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donnapa
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domenica 18 febbraio 2018
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grande lezione di vita
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Un film da non perdere,c'è tutto ciò che serve per entusiasmare adulti e bambini,ben fatto disegni meravigliosi personaggi esilaranti,storia avvincente e che tocca il cuore, parla di sentimenti profondi facendoti ridere.
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domenica 21 gennaio 2018
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un film imperdibile
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Un film imperdibile che riconcilia con il proprio passato e illumina il futuro, cantando il presente. Bambini, ragazzi, adulti, anziani. Tutti potranno emozianarsi e vivere un'esperienza unica, che tocca le corde pių profonde dell'animo umano.
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annalisarco
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domenica 21 gennaio 2018
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lė, tra cuore e musica
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"Uniremo con le note il cuore e le anime" è la frase tratta da una delle canzoni presenti nel nuovo film di animazione Pixar che meglio racchiude il significato dell'intero lungometraggio. I legami profondi, quelli che vanno oltre la morte, che si costruiscono giorno dopo giorno nel corso della vita, che toccano - appunto - il cuore e l'anima, e che spesso vengono resi eterni da qualcosa di magico: la musica, l'unica lingua compresa da tutti, e per questo lo strumento più forte di unione. Non solo linguaggio, ma luogo intangibile in cui sembra fermarsi per sempre la verità, in cui i sentimenti più veri e profondi sembrano vivere per davvero, a volte più che nella vita stessa.
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"Uniremo con le note il cuore e le anime" è la frase tratta da una delle canzoni presenti nel nuovo film di animazione Pixar che meglio racchiude il significato dell'intero lungometraggio. I legami profondi, quelli che vanno oltre la morte, che si costruiscono giorno dopo giorno nel corso della vita, che toccano - appunto - il cuore e l'anima, e che spesso vengono resi eterni da qualcosa di magico: la musica, l'unica lingua compresa da tutti, e per questo lo strumento più forte di unione. Non solo linguaggio, ma luogo intangibile in cui sembra fermarsi per sempre la verità, in cui i sentimenti più veri e profondi sembrano vivere per davvero, a volte più che nella vita stessa. Non ci sarebbe Coco senza la sua musica. Il nuovo lavoro targato Pixar ha già messo d'accordo tutti, e anche quest'anno è prevedibile la sua corsa (e la sua vittoria) verso la statuetta degli Academy. Questa volta lo scenario si sposta in Messico, nella cittadina di santa Cecilia, probabilmente per sfruttare al massimo il concetto quasi sacro di familia, tanto forte e presente in questa terra. Miguel Rivera è l'ultimo arrivato, figlio di generazioni di calzolai, che hanno intrapreso questa strada a seguito dell'abbandono da parte del marito di Imelda (trisavola di Miguel) in favore di una carriera da musicista. Da quel giorno la musica è stata bandita in casa Rivera, se non fosse che Miguel ama suonare la chitarra. Si esercita di nascosto, imparando da autodidatta a suonare uno strumento improvvisato seguendo e conoscendo alla lettera dei vecchi vhs del suo mito Ernesto de la Cruz, cantante e musicista scomparso da anni, la cui fama e ricordo sono ancora molto sentiti. Come ogni anno, si svolge il tradizionale Dìa de los Muertos, giorno in cui ogni membro della famiglia celebra il ricordo delle persone care scomparse, prepara delle offerte per loro, e cosparge la via di casa con dei petali di Cempasuchil (fiori di un arancione acceso realmente usati nella tradizione messicana) per indicare ai defunti la strada del ritorno. Miguel, a seguito di una discussione con la sua famiglia causata proprio dalla passione del ragazzo per la musica, si ritrova protagonista di un'avventura proprio nel mondo dei morti. Conoscere il passato per capire il presente, per sapere chi siamo: questo è quello che succede a Miguel, intrappolato