peergynt
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domenica 10 giugno 2018
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l'inquietante collegio sulle alpi
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L'opinione non vuol essere del tutto negativa, anzi! Ci sono elementi che convincono: una location indovinata e capace di portare a sviluppi inattesi, una sapiente composizione dell'inquadratura, un'ottima colonna sonora capace di generare un'atmosfera di inquietudine, dei giovani attori volenterosi (anche se alcuni dei personaggi minori non convincono). I problemi nascono sul fronte più propriamente narrativo: una trama non originalissima e soprattutto con colossali buchi narrativi, dei dialoghi talvolta didascalici e dei personaggi che o si risolvono in macchietta (il grassone, lo spilungone, il ragazzo dal bel canto) o non vengono ben sviluppati, tanto da sembrare incompiuti (Mathias, l'educatore ex-allievo, interpretato in modo convincente da Fabrizio Rongione).
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L'opinione non vuol essere del tutto negativa, anzi! Ci sono elementi che convincono: una location indovinata e capace di portare a sviluppi inattesi, una sapiente composizione dell'inquadratura, un'ottima colonna sonora capace di generare un'atmosfera di inquietudine, dei giovani attori volenterosi (anche se alcuni dei personaggi minori non convincono). I problemi nascono sul fronte più propriamente narrativo: una trama non originalissima e soprattutto con colossali buchi narrativi, dei dialoghi talvolta didascalici e dei personaggi che o si risolvono in macchietta (il grassone, lo spilungone, il ragazzo dal bel canto) o non vengono ben sviluppati, tanto da sembrare incompiuti (Mathias, l'educatore ex-allievo, interpretato in modo convincente da Fabrizio Rongione). Infine, dei modelli di riferimento evidenti (su tutti Lynch e Kubrick) ma che giocano a sfavore del film, segnalando l'abisso che separa questo racconto dai suoi miti di riferimento. Alcuni temi poi sono buttati lì (il bullismo, l'amicizia fra maschi) o addirittura banalmente rappresentati (il locale delle spogliarelliste). Insomma, un'opera prima che mostra capacità e voglia di fare, ma ancora un'opera prima, con tutte le sue ingenuità.
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alex8
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giovedì 1 giugno 2017
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eccezionale (e non aspettatevi una catarsi)
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La tensione del film si mantiene costante per tutto il tempo, non c'è un momento di respiro: è raro che un film del nostro millennio riesca a produrre questo effetto nello spettatore, e ancora più raro che la sensazione di angoscia si mantenga anche minuti dopo la fine del film.
Il rapporto di amicizia tra i due protagonisti è espresso magnificamente e a tratti sfiora un sentimento superiore... Ho amato lo sguardo luminoso del protagonista Vincenzo Crea, così come sono rimasta trafitta dal cambiamento repentino che subisce il personaggio interpretato da Ludovico Succio a circa metà del film. Attori giovani e promettenti.
Un film da vedere e rivedere per apprezzarne sempre meglio i dettagli e la precisione narrativa.
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La tensione del film si mantiene costante per tutto il tempo, non c'è un momento di respiro: è raro che un film del nostro millennio riesca a produrre questo effetto nello spettatore, e ancora più raro che la sensazione di angoscia si mantenga anche minuti dopo la fine del film.
Il rapporto di amicizia tra i due protagonisti è espresso magnificamente e a tratti sfiora un sentimento superiore... Ho amato lo sguardo luminoso del protagonista Vincenzo Crea, così come sono rimasta trafitta dal cambiamento repentino che subisce il personaggio interpretato da Ludovico Succio a circa metà del film. Attori giovani e promettenti.
Un film da vedere e rivedere per apprezzarne sempre meglio i dettagli e la precisione narrativa. Complimenti De Sica!
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loland10
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lunedì 19 giugno 2017
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nemesi notturne
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“I figli della notte” (2016) è il primo lungometraggio del regista Andrea De Sica.
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“I figli della notte” (2016) è il primo lungometraggio del regista Andrea De Sica.
Un’opera prima succinta, breve, forte, annerita e, sagacemente, accademica.
Il regista, nipote di Vittorio e figlio di Manuel (morto nel dicembre 2014 a cui il film è dedicato con dolcezza) riesce in un modo personale e senza fronzoli a raccontare(si) dei ragazzi con le loro crescite interiori, le ansie e i dubbi. E il luogo sembra austero dove il palazzo-collegio assurge a simbolo di potere che fu e di uno sviluppo dirigenziale d’elite mentre le menti contrastano con la voglia di scoprire il fuori e il notturno che maschera ogni volto.
