I figli della notte |
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Un film di Andrea De Sica.
Con Vincenzo Crea, Ludovico Succio, Fabrizio Rongione, Yuliia Sobol, Luigi Bignone, Pietro Monfreda, Michael Bernhard Plattner, Dario Cantarelli
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 85 min.
- Italia, Belgio 2016.
- 01 Distribution
uscita mercoledì 31 maggio 2017.
MYMONETRO
I figli della notte
valutazione media:
2,93
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Attenti all'esordiente e a quell'evasione sulle note di Pavarotti
di Roberto Nepoti La Repubblica
Più spesso figli e nipoti d'arte seguono le orme dei loro predecessori; ma non mancano i casi in cui - invece - adottano stili diversi o addirittura opposti. Pensiamo al debutto nel lungometraggio del trentacinquenne Andrea De Sica, nipote del grande Vittorio. Non che il nonno fosse solo (neo)realismo, questo no (basti pensare a Miracolo a Milano): però difficilmente lo avremmo immaginato alla regia di una fiaba nera con sfumature orrorifiche. Il soggetto fa pensare un po' a Nel nome del padre di Marco Bellocchio, un po' all'Infanzia di un capo, il racconto di Jean-Paul Sartre compreso nella raccolta Il muro.
Orfano di padre, il sedicenne Giulio viene spedito dall'occupatissima mamma in un collegio sperduto tra le Alpi che somiglia all'Overlook Hotel di Shining. Si tratta in realtà di una scuola destinata alla futura classe dirigente, dove i rampolli delle famiglie ricche devono imparare a obbedire per imparare a comandare. C'è una stretta disciplina da rispettare: una specie di reclusione senza svaghi, senza Internet e con mezz'ora di cellulare al giorno. In compenso il menu prevede il nonnismo dei collegiali veterani: bullismo che, non troppo in fondo, fa parte anch'esso del "sistema educativo" e che il preside non ha alcuna intenzione di sanzionare. Dopo lo spaesamento iniziale, Giulio stringe amicizia col coetaneo Edoardo; e insieme a lui comincia a compiere fughe sistematiche verso il bosco che circonda il collegio. Dove si trova un "luogo di perdizione" opposto-complementare a quello: un locale notturno popolato di prostitute, tra cui la giovanissima Elena.
Girato interamente in Alto Adige, in un antico hotel di Dobbiaco, il film trae vantaggio dall'utilizzo di pochissimi set, che la macchina da presa di De Sica (già assistente di Bertolucci, Vicari, Ozpetek) attraversa con una sicurezza e una competenza visiva tutt'altro che scontate per un debuttante. Il regista, figlio del compositore Manuel e della produttrice Tilde Corsi, osa assumersi i compiti di autore a tutto campo. Oltre a dirigere, cura anche le musiche originali ("un omaggio a mio padre") e scrive la sceneggiatura a quattro mai con Mariano Di Nardo. Ed è nella scrittura drammaturgica che il film sconta una certa debolezza, introducendo verso il finale qualche presenza fantasmatica, forse non strettamente necessaria. Fin lì era andata assai bene l'atmosfera sospesa e semi-onirica, saggiamente priva di toni (auto)ironici ma con un sottotesto discreto di satira sociopolitica (salvo gli "educatori" i maggiorenni sono assenti, o si riducono a una voce al telefono). Acuti anche il modo in cui il film marca l'età dei protagonisti, nel passaggio indefinito e confuso verso la condizione di adulti, e l'ambiguità nel descrivere il personaggio dell'educatore Mathias (lo interpreta Fabrizio Rongione, attore di fiducia dei fratelli Dardenne). Però quel che ci persuade di essere di fronte a una "scoperta" interessante è soprattutto una scena, ispirata e sorprendente: quella in cui Giulio ed Edoardo collaborano all'evasione del primo, sulle note di Vivere cantata da Luciano Pavarotti.
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