Titolo originale Wind River.
Thriller,
Ratings: Kids+13,
durata 111 min.
- USA 2017.
- Eagle Pictures
uscita giovedì 5aprile 2018.
MYMONETROI Segreti di Wind River
valutazione media:
3,34
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Un cacciatore solitario ritrova durante un’escursione tra le nevi il corpo senza vita della figlia di un suo caro amico.
Mosso da un passato personale misterioso decide di unirsi alla giovane agente FBI Jane Banner in una pericolosa caccia all’assassino.
Nell’apparente silenzio dei ghiacci si nasconde una sconvolgente verità.
[+]
Un cacciatore solitario ritrova durante un’escursione tra le nevi il corpo senza vita della figlia di un suo caro amico.
Mosso da un passato personale misterioso decide di unirsi alla giovane agente FBI Jane Banner in una pericolosa caccia all’assassino.
Nell’apparente silenzio dei ghiacci si nasconde una sconvolgente verità. Taylor Sheridan, dirige il suo terzo film, ancora una volta tratto da fatti realmente accaduti, lo fa mettendo attori di spessore, come il nostro protagonista Jeremy Renner, affiancato da Elizabeth Olsen, che ricorderemo per il film sugli Avengers. Un’ottima messa in scena, che riesce ad intrigare lo spettatore con una trama che può risultare banale e ricordare soprattutto i vecchi thriller degli anni settanta e ottanta. Anche se non è un capolavoro merita veramente di essere visto...[-]
[+] lascia un commento a juri moretti »[ - ] lascia un commento a juri moretti »
Il film è ambientato ai giorni nostri nel west USA, anche se ha forse più caratteristiche di un thriller che di un western. Il regista alla sua prima vera prova è Taylor Sheridan che è anche lo scenggiatore (in precedenza era stato lo scenggiatore di film ambientati anch'essi nel west (Il Sicario e Hell or High Water), il vero produttore (bisogna dirlo a bassa voce) è il "mostro" Weinstein.
L'ambiente è quello di una riserva indiana nello splendido paesaggio montano del Wyoming dove gli indiani vivono emarginati ed isolati dal mondo e specie i giovani indulgono al bere e alla droga. Il protagonista è Cory (Jeremy Renner Arrival e tanti altri film) che fa il cacciatore, per incarico dell'autorità federale della riserva, dei lupi e dei puma che uccidono i bovini e le pecore dei nativi, è divorziato dalla moglie indiana da cui ha avuto due figli ma solo il maschio c'é, perché la fglia sedicenne è misteriosamente sparita.
[+]
Il film è ambientato ai giorni nostri nel west USA, anche se ha forse più caratteristiche di un thriller che di un western. Il regista alla sua prima vera prova è Taylor Sheridan che è anche lo scenggiatore (in precedenza era stato lo scenggiatore di film ambientati anch'essi nel west (Il Sicario e Hell or High Water), il vero produttore (bisogna dirlo a bassa voce) è il "mostro" Weinstein.