nel mondo dei morti, coloro che non sono stati dimenticati, e che per una notte possono attraversare il ponte ricoperto di foglie che li porta indietro dai loro cari. Chi è stato dimenticato, però, non può più tornare indietro, e pian piano è costretto a svanire. Ci sono varie tematiche forti in questo film che sempre di più sembra discostarsi dai target delle fiabe disneyiane e spostarsi verso un pubblico di età più adulta. La sottile linea di confine tra la vita e la morte, è uno dei temi più presenti: vivere seguendo delle convinzioni, dando fermamente importanza a qualcosa che d'un tratto non ha più alcun valore. Seguire regole o restrizioni che alla fine, quando passi il ponte, non hanno più alcun senso o importanza. Seguire invece le passioni, quelle forti, come la musica è per Miguel. Avere qualcuno su cui poter contare sempre e senza alcun dubbio, perchè quando il corpo non ci sarà più, la persona resterà in vita attraverso l'amore e il ricordo. Saremo tutti mucchietti di ossa un giorno, è vero, ma ciò che conterà sarà soltanto quello che abbiamo dato in vita, sia alle persone che ci sono state vicine, sia a quelle più lontane e che forse non conosceremo mai. Come è stato per la famiglia Rivera, che da generazioni tramanda il rispetto e l'amore per una cosa sola, la famiglia. Tante cose cambiano nel corso della vita, ma i ricordi restano. Un viso, una voce, un sentimento, una canzone. Una di queste cose resta sempre, ci accompagna fino all'ultimo giorno e non smette mai di fare il suo dovere: farci sorridere. Le persone care non ci lasciano mai del tutto, vivono nei nostri ricordi. Oltre alle tematiche, Coco si avvale di una tecnica di animazione computerizzata sempre più dettagliata nella mimica dei personaggi (meravigliosamente descritta dal viso di Miguel la sensazione di pura tranquillità e naturalezza del ragazzo quando per la prima volta mostra a noi spettatori il suo mondo, fatto soltanto di lui e delle sue dita che sfiorano le corde della chitarra che si è maldestramente - ma egregiamente - costruito), nella loro interazione, nella creazione di ambientazioni fantastiche e nella colorazione vivisa e incantevole. Anche la scelta di colori vivi e luminosi non è stata lasciata al caso, ma presa proprio per dare risalto alla credenza pixariana presentata in questo film, ovvero che c'è vita dopo la morte. Un luogo in cui la vita continua, in cui puoi ancora essere chi sei, oppure, avere il tuo riscatto se la vita non ti ha permesso di farlo. E non si tratta solamente di una idea pixariana, bensì della stessa festa dei morti che si svolge in Messico, e che è una vera e propria celebrazione della vita: colori, musica, maschere, offerte e cibo. Non c'è spazio per la tristezza, nè in vita nè dopo la morte. Tutto è un passaggio positivo, sta a noi coglierne il meglio. E per farlo, non si può che fare una cosa: essere sè stessi e seguire la propria strada, che può essere dettata soltanto da ciò che hai dentro. Questa è l'incrollabile convinzione di Miguel, il ragazzino che ha saputo imparare e allo stesso tempo insegnare qualcosa alla sua famiglia. E forse anche a noi.
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mercoledė 17 gennaio 2018
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stupendo
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Sono stato a vedere questo film con la mia famiglia non era nemmeno in previsione, č stato assolutamente una fantastica sorpresa. Consiglio a tutti di vedere questo film d'animazione
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giannies
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lunedė 15 gennaio 2018
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spettacolare
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Pretendo che meriti minimo le 4 stelle
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annalisarco
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domenica 14 gennaio 2018
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quello spazio eterno tra musica e amore
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“Uniremo con le note il cuore e le anime” è la frase tratta da una delle canzoni presenti nel nuovo film di animazione Pixar che meglio racchiude il significato dell’intero lungometraggio.
