enzo70
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lunedì 1 marzo 2021
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un film che non riesce ad avere un senso
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Terremoti, inondazioni e catastrofi sono tipicamente appannaggio delle grandi produzioni americane, solo gli effetti speciali richiedono enormi risorse. Interessante, quindi, il progetto di John Andreas Andersen di proporre una versione scandinava di un terremoto che devasterà Oslo. Ma oltre il progetto c’è davvero poco, non è solo un problema di toni, il grigio protagonista assoluto del film, ma il geologo che alla fine sarà chiamato a predire l’imminente catastrofe ha una depressione di una banalità unica. La figlia inquieta quanto e più di Greta, sembra che il regista induca verso l’horror, ma poi sterza ed allora le immagini di un grande terremoto, e poi buoni sentimenti, insomma una somma algebrica di luoghi comuni che annoiano lo spettatore.
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Terremoti, inondazioni e catastrofi sono tipicamente appannaggio delle grandi produzioni americane, solo gli effetti speciali richiedono enormi risorse. Interessante, quindi, il progetto di John Andreas Andersen di proporre una versione scandinava di un terremoto che devasterà Oslo. Ma oltre il progetto c’è davvero poco, non è solo un problema di toni, il grigio protagonista assoluto del film, ma il geologo che alla fine sarà chiamato a predire l’imminente catastrofe ha una depressione di una banalità unica. La figlia inquieta quanto e più di Greta, sembra che il regista induca verso l’horror, ma poi sterza ed allora le immagini di un grande terremoto, e poi buoni sentimenti, insomma una somma algebrica di luoghi comuni che annoiano lo spettatore. A questo punto molto meglio un caro vecchio kolossal a stelle e strisce.
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carloalberto
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lunedì 12 agosto 2019
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film disastroso
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Sequel meno riuscito di The Wave. Stessa coppia, marito e moglie, interpretata dagli stessi attori, Ane Dahl Torp e Kristoffer Joner. Stessa ambientazione, fiordi norvegesi, plumbee atmosfere nordiche. Oslo ipermoderna e asettica come sfondo di un incomprensibile dramma familiare e laboratorio per l’elaborazione di immagini computerizzate per una rappresentazione lontana e fittizia priva di pathos e di capacità empatica, di un disastro annunciato sin dall’inizio. Il protagonista piagnucolante in modo imbarazzante, dal primo minuto fino alla fine, ha due sole espressioni, con la barba e senza, fa da contrappunto alla figlioletta con gli occhi sbarrati, stereotipo della meraviglia infantile attonita e imperturbabile.
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Sequel meno riuscito di The Wave. Stessa coppia, marito e moglie, interpretata dagli stessi attori, Ane Dahl Torp e Kristoffer Joner. Stessa ambientazione, fiordi norvegesi, plumbee atmosfere nordiche. Oslo ipermoderna e asettica come sfondo di un incomprensibile dramma familiare e laboratorio per l’elaborazione di immagini computerizzate per una rappresentazione lontana e fittizia priva di pathos e di capacità empatica, di un disastro annunciato sin dall’inizio. Il protagonista piagnucolante in modo imbarazzante, dal primo minuto fino alla fine, ha due sole espressioni, con la barba e senza, fa da contrappunto alla figlioletta con gli occhi sbarrati, stereotipo della meraviglia infantile attonita e imperturbabile. Il film è molto noioso per i primi tre quarti e quando ha intorpidito completamente lo spettatore narcotizzandolo, vanamente cerca di scuoterlo con scene catastrofiche digitali tratte pedissequamente da altre pellicole simili confezionate soprattutto in America. Il regista John Andersen fa rimpiangere i disaster movie hollywoodiani, più esagerati tecnologicamente e spettacolari e con una vena autoironica qui del tutto assente.
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