gustibus
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domenica 8 luglio 2018
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...incredibilmente bello.
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Certo che fare un film di tensione e paure e tutto basato sul silenzio altrimenti orripilanti mostri,probabilmente alieni,ti uccidono in un secondo con dentoni e unghie di mezzo metro,ci vuole molta bravura registica e fantasia da vendere.Non ricordo un film che la prima parola a viva voce si avverta al 43esimo minuto del film.Si parla a gesti e con il linguaggio sordomuto,altrimenti i mostroni arrivano e sei morto!krasinski il regista qui e'davveroe'molto bravo!Supportato da una brava E.Blunt e Millicent Simmonds una adolescente bambina gia'con lo sguardo da oscar!Girare un film con 4attori e i mostroni digitali e tenerti inchiodato per 85minuti per abilita'registica notevole,non e'da tutti!.
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Certo che fare un film di tensione e paure e tutto basato sul silenzio altrimenti orripilanti mostri,probabilmente alieni,ti uccidono in un secondo con dentoni e unghie di mezzo metro,ci vuole molta bravura registica e fantasia da vendere.Non ricordo un film che la prima parola a viva voce si avverta al 43esimo minuto del film.Si parla a gesti e con il linguaggio sordomuto,altrimenti i mostroni arrivano e sei morto!krasinski il regista qui e'davveroe'molto bravo!Supportato da una brava E.Blunt e Millicent Simmonds una adolescente bambina gia'con lo sguardo da oscar!Girare un film con 4attori e i mostroni digitali e tenerti inchiodato per 85minuti per abilita'registica notevole,non e'da tutti!..in Italia 1milione di euro(nulla!)negli USA credo quasi sui 100milioni...che.strani modi di vedere un film eh?Da non perdere la sequenza di E.blunt che partorisce e il neonato non dovrebbe piangere...farebbe rumore!Una sorpresona questo film.
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gianleo67
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martedì 29 maggio 2018
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il religioso silenzio di una famiglia abbott..onata
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La famiglia Abbott (Abate) vive in religioso silenzio in un'amena fattoria circondata dai boschi, lontana dal trambusto della città e dai ritmi esasperati della moderna civiltà...In realtà quest'ultima sembra essere stata devastata da una misteriosa specie aliena supercorazzata, non dotata dell'organo della vista ma dall'udito ultrasensibile. Tra una primogenita responsabile e sordomuta, un figlio pauroso e prudente ed un altro neonato in arrivo, i quattro devono fare i conti con i sensi di colpa per la morte del figlio più piccolo e con la quotidiana e improba lotta per la sopravvivenza in un mondo dove ogni rumore può essere fatale. Dopo due commedie brillanti e socialmente impegnate, l'aitante consorte di Emily Blunt scrive (a sei mani), dirige e recita, insieme alla moglie, in questa ennesima variazione sul tema dell'home invasion fanta-horror-post-apocalittico già debitore di un immaginario decisamente abusato ma pronto a rigenerarsi sotto gli impulsi di rinnovati spunti tematici e di un apparato scenografico in grado di generare e mantenere alta la tensione per tutta la durata del film.