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“Uniremo con le note il cuore e le anime” è la frase tratta da una delle canzoni presenti nel nuovo film di animazione Pixar che meglio racchiude il significato dell’intero lungometraggio. I legami profondi, quelli che vanno oltre la morte, che si costruiscono giorno dopo giorno nel corso della vita, che toccano – appunto – il cuore e l’anima, e che spesso vengono resi eterni da qualcosa di magico: la musica, l’unica lingua compresa da tutti, e per questo lo strumento più forte di unione. Non solo linguaggio, ma luogo intangibile in cui sembra fermarsi per sempre la verità, in cui i sentimenti più veri e profondi sembrano vivere per davvero, a volte più che nella vita stessa. Non ci sarebbe Coco senza la sua musica. Il nuovo lavoro targato Pixar ha già messo d’accordo tutti, e anche quest’anno è prevedibile la sua corsa (e la sua vittoria) verso la statuetta degli Academy. Questa volta lo scenario si sposta in Messico, nella cittadina di santa Cecilia, probabilmente per sfruttare al massimo il concetto quasi sacro di familia, tanto forte e presente in questa terra. Miguel Rivera è l’ultimo arrivato, figlio di generazioni di calzolai, che hanno intrapreso questa strada a seguito dell’abbandono da parte del marito di Imelda (trisavola di Miguel) in favore di una carriera da musicista. Da quel giorno la musica è stata bandita in casa Rivera, se non fosse che Miguel ama suonare la chitarra. Si esercita di nascosto, imparando da autodidatta a suonare uno strumento improvvisato seguendo e conoscendo alla lettera dei vecchi vhs del suo mito Ernesto de la Cruz, cantante e musicista scomparso da anni, la cui fama e ricordo sono ancora molto sentiti. Come ogni anno, si svolge il tradizionale Dìa de los Muertos, giorno in cui ogni membro della famiglia celebra il ricordo delle persone care scomparse, prepara delle offerte per loro, e cosparge la via di casa con dei petali di Cempasuchil (fiori di un arancione acceso realmente usati nella tradizione messicana) per indicare ai defunti la strada del ritorno. Miguel, a seguito di una discussione con la sua famiglia causata proprio dalla passione del ragazzo per la musica, si ritrova protagonista di un’avventura proprio nel mondo dei morti. Conoscere il passato per capire il presente, per sapere chi siamo: questo è quello che succede a Miguel, intrappolato nel mondo dei morti, coloro che non sono stati dimenticati, e che per una notte possono attraversare il ponte ricoperto di foglie che li porta indietro dai loro cari. Chi è stato dimenticato, però, non può più tornare indietro, e pian piano è costretto a svanire. Ci sono varie tematiche forti in questo film che sempre di più sembra discostarsi dai target delle fiabe disneyiane e spostarsi verso un pubblico di età più adulta. La sottile linea di confine tra la vita e la morte, è uno dei temi più presenti: vivere seguendo delle convinzioni, dando fermamente importanza a qualcosa che d’un tratto non ha più alcun valore. Seguire regole o restrizioni che alla fine, quando passi il ponte, non hanno più alcun senso o importanza. Seguire invece le passioni, quelle forti, come la musica è per Miguel. Avere qualcuno su cui poter contare sempre e senza alcun dubbio, perchè quando il corpo non ci sarà più, la persona resterà in vita attraverso l’amore e il ricordo. Saremo tutti mucchietti di ossa un giorno, è vero, ma ciò che conterà sarà soltanto quello che abbiamo dato in vita, sia alle persone che ci sono state vicine, sia a quelle più lontane e che forse non conosceremo mai. Come è stato per la famiglia Rivera, che da generazioni tramanda il rispetto e l’amore per una cosa sola, la famiglia. Tante cose cambiano nel corso della vita, ma i ricordi restano. Un viso, una voce, un sentimento, una canzone. Una di queste cose resta sempre, ci accompagna fino all’ultimo giorno e non smette mai di fare il suo dovere: farci sorridere. Le persone care non ci lasciano mai del tutto, vivono nei nostri ricordi. Oltre alle tematiche, Coco si avvale di una tecnica di animazione computerizzata sempre più dettagliata nella mimica dei personaggi (meravigliosamente descritta dal viso di Miguel la sensazione di pura tranquillità e naturalezza del ragazzo quando per la prima volta mostra a noi spettatori il suo mondo, fatto soltanto di lui e delle sue dita che sfiorano le corde della chitarra che si è maldestramente – ma egregiamente – costruito), nella loro interazione, nella creazione di ambientazioni fantastiche e nella colorazione vivisa e incantevole. Anche la scelta di colori vivi e luminosi non è stata lasciata al caso, ma presa proprio per dare risalto alla credenza pixariana presentata in questo film, ovvero che c’è vita dopo la morte. Un luogo in cui la vita continua, in cui puoi ancora essere chi sei, oppure, avere il tuo riscatto se la vita non ti ha permesso di farlo. E non si tratta solamente di una idea pixariana, bensì della stessa festa dei morti che si svolge in Messico, e che è una vera e propria celebrazione della vita: colori, musica, maschere, offerte e cibo. Non c’è spazio per la tristezza, nè in vita nè dopo la morte. Tutto è un passaggio positivo, sta a noi coglierne il meglio. E per farlo, non si può che fare una cosa: essere sè stessi e seguire la propria strada, che può essere dettata soltanto da ciò che hai dentro. Questa è l’incrollabile convinzione di Miguel, il ragazzino che ha saputo imparare e allo stesso tempo insegnare qualcosa alla sua famiglia. E forse anche a noi.
