Ovunque proteggimi |
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Un film di Bonifacio Angius.
Con Alessandro Gazale, Francesca Niedda, Antonio Angius, Gavino Ruda.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 94 min.
- Italia 2018.
- Ascent Film
uscita giovedì 29 novembre 2018.
MYMONETRO
Ovunque proteggimi ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Una riflessione sulla devianza
di cardclauFeedback: 10263 | altri commenti e recensioni di cardclau |
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lunedì 10 dicembre 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film di Bonifacio Angius, Ovunque proteggimi, è un bel film, complesso, amaro e nel contempo assai inquietante, un tipo di road story, con dei bravi attori. Tratta una storia di devianza, che trova un fertile humus sulla povertà sfociata nella miseria, un tema caro non solo a me, e sul ruolo contenitivo della società che li circonda, e che a volte può sembrare un pochino persecutoria. Miseria che riconosciamo per la grave e irreversibile frattura delle relazioni intrafamiliari, quindi estese all’esterno, in una assoluta incapacità a prendersi la responsabilità del proprio vivere. Cominciamo a conoscere Alessandro (un bravo e convincente Alessandro Gazale). Alessandro ricorda che suo padre per il compleanno gli aveva regalato una camicia e una chitarra, e che in breve tempo gli aveva insegnato a suonare una canzone, e conclude che suo padre era stato l’unico vero amico della sua vita. Ovviamente un padre è solo un padre, buono o cattivo che sia, non può essere un amico o un fratello, se no entriamo in una profonda confusione di ruolo. Alessandro canta con un gruppetto, ma è uno spiantato, è un po’ picchiato (ma lo capiremo dopo), vive con la madre perché non sa dove andare, non ha la ragazza, è un alcolista riconosciuto e conosciuto dal suo ambiente, che ha dovuto operare dei TSO (trattamento sanitario obbligatorio) perché a volte dopo aver bevuto si poteva permettere un atteggiamento un po’ violento se contrariato (l’abbiamo visto solo con sua madre per 200 euro). Durante uno di questi episodi conosce, durante il ricovero coatto, una ragazza, Francesca (una brava e convincente Francesca Niedda), diciamo strana, sicuramente psicotica, che sta come sospesa fra mondi diversi, e dice e non dice. Pur nella assoluta stranezza ed estraneità Francesca e Alessandro, nell’oscurità della notte di ospedalizzazione, complice la scarsità del controllo sanitario, fanno sesso. Non posso dire che fanno all’amore perché solo nel secondo caso vengono messi in opera il desiderio, le emozioni, i sentimenti, la relazione, che qui mancano. Siamo ad un livello istintuale, pericolosamente senza pensiero, un agito totale. E qui giustamente cominciamo ad agitarci perché potrebbe finire male. Alessandro per quel fatto si sentirà sorprendentemente responsabile e cercherà di proteggere e di aiutare Francesca. Nel frattempo veniamo messi al corrente che Francesca è anche una tossico dipendente, che ha un figlio che le è stato allontanato dal giudice, che vuole scappare per rifarsi una vita. Francesca appare anaffettiva, e sembra di non avere un barlume di cosa vuol dire essere madre. Il figlio, probabilmente di quattro anni, a parte le smancerie solo di facciata, per un contentino sentimentale, è già un grave dipendente dei tablet, cosa che ha divertito sonoramente, alcuni degli spettatori. A me ha fatto invece gelare.
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