fabal
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domenica 3 dicembre 2023
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indovina chi non viene a cena
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Un ristorante di lusso, di quelli in cui le portate impiegano più tempo ad essere descritte che mangiate: è qui che Stan e Paul si danno appuntamento con le mogli per una cena della massima importanza. L'obiettivo non è però la degustazione; le famiglie devono prendere una decisone cruciale sul destino dei rispettivi figli, macchiatisi di un crimine orribile.
The Dinner introduce una location che apparentemente ospiterà un dramma da camera, con dialoghi serrati e interpretazioni impeccabili, sullo stile di Carnage.
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Un ristorante di lusso, di quelli in cui le portate impiegano più tempo ad essere descritte che mangiate: è qui che Stan e Paul si danno appuntamento con le mogli per una cena della massima importanza. L'obiettivo non è però la degustazione; le famiglie devono prendere una decisone cruciale sul destino dei rispettivi figli, macchiatisi di un crimine orribile.
The Dinner introduce una location che apparentemente ospiterà un dramma da camera, con dialoghi serrati e interpretazioni impeccabili, sullo stile di Carnage. Con lo sfondo del ristorante stellato, i cui piatti onanisticamente assemblati potrebbero far da contraltare all'ossessione dialogica con la quale ricostruire l'intera storia. E, se così davvero fosse, l'idea non sarebbe affatto male.
Lo svolgimento, però, cambia registro molto presto e spegne l'illusione in chi sperava in una adeguata valorizzazione dei pur bravi interpreti. The Dinner preferisce la frammentazione alla fluidità: una sequela di flashback non in ordine cronologico confondono (e non poco) le idee allo spettatore, giocano con la sua impazienza fino a rendere irritante il montaggio di un film che -volutamente- non arriva mai al dunque. Il grande assente di questa cena è, in buona sostanza, un ritmo adeguato. Le troppe interruzioni narrative sembrano un intenzionale esercizio di sadismo registico: nemmeno quando gli invasivi flaschback danno tregua, e la camera ritorna al ristorante, la narrazione evolve, perché Stan (candidato a governatore e in piena campagna elettorale) deve puntualmente alzarsi da tavola per sbrigare qualche faccenda di lavoro, rimandando di nuovo il nodo della faccenda. Ed è così servito il pretesto per una ulteriore divagazione nel passato: questa frammentazione per nulla bilanciata taglia le gambe agli interpreti che sembrano non avere mai la possibilità, né il tempo, di esprimere il loro potenziale. Eccezione fa il personaggio di Coogan, l'unico davvero approfondito e sul quale si concentrano la maggior parte dei flashback: ex professore con problemi psichici, Paul è il meglio caratterizzato e quello che offre i più geniali spunti dialogici. Gli altri interpreti escono solo nel finale, quando finalmente le carte vengono scoperte e Gere offre uno slancio di buon senso inaspettato. Lascia invece di stucco il cinismo degli altri, delle donne - più brava la Hall della Linney, anche se col contagocce- in particolar modo: va bene l'istinto di protezione per i figli, ma non una parola empatica sulla sorte della povera clochard...
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carloalberto
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mercoledì 16 giugno 2021
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improbabile confronto con carnage
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Moverman non è all’altezza di Polanski ed il dramma da camera del perfetto Carnage, cui evidentemente si ispira The Dinner, nonostante i due film siano tratti da opere letterarie diverse, in questo caso si trasforma in una baraonda caotica che affronta i temi più disparati, da quello politico a quello esistenziale filosofico, con dialoghi infarciti di luoghi comuni e per giunta interrotti di continuo da flashback inopportuni e dalle irruzioni in sala della segretaria di colore del senatore Gere. L’unico personaggio interessante è quello interpretato da Coogan, un professore impazzito antisistema che dice sempre quello che pensa creando imbarazzo ai convitati nel lussuoso ristorante; ma la sua follia, non è il frutto di una rivolta impossibile bensì è riconducibile ad una tara ereditaria.
