eroberon
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lunedì 2 maggio 2016
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se i fratelli coen incrociano il camp
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Cosa accadrebbe se i fratelli Coen dirigessero un film come Priscilla la regina del deserto? Mettiamo che si spostino in Australia distogliendo lo sguardo dalla frenetica Hollywood per scegliere una storia diversa, con qualche sfumatura queer, con una protagonista eccentrica, se non “diversa”, in un contesto arretrato e ostile, proprio come le tre drag queen del noto film. Il risultato è The dressmaker: curatissimo nei dettagli, un'inquadratura dietro l'altra che sembra opera di qualche iperrealista alla Hopper e una scelta di facce indimenticabili che rivelano una profonda conoscenza del cinema dei geniali fratelli americani. Una delizia per chi ama la moda anni '50 dei grandi stilisti di allora (colori forti, gonne larghe a vita stretta, cappelli di tutte le fogge, tacchi alti, labbra rosso fuoco).
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Cosa accadrebbe se i fratelli Coen dirigessero un film come Priscilla la regina del deserto? Mettiamo che si spostino in Australia distogliendo lo sguardo dalla frenetica Hollywood per scegliere una storia diversa, con qualche sfumatura queer, con una protagonista eccentrica, se non “diversa”, in un contesto arretrato e ostile, proprio come le tre drag queen del noto film. Il risultato è The dressmaker: curatissimo nei dettagli, un'inquadratura dietro l'altra che sembra opera di qualche iperrealista alla Hopper e una scelta di facce indimenticabili che rivelano una profonda conoscenza del cinema dei geniali fratelli americani. Una delizia per chi ama la moda anni '50 dei grandi stilisti di allora (colori forti, gonne larghe a vita stretta, cappelli di tutte le fogge, tacchi alti, labbra rosso fuoco). La regista è Jocelyn Moorhouse, che negli anni 90 aveva diretto i dimenticabili "Gli anni dei ricordi" e "Segreti": anche qui dirige una storia tutta al femminile, dove le parti più divertenti sono affidate a bravissime attrici. E non è un caso se l'unico ruolo maschile rilevante, il sergente di Hugo Weaving, sia uno dei più eccentrici e camp: feticista dei tessuti, amante dei travestimenti e un'uscita di scena che è tutto un programma. A Moorhouse piace il teatro e si vede: il gioco delle parti che cambiano di continuo, che siano temporali (l'alternarsi dei flashback con il forte contrasto cromatico tra passato e presente) o caratteriali (la trasformazione fisica di molti personaggi: la protagonista, da Rita Hayworth iniziale, diventa via via più dimessa; la madre che rinsavisce e acquista una sua dignità; l'unico a rimanere uguale è il biondo Teddy, che infatti viene letteralmente risucchiato via). Un gioco che se alla lunga può rivelare qualche debolezza nella trama, riesce però a tenere incollato lo spettatore con continui colpi di scena, alcuni un po' improbabili. Ma soprattutto se il film regge è per merito delle due eccellenti protagoniste: una Kate Winslet che come poche altre sa impiegare un'espressività che non ha eguali e un corpo formoso d'altri tempi, e una ritrovata Judy Davis che negli sguardi e nelle mezze espressioni si conferma quel grande talento solo a volte valorizzato dal cinema d’autore (chi non la conosce vada a rivedersi Passaggio in India di Lean e i film dove è stata diretta da Woody Allen, come Mariti e mogli o Celebrity).
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flyanto
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martedì 3 maggio 2016
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una donna in cerca di una spietata e meritata vend
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Quando una donna vuole vendicarsi, si adopera in ogni modo al fine di ottenere la tanto agognata vendetta ed il proprio riscatto ed è quello che prontamente si verifica nel film dell'australiana Jocelyn Moorhouse "The Dressmaker - Il Diavolo è Tornato".
Ambientata agli anni degli anni '50 nel favoloso ed ancora incontaminato paesaggio rurale australiano, la vicenda vede come protagonista una giovane donna (Kate Winslet) la quale dai tempi dell'infanzia è stata allontanata dal paese ed inserita in un istituto di correzione infantile poichè accusata di avere ucciso un suo compagno di classe. La bambina, ai tempi dunque invisa a tutta la provinciale e pettegola, nonchè benpensante comunità, come, del resto, anche la stessa mamma (Judy Davis) in quanto non sposata e madre, è cresciuta subendo l' astio e l'emarginazione dei propri coetanei e dell'intero paese e, una volta allontanata da esso e cresciuta ed aver viaggiato attraverso le principali città europee dove ella è riuscita ad imparare il mestiere della stilista, ritorna nei propri luoghi natii determinata più che mai di vendicarsi di tutti i suoi compaesani.
