figliounico
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giovedì 7 dicembre 2023
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un fotoromanzo rosa
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Frantz, ovvero, come trasformare un dramma teatrale di Maurice Rostand, L'Homme que j'ai tué, già trasposto cinematograficamente da Ernst Lubitsch nel ’32, in un fotoromanzo rosa dai toni, soprattutto nell’ultima parte, insopportabilmente melodrammatici. Eppure il film di Ozon inizia con delle buone premesse, ha il fascino del bianco e nero, sebbene l’alternanza con il colore, che cambia a seconda dei sentimenti dei personaggi, sia una trovata piuttosto banale per non dire infantile, e un plot interessante, ma il merito è di Rostand, che intriga da subito col mistero dell’improvvisa apparizione del reduce francese, Pierre Niney, sulla tomba del promesso sposo, morto in guerra, della giovane protagonista, Paula Beer.
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Frantz, ovvero, come trasformare un dramma teatrale di Maurice Rostand, L'Homme que j'ai tué, già trasposto cinematograficamente da Ernst Lubitsch nel ’32, in un fotoromanzo rosa dai toni, soprattutto nell’ultima parte, insopportabilmente melodrammatici. Eppure il film di Ozon inizia con delle buone premesse, ha il fascino del bianco e nero, sebbene l’alternanza con il colore, che cambia a seconda dei sentimenti dei personaggi, sia una trovata piuttosto banale per non dire infantile, e un plot interessante, ma il merito è di Rostand, che intriga da subito col mistero dell’improvvisa apparizione del reduce francese, Pierre Niney, sulla tomba del promesso sposo, morto in guerra, della giovane protagonista, Paula Beer. Il fulcro dell’opera di Rostand è un caso di coscienza individuale dal quale nascono riflessioni etiche sulla vanità esiziale dei contrapposti nazionalismi al confronto con il valore assoluto della vita umana e che si riconducono ad una visione del mondo utopicamente pacifista, per Ozon invece il focus si sposta romanticamente sul destino cinico e baro che impedisce ai due protagonisti di realizzare il loro sogno d’amore. Altre letture del film di Ozon risultano inutili ed ultronee nonostante il regista ce la metta tutta per tentare di confondere lo spettatore con artifici concettuali dal sapore adolescenziale come l’ineffabile sequenza finale che lascia il tempo che trova.
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no_data
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mercoledì 8 novembre 2017
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avessimo il coraggio di non sprecare la vita
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Assolutamente sì
Avessimo il coraggio di non sprecare la vita a camminare con scarpe d'altri.
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nalipa
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mercoledì 26 aprile 2017
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eccellente...
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Poetico evocativo, interpretato da ottimi attori!
La giovane Anna si reca ogni giorno sulla tomba del giovane che amava e avrebbe sposato alla fine della guerra. La vicenda si svolge nella Germania del dopo guerra, 1919.
Anna condivide il dolore della perdita con i genitori dell'amato e quando un giorno vede fiori sulla tomba che non ha messo lei incuriosita scopre che li ha lasciati un ragazzo francese, lo avvicina per sapere il perche' del suo gesto. Il francese racconta che era molto amico di Franz, lo aveva conosciuto prima del conflitto a Parigi.
Anna riesce a far accettare il nuovo amico anche al padre di Franz che in un primo momento non ne vuole sapere di avere un nemico in casa (ogni francese potrebbe essere l'assassino di mio figlio) dice al ragazzo.
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Poetico evocativo, interpretato da ottimi attori!
La giovane Anna si reca ogni giorno sulla tomba del giovane che amava e avrebbe sposato alla fine della guerra. La vicenda si svolge nella Germania del dopo guerra, 1919.
Anna condivide il dolore della perdita con i genitori dell'amato e quando un giorno vede fiori sulla tomba che non ha messo lei incuriosita scopre che li ha lasciati un ragazzo francese, lo avvicina per sapere il perche' del suo gesto. Il francese racconta che era molto amico di Franz, lo aveva conosciuto prima del conflitto a Parigi.
Anna riesce a far accettare il nuovo amico anche al padre di Franz che in un primo momento non ne vuole sapere di avere un nemico in casa (ogni francese potrebbe essere l'assassino di mio figlio) dice al ragazzo.
Adrian, il ragazzo francese, raccontando del suo rapporto con Franz conforta i genitori e anche Anna. Narra delle passeggiate, l'amore per la musica, le visite ai musei .....
Ma di colpo si capisce che qualcosa non e' come sembra, forse i due erano amanti? Ho pensato io e credo lo abbia pensato anche Anna.
Ma la verita' purtroppo e'assai diversa.
Adrian deve ottenere il perdono, secondo lui, perche' ha, in realta' ucciso Franz. Durante una fase della guerra si erano trovati faccia a faccia e lui aveva premuto il grilletto.
Recarsi in Germania e conoscere i cari di Franz lo avrebbe aiutato a conoscere chi era stato e a togliersi quel peso che gli rendeva difficile vivere.
Anna fara' in modo che i genitori non sappiano mai la verita'. Sarebbe troppo crudele.
Dei film di Ozon che ho visto e' sicuramente il piu' bello.