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Moverman non è all’altezza di Polanski ed il dramma da camera del perfetto Carnage, cui evidentemente si ispira The Dinner, nonostante i due film siano tratti da opere letterarie diverse, in questo caso si trasforma in una baraonda caotica che affronta i temi più disparati, da quello politico a quello esistenziale filosofico, con dialoghi infarciti di luoghi comuni e per giunta interrotti di continuo da flashback inopportuni e dalle irruzioni in sala della segretaria di colore del senatore Gere. L’unico personaggio interessante è quello interpretato da Coogan, un professore impazzito antisistema che dice sempre quello che pensa creando imbarazzo ai convitati nel lussuoso ristorante; ma la sua follia, non è il frutto di una rivolta impossibile bensì è riconducibile ad una tara ereditaria. Così rassicurato lo spettatore medio, Moverman conclude la sua inutile babele con un finale aperto a più sviluppi, ancora una volta nel maldestro tentativo di imitare l’opera inarrivabile del Maestro.
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sabato 13 febbraio 2021
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orribile
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Uno dei film più brutti mai visti
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mimmo fvcg
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giovedì 28 maggio 2020
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orribile
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Ho acquistato il dvd(sono un collezionista ) ,sopratutto perche' apprezzo Rebecca Hall ,ma ho fatto fatica a vederlo sino alla fine , un film veramente brutto ,confusionario unica cosa buona la bellezza della Hall , ma uno dei film piu' brutti mai realizzati
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felicity
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mercoledì 22 gennaio 2020
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rebecca hall è splendente
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In The Dinner è fin troppo chiara l'origine letteraria e il peso della scrittura.
La regia ce la mette tutta per ovviare alla potenziale struttura teatrale di questa cena a quattro, disseminando il film di deviazioni, interruzioni, flashback, parentesi ironiche che piegano quasi nel grottesco, accentuando con effetti visivi le componenti thriller e le derive di follia.
Ma la drammaturgia rimane lì, lasciata alla grazia delle interpretazioni, con un senso di meccanicità che è decuplicato dal dialogo continuo, sfiancante.
La storia, pur con tutto il suo peso, si sfalda in un vortice di traiettorie, come in preda a un disturbo dissociativo.
E il conflitto non si compone mai.
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In The Dinner è fin troppo chiara l'origine letteraria e il peso della scrittura.
La regia ce la mette tutta per ovviare alla potenziale struttura teatrale di questa cena a quattro, disseminando il film di deviazioni, interruzioni, flashback, parentesi ironiche che piegano quasi nel grottesco, accentuando con effetti visivi le componenti thriller e le derive di follia.
Ma la drammaturgia rimane lì, lasciata alla grazia delle interpretazioni, con un senso di meccanicità che è decuplicato dal dialogo continuo, sfiancante.
La storia, pur con tutto il suo peso, si sfalda in un vortice di traiettorie, come in preda a un disturbo dissociativo.
E il conflitto non si compone mai.
Tronfio e sbalestrato, goffamente sadico e mai veramente ironico, The Dinner sembra in fin dei conti il maldestro tentativo di imitazione americana dell’acuta satira all’europea di un tempo, quella alla Buñuel o alla Ferreri dove, partendo dalla metafora culinaria, si arrivava a mettere in ridicolo una intera civiltà.
Ma il regista pare essere rimasto prigioniero di quello stesso ristorante finto-francese in cui ambienta il suo film, dove gli ingredienti vengono mischiati in modo scriteriato, in base a una creatività priva di raziocinio.
Vale la visione solo per Rebecca Hall, mai così brava, mai così bella.
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elgatoloco
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domenica 18 febbraio 2018
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film "spiacevole"
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"THe Dinner"(2017, di Gren Moverman)è film intelligente, che affronta tematiche importanti(la dinamica familiare, vista, grosso modo, à la Jean Paul Sartre. "Familles, je vous haine", quella intergenerazionale), senza voler, poter offrire alcuna soluzione, senza dare"speranze"che si rivelerebbero comunque autolesionisticamente un boomerang. Una cena(un dinner, appunto)diventa l'occasione per ricordare e presentificare-attualizzare di tutto, ma anche per rendersi conto di quanto altrimenti rimarrebbe sospeso, diciamo così, un po'troppo spazialmente, tra pre-e inconscio... Fratelli che sanno diventare coltelli, famiglie che affrontano da sempre, rimuovendola, la questione di imbarazzanti "tare"genetiche(anche con le neuroscienze siamo rimasti tutti, empiricamente, legati a Lombroso e a Gall, comunque a paradigmi da biogenetica"ferrea") , la crudeltà come dato di fatto ineliminabile etc.