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La famiglia Abbott (Abate) vive in religioso silenzio in un'amena fattoria circondata dai boschi, lontana dal trambusto della città e dai ritmi esasperati della moderna civiltà...In realtà quest'ultima sembra essere stata devastata da una misteriosa specie aliena supercorazzata, non dotata dell'organo della vista ma dall'udito ultrasensibile. Tra una primogenita responsabile e sordomuta, un figlio pauroso e prudente ed un altro neonato in arrivo, i quattro devono fare i conti con i sensi di colpa per la morte del figlio più piccolo e con la quotidiana e improba lotta per la sopravvivenza in un mondo dove ogni rumore può essere fatale. Dopo due commedie brillanti e socialmente impegnate, l'aitante consorte di Emily Blunt scrive (a sei mani), dirige e recita, insieme alla moglie, in questa ennesima variazione sul tema dell'home invasion fanta-horror-post-apocalittico già debitore di un immaginario decisamente abusato ma pronto a rigenerarsi sotto gli impulsi di rinnovati spunti tematici e di un apparato scenografico in grado di generare e mantenere alta la tensione per tutta la durata del film. Niente di eccezionale, corre dirlo, ma la confezione richiama un efficientismo spettacolare alla Micheal Bay (qui produttore) che ricompatta la vicenda attorno ad un nucleo narrativo senza fronzoli ed un montaggio che fa della sintesi tra la quiete del menage familiare ed i sussulti della minaccia fuori campo, il suo principale titolo di merito. Una lotta per la sopravvivenza in un mondo di disabilità sensoriali contrapposte, in un fanta-horror distopico sull'isolamento, l'assedio e la difesa familiare in cui gli elementi allegorici sono sacrificati da una apparato visivo che predilige i meccanismi narrativi e la costruzione della suspense alla dimensione onirico simbolica di modelli più recenti (It Comes at Night), ma comunque ambientati au Le temps des loups di uno scontro fratricida in cui la riproduzione sessuale è l'ultimo appiglio di una civiltà rurale e regressiva destinata all'estinzione (The Survivalist). Similmente a quanto accade in E venne il giorno, è l'allegoria di un inquinamento ambientale che scatena una risposta avversa in grado di annientare la nostra specie e ridurre l'umanità alla condizione ancestrale di una obbligata vita bucolica; qui però, a differenza della poetica del mistero e dei campi di grano cari a Shyamalan (Signs), tutto appare chiaro e scontato; persino la presenza e l'origine di misteriose e voraci creature xenomorfe diventa il mero espediente narrativo di una tenzone tra specie aliene che si combattono nell'ineffabile dominio delle basse frequenze. Non c'è che dire, l'idea è buona e ben sviluppata, ma la scontata cronologia di un conteggio post apocalittico si risolve tra la placidita' di un menage domestivo a basso numero di decibel ed il crescendo drammaturgico dei prevedibili soprassalti acustici extradiegetici, in cui non mancano i momenti di leziosa retorica famigliare, tra rituali preghiere al desco (rigorosamente) senza piatti ad una arrapante mammina che sforna figli come se non ci fosse un domani: novella Eva con la fossetta al mento destinata a ripopolare il mondo insieme ad un barbuto Adamo che ci si immagina non debba faticare poi così tanto nel darle una mano; il fare figli diventa una scommessa di vita in un mondo di morte per una madre chioccia con rudimenti di pediatria e dall'ovulazione generosa. Un mondo pericoloso che offre il destro ai risvolti parodistici, dove i capricci di un bambino irrequieto o l'accensione di un giocattolo elettrico possono causare facilmente lo sterminio di un'intero nucleo familiare, ma dove l'urlare sotto una cascata dopo una sessione da cacciatori-raccoglitori puo' essere particolarmente liberatorio per la salute mentale dell'uomo moderno. Dialoghi, per ovvie ragioni, ridotti all'osso laddove le forme di comunicazione non verbale (linguaggio dei segni, scrittura, luci) diventano una indispensabile strategia di sopravvivenza e dove un sistema di controllo a circuito chiuso difende il perimetro di una vulnerabilita' domestica grande quanto può essere grande una grande fattoria. L'immaginario di xenomorfi coriacei, voraci e sensibili al suono poi, non toglie tuttavia efficacia agli espedienti narrativi di una battaglia campale (campestre?) in difesa della prole (Aliens) combattuta tra silos di mais come sabbie mobili ed apparecchi acustici che, se non ti restituiscono l'udito, almeno ti salvano la vita. Anche la scena finale di un sacrificio in 'diretta tv' diventa un escamotage drammaturgico che ammicca al metacinema e ci propina un facile clichè di lacrime, perdono e paterne eredità d'amore, soprattutto se rivolte ad una primogenita assillata dai sensi di colpa e dal sospetto infondato di una invalsa trascuratezza affettiva. C'e da chiedersi come creature tanto aggressive e predatrici debbano attendere il richiamo dell'unico senso disponibile piuttosto che assecondare comportamenti adattivi improntati alle abitudini di una universale territorialita' animale. Presentato al South by Southwest 2018 e campione d'incassi in patria, gode di un consenso critico forse un po' troppo esagerato.
Donna, partorirai con dolore!...ma in una stanza insonorizzata
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madeso
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lunedì 30 aprile 2018
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a quiet movie
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Se per molti il silenzio in un film è un valore aggiunto, per me non lo è. Io non l'ho trovato interessante se non per qualche citazione del genere.