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giannies
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mercoledė 10 gennaio 2018
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meraviglia
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Penso di non esagerare dicendo che si tratti di uno dei capolavori migliori sfornati dalla Disney/Pixar, per certi versi anche superiore rispetto ad altri classici Disney che hanno saputo incarnare determinati valori ma senza andare a fondo nell'introspezione psicologica dei personaggi.
Coco è un film che è stato criticato (per quanto possano essere considerate critiche fondate) per l'aver affrontato tematiche ritenute non alla portata di bambini, quali la morte e la vacuità della non-esistenza. Ma quando la gente inizierà a capire che film d'animazione non necessariamente deve significare film esclusivamente per bambini? Quando inizierà, soprattutto, a capire che temi come questi, trattati con una rara delicatezza, non devono più risultare un tabù (e dunque un'angoscia nascosta) ma oggetto di discussione e di libero pensiero anche per i più piccoli? Sono a conoscenza di bimbi che, seppur nel loro bizzarro modo di vedere la morte, ne hanno sviluppato un'idea senza rimanere così terrorizzati.
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Penso di non esagerare dicendo che si tratti di uno dei capolavori migliori sfornati dalla Disney/Pixar, per certi versi anche superiore rispetto ad altri classici Disney che hanno saputo incarnare determinati valori ma senza andare a fondo nell'introspezione psicologica dei personaggi.
Coco è un film che è stato criticato (per quanto possano essere considerate critiche fondate) per l'aver affrontato tematiche ritenute non alla portata di bambini, quali la morte e la vacuità della non-esistenza. Ma quando la gente inizierà a capire che film d'animazione non necessariamente deve significare film esclusivamente per bambini? Quando inizierà, soprattutto, a capire che temi come questi, trattati con una rara delicatezza, non devono più risultare un tabù (e dunque un'angoscia nascosta) ma oggetto di discussione e di libero pensiero anche per i più piccoli? Sono a conoscenza di bimbi che, seppur nel loro bizzarro modo di vedere la morte, ne hanno sviluppato un'idea senza rimanere così terrorizzati.
E' questo in Coco che si realizza: un modo bizzarro di vedere la morte, un mondo dei morti ci attende e tutto funziona similmente a quello dei vivi.
Altra tematica portante del lungometraggio è quella delle tradizioni, sia riguardanti il Messico sia quelle di famiglia. La Disney/Pixar ci guida in un mondo nuovo, colorato dalla musica, dai canti e dai balli, dettato dalla spensieratezza. Il film ci suggerisce da una parte che non possiamo essere nella nostra vita ciò che non siamo, dunque dovremmo portare a termine i nostri obiettivi fino in fondo; da un altro lato sottolinea l'importanza della famiglia, l'unica casa dove saremo sempre accolti.
Famiglia e sogni del personaggio (Miguel) si oppongono in modo ferreo, in modo violento: i suoi familiari sostengono che Miguel, come tutti gli altri membri della famiglia, deve portare avanti la tradizione di famiglia dei calzolai e non seguire lo stesso sentiero percorso dal suo trisnonno, che lasciò la famiglia per inseguire il suo sogno della musica.
Con una serie di peripezie e colpi di scena, fra due mondi completamente diversi ma assai collegati fra loro, famiglia e sogni riescono a fondersi traducendosi nell'importanza del ruolo della famiglia di sostenere ciò che per un figlio equivale a felicità, ciò che è bene per lui.
Ennesimo tema affrontato, lezione di vita per i più piccoli (e che forse i genitori non hanno considerato, soffermandosi ingenuamente alla sola trattazione del tema della morte) è quello della rimembranza: chi muore va ricordato con grande amore, o finirà nell'oblio per sempre. Omnia vincit amor.