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Quando una donna vuole vendicarsi, si adopera in ogni modo al fine di ottenere la tanto agognata vendetta ed il proprio riscatto ed è quello che prontamente si verifica nel film dell'australiana Jocelyn Moorhouse "The Dressmaker - Il Diavolo è Tornato".
Ambientata agli anni degli anni '50 nel favoloso ed ancora incontaminato paesaggio rurale australiano, la vicenda vede come protagonista una giovane donna (Kate Winslet) la quale dai tempi dell'infanzia è stata allontanata dal paese ed inserita in un istituto di correzione infantile poichè accusata di avere ucciso un suo compagno di classe. La bambina, ai tempi dunque invisa a tutta la provinciale e pettegola, nonchè benpensante comunità, come, del resto, anche la stessa mamma (Judy Davis) in quanto non sposata e madre, è cresciuta subendo l' astio e l'emarginazione dei propri coetanei e dell'intero paese e, una volta allontanata da esso e cresciuta ed aver viaggiato attraverso le principali città europee dove ella è riuscita ad imparare il mestiere della stilista, ritorna nei propri luoghi natii determinata più che mai di vendicarsi di tutti i suoi compaesani. L'arrivo e l'inserimento nella comunità non sarà per lei facile, nonostante "seduca" le donne (ma anche gli uomini) con i bellissimi abiti che cuce apposta per loro, ma ormai la donna è cresciuta ed è diventata abbastanza forte di carattere da riuscire a reagire con tutti ed a ricercare piano piano quella vendetta tanto sperata che, sia pure tardi, finalmente ottiene.
Senza alcun dubbio la trama non presenta in sè nulla di particolare ed originale: piacevole e divertente e con il trionfo dell'eroina di turno il film si schiera con altre opere precedenti in cui si parla di riscatto sociale e personale del/della protagonista nel corso degli anni e dopo numerose e difficili lotte. Ma quello che rende altamente apprezzabile la pellicola della Moorhouse è soprattutto l'interpretazione ottima, come sempre del resto, di Kate Winslet unita a quella sopra le righe, ma quanto mai vera ed efficace, di Judy Davis nella parte della madre ubriacona ed un poco svitata. Gli altri personaggi costituiscono le solite figure di contorno: ognuna con le proprie particolari caratteristiche e nulla di più, ma in un contesto naturale, come quello degli ancora incontaminati paesaggi rurali dell'Australia il tutto assume un fascino maggiore ed amplificato unito anche ai bellissimi ed azzeccatissimi abiti che vestono la giunonica Kate Winslet, rendendola quanto mai attraente e seducente.
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mario nitti
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sabato 30 aprile 2016
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grandi premesse aumentano la delusione finale
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Un notte Tilly, una giovane donna, torna a Dungatar, lo sperduto paesino australiano da cui era stata cacciata all’età di 10 anni con l’accusa di aver causato la morte di un compagno di classe. E’ determinata a scoprire la verità che la sua memoria ha cancellato: cosa è davvero successo il giorno della morte del bambino? Il film parte con una scena bellissima, da Western classico, che promette tensione e colpi di scena. Originale l’idea di combattere la sfida a colpi di vestiti di sartoria, trasformando le persone e scuotendo gli equilibri del villaggio. Se si aggiunge che la protagonista è un’attrice del calibro di K. Winslet il film promette davvero scintille allo spettatore, ma è un’illusione che aumenta la delusione.
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Un notte Tilly, una giovane donna, torna a Dungatar, lo sperduto paesino australiano da cui era stata cacciata all’età di 10 anni con l’accusa di aver causato la morte di un compagno di classe. E’ determinata a scoprire la verità che la sua memoria ha cancellato: cosa è davvero successo il giorno della morte del bambino? Il film parte con una scena bellissima, da Western classico, che promette tensione e colpi di scena. Originale l’idea di combattere la sfida a colpi di vestiti di sartoria, trasformando le persone e scuotendo gli equilibri del villaggio. Se si aggiunge che la protagonista è un’attrice del calibro di K. Winslet il film promette davvero scintille allo spettatore, ma è un’illusione che aumenta la delusione. Più si va avanti più la storia accumula passaggi improbabili ed improbabili sono anche i personaggi e alla fine tutto questo, unito alla ricerca continua del colpo di scena, innervosisce. Per fare un esempio è strano che K. Winslet, che sarà anche una bella donna, ma ha 40 anni e si vede, possa chiacchierare con L. Hemsworth, che di anni ne ha 26, come fosse un ex amico d’infanzia mentre nella notte, su un silos, aspettano di veder passare qualche satellite: qualcuno dovrebbe avvertirli che, visto che il film è ambientato nel 1951, gli toccherà aspettare sei anni prima che i russi lanciano lo Sputnick.
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(di federp)
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