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eugenio
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venerdì 20 aprile 2018
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il silenzio di uno sguardo
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Un film dell’orrore così sui generis capace di contaminare l’analisi sociologica, al tema dell’invasione dallo spazio siderale, permeato da un’aura che fa del silenzio il suo leit-motiv, ecco io non l’avevo mai visto.
Il riferimento evidente dell’ultimo horror di John Krasinski, attore e regista di A quiet place, è il Signs di Mel Gibson, ma c’è molto di più, a cominciare dal messaggio di fondo- il delicato ruolo della famiglia oggi- dagli interpreti e soprattutto dalla scelta voluta di girare tre quarti del film totalmente in silenzio.
Veniamo ai fatti: in una realtà non molto distante dai giorni odierni, la nostra Terra è stata invasa dagli alieni, non i candidi esseri venuti in pace con tanto buonismo spielberghiano o i necessari antesignani di un messaggio di rinnovamento alla popolazione come in Arrival, ma esseri amorfi, dalle sembianze mostruose, decisamente cattivi che hanno sterminato gran parte della popolazione (almeno degli Stati Uniti) grazie a un udito super-sviluppato.
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Un film dell’orrore così sui generis capace di contaminare l’analisi sociologica, al tema dell’invasione dallo spazio siderale, permeato da un’aura che fa del silenzio il suo leit-motiv, ecco io non l’avevo mai visto.
Il riferimento evidente dell’ultimo horror di John Krasinski, attore e regista di A quiet place, è il Signs di Mel Gibson, ma c’è molto di più, a cominciare dal messaggio di fondo- il delicato ruolo della famiglia oggi- dagli interpreti e soprattutto dalla scelta voluta di girare tre quarti del film totalmente in silenzio.
Veniamo ai fatti: in una realtà non molto distante dai giorni odierni, la nostra Terra è stata invasa dagli alieni, non i candidi esseri venuti in pace con tanto buonismo spielberghiano o i necessari antesignani di un messaggio di rinnovamento alla popolazione come in Arrival, ma esseri amorfi, dalle sembianze mostruose, decisamente cattivi che hanno sterminato gran parte della popolazione (almeno degli Stati Uniti) grazie a un udito super-sviluppato.
Questi “alieni” sono infatti ciechi ma dotati di chele affilatissime e di un nucleo caratterizzato da molteplici cavità uditive, sfruttato per individuare quelle che considerano niente più che prede: gli esseri umani. L’unico modo che ha la popolazione, fallito ogni tentativo dell’esercito, è la resa a un necessario silenzio.
Giorno 89.
Vediamo i nostri protagonisti: una tipica famiglia media americana, gli Abbott muoversi in una città deserta, già infestata e ridotta a scheletro senz’anima. Camminano scalzi, spogliati e privati della loro essenza comunicativa, con tanto di figlia maggiore adolescente, sordomuta (caratteristica che ha permesso loro di rimaner ancora in vita, grazie alla conoscenza del linguaggio dei segni), al seguito. Il loro figlio più piccolo, azionando le pile dell’aeroplanino giocattolo, nonostante la raccomandazione dei genitori a non accenderlo, lo aziona. Si crea un innocente rumore: quello delle luci dei giochi a batteria che utilizzavamo da piccoli prima dell’avvento dei cellulari.
Dal nulla una figura si muove veloce.
Il padre si muove celermente per salvarlo ma è troppo tardi. Il bambino è subito ghermito e sparisce nell’oscurità.
Stacco.
Giorno 472.
Ce lo aspettavamo, gli Abbott sono ancora vivi. Con una novità: i genitori (anche nella vita reale) hanno avuto la bella pensata di fare un altro figlio con tutto quello che sta succedendo attorno a loro. Lei è incinta del nono mese. E lui se da un lato è ebbro di felicità, dall’altro sa benissimo che lasciar partorire la moglie e nascondere i vagiti del neonato, sarà impresa impossibile.
Nonostante questo non si rassegna ma cerca ogni sera di comunicare un vano SOS a onde corte dal “piccolo laboratorio” allestito in cantina, e consolare la moglie e i figli spronandoli a non rassegnarsi a un nero futuro….
