cinephilo
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venerdì 21 marzo 2025
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il miglior film di jia zanghke ad oggi
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Cosa significa essere mafiosi in un posto dove è proibito e severamente punito il possesso di armi? Vecchie generazioni di dinosauri cinesi costretti a nascondere una pistola per non essere rimpiazzati da giovani assettati di gloria e potere, le "nuove leve" della criminalità cinese. Il tutto descritto perfettamente da questo immenso regista che inserisce ciò in un contesto più ampio di mutamento e transizione del paese più potente al mondo. Un film memorabile, un capolavoro di quelli senza tempo girato e fotografato come solo il più grande dei cineasti cinesi (e non solo) riesce a fare.
This is cinema.
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cinephilo
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venerdì 21 marzo 2025
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figli e figlie di jianghu
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Un film che attraverso una forma ineccepibile esibisce una sostanza che è universale, essenziale e cinematograficamente eloquente. Si parla di lealtà, fedeltà, amore, fuga e codardia.
Si parla di un paese e delle comunità che lo abitano, di emozioni, cambiamenti e smarrimento fino ad un finale tanto unico e meraviglioso quanto doloroso.
CAPOLAVORO che cresce ad ogni visione.
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cinephilo
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giovedì 20 marzo 2025
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capolavoro del cinema cinese
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Mafia, nostalgia, la ricerca dell'altro dovunque esso possa trovarsi in un paese che ci culla nella sua immensità, che un giorno di accoglie e l'altro ci respinge e che muta mentre cambiano anche i nostri animi.
Bin striscia via come un codardo. Qiao lo cerca, lo trova ma lui sguscia nuovamente via appena lei distoglie lo sguardo. La metafora di una Cina sì ordinata ma caotica e frenetica dove anche i sentimenti fanno fatica a trovare la loro stabilità e il loro posto nel mondo.
Uno dei capolavori di Jia Zhangke, uno dei capolavori assoluti del cinema mondiale.
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gianleo67
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mercoledì 18 agosto 2021
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il boss, la bruna e il fiume...azzurro
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Figlia di un ex minatore disoccupato e compagna di un boss locale di piccolo cabotaggio, la bella Zhao Qiao si barcamena tra un locale da ballo che funge da copertura ed una bisca clandestina che fornisce sostentamento. La fedeltà al suo uomo le costerà 5 anni di carcere e 15 anni di solitudine che la condurranno, attraverso un intero continente in perpetua trasformazione, al punto di partenza delle sue dolorose peregrinazioni. L'ultimo film di Jia Zhangke è l'ennesima odissea attraverso un continente travolto dagli sconvolgimenti ambientali e sociali dell'economia di mercato, ma soprattutto la sotterranea rappresentazione di un potere centralizzato i cui effetti sono riscalati con rigore naturalistico al retroterra culturale di una piccola cittadina nel nord del paese, depauperata dei valori di un'industria mineraria in dismissione ed abbandonata ad un'economia di sussistenza dove la piccola malavita locale è un'accozzaglia di bande cui è concesso di scannarsi liberamente a vicenda, ma senza l'uso delle armi da fuoco.