L'ambiente è quello di una riserva indiana nello splendido paesaggio montano del Wyoming dove gli indiani vivono emarginati ed isolati dal mondo e specie i giovani indulgono al bere e alla droga. Il protagonista è Cory (Jeremy Renner Arrival e tanti altri film) che fa il cacciatore, per incarico dell'autorità federale della riserva, dei lupi e dei puma che uccidono i bovini e le pecore dei nativi, è divorziato dalla moglie indiana da cui ha avuto due figli ma solo il maschio c'é, perché la fglia sedicenne è misteriosamente sparita. Nella riserva ci sono i i predatori umani che stuprano e uccidono una ragazza indiana e poi uccidono il suo ragazzo un bianco addetto alla sicurezza di un impianto di trivellazione. Per aiutarlo arriva un agente del FBI Jane (Elisabeth Olsen), Nel finale ci sarà un flashback (molto ben fatto) che rivela quello che è effettivamente successo e i colpevoli faranno la fine che si meritano. Ritengo il film ambivalente: da una parte esplora con una certa sensibilità la sofferenza e il dolore, belle le parole che dice il cacciatore al papà della ragazza ucciso rammentando la sua esperienza personale "devi piangere e viverlo il dolore e non soffocarlo dentro di te, solo così potrai convivere con quello che ti è successo". L'altro elemento è la trama che più che lenta direi che è solenne e nello stesso tempo avvincente, pezzo dopo pezzo tutti puzzle si riescono a metterli insieme e la capacità di Cory di seguire le tracce sulla neve sarà l'elemento decisivo per scoprire la verità. Il film è ambientato in un ambiente naturale scenograficamente meraviglioso nel momento in cui i boschi e i monti sono coperti di neve, un appunto alla musica che fa da sottofondo continuo e che ho trovato sgradevole. Buona l'interpretazione di Jeremy Renner, mediocre quella di Elisabeth Olsen che francamente mi è sembrata spaesata nel ruolo di agente del F.B.I., buoni anche gli altri interpreti (un elogio a Graham Green papà della ragazza uccisa). Il film si basa su fatti reali è cioe la sparizione di donne native.
[-]
[+] lascia un commento a samanta »[ - ] lascia un commento a samanta »
Una giovane amerinda viene trovata morta in circostanze misteriose, semisepolta nella neve tra le foreste della riserva indiana di Wind River,nel Wyoming. Una bionda agente dell' FBI, inviata sul posto per investigare sulla drammatica vicenda e un esperto cacciatore locale, a cui anni prima era morta la figlia in circostante analoghe, cercheranno insieme di far luce su questa tragica morte riuscendo alla fine ad arrivare a una dura e orribile verita' Vi sarebbero stati in teoria tutti gli ingredienti giusti per la riuscita di questo film: suspense, azione, avventura, oltre che un valido motivo per cercare di approfondire le tante e poco conosciute difficolta' esistenziali vissute dai discendenti dei Nativi americani ,che a tutto oggi vivono confinati nei territori loro assegnati in alcuni degli Stati dell' Unione sotto il controllo di una svogliata e spesso corrotta polizia tribale locale e denunciare i molti episodi di violenza subiti dalle donne degli stessi Nativi ,mogli o figlie.
[+]
Una giovane amerinda viene trovata morta in circostanze misteriose, semisepolta nella neve tra le foreste della riserva indiana di Wind River,nel Wyoming. Una bionda agente dell' FBI, inviata sul posto per investigare sulla drammatica vicenda e un esperto cacciatore locale, a cui anni prima era morta la figlia in circostante analoghe, cercheranno insieme di far luce su questa tragica morte riuscendo alla fine ad arrivare a una dura e orribile verita' Vi sarebbero stati in teoria tutti gli ingredienti giusti per la riuscita di questo film: suspense, azione, avventura, oltre che un valido motivo per cercare di approfondire le tante e poco conosciute difficolta' esistenziali vissute dai discendenti dei Nativi americani ,che a tutto oggi vivono confinati nei territori loro assegnati in alcuni degli Stati dell' Unione sotto il controllo di una svogliata e spesso corrotta polizia tribale locale e denunciare i molti episodi di violenza subiti dalle donne degli stessi Nativi ,mogli o figlie. Il problema purtroppo sta nel fatto che il regista Taylor Sheridan, costruisce la sua opera con la delicatezza e la sensibilita' di un pachiderma che si aggira dentro un negozio di cristalleria Per cui la sceneggiatura regge tutto sommato per una oretta circa , finendo poi per sbragare nella violenza piu' becera e gratuita. La giovane dipendente dell' Ufficio Federale di Investigazione statunitense risulta talmente inadeguata al ruolo che le compete, che ,nella realta', ci si chiederebbe con quali requisiti vengano assunti dall' FBI i propri dipendenti, dal momento che l'agente sembrerebbe certamente piu' adatta a sorvegliare le affollate spiagge di Malibu,che a risolvere casi complessi come questo affidatole.Da parte sua Il cacciatore di predatori che la affianca, rappresenta il paradigma dell' " uomo che non deve chiedere, mai", abituato da sempre a ragionare piu' con i bossoli e con la carabina che con le sinapsi, anche se ogni tanto si lascia andare a improbabili esternazioni filosofiche.E che dire poi del padre amerindo della vittima che nel tentativo di una difficile e disperata elaborazione del lutto, decide di dipingersi la faccia con una vernice biancoceleste che finisce per renderlo simile piu' a un tifoso della Lazio che a un discendente dei leggendari capi pellerossa. E poi tutta la vicenda si svolge in una gelida atmosfera invernale di una ventina di gradi sottozero, senza che i protagonisti manifestino la benche' minima congestione sui volti o una incrinazione nelle voci ( almeno nel doppiaggio). Beati loro. Tutto da buttare allora questo film? No,perche' gli stupendi paesaggi delle distese innevate e delle foreste del Wyoming non non si dimenticheranno facilmente. Ma questo pero' e' solo merito della Natura.