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"THe Dinner"(2017, di Gren Moverman)è film intelligente, che affronta tematiche importanti(la dinamica familiare, vista, grosso modo, à la Jean Paul Sartre. "Familles, je vous haine", quella intergenerazionale), senza voler, poter offrire alcuna soluzione, senza dare"speranze"che si rivelerebbero comunque autolesionisticamente un boomerang. Una cena(un dinner, appunto)diventa l'occasione per ricordare e presentificare-attualizzare di tutto, ma anche per rendersi conto di quanto altrimenti rimarrebbe sospeso, diciamo così, un po'troppo spazialmente, tra pre-e inconscio... Fratelli che sanno diventare coltelli, famiglie che affrontano da sempre, rimuovendola, la questione di imbarazzanti "tare"genetiche(anche con le neuroscienze siamo rimasti tutti, empiricamente, legati a Lombroso e a Gall, comunque a paradigmi da biogenetica"ferrea") , la crudeltà come dato di fatto ineliminabile etc.Nessun"giallo", anche quando ci"scappa il morto"(e forse anche la morta, beninteso sempre mendicanti), in un film che propone situazioni e soprattutto una pletora di"monologhi interiori"(interiori almeno in parte, rettifico), che francamente starebbero meglio in una pièce teatrale, ma soprattutto un uso continuo dei flashback, usati, direi quasi, "a raffica"... Il regista Moverman gestsce un po'faticosamente la situazione, pur con interpreti di grande qualità, da quelle femminili alle presenze maschili, dove va rilevato come Steve Coogan, il fratello intellettuale in crisi più del suo parente senatore(Gere)sia appunto decisamente più efficace del pluripremiato e sovrastimato Richard. Dal romanzo di Herman Koch. El Gato
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domenica 18 febbraio 2018
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no comment
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R.Gere aveva bisogno di questo film?regia orribile!
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ragthai
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lunedì 18 dicembre 2017
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ottimo remake
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Avevo gia' visto "I nostri ragazzi", questa versione a stelle e striscie e' decisamente piu' convincente e con attori molto nella parte.
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weachilluminati
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domenica 15 ottobre 2017
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senza espiazione la mediocrità in scena
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Un buon film che mette in scena l'inadegatezza, la mediocrità, frustrazioni di chi condivide una vita in una contesto medio borghese.
Ho ascolato soprattutto il dolore di chi non sa come difendere la propria piccola dimensione di umano nel ruolo di padre, figlio , madre fratello.
No, non ho sbadigliato nel vedere questo film, rielaborazione cinematrografica dell'omonimo libro, che in qualche modo mette in scena l'inadeguatennza e le debolezze, l'ipocrisia.
Protagonista è ripeto l'inadeguatezza ma non dimenticherei nanche la decadenza di una vita in famiglia che tutto "succhia" anche la verità.
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Un buon film che mette in scena l'inadegatezza, la mediocrità, frustrazioni di chi condivide una vita in una contesto medio borghese.
Ho ascolato soprattutto il dolore di chi non sa come difendere la propria piccola dimensione di umano nel ruolo di padre, figlio , madre fratello.
No, non ho sbadigliato nel vedere questo film, rielaborazione cinematrografica dell'omonimo libro, che in qualche modo mette in scena l'inadeguatennza e le debolezze, l'ipocrisia.
Protagonista è ripeto l'inadeguatezza ma non dimenticherei nanche la decadenza di una vita in famiglia che tutto "succhia" anche la verità.
Il re del film è il nulla
Soddisfatto , da vedere per riflettere e comprendere i difficili equilibri che si agitano all'interno di una struttura familiare che tutto vuole tranne la verità ; difendere il buon nome della famiglia è l'imperativo categorico anche se passa attraverso il diniego di un orribile delitto commesso contro un disperato di strada.
