più frastornante, non esiste più: l’unica cosa che rimane è il silenzio.
John Krasinski, dopo “Brief interviews with hideous men (2008)” e “The Hollars (2016)”, torna dietro la macchina da presa, questa volta immergendosi nel genere horror: una storia post-apocalittica, ambientata nel 2020.
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“Le regole, sono semplici: non bisogna fare rumore, segui il sentiero e se ti sentiranno ti uccideranno”. Queste, sono le premesse di A Quiet Place, le immagini, le azioni dei personaggi, precipitano subito lo spettatore in un’atmosfera apocalittica, dove il mondo che conosciamo, attualmente costituito da una società sempre in movimento e sempre più frastornante, non esiste più: l’unica cosa che rimane è il silenzio.
John Krasinski, dopo “Brief interviews with hideous men (2008)” e “The Hollars (2016)”, torna dietro la macchina da presa, questa volta immergendosi nel genere horror: una storia post-apocalittica, ambientata nel 2020. L’umanità è stata sconfitta da una razza aliena priva di vista, ma attratta dai suoni. Protagonista assoluta della pellicola è la famiglia Abott, composta da Lee (J.Krasinski) la moglie Evelyn (Emily Blunt) e i tre figli. Essa, cerca di rimanere al sicuro, nella propria fattoria, comunicando, muta, a gesti, per non diventare facile preda delle terribili creature che hanno invaso il pianeta Terra. La pellicola, si rifà a molti film post-apocalittici, quali “28 Giorni dopo” o “The Road”, declinando i toni, le atmosfere, attraverso uno stile coraggioso e originale: l’assenza di rumore inibisce il dialogo, elemento marginale in questa pellicola.
Il regista, decide di utilizzare gli elementi classici del cinema horror, quali i rumori, i suoni, i silenzi, enfatizzati dalla colonna sonora e dalla macchina da presa. Tutti questi espedienti, all’interno della pellicola, mettono a fuoco la tragicità dei personaggi, non solo attraverso i brividi dell’horror ma anche del thriller: la messa in scena crea nello spettatore, proiettato nella vicenda, suspance portandolo ad empatizzare con gli Abott. A Quiet Place, co-scritto da Krasinski, rappresenta un’esperienza cinematografica ambiziosa e interessante, un horror che si differenzia dagli altri, portando sugli schermi soluzioni registiche originali.
Pur essendo un film commerciale, è in grado di tenere incollati gli spettatori alla sedia. La colonna sonora organica della pellicola cattura e terrorizza.
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vivi
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sabato 21 luglio 2018
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avevo aspettative alte
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Ed invece non mi è piaciuto x niente... Peccato perché era molto interessante all'inizio.
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stramonio70
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giovedì 12 luglio 2018
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rumore = morte
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Discreto thriller fantascientifico inquietante e intenso quanto basta. Per certi versi mi ha ricordato "Signs" (2002). L'atmosfera è resa bene e gli attori (Emily Blunt e John Krasinsky, marito e moglie anche nella vita) se la cavano bene. Anche la fotografia e il montaggio sono buoni. Alcuni passaggi sono forse un po' troppo inverosimili (come il parto silenzioso nella vasca da bagno) ma nel complesso il film scorre bene e c'è una discreta tensione fino alla fine. Forse ci voleva qualche personaggio secondario in più a riempire il vuoto dei dialoghi. Unica nota negativa il finale: non aperto ma monco. Non si può concludere un film così come se fosse una puntata di "Lost", neanche l'idea di un possibile sequel giustifica una scelta del genere.
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Discreto thriller fantascientifico inquietante e intenso quanto basta. Per certi versi mi ha ricordato "Signs" (2002). L'atmosfera è resa bene e gli attori (Emily Blunt e John Krasinsky, marito e moglie anche nella vita) se la cavano bene. Anche la fotografia e il montaggio sono buoni. Alcuni passaggi sono forse un po' troppo inverosimili (come il parto silenzioso nella vasca da bagno) ma nel complesso il film scorre bene e c'è una discreta tensione fino alla fine. Forse ci voleva qualche personaggio secondario in più a riempire il vuoto dei dialoghi. Unica nota negativa il finale: non aperto ma monco. Non si può concludere un film così come se fosse una puntata di "Lost", neanche l'idea di un possibile sequel giustifica una scelta del genere. Peccato perché con un finale più curato avrei dato al film una stella in più!
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mestesso
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martedì 10 luglio 2018
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poco rumore per nulla
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Sinceramente non riesco proprio a comprendere i giudizi da cinque stelle che vengono attribuiti da cosi tanti spettatori. Anzi gradirei che qualcuno di questi me li motivasse.
Anche un film di fantascienza o fantastico che dir si voglia dovrebbe essere innanzitutto verosimile.
Ed è proprio questa la carenza principale di questo film che ne mina il potenziale.
Visto che dopo soli 89 giorni la civiltà umana è crollata sarebbe lecito supporre che la causa di un così repentino annientamento sia una massiccia invasione aliena di creature non solo intelligenti ma anche dotate di una tecnologia nettamente superiore.
Invece no. Questo tanto osannato film attribuisce il crollo della nostra civiltà e la sconfitta del più grande esercito del pianeta, visto che è ambientato negli USA, a uno sparuto branco di strane bestie cieche che di orientano con il rumore.
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Sinceramente non riesco proprio a comprendere i giudizi da cinque stelle che vengono attribuiti da cosi tanti spettatori. Anzi gradirei che qualcuno di questi me li motivasse.
Anche un film di fantascienza o fantastico che dir si voglia dovrebbe essere innanzitutto verosimile.
Ed è proprio questa la carenza principale di questo film che ne mina il potenziale.