Parla alla famiglia questo thriller-horror di Krasinski capace di mantenere alta la tensione in momenti in cui non c’è nemmeno un dialogo, grazie all’eccellente prova attoriale di Emily Blunt e Millicent Simmonds (la figlia maggiore, realmente audiolesa), ne descrive gli screzi, i momenti conviviali, le commoventi note di una amore sotto una minaccia incombente.
A quiet place, ci invita a riflettere sul significato del silenzio, in tempi in cui la parola è abusata e violentata, spesso “urlata” con arroganza in diatribe di inusitata ferocia. Col pretesto, come da buon horror che si rispetti, della minaccia da cui occorre nascondersi per aver salva la vita, Krasinski intelligentemente struttura più livelli di silenzio, differenziando quello mantenuto con fatica dalla famiglia Abbott da quello assoluto che circonda la figlia maggiore, avvolta in un ovattato “pozzo nero” da cui non riesce a “emergere” nonostante i disperati tentativi del padre di aggiustare l’apparecchio acustico (che senza spoilerare avrà un ruolo decisivo nel film).
Il risultato è un prodotto che convince, grazie a una sceneggiatura solida, in cui gli screzi tra fratelli, la difficoltà di esser genitori, la convivenza di una donna col mistero della creazione e, all’esterno con quello della morte (una delle migliori scene del film), convivono sapientemente sulle note di una ballata di struggente armonia di Neil Young e una speranza, oltre il muro dell’oblio, oltre le aberrazioni di massa, di poter nuovamente riuscire a comunicare con il fantasma di noi stessi, senza parole, ma solo con il silenzio di uno sguardo.
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cesareded�
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venerdì 20 aprile 2018
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una bella idea sprecata
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Non ritengo il film mediocre, ma bensi pessimo.
Parto con il dare un significato al titolo, ovvero il film potrebbe aver avuto un senso se fosse stato ambientato nel mondo di Cloverfield, a quel punto poteva aver senso non dare alcuna spiegazione in merito a come mai queste creature hanno invaso la terra, ma scegliendo di fare un film a se, era ragionevole dare una spiegazione a tutto, cosa che non avviene affatto.
Il film è abbastanza lento, e la cosa è accettabile, l'idea del silenzio è bella, ma sfruttata male, anzi, diventando complicato tenere in piedi un film in cui qualsiasi rumore attira delle creature mostruose, implica il trovare delle idee sensate.
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Non ritengo il film mediocre, ma bensi pessimo.
Parto con il dare un significato al titolo, ovvero il film potrebbe aver avuto un senso se fosse stato ambientato nel mondo di Cloverfield, a quel punto poteva aver senso non dare alcuna spiegazione in merito a come mai queste creature hanno invaso la terra, ma scegliendo di fare un film a se, era ragionevole dare una spiegazione a tutto, cosa che non avviene affatto.
Il film è abbastanza lento, e la cosa è accettabile, l'idea del silenzio è bella, ma sfruttata male, anzi, diventando complicato tenere in piedi un film in cui qualsiasi rumore attira delle creature mostruose, implica il trovare delle idee sensate.
In questo film secondo il mio parere sono molte le cose insensate. In primis il fatto che, la stampa sa molto su queste creature, tanto è vero che ci sono testate giornalistiche che riportano notizie su quante creature ci sono in una zona, da cosa sono attirate, però l'esercito non è riuscito a distruggerle, a mio parere una cosa strana, per seguire, il mondo è totalmente distrutto, ma c'è l'energia elettrica, cosa impossibile, continuo con il fatto che queste creature sono cosi forti da distruggere un silos in acciaio ma poche scene dopo faticano a ribaltare un automobile...proseguo, Nessuno sulla faccia della terra, scienziati compresi, è riuscito a capire che queste creature, avendo un udito sensibilissimo, sarebbero state altrettando deboli in presenza di rumori forti o frequenze alte; no, ci è arrivata una donna che dulcis in fundo li sterminerà a colpi di fucile, niente poteva battere un'idiozia simile.
Evito di perdere altro tempo, dopo aver già perso 2 ore al cinema.
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kasparlo
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mercoledì 18 aprile 2018
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un horror interessante
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Potrebbe essere intitolato: "Il silenzio è d'oro". Un film interessante nel suo genere. Non amo particolarmente il genere horror, ma questo è una via di mezzo con un thriller. Qualche eco di "Alien", ambientato in una tranquilla cittadina americana, dove la "regola per sopravvivere" è non fare nessun rumore.