[-]
[+] lascia un commento a maumauroma »[ - ] lascia un commento a maumauroma »
Il film è una non inedita combinazione tra thriller e revenge movie sullo sfondo suggestivo di bianche distese di neve in un gelido inverno nella riserva indiana di Wind River, nel Wyoming (per qualche aspetto, richiama il norvegese ‘In ordine di sparizione’ di H.P. Moland, del 2014), un prodotto cucinato con buon mestiere, onesta esecuzione e poche sorprese. Ha una sua ingenuità di fondo e una trama lineare che è molto riposante per lo spettatore, nonostante le scene cruente, le esplosioni di violenza e le sparatorie senza risparmio. Oltre all’ovvio appeal che ha per gli appassionati di thriller, il film strizza l’occhio a vari tipi di pubblico e a varie sensibilità, e dunque boschi e distese innevate parlano agli ecosensibili, mentre le corse su fantastiche motoslitte sono una concessione ai giovani col piede sull’acceleratore; il tema sociale e il problema delle minoranze è introdotto con la scelta di ambientare la storia in una remota riserva indiana, in cui indifferenza e pregiudizio degli organismi di governo creano ancora oggi condizioni di emarginazione, perdita di identità, sopraffazione e sfruttamento; il politically correct è incarnato da un protagonista yankee perfettamente integrato nella comunità indiana e da una sprovveduta e improbabile agente FBI che si prodiga a rischio della vita per risolvere un caso che interessa a pochi; il pathos è nel cuore di chi indaga sulla morte violenta di una fanciulla avendo perso a suo tempo una figlia in circostanze analoghe e finalmente l’evil, il male, è non casualmente connesso allo sfruttamento industriale di territori incontaminati (un impianto petrolifero) .