Visto che dopo soli 89 giorni la civiltà umana è crollata sarebbe lecito supporre che la causa di un così repentino annientamento sia una massiccia invasione aliena di creature non solo intelligenti ma anche dotate di una tecnologia nettamente superiore.
Invece no. Questo tanto osannato film attribuisce il crollo della nostra civiltà e la sconfitta del più grande esercito del pianeta, visto che è ambientato negli USA, a uno sparuto branco di strane bestie cieche che di orientano con il rumore. Una sorta di incrocio tra una mantide e un pipistrello geneticamente modificati. Come abbiano potuto tali bestie che non riescono ad uccidere due bambini disarmati rinchiusi in un vecchio pick-up ad uccidere invece, per esempio, l’equipaggio di un carro armato per il regista e lo sceneggiatore resta un dettaglio di secondaria importanza.
Cosi come il fatto che a nessun scienziato della terra sia venuto in mente che forse una bestia che usa il suono per orientarsi possa essere disorientata dal suono stesso. Certo in effetti la consulenza di un entomologo specializzato nel comportamento di pipistrelli o balene sarebbe stata troppo costosa per il budget del film.
E che dire dell’improvvisa comparsa di un chiodo sul gradino della scala? Forse solo che serviva una ferita al piede nella sceneggiatura.
Anche l’allegra famigliola sopravvissuta non si rivela tanto intelligente. Certo hanno ricoperto di sabbia i sentieri su cui camminano scalzi ma non hanno pensato che forse un bambino di 6 anni lasciato incustodito finisce inevitabilmente per fare casino.
Peccato che il padre non sia bravo con la carpenteria quanto lo è con l’elettronica perché altrimenti avrebbe potuto costruire non dico una casa ma almeno una stanza insonorizzata nel sotterraneo anziché doversi limitare a una culla per il nascituro in arrivo.
Perché l’amore di un genitore si dimostra attirando su di sé una bestia per permettere ai propri figli di scappare verso un futuro radioso in un mondo che ti offre così tante opportunità da voler giustamente metterne al mondo un altro.
E così si finisce per ridicolizzare l’originale idea del silenzio forzato in cui i sentimenti e le emozioni più che la semplice parola sono imprigionati.
Peccato.
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[+] vietato ai maggiori di 13 anni
(di no_data)
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mestesso
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lunedì 9 luglio 2018
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poco rumore per nulla
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Sinceramente non riesco proprio a comprendere i giudizi da cinque stelle che vengono attribuiti da cosi tanti spettatori. Anzi gradirei che qualcuno di questi me li motivasse.
Anche un film di fantascienza o fantastico che dir si voglia dovrebbe essere innanzitutto verosimile.
Ed è proprio questa la carenza principale di questo film che ne mina il potenziale.
Visto che dopo soli 89 giorni la civiltà umana è crollata sarebbe lecito supporre che la causa di un così repentino annientamento sia una massiccia invasione aliena di creature non solo intelligenti ma anche dotate di una tecnologia nettamente superiore.
Invece no. Questo tanto osannato film attribuisce il crollo della nostra civiltà e la sconfitta del più grande esercito del pianeta, visto che è ambientato negli USA, a uno sparuto branco di strane bestie cieche che di orientano con il rumore.
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Sinceramente non riesco proprio a comprendere i giudizi da cinque stelle che vengono attribuiti da cosi tanti spettatori. Anzi gradirei che qualcuno di questi me li motivasse.
Anche un film di fantascienza o fantastico che dir si voglia dovrebbe essere innanzitutto verosimile.
Ed è proprio questa la carenza principale di questo film che ne mina il potenziale.
Visto che dopo soli 89 giorni la civiltà umana è crollata sarebbe lecito supporre che la causa di un così repentino annientamento sia una massiccia invasione aliena di creature non solo intelligenti ma anche dotate di una tecnologia nettamente superiore.
Invece no. Questo tanto osannato film attribuisce il crollo della nostra civiltà e la sconfitta del più grande esercito del pianeta, visto che è ambientato negli USA, a uno sparuto branco di strane bestie cieche che di orientano con il rumore. Una sorta di incrocio tra una mantide e un pipistrello geneticamente modificati. Come abbiano potuto tali bestie che non riescono ad uccidere due bambini disarmati rinchiusi in un vecchio pick-up ad uccidere invece, per esempio, l’equipaggio di un carro armato per il regista e lo sceneggiatore resta un dettaglio di secondaria importanza.
Cosi come il fatto che a nessun scienziato della terra sia venuto in mente che forse una bestia che usa il suono per orientarsi possa essere disorientata dal suono stesso. Certo in effetti la consulenza di un entomologo specializzato nel comportamento di pipistrelli o balene sarebbe stata troppo costosa per il budget del film.
E che dire dell’improvvisa comparsa di un chiodo sul gradino della scala? Forse solo che serviva una ferita al piede nella sceneggiatura.
Anche l’allegra famigliola sopravvissuta non si rivela tanto intelligente. Certo hanno ricoperto di sabbia i sentieri su cui camminano scalzi ma non hanno pensato che forse un bambino di 6 anni lasciato incustodito finisce inevitabilmente per fare casino.
Peccato che il padre non sia bravo con la carpenteria quanto lo è con l’elettronica perché altrimenti avrebbe potuto costruire non dico una casa ma almeno una stanza insonorizzata nel sotterraneo anziché doversi limitare a una culla per il nascituro in arrivo.
Perché l’amore di un genitore si dimostra attirando su di sé una bestia per permettere ai propri figli di scappare verso un futuro radioso in un mondo che ti offre così tante opportunità da voler giustamente metterne al mondo un altro.
E così si finisce per ridicolizzare l’originale idea del silenzio forzato in cui i sentimenti e le emozioni più che la semplice parola sono imprigionati.
Peccato.
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