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lunedì 18 dicembre 2017
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traccia thriller discreta, forma collaudata
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Taylor Sheridan, già sceneggiatore per Denis Villeneuve, firma con il suo primo film da regista un lavoro che potrebbe essere opera del collega canadese: mezzi adeguati e direzione professionale, buona gestione della traccia thriller, morale semplice ma inattaccabile e una partenza descrittiva che può far pensare a un indirizzo formale deciso. Ben presto però emergono dispositivi collaudati che in qualche modo ne ridimensionano le potenzialità dal punto di vista autoriale: già con l’ingresso della poliziotta alle prime armi che naturalmente si rivelerà tostissima (personaggio ombra dell’eroina di Sicario) e con il dolore pregresso che zavorra la consistenza del protagonista maschile si comprende che il film funzionerà anche grazie a diversi passaggi obbligati, compresa una certa ironia un po’ preconfezionata, salvo poi calcare la mano su scene di impatto forte ma comunque già note.
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Taylor Sheridan, già sceneggiatore per Denis Villeneuve, firma con il suo primo film da regista un lavoro che potrebbe essere opera del collega canadese: mezzi adeguati e direzione professionale, buona gestione della traccia thriller, morale semplice ma inattaccabile e una partenza descrittiva che può far pensare a un indirizzo formale deciso. Ben presto però emergono dispositivi collaudati che in qualche modo ne ridimensionano le potenzialità dal punto di vista autoriale: già con l’ingresso della poliziotta alle prime armi che naturalmente si rivelerà tostissima (personaggio ombra dell’eroina di Sicario) e con il dolore pregresso che zavorra la consistenza del protagonista maschile si comprende che il film funzionerà anche grazie a diversi passaggi obbligati, compresa una certa ironia un po’ preconfezionata, salvo poi calcare la mano su scene di impatto forte ma comunque già note. Renner si impegna ma la Olsen mi è sembrata piuttosto fuori parte, quel caricato spaesamento la fa sembrare un’escursionista più che un’agente FBI e le scene di commozione sono recitate a comando, in special modo quella finale. Qualche dubbio sul casting: troppo giovane l’ex moglie di Renner, troppo avvenente la giovane vittima e troppo grezzo in confronto a lei l’attempato fidanzato, il padre della ragazza sembra uscito senza briefing dal photobook dei figuranti nativi.
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peergynt
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martedì 21 novembre 2017
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far from your loving eyes
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Dolente film a metà fra il thriller e il western, capace di usare il meglio dei due generi per costruire una storia che non narra solo l'indagine sull'omicidio di un'adolescente, ma che anche riflette sull'etica della vendetta in un mondo dominato dalla neve e da temperature glaciali, un un mondo dove si è implacabilmente soli con il proprio spirito e la propria disperata battaglia per la vita. Cody Lambert, un ranger del Dipartimento dell'ambiente che per lavoro va a caccia di animali predatori che fanno strage del bestiame, si trova di fronte al cadavere congelato di una ragazzina. Siamo all'interno del Wind River, una riserva indiana nel Wyoming, e la società civile (lontana anni luce da questi territori e da questa civiltà) invia ad investigare una giovane e inesperta agente dell'FBI.
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Dolente film a metà fra il thriller e il western, capace di usare il meglio dei due generi per costruire una storia che non narra solo l'indagine sull'omicidio di un'adolescente, ma che anche riflette sull'etica della vendetta in un mondo dominato dalla neve e da temperature glaciali, un un mondo dove si è implacabilmente soli con il proprio spirito e la propria disperata battaglia per la vita. Cody Lambert, un ranger del Dipartimento dell'ambiente che per lavoro va a caccia di animali predatori che fanno strage del bestiame, si trova di fronte al cadavere congelato di una ragazzina. Siamo all'interno del Wind River, una riserva indiana nel Wyoming, e la società civile (lontana anni luce da questi territori e da questa civiltà) invia ad investigare una giovane e inesperta agente dell'FBI. Cody, nella sua qualità di mediatore fra due culture, quella degli americani e quella dei nativi (ha infatti sposato un'indiana) e di cacciatore abituato a leggere le tracce sul terreno, è l'unico che può aiutare la giovane agente a fare luce sul caso. Ma in questo mondo dove il duro e inospitale inverno è dentro tutti, uomini e animali, la legge della società civile non può valere né sa imporsi. Bisognerà chiudere la vicenda, che comprende anche un personale percorso di Cody nel dolore e nella perdita degli affetti, con la spietata legge di una Natura che non mostra sentimenti, ma solo una lotta disperata per la vita.
Film di grande spessore, sia nella scrittura che nei personaggi che nell'ottima colonna sonora (di Nick Cave e Warren Ellis), che descrive un'umanità sofferente che sogna un mondo migliore, ma che scopre di essere sempre (come recita la poesia con cui inizia il film) "far from your loving eyes in a place where winter never comes".
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gianleo67
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lunedì 16 ottobre 2017
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feather of love
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L'indagine sulla morte violenta di una giovane indiana in una riserva dello Utah, conduce un esperto ranger locale ed una funzionaria FBI alle prime armi sulle labili tracce di una pericolosa pista di sangue. La scoperta della verità rappresenta per il primo il riscatto morale per la recente scomparsa della figlia adolescente e per la seconda l'affermazione di un'autorità che molti faticano a riconoscerle. Iniziata con Sicario e proseguita con Hell or High Water, Taylor Sheridan decide di chiudere degnamente la sua originale trilogia sulla moderna frontiera americana dirigendo personalmente questo thriller-western raggelato nell'abbacinate deserto innevato dello Utah e riproponendo ancora una volta la metafora di una caccia all'uomo che rappresenti tanto il compimento di una giustizia civile fondata sulle leggi dello Stato quanto quello di un dovere morale che riveli il senso di una vendetta privata contro i crimini perpetrati in danno degli affetti e della tranquillità familiare.