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giovanna
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domenica 15 aprile 2018
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enjoy the silence...
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Un inaspettato regalo questo film!
Appena si capisce che la maggior parte dello stesso si svolgerà nel silenzio, i pop corn vengono risparmiati e ci si chiede come si farà ad arrivare alla fine...
Geniale l'idea di affidare la chiave di volta alla bambina sordomuta, che assieme alla madre prende le redini della vendetta contro creature a mezza via tra i robot e le larve!
Un fratellino viene subito fatto fuori, e il Pater Familias non ne azzecca una, specie mettendo incinta per la terza volta la moglie e riparando all'errore con fuochi d'artificio. Marginale pertanto il ruolo maschile nella lotta alla sopravvivenza, dove il silenzio è la regola per vivere, e urlare sotto le cascate è l'unica valvola di sfogo al forzato mutismo.
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Un inaspettato regalo questo film!
Appena si capisce che la maggior parte dello stesso si svolgerà nel silenzio, i pop corn vengono risparmiati e ci si chiede come si farà ad arrivare alla fine...
Geniale l'idea di affidare la chiave di volta alla bambina sordomuta, che assieme alla madre prende le redini della vendetta contro creature a mezza via tra i robot e le larve!
Un fratellino viene subito fatto fuori, e il Pater Familias non ne azzecca una, specie mettendo incinta per la terza volta la moglie e riparando all'errore con fuochi d'artificio. Marginale pertanto il ruolo maschile nella lotta alla sopravvivenza, dove il silenzio è la regola per vivere, e urlare sotto le cascate è l'unica valvola di sfogo al forzato mutismo.
Plurimi salti sulla poltrona conducono piacevolmente verso la fine del film, e alla riflessione sul valore di un bisbiglio in uno strano mondo in cui il silenzio sembra insopportabile.
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andrea
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domenica 15 aprile 2018
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non fare rumore, non respirare...o muori!
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2020. Il nostro pianeta è stato invaso da una temibile razza aliena. Sono privi di vista, ma dall’udito eccezionalmente sopraffino. Ottantanove giorni dopo l’inizio del misterioso pandemonio, la famiglia Abbott sta rifornendosi di tutto il necessario per sopravvivere in una cittadina ormai abbandonata. Non possono fare il minimo rumore, così comunicano tra loro con il linguaggio dei segni. Il figlio più piccolo, Beau, cerca di portarsi via uno shuttle-giocattolo ma suo padre non glielo permette, in quanto troppo rumoso. Toglie così le batterie e lo lascia al negozio. Sua sorella Regan glielo restituisce ma Beau, inconsciamente, preleva anche le batterie di nascosto.
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2020. Il nostro pianeta è stato invaso da una temibile razza aliena. Sono privi di vista, ma dall’udito eccezionalmente sopraffino. Ottantanove giorni dopo l’inizio del misterioso pandemonio, la famiglia Abbott sta rifornendosi di tutto il necessario per sopravvivere in una cittadina ormai abbandonata. Non possono fare il minimo rumore, così comunicano tra loro con il linguaggio dei segni. Il figlio più piccolo, Beau, cerca di portarsi via uno shuttle-giocattolo ma suo padre non glielo permette, in quanto troppo rumoso. Toglie così le batterie e lo lascia al negozio. Sua sorella Regan glielo restituisce ma Beau, inconsciamente, preleva anche le batterie di nascosto. Durante il ritorno a casa il bambino accende il giocattolo, attirando l’attenzione di uno degli esseri che sfortunatamente lo uccidono.
Un anno dopo la pesante tragedia, tre creature hanno capito dove risiede la povera famiglia. Hanno inzio degli avvenimenti inaspettati.
Quando si parla di originalità, soprattutto per questo genere, negli ultimi anni sono stati davvero pochi i film che hanno superato davvero le mie aspettative. Tra gli innumerevoli clichè, tra i soliti fatti trattati, tra le tantissime storie più o meno uguali è difficile trovare una pellicola che possa dare esito positivo.
