La mia vita con John F. Donovan |
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Un film di Xavier Dolan.
Con Kit Harington, Natalie Portman, Jacob Tremblay, Susan Sarandon.
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Titolo originale The Death and Life of John F. Donovan.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 123 min.
- USA 2018.
- Lucky Red
uscita giovedì 27 giugno 2019.
MYMONETRO
La mia vita con John F. Donovan
valutazione media:
2,66
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Quel fan bambino sembra un adulto
di Fabio Ferzetti L'Espresso
C'è un bel film nascosto dentro la prima produzione americana dell'enfant prodige canadese Xavier Dolan, 30 anni e già 8 titoli al suo attivo (l'ultimo, "Matthias et Maxime", molto applaudito a Cannes, uscirà nella prossima stagione). Il problema è che questo bel film bisogna un po' andarlo a cercare sbalzando via dal soggetto i molti strati di confezione che avvolgono "La mia vita con John F. Donovan". Come se girare in inglese con star come Natalie Portman, Kit Harington (modesto peraltro) o Jessica Chastain (sparita nel montaggio definitivo) imponesse un pedaggio in termini di comunicazione, per non dire di omologazione. E dunque giù con musiche incessanti, dialoghi sovrabbondanti, salti avanti e indietro nel tempo, scene madri che in "Mommy" o "È solo la fine del mondo" bruciavano per verità umana e novità formale, mentre qui sanno di (alta) scuola. Viene da chiedersi cosa sarebbe stato il film se Dolan lo avesse girato a casa, con attori meno noti, fermandosi all'essenziale: il rapporto epistolare fra un piccolo sognatore di 11 anni e una star tv sulla trentina uniti da una serie di coincidenze biografiche e caratteriali, dall'omosessualità al rapporto con la madre, ma così lontani per status ed età da suscitare uno scandalo quando quelle lettere, in tutta innocenza, vengono sbandierate in classe dal piccolo americano trasferitosi a Londra con la madre (Natalie Portman) sulle orme di un padre assente. Non a caso le scene migliori del film sono tutte di Jacob Tremblay, l'attore bambino scoperto in "Room" che qui dimostra un talento, una bravura, una maturità addirittura inquietanti. Vederlo gridare ed emozionarsi alla follia - legittimamente - per la serie tv del suo idolo, analizzandola al tempo stesso con perizia da esperto, la dice più lunga di molti saggi specializzati sull'essenza perversamente infantile di quelle figure sempre più pervasive, in ogni campo, che chiamiamo fan. È sul fronte adulto, vedi anche il rapporto fra Donovan e sua madre Susan Sarandon, che le cose si fanno più convenzionali. Anche se nella lunga intervista concessa dall'ex bambino a una giornalista inglese che prima lo guarda dall'alto poi capisce (la sempre bravissima Thandie Newton) lampeggiano quelle doti di sveltezza, profondità, nervosità adolescenziale, che hanno reso il cinema di Dolan così prezioso in questi anni.
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