[+]
Il film è una non inedita combinazione tra thriller e revenge movie sullo sfondo suggestivo di bianche distese di neve in un gelido inverno nella riserva indiana di Wind River, nel Wyoming (per qualche aspetto, richiama il norvegese ‘In ordine di sparizione’ di H.P. Moland, del 2014), un prodotto cucinato con buon mestiere, onesta esecuzione e poche sorprese. Ha una sua ingenuità di fondo e una trama lineare che è molto riposante per lo spettatore, nonostante le scene cruente, le esplosioni di violenza e le sparatorie senza risparmio. Oltre all’ovvio appeal che ha per gli appassionati di thriller, il film strizza l’occhio a vari tipi di pubblico e a varie sensibilità, e dunque boschi e distese innevate parlano agli ecosensibili, mentre le corse su fantastiche motoslitte sono una concessione ai giovani col piede sull’acceleratore; il tema sociale e il problema delle minoranze è introdotto con la scelta di ambientare la storia in una remota riserva indiana, in cui indifferenza e pregiudizio degli organismi di governo creano ancora oggi condizioni di emarginazione, perdita di identità, sopraffazione e sfruttamento; il politically correct è incarnato da un protagonista yankee perfettamente integrato nella comunità indiana e da una sprovveduta e improbabile agente FBI che si prodiga a rischio della vita per risolvere un caso che interessa a pochi; il pathos è nel cuore di chi indaga sulla morte violenta di una fanciulla avendo perso a suo tempo una figlia in circostanze analoghe e finalmente l’evil, il male, è non casualmente connesso allo sfruttamento industriale di territori incontaminati (un impianto petrolifero) . Ce n’è per tutti. E c’è l’eroe e l’eroina, e i buoni sono consolati e i cattivi puniti, salvo restando un pizzico di sconsolato pessimismo per non sconfinare nel rottamato happy end anni ‘50. Scherzi a parte, il gioco è piuttosto scoperto e nulla è veramente approfondito, perché tra quelli citati non c’è un tema, psicologico o sociale che sia, che riesca ad investire efficacemente tutti gli altri dando al film un tono omogeneo e una forte ispirazione (ciò che avviene invece nel citato film di Moland). Anche la recitazione non è memorabile. E tuttavia il film si vede volentieri. C’è mestiere, la regia gioca bene soprattutto sul rapporto - espresso attraverso immagini forti - tra violenza colpevole dell’uomo e violenza ‘innocente’ di una natura inclemente (forse ciò che rimane più impresso, anche se meno dichiarato) e il finale – bisogna dire – è ben congegnato. [-]
[+] lascia un commento a zarar »[ - ] lascia un commento a zarar »
Taylo Sheridan, dopo aver firmato le sceneggiature di film come “Sicario” e “Hell or High Water”, decide in questa occasione di mettersi anche dietro alla macchina da presa e di dirigere in prima persona “I Segreti di Wind River”. Lo sceneggiatore americano come per i due film citati in precedenza, conferma che l’utilizzo dei luoghi e l’ottima conoscenza della geografia americana risultano essere gli assi portanti della sua filmografia. Qui ci troviamo in Wyoming, all’interno di una riserva indiana sconfinata in una delle zone più desolate e fredde degli Stati Uniti d’America e tra i temi che da tempo attanagliano questa zona del mondo vi sono proprio la scomparsa e gli abusi sessuali su molte donne native americane.
Se per i suoi precedenti lavori diretti da Denis Villeneuve e David Mackenzie, la sceneggiatura di cui Sheridan si occupava era il pilastro portante dell’opera, in questo caso invece è forse l’anello debole di tutto il lavoro. Perché, se da un lato vengono ben rappresentate le difficoltà di dover vivere in un luogo così duro ed aspro sia dal punto di vista del clima che da quello dei rapporti umani , dall’altro l’intreccio poliziesco è del tutto inconsistente.
Sheridan si limita a descriverci le dinamiche e le problematiche a cui possono andare incontro le persone che vivono in zone del genere, ma oltre a questo spunto di denuncia e di riflessione, lo script regala poco altro, ed, al di la di qualche bella inquadratura in un paesaggio obiettivamente mozzafiato, lo spettatore si trova davanti ad un lavoro che scorre per tutta la sua durata senza sussulti e senza approfondire gli aspetti più intimi dei vari personaggi che incontriamo.