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Figlia di un ex minatore disoccupato e compagna di un boss locale di piccolo cabotaggio, la bella Zhao Qiao si barcamena tra un locale da ballo che funge da copertura ed una bisca clandestina che fornisce sostentamento. La fedeltà al suo uomo le costerà 5 anni di carcere e 15 anni di solitudine che la condurranno, attraverso un intero continente in perpetua trasformazione, al punto di partenza delle sue dolorose peregrinazioni. L'ultimo film di Jia Zhangke è l'ennesima odissea attraverso un continente travolto dagli sconvolgimenti ambientali e sociali dell'economia di mercato, ma soprattutto la sotterranea rappresentazione di un potere centralizzato i cui effetti sono riscalati con rigore naturalistico al retroterra culturale di una piccola cittadina nel nord del paese, depauperata dei valori di un'industria mineraria in dismissione ed abbandonata ad un'economia di sussistenza dove la piccola malavita locale è un'accozzaglia di bande cui è concesso di scannarsi liberamente a vicenda, ma senza l'uso delle armi da fuoco. Perfino i valori tradizionali della locale mafia jianghu sono derubricati al rango di un bonario codice di comportamento che appiani tensioni da circolo della terza età per una leadership troppo avanti con gli anni e presto spazzata via da una generazione sanguinaria di giovani bulli armati soltanto di di spranghe e di coltelli. Diviso idealmente in tre parti, l'odissea on the road questa volta coinvolge la musa Zhao Tao nel suo cammino di espiazione e di inutile riscatto sociale, tradita tre volte (nell'onore, nell'amore, nella devozione) e tre volte abbandonata, secondo una struttura simmetrica che riecheggia simbolicamente nella mastodontica visione della Diga delle Tre gole, vero paradigma di una capacità di manipolazione della natura su scala continentale che finisce per avere le sue ricadute più minute sul sottobosco affaristico e sociale della varia umanità che brulica sui suoi argini. Le contraddizioni di questa Cina moderna e camaleontica ma anche razionale e pianificatrice, sono anche le sue: quelle di una donna sveglia e determinata che sa adattarsi per sopravvivere, segue il suo sogno fin dove è possibile e che sta quasi per cedere alla sirena dei sentimenti e del calore umano di una promessa senza sbocchi, ma alla fine decide di tornare sui suoi passi, al porto sicuro di un luogo d'origine dove si consumerà l'atto finale di un tradimento che ha il volto di bronzo un emiplegico che se la dà a gambe levate e di una rassegnazione incondizionata che, spalle al muro, la vede ripresa dall'occhio impassibile di una fotocamera (Cachè) che scruta da lontano le miserevoli vite di un formicaio umano senza speranza. Passibile forse di una certa frammentazione narrativa e di un andamento rapsodico, ha il pregio di giocare con eleganza ed abilità sul labile confine del non detto e della mimica espressiva di caratterizzazioni umane che lasciano il segno. Silver Hugo per la migliore attrice protagonista e per la miglior regia e candidato al Golden Hugo per il miglior lungometraggio al Chicago International Film Festival 2018.
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gabrjack
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domenica 17 maggio 2020
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neorealismo in salsa cinese
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Gli ultimi vent'anni di una Cina vista dal di dentro. Storia di una donna mai sposata ma legata anima e corpo ad un uomo di potere, certo non un pezzo grosso semmai un mandarino locale attorniato dalla sua corte di uomini ubbidienti e rispettosi dove il motto principale è lealtà e correttezza. Questo concetto quasi romantico di una mafia buona e giusta mal si addice ai tempi rapidi della crescita cinese, attenzione non è una crescita che va nella direzione del popolo e del suo benessere, semmai il contrario e uno sviluppo caotico, da un giorno all'altro saltano gli equilibri, le miniere chiudono, i lavoratori si trovano a spasso e devono cercarsi un altro lavoro magari a centinaia di km.
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Gli ultimi vent'anni di una Cina vista dal di dentro. Storia di una donna mai sposata ma legata anima e corpo ad un uomo di potere, certo non un pezzo grosso semmai un mandarino locale attorniato dalla sua corte di uomini ubbidienti e rispettosi dove il motto principale è lealtà e correttezza. Questo concetto quasi romantico di una mafia buona e giusta mal si addice ai tempi rapidi della crescita cinese, attenzione non è una crescita che va nella direzione del popolo e del suo benessere, semmai il contrario e uno sviluppo caotico, da un giorno all'altro saltano gli equilibri, le miniere chiudono, i lavoratori si trovano a spasso e devono cercarsi un altro lavoro magari a centinaia di km.. Le città cambiano volto e cambia anche il potere. Comanda il denaro la borsa e ci si deve accodare ai nuovi padroni politici. In vent'anni, dal 2000 ad oggi, la storia di questa coppia segue quasi metaforicamente le contraddizioni di uno sviluppo squilibrato senza ideali. La disillusione scalza l'amore, l'equilibrio il rispetto tra i due è ormai un ricordo. Si lasciano si ritrovano ma niente è come prima, è terra bruciata, solo avanzi e ricordi. Emerge questa figura femminile fisicamente gracile ma caratterialmente forte, che fino alle fine cerca di salvare quel poco che rimane. L'uomo ormai minato nel fisico e nel morale vegeta nel suo vecchio quartiere isolato non piu riconsciuto dai suoi stessi ex subalterni, vive a spese della donna che lo fa curare lo risolleva ma che alla fine però lui ancora una volta l'abbandona. L'ultimo fotogramma è di una videocamera di sorveglianza dove ce la mostra allibita piu che sconsolata, che osserva nel vuoto il fallimento definitivo di un sentimento. E fotografa idealmente quello che sta avenendo in Cina : il progresso tutmultuoso per certi versi scontertante, puntato sulla produttività, su un consumismo tipicamente occidentale e l'accumulo di denaro e potere in mano a pochi, lascia intravvedere un profondo senso di
incertezza e di perplessità sul futuro di questo paese.