Buona visione
weachilluminati
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gaiart
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lunedì 24 luglio 2017
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stay hungry, stay foolish!
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A furia di Masterchef, con salsette di noci e timo, adagiate su lettini di asparagi della Val di Non, zuppe di castagne con capesante e porri fritti o cappellacci di broccoli, cagliata di latte e lumachine di mare, aggiunte a carambole di formaggi in cui si sa anche il nome proprio di ciascuna mucca che li fornisce and so on, a volte si perde il se
THE DINNER
di
OREN MOVERMAN
STAY HUNGRY, STAY FOOLISH
(Steve Jobs)
Non tutti i matti rompono i piatti.
Il regista di The Dinner sembra aver preso alla lettera il binomio, follia e nutrimento, teorizzato da Steve Jobs.
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A furia di Masterchef, con salsette di noci e timo, adagiate su lettini di asparagi della Val di Non, zuppe di castagne con capesante e porri fritti o cappellacci di broccoli, cagliata di latte e lumachine di mare, aggiunte a carambole di formaggi in cui si sa anche il nome proprio di ciascuna mucca che li fornisce and so on, a volte si perde il se
THE DINNER
di
OREN MOVERMAN
STAY HUNGRY, STAY FOOLISH
(Steve Jobs)
Non tutti i matti rompono i piatti.
Il regista di The Dinner sembra aver preso alla lettera il binomio, follia e nutrimento, teorizzato da Steve Jobs. A furia di Masterchef, con salsette di noci e timo, adagiate su lettini di asparagi della Val di Non, zuppe di castagne con capesante e porri fritti o cappellacci di broccoli, cagliata di latte e lumachine di mare, aggiunte a carambole di formaggi in cui si sa anche il nome proprio di ciascuna mucca che li fornisce, and so on, a volte si perde il senso della realtà.
Le portate del geniale film the Dinner: aperitivo, antipasto, primo, formaggio, dolce e digestivo, assicurano proprio questo che, nella vita, il cibo consumato in ambienti ovattati e di lusso, risulta inversamente proporzionale alle verità indigeste che affliggono i corpi di coloro che devono ingerirne le costosissime portate.
Tratto dal bestseller internazionale “LA CENA” di HERMAN KOCH, è un film geniale, angoscioso, stressante e strutturato con maestria ed eleganza da Oren Moverman. Così come lo è il romanzo.
Due ottime interpretazioni di Paul (Steve Coogan), il fratello minore e la moglie Claire (Laura Linney) aiutano ancora di più a rendere questa incredibile storia (ma tristemente vera) credibile, dove il vero protagonista non è il cibo, ma la follia.
Follia di una madre che gestisce male la sua depressione e la trasmette a un figlio sensibile.
Follia di quel figlio che divenuto padre e marito non accetta l’improvvisa malattia della moglie e come neve al sole si scioglie nella sua fragilità.
Follia omicida di due ragazzini, figli di quel padre di ottima famiglia, che diventano baby gang e danno fuoco a un homeless all’interno di un bancomat.
Follia dettata dall’incapacità di comunicazione che affligge sempre più le nostre famiglie, la società dove il dialogo si limita a sentire la segreteria di uno smartphone o a mettere una faccina smiley su di social network.
Questo film conturbante, racchiudendo tutti i generi, dramma, commedia, satira, thriller, è persino in sé folle. Davvero trasmette questo senso d’inadeguatezza tra una portata e l’altra e a più livelli. Tra madre e figlio, tra padre e figlio, tra marito e moglie, tra fratelli. Tra esterno. Lusso, ristoranti, politica, vita sociale, convenzioni. E interno. Famiglie devastate non in grado di capirsi e dialogare. Risultato. Un carico di violenza verso l’esterno in un circolo vizioso senza fine. Non a caso forse Stan Lohman, fratello più equilibrato, (Richard Gere), membro del Congresso in corsa per la carica di governatore, cerca di far approvare una legge contro l’Obama care che renda la malattia mentale, considerevole come quella fisica. Ma forse solo i pazzi saranno in grado di capire quanto grave e radicata sia questa realtà che affligge le nostre società.
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