“I Segreti di Wind River” si dimostra essere un film dalle ottime potenzialità inespresse. Sheridan ha voluto approcciarsi a questo lavoro come nelle sue precedenti opere, senza riuscire però in questo caso a spingere il piede sull’acceleratore per dare quella marcia in più, di cui aveva tanto bisogno il film
[-]
[+] lascia un commento a udiego »[ - ] lascia un commento a udiego »
Wind River, riserva indiana del Wyoming, chilometri di deserto di ghiaccio, luogo di prede e cacciatori. In questa terra desolata, improvviso si manifesta il Male: una ragazza viene trovata massacrata nella neve dopo essere stata stuprata. Assieme al capo della polizia locale viene inviata un’acerba agente dell’ FBI che, capendo di essere a mal partito in una zona a lei sconosciuta, chiede l’aiuto diretto di una esperta guardia forestale. Potrebbe essere il soggetto per una variazione poetica sulle declinazioni feroci del noir. In realtà il film di Taylor Sheridan (spinto da intenti di denuncia, la statistica sul dato dei nativi scomparsi sarebbe allarmante) è puntuale nel servire già alla prima mano tutte le carte: il cinismo del cacciatore Cory Lambert (un Jeremy Renner fin troppo in parte) è giustificato dall’aver perso una figlia adolescente in circostanze sanguinose e mai chiarite; la bionda dagli occhi azzurri (Elizabeth Olsen, aderente allo stereotipo, ma evidentemente agli autori piace non rischiare) inviata quasi scosciata a trenta gradi sotto zero dall’FBI un McGuffin narrativo davvero troppo semplicistico; i tossici che fanno di una baracca la loro piccola oasi di nulla e hanno il grilletto fin troppo facile.
[+]
Wind River, riserva indiana del Wyoming, chilometri di deserto di ghiaccio, luogo di prede e cacciatori. In questa terra desolata, improvviso si manifesta il Male: una ragazza viene trovata massacrata nella neve dopo essere stata stuprata. Assieme al capo della polizia locale viene inviata un’acerba agente dell’ FBI che, capendo di essere a mal partito in una zona a lei sconosciuta, chiede l’aiuto diretto di una esperta guardia forestale. Potrebbe essere il soggetto per una variazione poetica sulle declinazioni feroci del noir. In realtà il film di Taylor Sheridan (spinto da intenti di denuncia, la statistica sul dato dei nativi scomparsi sarebbe allarmante) è puntuale nel servire già alla prima mano tutte le carte: il cinismo del cacciatore Cory Lambert (un Jeremy Renner fin troppo in parte) è giustificato dall’aver perso una figlia adolescente in circostanze sanguinose e mai chiarite; la bionda dagli occhi azzurri (Elizabeth Olsen, aderente allo stereotipo, ma evidentemente agli autori piace non rischiare) inviata quasi scosciata a trenta gradi sotto zero dall’FBI un McGuffin narrativo davvero troppo semplicistico; i tossici che fanno di una baracca la loro piccola oasi di nulla e hanno il grilletto fin troppo facile. Le caselle da riempire sono pochissime e la soluzione arriva senza sforzi, telefonata e preparata da un flashback sconsiderato che azzera di colpo la (poca) suspense. Ma insomma, quali sarebbero i “segreti” a Wind River ? Chi si attende David Lynch si astenga. E pensare che questa roba è stata anche premiata a Cannes. Mah. [-]
[+] lascia un commento a roberteroica »[ - ] lascia un commento a roberteroica »
Il film si sarebbe dovuto intitolare non i Segreti, bensì, i Misteri di Wind River. Primo mistero, ovvero non sapremo mai,: perché Taylor Sheridan, dopo un’onesta carriera come attore cinematografico e di serie televisive americane, decide improvvisamente nel 2018, all’età di 48 anni, di fare il regista? Secondo mistero: perché da qualche tempo si ambientano i thriller tra paesaggi innevati? Forse perché il rosso del sangue vi risalta meglio? Terzo mistero: perché il doppiaggio è così mal riuscito che la voce dello sceriffo della riserva indiana sembra risuonare in una stanza vuota, mentre invece si trova in mezzo alle montagne del Wyoming? Questi tuttavia sono i soli misteri del film, che, peraltro, non custodisce e non rivela nemmeno nessun segreto sconvolgente.