Con “A Quite Place” le mie aspettative finalmente sono state ben saziate. Il regista Krasinski, il quale anche in questo film fa parte anche del cast, ci offre una storia dove il silenzio è il vero protagonista delle scene. Dimentichiamoci quei continui jumpscare fatti di archi stridenti o tonfi improvvisi; qui il minimo rumore, potrebbe essere l’ultimo suono che senti. Ciò non significa che non esista colonna sonora, anzi: in diversi punti potremmo “risollevare” la nostra insostenibile angoscia da silenzio assoluto grazie alle musiche di Marco Beltrami. Esse infatti sono proporzionate al tema centrale del film, per niente enfatizzate e dosate in modo perfettamente equilibrato, senza far perdere quella sensazione di assordante silenzio che circonda lo spettatore.
La tensione è sempre costante, il suono del silenzio avvolge tutto, specialmente all’incipit del film dove per una decina di minuti non si sente volare una mosca.
La buona e convincente prova dei protagonisti tiene il tutto ancora più compatto e credibile, senza far perdere un secondo di attenzione. La recitazione è molto buona, convincente e serrata, soprattutto quella della Blunt, la quale ci regala una parte davvero complessa ed inquietante, una delle sue migliori penso.
La trama non è eccessivamente complessa. Secondo il mio punto di vista mi ha vagamente ricordato alcuni film di M.Night Shyamalan, dove lo sfondo della vicenda (in questo caso il mondo invaso da questa potente e misteriosa forma aliena) sia all’inizio che alla fine, viene raccontato lasciando un certo alone di mistero e di suspance, senza chiarire per filo e per segno cosa e come è successo il tutto, ma anche come continuerà.
Perchè sono qui? Cosa vogliono? Riusciranno i pochi a sopravvirere?
Quindi, tra misteriose invasioni, silenzi assordanti ed infiniti, sopravvisuti costretti a muoversi il meno possibile, John Krasinski ci propone un fanta-horror maledettamente inquietante, assordante (tanto per fare ossimori) e di buona fattura: paradossalema originale; silenzioso ma angosciante, dove ogni singolo rumore, ogni lento respiro può portare a delle “squarcianti” conseguenze.
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udiego
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domenica 15 aprile 2018
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non fate rumore
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John Krasinsky, in questo film sia regista che attore protagonista, ci racconta la storia di una famiglia di sopravvissuti all’invasione di questi non ben definiti mostri, che nel corso degli anni ha provato e trovato diverse strategie per restare in vita e rimanere unita. In quest’opera il regista americano non ci racconta i fatti come nei classici film, attraverso i suoni e le parole, ma lo fa attraverso i dettagli delle immagini che lo spettatore è costretto a scrutare con attenzione, dato che gran parte del film è sviluppata in religioso silenzio.
Krasinsky riesce in pieno a raggiungere il suo obiettivo ed a confezionare un prodotto davvero originale, che si discosta dai classici clichè che popolano opere di questo genere, ma che riesce anche a mantenere alto il livello di tensione ed attenzione del pubblico verso la vicenda per tutta la durata della visione.
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John Krasinsky, in questo film sia regista che attore protagonista, ci racconta la storia di una famiglia di sopravvissuti all’invasione di questi non ben definiti mostri, che nel corso degli anni ha provato e trovato diverse strategie per restare in vita e rimanere unita. In quest’opera il regista americano non ci racconta i fatti come nei classici film, attraverso i suoni e le parole, ma lo fa attraverso i dettagli delle immagini che lo spettatore è costretto a scrutare con attenzione, dato che gran parte del film è sviluppata in religioso silenzio.
Krasinsky riesce in pieno a raggiungere il suo obiettivo ed a confezionare un prodotto davvero originale, che si discosta dai classici clichè che popolano opere di questo genere, ma che riesce anche a mantenere alto il livello di tensione ed attenzione del pubblico verso la vicenda per tutta la durata della visione.
I maggiori meriti alla riuscita del film si possono racchiudere in tre punti principali. Primo il grandissimo lavoro svolto dal punto di vista sonoro: i silenzi sono ogni volta pugni nello stomaco ed i suoni ed i rumori sono gestiti in modo attento e minuzioso. Secondo aspetto la regia, attenta e capace, che riesce per tutta la durata del film a regalare quel tocco di originalità alla vicenda, senza mai perdere di vista valori come suspance e tensione. Terzo, gli attori con un John Krasinsky ed una Emily Blunt bravi e capaci di calarsi in una recitazione non convenzionale e nel caratterizzare per bene i loro personaggi. L’affiatamento tra i due è palpabile anche durante i lunghi silenzi ed il fatto che siano veramente marito e moglie li ha aiutati non poco.