In un cinema italiano dove si cercano novità vere, nuovi linguaggi e pensieri da sviluppare, è positivo che il regista abbia avuto il coraggio di girare un film dove si mescolano letture scambiali tra autori di vaglia, assuefazioni di famiglia e generi soffusi quasi inetti. La cosa che sgorga agli occhi e al l'udito è la ripresa mai banale, l'asciuttezza nei dialoghi, il campo tra interni ed è esterni, i luoghi distaccati e a se stanti. Tutto in un gioco di solitudine e di vuoto rimandando come contraltare a fiabe di un'infanzia perduta. Qui abbiamo dei ragazzi (che dovranno crescere in fretta) sbattuti nel chiuso di una scuola ‘per bene’
Inizio bianco folgorante, accecante, poi appaiono i lineamenti di un viso a sinistra guardando lo schermo, un ragazzo pensieroso e muto, un silenzio inquietante, un arrivo, un frontale di ghiaccio, immagini oscure e tediose, regole severe, finestre chiuse, lezioni asettiche e voci che rintonano dentro.
Luoghi claustrofobici, martelli da incudine, corridoi lunghissimi, stanze assottigliate, adulti leziosi, balli e cuoricini, buio e luci arrossate, vuoti e donne sul cubo.
Il tempo dei balocchi è finito, le favole hanno fisicità oscure e luci laser, i corpi inglobati nelle notti, gli occhi tetri nelle stanze sconosciute, le forme delle ragazze asettiche e impaurite, le note della canzone ‘ti sento’ (Matia Bazar, 1985) assaggiano lo spazio e assottigliano i corpi delle prostitute, una voluttuosità da ‘sogno’ e un incontro che porterà segni con se.
Giulio, Edoardo, Mathias e gli altri sono soli e amici, sono insieme e non si conoscono, sono viziati a loro modo e vogliono la fuga, sono deboli e sono pieni di invidia. Un finto amore, una conoscenza, una voglia di possedere e una luna dispersa possono portare alla lotta, al sangue e a una corsa come vendetta di un nulla attorno. Il mondo è un bosco da passare e da oltrepassare. La neve diventa orma e fredda avidità di amore impossibile.
Il bianco abbagliante arriva anche sui titoli di testa (con il refrain ‘ti sento’) quasi a chiudere un circolo vizioso di oscurità, incertezze, paure e follie mentali di una crescita di vita ancora da venire.
Luoghi kubrickiani dentro al collegio e bosco innevato (quasi) dei Coen: antipodi ad un realismo virtuoso e ad un sapore lancinante di bella vita inesistente per ‘la classe dirigente del futuro’.
Il film di Andrea De Sica mostra un volto acerbo, legnoso e rissoso negli sguardi dei ragazzi: una ripresa non appesantita, una linearità onesta e una corposità minima ed essenziale. Cast giovanissimo ed efficace; pellicola breve e personale
Voto: 7/10.
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alex2044
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lunedì 5 giugno 2017
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esordio più che promettente .
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Ho visto questo film al TFF ed è stata una delle migliori sorprese .Sono, quindi , contento che esca nelle sale perchè merita di essere visto da una platea più vasta di quella di un festival . Questo erede di uno dei giganti del cinema mondiale esordisce in modo molto promettente e non si fa schiacciare dal paragone con suo nonno scegliendo uno stile ed argomenti completamente diversi .Forse l'unico punto di contatto è un'attenzione molto forte verso alcune devianze della nostra società . Nella quale in nome del potere si accettano troppi compromessi e si chiudono troppo spesso gli occhi davanti ad evidenti tentativi di prevaricazione .
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Ho visto questo film al TFF ed è stata una delle migliori sorprese .Sono, quindi , contento che esca nelle sale perchè merita di essere visto da una platea più vasta di quella di un festival . Questo erede di uno dei giganti del cinema mondiale esordisce in modo molto promettente e non si fa schiacciare dal paragone con suo nonno scegliendo uno stile ed argomenti completamente diversi .Forse l'unico punto di contatto è un'attenzione molto forte verso alcune devianze della nostra società . Nella quale in nome del potere si accettano troppi compromessi e si chiudono troppo spesso gli occhi davanti ad evidenti tentativi di prevaricazione . .La sua esperienza di aiuto regista gli ha consetito di girare tecnicamente in modo impeccabile . La mano è ferma , la scelta degli attori azzeccata , gli ambienti intriganti , le atmosfere coinvolgenti , le musiche molto evocative , da apprezzare le citazioni colte ma non saccenti , segno di ammirazione di alcuni grandi registi . Chi ammette di ispirarsi a chi è più grande di lui è sempre da ammirare . Insomma , nulla a che vedere con un cinema nostrano qualche volta troppo autoreferenziale e spesso troppo angusto al limite della claustrofobia . Adesso inizia la parte più difficile , confemarsi. Ma se Andrea De Sica proseguirà sulla strada del rifiuto della banalità e nella ricerca della diversità anche estetica penso che ci riuscirà , per il momento complimenti ed alla prossima .