[+]
Il film si sarebbe dovuto intitolare non i Segreti, bensì, i Misteri di Wind River. Primo mistero, ovvero non sapremo mai,: perché Taylor Sheridan, dopo un’onesta carriera come attore cinematografico e di serie televisive americane, decide improvvisamente nel 2018, all’età di 48 anni, di fare il regista? Secondo mistero: perché da qualche tempo si ambientano i thriller tra paesaggi innevati? Forse perché il rosso del sangue vi risalta meglio? Terzo mistero: perché il doppiaggio è così mal riuscito che la voce dello sceriffo della riserva indiana sembra risuonare in una stanza vuota, mentre invece si trova in mezzo alle montagne del Wyoming? Questi tuttavia sono i soli misteri del film, che, peraltro, non custodisce e non rivela nemmeno nessun segreto sconvolgente. La sceneggiatura è talmente banale che le battute si possono completare prima che vengano terminate. La trama, dopo le prime sequenze, che annunciano la presenza di un serial Killer, presto annaspa e si prolunga con una lentezza sbadigliantee senza alcuna tensione, indeciso se essere un documentario naturalistico sul rapporto cacciatore-preda, che sia lupo-agnello o uomo-puma, un film-denuncia sulla questione delle riserve indiane o un thriller tout court, per sfociare in un finale deludente e del tutto privo di realismo. Dalla commistione di temi così differenti, sviluppati in modo molto poco convincente e che restano progetti velleitari, viene fuori un polpettone a cui il novello regista aggiunge, come spezia sapidificante, il dolore dei genitori per la perdita traumatica di un figlio ed infine, come un pizzico di sale, una nascente storia d’amore, appena accennata, tra i due protagonisti, perché, evidentemente, qualcosa ancora mancava per rendere la pietanza completamente indigesta.
[-]
[+] lascia un commento a carloalberto »[ - ] lascia un commento a carloalberto »
Mi è piaciuta molto la Sua critica che ha espresso in modo chiaro le sensazioni indefinite che ho provato vedendo il film. Finalmente un racconto scarno ed essenziale. Grazie
[+] lascia un commento a »[ - ] lascia un commento a »
Una ragazza appartenente alla Riserva della popolazione indiana sulle montagne del Wyoming, viene trovata morta sulla neve dopo essere stata stuprata e ferita. Arriva prontamente un agente federale dell'FBI per indagare sul fatto ma è una giovane donna ancora inesperta seppure molto determinata a fare luce sul caso. Per poter condurre meglio le proprie indagini insieme alla Polizia locale, che è, peraltro, composta di un numero esiguo di agenti, la donna chiede aiuto ad un cacciatore di animali predatori, uomo molto ben preparato ed ottimo conoscitore dei luoghi circostanti, onesto, con un senso elevato di giustizia, segnato da un grave lutto personale ma molto generoso di animo.
[+]
Una ragazza appartenente alla Riserva della popolazione indiana sulle montagne del Wyoming, viene trovata morta sulla neve dopo essere stata stuprata e ferita. Arriva prontamente un agente federale dell'FBI per indagare sul fatto ma è una giovane donna ancora inesperta seppure molto determinata a fare luce sul caso. Per poter condurre meglio le proprie indagini insieme alla Polizia locale, che è, peraltro, composta di un numero esiguo di agenti, la donna chiede aiuto ad un cacciatore di animali predatori, uomo molto ben preparato ed ottimo conoscitore dei luoghi circostanti, onesto, con un senso elevato di giustizia, segnato da un grave lutto personale ma molto generoso di animo. I due, così, iniziano a condurre le ricerche e, tra svariate scoperte, giungono finalmente alla verità sulla terribile vicenda.
Un thriller molto ben costruito, con una trama plausibile ed avvincente e riprese in scenari naturali e fantastici delle montagne del Wyoming. Forse, il pregio del film sta proprio in questa sua location insolita, spettacolare ed altamente emozionante. Nel corso della trama si viene anche a conoscere come più o meno sono impostati in epoca contemporanea i rapporti tra la popolazione amerinda residente in quei luoghi e quella statunitense, ma il perno della pellicola è costituito dal crudo crimine e dalle sue conseguenti indagini più che sulle loro problematiche.
Altro non vi è da aggiungere e, comunque, il film è consigliabile per vivere delel emozioni forti.
[-]
[+] lascia un commento a flyanto »[ - ] lascia un commento a flyanto »