“A quiet place” si è rivelato in fin dei conti una sorpresa a tutti gli effetti. Si presenta come un lavoro innovativo che però è stato capace di mantenere i classici capisaldi che opere di questo genere richiedono. E se la brillantezza attoriale di Krasinsky era già nota da tempo, qui dimostra di essere bravo e capace anche dietro alla macchina da presa, regalando al mondo del cinema un prodotto sì di intrattenimento, ma con degli spunti veramente interessanti.
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ashtray_bliss
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domenica 15 aprile 2018
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sopravvivere nel silenzio.
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TW. Non è di certo la prima volta che capita di poter ammirare in modo così ampio un film sul silenzio, o per essere più precisi sulla totale assenza del suono della voce umana. Ne è un esempio lampante l'ottimo esperimento cinematografico ucraino The Tribe dove la totale assenza di voce e colonna sonora costituivano un'esperienza cinematografica esemplare e totalmente sovversiva rispetto a quello che conosciamo. Ovviamente guardando indietro nel tempo ci accorgiamo dei capolavori del cinema muto e degli omaggi che esso ha ispirato nell'era moderna (ad esempioThe Artist). Ma aver a che fare con un film horror, un survival e monster movie di nuova generazione, praticamente privo di voce, suoni e rumori (i quali benchè presenti sono veramente ridotti all'osso e presenti in pochissime scene chiave del film) rappresenta una vera ed emozionante, nonchè originale, sorpresa.
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TW. Non è di certo la prima volta che capita di poter ammirare in modo così ampio un film sul silenzio, o per essere più precisi sulla totale assenza del suono della voce umana. Ne è un esempio lampante l'ottimo esperimento cinematografico ucraino The Tribe dove la totale assenza di voce e colonna sonora costituivano un'esperienza cinematografica esemplare e totalmente sovversiva rispetto a quello che conosciamo. Ovviamente guardando indietro nel tempo ci accorgiamo dei capolavori del cinema muto e degli omaggi che esso ha ispirato nell'era moderna (ad esempioThe Artist). Ma aver a che fare con un film horror, un survival e monster movie di nuova generazione, praticamente privo di voce, suoni e rumori (i quali benchè presenti sono veramente ridotti all'osso e presenti in pochissime scene chiave del film) rappresenta una vera ed emozionante, nonchè originale, sorpresa. L'assenza del suono, come succedeva col drammatico The Tribe, dona maggior spessore alla storia rendendo estremamente più coinvolgente lo svolgersi della trama benchè qui, a differenza della pellicola ucraina priva anche di soundtrack, le scene sono spesso accompagnate dal'ottima colonna sonora composta da Marco Beltrami. Questa tecnica, indubbiamente, trasmette un elevato senso di angoscia rendendo in maniera estremamente vivida la difficoltà pratica di eliminare o limitare al minimo indispensabile i suoni emessi e prodotti per garantire la sopravvivenza. Dal sopprimere l'istinto innato di comunicare mediante l'uso della voce, e per estensione della parola, sostituito prontamente dall'utilizzo del linguaggio dei segni, alle difficoltà che si pongono sul fronte di eliminare i suoni modificando radicalmente abitudini ben collaudate nel corso dei secoli come l'uso delle stoviglie o delle calzature.
In tal modo sin dalle scene d'apertura veniamo catapultati nella desolante atmosfera del film, dal nitido aspetto post-apocalittico, scoprendo che la popolazione mondiale si è rapidamente decimata e che l'ultima spiaggia per i superstiti, la loro unica possibilità di sopravvivenza, è quella di vivere in silenzio senza produrre suoni di alcun tipo per evitare di attirare l'attenzione delle creature che ora presiedono il territorio e che attaccano se attirate dal minimo rumore. Guidati dall'infallibile istinto di sopravvivenza e autoconservazione gli esseri umani si adattano rapidamente alle nuove condizioni di vita accettando un'esistenza dominata dal silenzio.