Bella fotografia, bella la scelta di rappresentare la realta' in bianco e nero, tranne qualche episodio, e i ricordi e i sogni a colori.
Bello.
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robert1948
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domenica 19 marzo 2017
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un film come quelli di una volta
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C'è :
-L'orrore della guerra . Senza carneficine di corpi come in alcuni
film americani . Più che nel famoso discorso finale del Colonnello
Kurtz in Apocalisse Now.
-Lo sciocco sciovinismo sia della Francia che della Germania
nell'Europa che fu . Nello scenario della Grande Guerra ;
-Il senso religioso della vita . Il perdono. Il valore della menzogna
quando è finalizzata al bene ;
-L'amore . Lo struggente amore paterno;
-L'arte di Manet ;
-Una splendida fotografia in bianco e nero che a volte si dissolve
nel colore .
E in una trama che non ha nulla a che vedere con un thriller ,
Ozon riesce a creare "suspence"; per un film che si "beve" tutto d'un fiato.
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C'è :
-L'orrore della guerra . Senza carneficine di corpi come in alcuni
film americani . Più che nel famoso discorso finale del Colonnello
Kurtz in Apocalisse Now.
-Lo sciocco sciovinismo sia della Francia che della Germania
nell'Europa che fu . Nello scenario della Grande Guerra ;
-Il senso religioso della vita . Il perdono. Il valore della menzogna
quando è finalizzata al bene ;
-L'amore . Lo struggente amore paterno;
-L'arte di Manet ;
-Una splendida fotografia in bianco e nero che a volte si dissolve
nel colore .
E in una trama che non ha nulla a che vedere con un thriller ,
Ozon riesce a creare "suspence"; per un film che si "beve" tutto d'un fiato.
C'è una recensione , nella pagina "Pubblico" , di un signore che ne
sconsiglia la visione .Tanto più che i suoi figli ,
"già abituati a film complessi" (sic!) si sono annoiati .
Ed allora mi chiedo .... cosa ha insegnato ai suoi figli questo signore.....!!!!!!????????
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francesco2
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mercoledì 15 marzo 2017
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per un amico in più
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Ozon è tornato, a dirla male, sul tema del doppio (cos'è, poi?) A dirla, speriamo, meglio,
concentra la propria attenzione sulla coesistenza di due livelli di lettura: quello tra finzione
e realtà era già stato esplorato in "Swimming Pool", ma ha trovato un compimento
definitivo nel bellissimo "Nella casa". Ma, pensandoci bene, questi erano tentativi più
espliciti -sic-, : in "Giovane e bella", per esempio, -la ragazza recitava un ruolo un poco di
fronte a tutti, forse persino nei confronti di sé stessa.
Senza svelare troppo su questo ultimo lavoro, "chi mente a chi",è tutt'altro che una
domanda oziosa.
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Ozon è tornato, a dirla male, sul tema del doppio (cos'è, poi?) A dirla, speriamo, meglio,
concentra la propria attenzione sulla coesistenza di due livelli di lettura: quello tra finzione
e realtà era già stato esplorato in "Swimming Pool", ma ha trovato un compimento
definitivo nel bellissimo "Nella casa". Ma, pensandoci bene, questi erano tentativi più
espliciti -sic-, : in "Giovane e bella", per esempio, -la ragazza recitava un ruolo un poco di
fronte a tutti, forse persino nei confronti di sé stessa.
Senza svelare troppo su questo ultimo lavoro, "chi mente a chi",è tutt'altro che una
domanda oziosa. Alcuni lo fanni, esplicitamente, nel ricostruire quanto avvenuto, o
perlomeno accettano le ricostruzioni sbagliate di qualcuno; altri rischiano di ingannare
loro stessi -ed allora, anche se in un contesto molto diverso, il personaggio interpretato
dalla Beer si e ci interroga proprio come la "prostituta" del film che ho citato. Il suo è un
viaggio alla ricerca della verità ma forse anche di sé stessa, che dovrebbe forse svelarle i suoi
sentimenti nei confronti dei protagonisti maschili.
Ma è un esempio, se lo è, di perizia puramente calligrafica, lontano dal rigore di un
Kieszlowski ed, al contempo, dalla magia e profondità dell"Amore molesto". E', questa, una
delle motivazioni per cui non mi accodo totalmente all'entusiasmo suscitato spesso dal film,
che già all'inizio aveva costruito per un nucleo familiare nient'affatto provocatorio, al
punto che la vera identità dell'"amico di Franz" non verrà rivelata per non spezzare -sia
detto senza nessuna ironia- l'idillio che si era creato.
La scena finale esplicita -ma non cosi tanto- , ancora, il tema della "duplicità" in questo
presunto gioiellino. Adrien, per Anna, rischia di condensare al contempo odio ed amore,
come anche di essere "realtà" e proiezione di un sogno ormai infranto.
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pappolo
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venerdì 10 marzo 2017
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finale?
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non ho capito la scena finale, chi me la spiega? grazie
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g_andrini
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sabato 4 marzo 2017
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raffinato
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Girato in 35 mm regala una buona atmosfera, aiutato dalla saggia scelta del B/N. La storia è dura ma non scade in stupida retorica. La scelta del lasciare in parte il parlato in francese può spiazzare un po', ma è figlia dei tempi.