Fantastiche le musiche, davvero molto emozionanti le scene finali, magnifica l'animazione.
Semplicemente un capolavoro. Bello pensare che dal 1895 esista il cinema vero e proprio, ma nel 2017, dopo più di 100 anni, ancora vi sono persone capaci di farci emozionare, di sorprenderci e stupirci sempre di più, di suscitare in noi quella voglia di sognare che è...top.
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albussilente
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martedė 9 gennaio 2018
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el dėa de los muertos
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"Per tutta la vita ho sentito qualcosa dentro di me che mi rendeva diverso", una frase di un peso specifico straordinario che da sola potrebbe valere il prezzo del biglietto. Ma Pixar come al solito e' capace di andare molto oltre e, grazie anche ad una superficialità iniziale nel trattare il delicato tema delle tradizioni messicane, crea l'ennesimo capolavoro. Man mano che Miguel, il piccolo protagonista, prosegue il suo percorso di "redenzione" il suo stupore in cio' che vede si mischia al nostro! Quanto colore e quanto calore contrastano meravigliosamente con ambientazioni fatte di scheletri e di rappresentazioni della morte.
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"Per tutta la vita ho sentito qualcosa dentro di me che mi rendeva diverso", una frase di un peso specifico straordinario che da sola potrebbe valere il prezzo del biglietto. Ma Pixar come al solito e' capace di andare molto oltre e, grazie anche ad una superficialità iniziale nel trattare il delicato tema delle tradizioni messicane, crea l'ennesimo capolavoro. Man mano che Miguel, il piccolo protagonista, prosegue il suo percorso di "redenzione" il suo stupore in cio' che vede si mischia al nostro! Quanto colore e quanto calore contrastano meravigliosamente con ambientazioni fatte di scheletri e di rappresentazioni della morte. Il messaggio e' molto chiaro: se da una parte la società moderna con la sua alta velocità e la sua faciloneria ci porta quasi naturalmente a dimenticare tutto e tutti, dall'altra parte ci siamo noi, con i nostri cari, la nostra famiglia e coloro che ormai non ci sono piu'. Questi ultimi dovrebbero essere ricordati e visitati continuamente e se proprio non e' possibile, ci viene incontro una bella tradizione "el dia de los muertos" che per fortuna cambia le carte in tavola. Superba la colonna sonora che ci accompagna per tutto il viaggio e delizioso il pimo assolo di chitarra di Miguel che fa rabbrividire anche il meno appassionato di musica. La scelta stilistica nella rappresentazione dei morti ricorda veramente tanto il gioco Grim Fandango e questo e' un bene perche' graficamente quel gioco aveva strappato consensi in modo unanime. Non si scandalizzerà nessuno se mi permetto di dire che in più occasioni ho avuto la sensazione che Mihazaki, durante le pause caffè di Unkrich, avesse preso in mano la regia contaminando il lungometraggio Pixar.
Per tutto il film siamo invitati a non dimenticare e alla fine non si puo' che uscire dalla sala non dimenticando che cio' che abbiamo visto e' una grande lezione di vita per tutti.
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eleonorapanzeri
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martedė 9 gennaio 2018
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il prezzo del successo
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Miguel ha un sogno nel cuore, un richiamo irrefrenabile verso la musica. La sua numerosa famiglia tuttavia ha bandito quest’arte da generazioni. Nel giorno dei morti, molto sentito nei paesi messicani, Miguel decide a dispetto di tutto di esibirsi in un contest musicale nella piazza principale del suo paese. Le cose tuttavia non vanno come pianificato e Miguel rimasto senza strumento musicale decide di trafugare la chitarra del celebre musicista e suo idolo, Ernesto de la Cruz, attivando così una maledizione che lo porta nel regno dei morti. Un film d’animazione come non se ne vedono da tempo, divertente, originale e magnetico. Una storia che parla di valori e di sentimenti importanti, del peso ma anche dell’importanza della famiglia, di rancori, di sogni e di amori infranti, del legame profondo tra arte ed amore, della vera passione che non nasce dal mero consumismo ma da sentimenti puri come il profondo affetto tra un padre e una figlia.