Date queste premesse, sufficienti a creare un'atmosfera densa di mistero, tensione e inquietudine dove ogni minimo suono ed errore può diventare una condanna a morte, John Krasinski si focalizza sulla storia di una famiglia di sopravvissuti i quali si spostano dalla città verso la campagna ma vedranno il loro mondo crollare quando un semplice gesto del figlio più piccolo, istintivo e naturale, si tramuterà in tragedia. Tempo dopo l'equilibrio familiare sembra ristabilirsi mentre una serie di sfortunati eventi esporranno nuovamente i protagonisti al pericolo. Costruendo in modo impeccabile un crescendo di scene, ed eventi, ad alta tensione, ricchi di suspense e caratterizzati da colpi di scena ben calibrati Krasinski travolge lo spettatore in questo survival horror atipico e colpisce sia per la quasi impeccabile costruzione della trama sia per il modo in cui gestisce lo sviluppo. La regia è solida e nitida, gli effetti speciali sono ben dosati, la fotografia e la scenografia sono perfette ed estremamente idonee a trasmettere quel senso di terrore, inquietudine e angoscia che fanno vertiginosamente salire la tensione. L'isolamento della casa, immersa in campi di mais e circondata da boschi, benchè rappresenti un koinos topos del suddetto genere cinematografico, riesce pur sempre a scaturire quella primordiale sensazione di paura data dalla vastità del territorio dentro il quale si cela il pericolo, i predatori.
Come spettatori veniamo quindi chiamati a immedesimarci in ognuno dei protagonisti, a vivere e comprendere la loro ansia e immedesimarci nelle loro disperate azioni per sopravvivere. Questo elevato grado di empatia che proviamo nei confronti dei protagonisti è in gran parte dovuto, senza ombra di dubbio, agli ottimi attori impegnati oltre che allo script; Eccezionale la prova di Emily Blunt, impegnata al fianco di John Krasinski, mostra ancora una volta quanto sia versatile come attrice destreggiandosi molto bene anche in un ruolo impegnativo come questo. La sua interpretazione è notevole e resterà impressa per almeno una scena visivamente ed emotivamente molto potente, tensiva e coinvolgente. Straordinario naturalmente Krasinski che riesce a stupire e coinvolgere con una storia che pur seguendo le ricette della classica cinematografia horror risulta originale e fresca per via dell'espediente utilizzato; quello del silenzio, dove ogni minimo suono assume un'importanza vitale. Grazie anche al lavoro eccelso di sound design che amplifica le emozioni provate durante la visione sul grande schermo.
Curato anche dal punto estetico-visivo, A Quiet Place può vantare di un'ottima location che naturalmente richiama ad alrti film del filone ma che si integra benissimo col tono del racconto. Meno impressionanti le creature che ricordano vagamente Alien ma che garantiscono momenti di puro intrattenimento horror: jump scares, suspense, paura. Convincente anche la sottotrama che prevede un'incrinatura nel rapporto tra il padre e la figlia adolescente, sconvolta non solo dalla crescita in condizioni estreme ma dai sensi di colpa nei confronti del fratello e da una perenne sensazione di inadeguatezza. Ho trovato molto delicata, anche se stereotipata, la scena dove il padre confessa alla figlia quanto le voglia bene, riassumendo in modo emblematico il motif del film, dichiarato dalla Blunt sin dal trailer "cosa siamo noi se non possiamo proteggerli [i figli]". La famiglia resta al centro del racconto, rappresentando ovviamente il bene più sacro da salvaguardare e proteggere, ad ogni costo.
Nel complesso abbiamo dunque a che fare con un ottimo esempio di cinema, un horror che resterà a lungo nella mente dello spettatore per via del modo originale in cui viene costruita la storia, non attraverso i suoni e rumori ma appunto grazie al silenzio che diventa l'elemento predominante del film, un po' come succedeva in Don't Breathe. Krasinski dimostra di saperci fare, e bene, come regista e attore in un ruolo maturo e drammatico. Nessun bisogno di conferme per il talento della Blunt che continua a stupire piacevolmente col suo percorso cinematografico e veramente bravi sono anche i due piccoli protagonisti. Prodotto decisamente notevole che riesce a spiccare all'interno di un genere saturo di produzioni mediocri e poco rilevanti, l'opera di Krasinski sfruttando sapientemente atmosfere e scenari post-apocalittici con un'idea intrigante crea un film davvero memorabile, una boccata d'aria fresca in un panorama saturo e monotono. Da vedere 3.5/5.
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