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L'indagine sulla morte violenta di una giovane indiana in una riserva dello Utah, conduce un esperto ranger locale ed una funzionaria FBI alle prime armi sulle labili tracce di una pericolosa pista di sangue. La scoperta della verità rappresenta per il primo il riscatto morale per la recente scomparsa della figlia adolescente e per la seconda l'affermazione di un'autorità che molti faticano a riconoscerle. Iniziata con Sicario e proseguita con Hell or High Water, Taylor Sheridan decide di chiudere degnamente la sua originale trilogia sulla moderna frontiera americana dirigendo personalmente questo thriller-western raggelato nell'abbacinate deserto innevato dello Utah e riproponendo ancora una volta la metafora di una caccia all'uomo che rappresenti tanto il compimento di una giustizia civile fondata sulle leggi dello Stato quanto quello di un dovere morale che riveli il senso di una vendetta privata contro i crimini perpetrati in danno degli affetti e della tranquillità familiare. Le spinte propulsive da sempre in lotta per l'affermazione di una Nazione giovane nei territori vergini di una frontiera ostile, rivelano anche qui l'emblematica sintesi delle loro contraddizioni, presentandoci un rappresentante dei bianchi colonizzatori perfettamente integrato nello spirito di una residuale comunità di nativi, chiamato a mediare tra le due istanze di un ambivalente senso di giustizia: quello di un'autorità federale che si interessa a malapena di un crimine contro gli abitanti della riserva e quello di un'autorità locale che lo sente come un imperativo della coscienza; una covergenza di interessi legali e di doveri familiari che utilizza gli strumenti che la legge mette a disposizione per soddisfare la sua sacrosanta sete di vendetta. Strutturato come un thriller compatto, che trova nella suggestione delle ambientazioni e nella credibilità delle caratterizzazioni la cifra di un cinema classico che sempre più raramente le produzioni a stelle e strisce sanno proporre, alimenta il motore della sua progressione drammatica nella perfetta metafora di una caccia al predatore come elemento estraneo che usurpa i sacri vincoli della terra e del sangue, sia esso un branco di feroci canidi che fano stragi di candide greggi che un branco di stupratori foresti che fanno scempio di figlie nel fiore degli anni. Pur non rinunciando al ritmo di un cinema che fonda sull'azione e sulla tensione le chiavi di volta della sua struttura di genere, è attraversato dallo struggente lirismo di una riflessione sulla perdita e sul riscatto degli affetti che trova nella bellissima ballata di Garrett Sale e William wild (Feather) il leitmotiv di una colonna sonora le cui parole si riallacciano idealmente alla poesia con cui si apre il film e le cui musiche lo chiudono. Si riunisce per l'occasione una già collaudata coppia Marvel: Jeremy Renner molto a suo agio in un ruolo (degno del migliore Jeff Bridges) che ha rischiato di non avere ed Elizabeth Olsen novellina modello e bella norvegese dagli occhi scintillanti che pare abbia sofferto di una curiosa 'cecità da neve' durante le riprese. Presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2017, è stato acclamato a Cannes 2017 ed insignito del prestigioso Un Certain Regard per la miglior regia. Feel all my filth when I look in your eyes But it falls light as a feather on my back in the night Your house it will cover you but the rain still falls outside Your light it don't shine cause its hidden under a bed Why do you hide, under a bed
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gustibus
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domenica 8 ottobre 2017
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a caccia di animali umani
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Scusate ma il film l'ho visto legalmente via internet con sottotitoli italiani e lingua originale.Miglior regia a Cannes per Taylor Scheridan gia'sceneggiatore di SICARIO che adoro(diretto da Villeneuve!)..Tutto il racconto di una violenza di gruppo verso una coppia e' molto attuale oggi,purtroppo!Qui la novita'e'la location.Siamo nel Wyoming e quando fa caldo siamo a 5gradi sotto lo zero e sembra in capo al mondo e la solitudine predomina.Jeremy Renner fa la parte del cacciatore forestale,doveva cacciare un puma e cacciera'persone cattive assieme ad un agente donna dell'fbi.Questo e'il fulcro del film.Non e'nuovo il soggetto,ricordate "Cane di paglia"di S.
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Scusate ma il film l'ho visto legalmente via internet con sottotitoli italiani e lingua originale.Miglior regia a Cannes per Taylor Scheridan gia'sceneggiatore di SICARIO che adoro(diretto da Villeneuve!)..Tutto il racconto di una violenza di gruppo verso una coppia e' molto attuale oggi,purtroppo!Qui la novita'e'la location.Siamo nel Wyoming e quando fa caldo siamo a 5gradi sotto lo zero e sembra in capo al mondo e la solitudine predomina.Jeremy Renner fa la parte del cacciatore forestale,doveva cacciare un puma e cacciera'persone cattive assieme ad un agente donna dell'fbi.Questo e'il fulcro del film.Non e'nuovo il soggetto,ricordate "Cane di paglia"di S.Pechinpak del '70?...con un grande Dustin Hoffman.Ecco li'si era spinto oltre Scheridan.Wind River non ha ancora data di distribuzione in Italia!Un po' strano visto film molto piu'inferiori.Misteri del Cinema!
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