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rampante
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giovedì 12 gennaio 2017
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anna
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Un melodramma ricco di umanità, delicato e struggente
Quasi mai la guerra tra governi nemici è una guerra tra individui
1919, un villaggio tedesco, Anna piange il suo grande amore Frantz, un ragazzo speciale con la passione per la Francia che le parla di Parigi, le recita poesie francesi ma, la guerra li separa.
Anna ogni giorno si reca al cimitero e qui incontra sulla tomba del suo Frantz un misterioso giovane francese, Adrien in visita disperata alla famiglia del giovane tedesco ucciso in trincea.
Franzt e Adrien hanno combattuto da avversari la Prima Guerra Mondiale ed Adrien non ha più pace dopo il tragico corpo a corpo con il tedesco.
Adrien si presenta come un amico di Parigi venuto a conoscere la famiglia di Frantz ma, quando Anna scopre la terribile verità e tutte le menzogne di Adrien ne è sconvolta.
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Un melodramma ricco di umanità, delicato e struggente
Quasi mai la guerra tra governi nemici è una guerra tra individui
1919, un villaggio tedesco, Anna piange il suo grande amore Frantz, un ragazzo speciale con la passione per la Francia che le parla di Parigi, le recita poesie francesi ma, la guerra li separa.
Anna ogni giorno si reca al cimitero e qui incontra sulla tomba del suo Frantz un misterioso giovane francese, Adrien in visita disperata alla famiglia del giovane tedesco ucciso in trincea.
Franzt e Adrien hanno combattuto da avversari la Prima Guerra Mondiale ed Adrien non ha più pace dopo il tragico corpo a corpo con il tedesco.
Adrien si presenta come un amico di Parigi venuto a conoscere la famiglia di Frantz ma, quando Anna scopre la terribile verità e tutte le menzogne di Adrien ne è sconvolta.
Poi, nell'illusione di aver trovato l'amore andrà a Parigi seguendo un sogno impossibile.
Con questa storia Ozon ci ricorda che il cinema è l'arte della menzogna che abbraccia e manipola il mondo reale.
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giulio n.
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martedì 6 dicembre 2016
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in risposta a aldo marchioni
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Il cinema postmoderno è interamente stipato di citazioni ed intriso di elementi del passato. Come hai giustamente scritto, Caro Aldo, Il Cielo sopra Berlino di Wenders ne è un valido esempio ma ne potremmo fare altri anche più vecchi, solo per dirne due: Il mago di Oz di Victor Fleming del 1939 e Scala al paradiso di Michael Powell e Emeric Pressburger del 1946 (al quale lo stesso Wenders per il film sopracitato si è molto ispirato). Sono d'accordo quando dici che ci sono dei “Maestri” che inventano tecniche a cui altri si ispirano, l'intero Manierismo italiano riprendeva e si rifaceva a tecniche ed elementi cari ai grandi artisti del passato.
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Il cinema postmoderno è interamente stipato di citazioni ed intriso di elementi del passato. Come hai giustamente scritto, Caro Aldo, Il Cielo sopra Berlino di Wenders ne è un valido esempio ma ne potremmo fare altri anche più vecchi, solo per dirne due: Il mago di Oz di Victor Fleming del 1939 e Scala al paradiso di Michael Powell e Emeric Pressburger del 1946 (al quale lo stesso Wenders per il film sopracitato si è molto ispirato). Sono d'accordo quando dici che ci sono dei “Maestri” che inventano tecniche a cui altri si ispirano, l'intero Manierismo italiano riprendeva e si rifaceva a tecniche ed elementi cari ai grandi artisti del passato. Detto questo, come ho già scritto nella mia recensione, ho visto il lungometraggio di Ozon come un film piuttosto mediocre, dove l'unico elemento veramente interessante e capace di stupire lo spettatore è l'uso del colore, ma dato che neanche questo elemento è frutto di una rielaborazione registica originale non reputo il suo lavoro degno di loda. Un conto è fare un film riutilizzando tecniche ed elementi già sperimentati da altri e tramite una rielaborazione personale farli riemergere in modo innovativo. Un altro è prenderli come sono e adattarli ad un nuovo lavoro. Pontormo e Rosso Fiorentino sono tra gli artisti manieristi più influenti non perché il loro stile pittorico copiava Michelangelo, Leonardo Da Vinci o Perugino ma proprio perché tramite lo studio delle tecniche utilizzate da questi “Maestri” essi facevano emergere la loro originalità.
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aldo marchioni
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martedì 15 novembre 2016
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ottimo ozon
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Scrivo solo oggi il mio commento, ma sono andato a vedere il film il primo giorno che è uscito in sala.
Onestamente, non ho molto da aggiungere alla recensione ufficiale, che condivido completamente.
Mi limito ad osservare l'ispirazione Wenderiana almeno per quanto riguarda l'alternanza tra bianco e nero e colori: sto pensando a Il Cielo Sopra Berlino.
Vivamente consigliato a chiunque ami il cinema.
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