PS mezzo voto in più di incoraggiamento !
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lulli9
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sabato 3 giugno 2017
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da vedere, da vedere!
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“I figli della Notte” che piacevole e fantastica scoperta! Un film appassionante e coinvolgente che tiene lo spettatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine! Il cast è giovane, fresco e veramente promettente… l’interpretazione dei due protagonisti Vincenzo Crea e Ludovico Succio è infatti davvero magistrale! Il tutto è unito ad una colonna sonora veramente eccezionale ed ad una ambientazione altrettanto suggestiva, che creano un film carico di emozioni, tematiche importanti ed interessanti con ottimi spunti di riflessione!
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steve.m
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sabato 3 giugno 2017
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grande potenziale.
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Il film mi è sembrato sin dall'inizio ricco di grande potenziale, sia in quanto a temi trattati, sia per i personaggi. Di questi ultimi mi sarebbe piacuto che fossero state approfondite le storie personali e i legami che li univano. Di fatti, molti rapporti tra i personaggi rimangono non sviluppati se non addirittura ambigui, come quello tra Giulio ed Edoardo, che ho percepito come un rapporto di amicizia ma con una evidente vena omosessuale; percezione che è rimasta sospesa, senza né una smentita né una conferma. Un altro elemento che può suscitare perplessità e disorientamento nel pubblico credo sia l'apparente inconsistenza della trama, a tratti poco chiara e intangibile nel messaggio che essa vuole comunicare, ma questo a parer mio può non rappresentare qualcosa di negativo, in quanto lascia lo spettatore a mille possibili interpretazioni, poiché gli vengono comunque dati elementi sufficienti per proporle.
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Il film mi è sembrato sin dall'inizio ricco di grande potenziale, sia in quanto a temi trattati, sia per i personaggi. Di questi ultimi mi sarebbe piacuto che fossero state approfondite le storie personali e i legami che li univano. Di fatti, molti rapporti tra i personaggi rimangono non sviluppati se non addirittura ambigui, come quello tra Giulio ed Edoardo, che ho percepito come un rapporto di amicizia ma con una evidente vena omosessuale; percezione che è rimasta sospesa, senza né una smentita né una conferma. Un altro elemento che può suscitare perplessità e disorientamento nel pubblico credo sia l'apparente inconsistenza della trama, a tratti poco chiara e intangibile nel messaggio che essa vuole comunicare, ma questo a parer mio può non rappresentare qualcosa di negativo, in quanto lascia lo spettatore a mille possibili interpretazioni, poiché gli vengono comunque dati elementi sufficienti per proporle.
In conclusione è un film che consiglio e che vale la pena vedere, con una grande carica tensiva, e se non altro per le grandi capacità degli attori.
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sil3
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sabato 3 giugno 2017
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che piacevole sorpresa!
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Questo film ha saputo coinvolgermi fin dall'inizio e tenermi con il fiato sospeso per tutta la sua durata, grazie ad un susseguirsi di eventi in un climax crescente di tensione, in certi momenti palpabile in sala.
Molto abili ed espressivi i giovani attori, che, seppur alle prime armi, hanno saputo interpretare magnificamente i loro personaggi. Impossibile quindi non immedesimarsi in Giulio e vivere con lui le paure iniziali e l'infelicità data dalla separazione da una famiglia assente, che lo costringe in un collegio severo, ingiusto e spersonalizzante.
Salvifico il rapporto con Edoardo, un amico leale di Giulio ma non solo, per certi aspetti suo maestro di vita.
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Questo film ha saputo coinvolgermi fin dall'inizio e tenermi con il fiato sospeso per tutta la sua durata, grazie ad un susseguirsi di eventi in un climax crescente di tensione, in certi momenti palpabile in sala.