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cinefoglio
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sabato 9 novembre 2019
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polaroid of ash is purest white
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The last Jia Zhangke’s film was selected at Cannes 2018, won the Best Performance by Actress at Asia Pacific Screen Awards 2018 and Best Screenplay at Asian Film Festival 2019.
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The last Jia Zhangke’s film was selected at Cannes 2018, won the Best Performance by Actress at Asia Pacific Screen Awards 2018 and Best Screenplay at Asian Film Festival 2019.
«Ash Is Purest White» is an emblem of Jia’s vision of cinema and Art. Full of auto-references, the noir-gangster story talks about a love across the years stocked in a pendulum between proud and duty, dreaming and refuse.
Probably one of his most European type of film (thanks to the incredible cinematography of Eric Gautier) where the images are perfectly collocated in a breathless narrative – urban landscapes and silent portraits.
Starring his favourite actress Zhao Tao as Qiao, second hand and lover of big brother Bin, interpreted by Liao Fan, the two protagonists live in Datong, an old mining city, ruling a group of gangsters. After the murder of the previous Boss, things are going worst until a surprising assault of bikers, affiliated to another group, while they were going out, during the night. Qiao’s life changed suddenly, «Touched by her Sin», in a dramatical way with unexpected outcomes.
Undoubtedly, in this little masterpiece, all the elements of Jia’s filmography can be found.
Mines and rural situation where the poor workers are forced to emigrate due to the decreasing of coal’s price.
The usage of different formats and screen-ratio jumping from a digital recording to an analogue, quiet vintage film.
Trains and railways connecting the entire country, icons of the idea of progress as during the Modern Age.
The division of the plot in 3 Acts with three different time-lines during a time-arc of 17 years where the first explain the moral background of the protagonists.
The second is the main part which shows the consequences of Qiao’s and Bin’s behaviour.
The third and last part present a bitter epilogue, hopeless and inevitable.
The Western Dream here personified as two ball dancers, with frowning faces, performing inappropriately – or ironically, in a traditional funeral.
Again, German cars and the devotional statue of Guan Yu, protector of Jianghu’s members and their goodwill.
A huge number of cigarettes as a symbol of virility and power – far from the devotional connotation presented in «Mountain May Departs» (2015).
In the end, «Ash» is a film about love, how it could be strong and resilient as Qiao’s heart and at the same time volatile and temporary, even exploited. A picture of deep feelings – where everything that burns at high temperature became white, the colour of purity.
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amokubrik
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martedì 16 luglio 2019
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profondamente umano
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Ennesima perla dall'oriente
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no_data
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lunedì 27 maggio 2019
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classico film d'autore
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Tralasciando commenti sociologici e filosofici, visto che si tratta di un film mi concentro sull'aspetto cinematrografico. Il film è discreto, niente di eccezionale o imperdibile; la sceneggiatura ha alcune scene poco verosimili, al limite del ridicolo; la prima parte non è sviluppata nel modo giusto perchè non mette in evidenza il rapporto tra i due protagonisti e il ruolo di lui, che dovrebbe essere un capo mafia ma sembra più un piccolo malavitoso di provincia. Il film scorre lento, a tratti anche troppo, dura 141 minuti ma sembrano 400. Recitazione buona, fotografia no, immagini a volte troppo scure e sfocate.
Alla fine si esce dal cinema così come si è entrati.
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emanuele 1968
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domenica 19 maggio 2019
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141 minuti sono troppi
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il racconto sembra basato sul rapporto di coppia, una fortuna, però credo sia piu facile vincere la lotteria, personalmente ho trovato il film lineare, però poteva essere meglio, si tirava fuori dal solito stile orientale, pensavo che si salvasse almeno il finale, invece niente.
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peanoangela
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giovedì 16 maggio 2019
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da vedere
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L'ho visto ieri sera, e l'ho trovato interessante, la personalità di lei - forte, determinata e generosa: notevole.
Lontano dal mio gusto cinefilo, ma ci ha donato l'incontro con una civiltà complessa, la conclusione
inevitabile ha lasciato il pubblico perplesso.
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