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Miguel ha un sogno nel cuore, un richiamo irrefrenabile verso la musica. La sua numerosa famiglia tuttavia ha bandito quest’arte da generazioni. Nel giorno dei morti, molto sentito nei paesi messicani, Miguel decide a dispetto di tutto di esibirsi in un contest musicale nella piazza principale del suo paese. Le cose tuttavia non vanno come pianificato e Miguel rimasto senza strumento musicale decide di trafugare la chitarra del celebre musicista e suo idolo, Ernesto de la Cruz, attivando così una maledizione che lo porta nel regno dei morti. Un film d’animazione come non se ne vedono da tempo, divertente, originale e magnetico. Una storia che parla di valori e di sentimenti importanti, del peso ma anche dell’importanza della famiglia, di rancori, di sogni e di amori infranti, del legame profondo tra arte ed amore, della vera passione che non nasce dal mero consumismo ma da sentimenti puri come il profondo affetto tra un padre e una figlia. Un film sulla famiglia e per la famiglia in un epoca dove certi legami affettivi spesso si perdono sulla vanesia strada per il successo, che può rivelarsi triste, solitaria, ipocrita, sterile e crudele.
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tmpsvita
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lunedė 8 gennaio 2018
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un film con un'anima
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La Pixar torna dopo due sequel ("Cars 3" e "Finding Dory") con un film originale e il risultato, come lo è stato per "Inside Out" e per la maggior parte dei suoi film, è un vero successo.
Un successo non solo rilegato al box-office, settore nel quale è andato molto bene anche se avrebbe potuto fare meglio, ma soprattutto al consenso ricevuto dalla critica, che lo ha premiato con ottimi voti (81/100 su Metacritic) e splendide recensioni (addirittura 97% di critiche positive su Rotten Tomatoes), e dal pubblico, il quale gli attribuisce un altissimo voto su IMDb.
Ma nonostante tutti questi riconoscimenti il film non mi aveva affatto incuriosito, al tal punto che la mia visione sul grande schermo di Coco stava addirittura per non avvenire, ma per fortuna sono andato al cinema e alla fine ho visto questo meraviglioso film d'animazione di cui avevo sentito parlare fino alla nausea.
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La Pixar torna dopo due sequel ("Cars 3" e "Finding Dory") con un film originale e il risultato, come lo è stato per "Inside Out" e per la maggior parte dei suoi film, è un vero successo.
Un successo non solo rilegato al box-office, settore nel quale è andato molto bene anche se avrebbe potuto fare meglio, ma soprattutto al consenso ricevuto dalla critica, che lo ha premiato con ottimi voti (81/100 su Metacritic) e splendide recensioni (addirittura 97% di critiche positive su Rotten Tomatoes), e dal pubblico, il quale gli attribuisce un altissimo voto su IMDb.
Ma nonostante tutti questi riconoscimenti il film non mi aveva affatto incuriosito, al tal punto che la mia visione sul grande schermo di Coco stava addirittura per non avvenire, ma per fortuna sono andato al cinema e alla fine ho visto questo meraviglioso film d'animazione di cui avevo sentito parlare fino alla nausea.
Come tutti i prodotti Pixar il film può contare su di un'animazione straordinaria che, in questo caso, si fa notare in maniera corposa attraverso innumerevoli colori, delle bellissime luci che rendono giustizia a dei disegni definibili come opere d'arte.
Ma oltre all'incredibile fantasia sia nell'aspetto estetico che nel contenuto, ciò che rende "Coco" diverso da tutti gli altri film d'animazione, ma che lo accomuna a quelli del medesimo Studios, è che dentro di sé ha un'anima e lo si sente nelle risate del pubblico in sala ma anche nelle lacrime che alcune sue scene, di una bellissima, toccante e vera profondità, scaturiscono e negli occhi dei bambini che invece di chiacchierare come farebbero con qualsiasi altro tipo di film, rimangono lì in silenzio perché immersi in un sogno che li farà crescere, maturare e migliorare.
Un film di grande importanza morale e culturale, nonché politica (visti gli ultimi scontri tra USA e Messico), una Pixar che prende posizione e con molto coraggio e fantasia, esplora nuove storie, culture e "mondi".
Qualche pecca qua e là ma indubbiamente minori.
In generale, infatti, è uno dei più importanti e bei film d'animazione, e non solo, degli ultimi anni.
Voto: 8,5/10
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