Molto abili ed espressivi i giovani attori, che, seppur alle prime armi, hanno saputo interpretare magnificamente i loro personaggi. Impossibile quindi non immedesimarsi in Giulio e vivere con lui le paure iniziali e l'infelicità data dalla separazione da una famiglia assente, che lo costringe in un collegio severo, ingiusto e spersonalizzante.
Salvifico il rapporto con Edoardo, un amico leale di Giulio ma non solo, per certi aspetti suo maestro di vita. Di quest'ultimo personaggio mi ha colpito la profondità: apparentemente sicuro, strafottente e ribelle, rappresenta in realtà la purezza e la bellezza di un giovane che crede nei suoi ideali e si ritrova solo, contro una classe dirigente senza scrupoli, il cui unico obiettivo è fare soldi senza guardare in faccia a nessuno.
Sarebbe interessante analizzare dal punto di vista psicologico le due personalità così diverse e complementari, che impariamo a conoscere progressivamente nel corso del film e che si rivelano alla fine in una maniera del tutto inaspettata.
Il finale, per nulla banale, offre sicuramente spunti di riflessione interessanti, su cui ragionare anche dopo i 90 minuti della visione. Ecco perché considero "I figli della notte" un film che arricchisce!!!
CONSIGLIATISSIMO!
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ocean88
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mercoledì 7 giugno 2017
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il film che non ti aspetti
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Ho visto il film per la prima volta a Torino al TFF34, incuriosita dal fatto che fosse l’unico film italiano in concorso e l’ho voluto rivedere domenica, sì perché è un film che va visto almeno due volte per poterlo apprezzare appieno. E a me è piaciuto tanto. Non è il film che ti aspetti e attenzione, non è il film che la locandina (non mi è piaciuta per niente e non c’entra nulla con il titolo e poco con il film anche se c’è la faccia del protagonista) né il trailer annunciano, quindi andate a vederlo. Solo allora potrete dare un giudizio vero. Ma quindi perché l’ho visto per ben due volte? E’ un film che ti tiene con il fiato sospeso dall'inizio alla fine e racconta una storia dura e per certi versi attuale: la solitudine di tanti adolescenti che solo apparentemente hanno tutto.
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Ho visto il film per la prima volta a Torino al TFF34, incuriosita dal fatto che fosse l’unico film italiano in concorso e l’ho voluto rivedere domenica, sì perché è un film che va visto almeno due volte per poterlo apprezzare appieno. E a me è piaciuto tanto. Non è il film che ti aspetti e attenzione, non è il film che la locandina (non mi è piaciuta per niente e non c’entra nulla con il titolo e poco con il film anche se c’è la faccia del protagonista) né il trailer annunciano, quindi andate a vederlo. Solo allora potrete dare un giudizio vero. Ma quindi perché l’ho visto per ben due volte? E’ un film che ti tiene con il fiato sospeso dall'inizio alla fine e racconta una storia dura e per certi versi attuale: la solitudine di tanti adolescenti che solo apparentemente hanno tutto. Bravi i due giovani protagonisti. Un’attenzione particolare, secondo me la merita Succio e credo ne sentiremo parlare in futuro. Ruolo complesso, emotivamente coinvolgente, il suo, risulta davvero credibile nel lasciare trasparire la fragilità dietro un’apparente spavalderia. Cosa non mi è piaciuto? La sceneggiatura lascia a desiderare per quanto riguarda i personaggi minori che vengono introdotti all'inizio del film e riappaiono alla fine senza che la loro storia sia sviluppata. La scelta del titolo fa pensare ad una coralità che non trova risposta, ma nel complesso il risultato è ottimo e lo consiglio. In definitiva un film da non perdere!
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flyanto
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mercoledì 7 giugno 2017
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se queste sono le generazioni future....
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Spunta nel mondo del cinema un nuovo regista, Andrea De Sica, figlio di Manuel e nipote del grande Vittorio, con la sua prima opera cinematografica "I Figli della Notte". Il film è ambientato in un esclusivo collegio in montagna dove vengono internati a studiare e a dedicarsi a svariate discipline sportive i rampolli delle ricche famiglie al fine di venire preparati alla vita e ad essere i futuri manager nelle aziende di famiglia. Tra questi vi sono due ragazzi che, entrambi alquanto sofferenti alla rigida disciplina dell'istituto, diventano amici e trascorrono insieme tutti i giorni e soprattutto le notti frequentando uno squallido locale di striptease.
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Spunta nel mondo del cinema un nuovo regista, Andrea De Sica, figlio di Manuel e nipote del grande Vittorio, con la sua prima opera cinematografica "I Figli della Notte". Il film è ambientato in un esclusivo collegio in montagna dove vengono internati a studiare e a dedicarsi a svariate discipline sportive i rampolli delle ricche famiglie al fine di venire preparati alla vita e ad essere i futuri manager nelle aziende di famiglia. Tra questi vi sono due ragazzi che, entrambi alquanto sofferenti alla rigida disciplina dell'istituto, diventano amici e trascorrono insieme tutti i giorni e soprattutto le notti frequentando uno squallido locale di striptease. Col passare del tempo l'insofferenza per il collegio aumenta a dismisura fino al precipitare della situazione......
"I Figli della Notte" si presenta quasi come un thriller psicologico iniziando con un'atmosfera ed un'ambientazione misteriose e sinistre per terminare in tragedia e in una maniera cinica ed alquanto disincantata. Quello che fa più "orrore" è come viene presentato il collegio in generale: una fabbrica con leggi rigide che vuole plasmare, per non dire creare, futuri individui come dei robot o, meglio, come delle perfette macchine, senza sentimento alcuno, per governare il mondo. I due personaggi principali, più sensibili cercano in tutti i modi di ribellarsi, anche affidandosi a quei sentimenti che tanto vengono banditi dal collegio, ma purtroppo invano.
In generale la storia è avvincente e ben girata dal nuovo De Sica, però egli non è riuscito a delineare meglio ed approfondire l'intera materia, sia a livello di tematiche che di psicologia dei personaggi, e pertanto il film risulta un buon esercizio di stile, un poco ambizioso, che più però non dà.
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mariaelena
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mercoledì 7 giugno 2017
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sublime
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I figli della notte sono questi che il registra ci indica, ma essi si trovano in qualsiasi contesto sociale,perchè la notte a cui appartengono è la notte di questi tempi privi di etica, di morale, di certezza del bene e rifiuto del male.
Il film si offre con durezza e profondo sconvolgimento emotivo supportato da vari elementi che ricordano il gotico più nero: scenari, angolazioni, e musica, una musica diversa
anche quando è la più attuale perche il contesto la modifica in modo da suggestionare gli animi degli spettatori; gli stessi dialoghi, spesso sussurrati, sono comunque ridotti all'essenziale e questo rende l'atmosfera più coinvolgente, lasciando libera la fantasia.
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I figli della notte sono questi che il registra ci indica, ma essi si trovano in qualsiasi contesto sociale,perchè la notte a cui appartengono è la notte di questi tempi privi di etica, di morale, di certezza del bene e rifiuto del male.
Il film si offre con durezza e profondo sconvolgimento emotivo supportato da vari elementi che ricordano il gotico più nero: scenari, angolazioni, e musica, una musica diversa
anche quando è la più attuale perche il contesto la modifica in modo da suggestionare gli animi degli spettatori; gli stessi dialoghi, spesso sussurrati, sono comunque ridotti all'essenziale e questo rende l'atmosfera più coinvolgente, lasciando libera la fantasia.
E' un baratro di souspence in cui ogni attore , gioca il proprio ruolo in un'ambiguità che lo sostiene fino alla fine. Così il goivane ribelle
che si oppone alle consetuidini ipocrite e manipolatrici del collegio e pare indicare una forte personalità contestatrice, alla fine potrà solo suicidarsi per non soccombere e tener
alti i propri ideali, tra cui quello dell'amicizia, anche questa velata da una leggera ambiguità, per il compagno preferito.
Anche lo sbocciare se non dell'amore , dell'attrazione per la giovane prostitut,a è intorbidito dall'ambiente greve del postribolo dove nasce e cresce malato di possesso e di perversione per poi distruggersi nel drammatico e nello stesso tempo scenografico omicidio, quasi romantico per la visione delle macchie rosse e dei capalli biondi della giovane affondata in una coltre immacolata di neve nel silenzio assoluto di cime montuose irragiungibili e di fitte abeti custodi assolutii di segreti insoldabili
Ma la cupezza e la drammaticità dei tempi, di cui il film è un novello quadro di Dorian Gray, trovano la loro "apoteosi" nel gelido razionalismo dell'altro protagonista autore del delitto che si appropria subito del suggerimanto utilitaristico dell'inquisitore addossando la colpa all'amico suicidatosii ricordando la sua presunta passione per la giovane prostituta.
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