felicity
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martedì 4 febbraio 2025
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andatura fiacca e convenzionale
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Non si respira aria di rivoluzione in Suffragette, quanto piuttosto di miseria e ingiustizia, insomma di quello che viene prima della ribellione e non è un caso che il film termini proprio quando tutto sta per iniziare. Naturalmente la regista è ben consapevole di questo, ma lo spettatore si sente necessariamente lasciato a bocca asciutta.
Non convince né incendia gli animi qui la nostra protagonista, una Carey Mulligan più smunta ed esangue del solito, non ha certo il nerbo della pasionaria e pare più impegnata ad autocompatirsi per la lontananza obbligata dal suo bambino che ad impegnarsi nella lotta.
La scelta di regista e sceneggiatrice è dunque ricaduta su quel tipo di personaggio medio, che funge un po’ da viatico per lo spettatore, che può identificarsi in un ruolo non in prima linea ed evolvere al suo fianco, in concomitanza con la sua presa di coscienza.
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Non si respira aria di rivoluzione in Suffragette, quanto piuttosto di miseria e ingiustizia, insomma di quello che viene prima della ribellione e non è un caso che il film termini proprio quando tutto sta per iniziare. Naturalmente la regista è ben consapevole di questo, ma lo spettatore si sente necessariamente lasciato a bocca asciutta.
Non convince né incendia gli animi qui la nostra protagonista, una Carey Mulligan più smunta ed esangue del solito, non ha certo il nerbo della pasionaria e pare più impegnata ad autocompatirsi per la lontananza obbligata dal suo bambino che ad impegnarsi nella lotta.
La scelta di regista e sceneggiatrice è dunque ricaduta su quel tipo di personaggio medio, che funge un po’ da viatico per lo spettatore, che può identificarsi in un ruolo non in prima linea ed evolvere al suo fianco, in concomitanza con la sua presa di coscienza.
Nel complesso poi tutti i personaggi di contorno sembrano più interessanti della nostra protagonista, a partire dalla compagna di lotta che viene picchiata dal marito, ma è sempre incinta, per proseguire con il farmacista che sostiene le azioni dimostrative della moglie. Anche la storia di quest’ultima, incarnata da Helena Bonham Carter, una donna che avrebbe voluto diventare un medico e sogna un’istruzione per le sue figlie è foriera di sviluppi interessanti, e lo è persino il pavido marito della nostra pseudo eroina, ambiguo e pertanto assai più crudele quando prende delle decisioni sul futuro della sua famiglia.
Insomma sono altre le storie che avremmo voluto vedere narrate in questo film, che invece presceglie una strada tortuosa abbracciando un’antiretorica che mummifica tutto.
Come in quell’immagine della vera leader di questa storia, una Emmeline Pankhurst incarnata da Meryl Streep che appare brevemente alla finestra per arringare le sua adepte, con tono stentoreo e poca convinzione. Si tratta di un cammeo che resta tale, asserisce solo la presenza dell’attrice, non scuote gli animi né provoca indignazione.
Quest’ultima, come tanti aspetti importanti del film, è lasciata fuori campo, in quelle didascalie che scorrono prima dei titoli di coda per informarci sul diritto di voto alle donne e le date della sua approvazione, quando ci sono.
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goldy
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mercoledì 9 marzo 2016
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eccesso di regia
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IlIl film affronta uno di quegli argomenti davanti ai quali ci si inginocchia e non resta che esprimere un tributo di riconoscenza verso chi ha saputo dedicare la propria vita per l'affermazione di un diritto. Solo una trentina d'anni fa l’argomento sarebbe stato affrontato accentuando l'aspetto eroico, emotivo col rischio poi di grondare di sentimentalismo. Oggi la preoccupazione della regista sembra essere stata principalmente quella di sovrapporre e saltare la propria regia sull'importanza dell'argomento. . L'uso della macchina da presa è irritante, troppo invadente , in continuo movimento togliendo il necessario respiro alle singole inquadrature.
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IlIl film affronta uno di quegli argomenti davanti ai quali ci si inginocchia e non resta che esprimere un tributo di riconoscenza verso chi ha saputo dedicare la propria vita per l'affermazione di un diritto. Solo una trentina d'anni fa l’argomento sarebbe stato affrontato accentuando l'aspetto eroico, emotivo col rischio poi di grondare di sentimentalismo. Oggi la preoccupazione della regista sembra essere stata principalmente quella di sovrapporre e saltare la propria regia sull'importanza dell'argomento. . L'uso della macchina da presa è irritante, troppo invadente , in continuo movimento togliendo il necessario respiro alle singole inquadrature. Primi piani ravvicinati che sembrano sempre voler inquadrare qualcosa di diverso rispetto a ciò che stanno inquadrando. . Una regia meno invadente avrebbe reso il film più divulgativo ed è un peccato che invece non abbia conseguito la diffusione che l’argomento merita.
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flyanto
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mercoledì 9 marzo 2016
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quanto le donne lottarono per il voto
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In concomitanza della Festa della Donna da celebrare l'8 Marzo esce nelle sale cinematografiche il film "Suffragette" che ripercorre la storia della strenua e lunga lotta che alcune donne appartenenti al movimento femminista affrontarono al fine di ottenere riconosciuti loro dei diritti come, per esempio, quello di votare. La vicenda narrata pone come esempio di donna suffragetta una giovane lavandaia (Carey Mulligan) la di cui storia personale si unisce a quella più generale delle altre femministe. Dapprima poco interessata o, comunque, poco partecipe ad unirsi attivamente al movimento di ribellione, la protagonista poi viene invogliata ed invitata direttamente da una sua compagna di lavoro a partecipare alle riunioni ed alle lotte in strada, cominciando così ad aderire piano piano alla causa al fine di ottenere il diritto al voto.
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In concomitanza della Festa della Donna da celebrare l'8 Marzo esce nelle sale cinematografiche il film "Suffragette" che ripercorre la storia della strenua e lunga lotta che alcune donne appartenenti al movimento femminista affrontarono al fine di ottenere riconosciuti loro dei diritti come, per esempio, quello di votare. La vicenda narrata pone come esempio di donna suffragetta una giovane lavandaia (Carey Mulligan) la di cui storia personale si unisce a quella più generale delle altre femministe. Dapprima poco interessata o, comunque, poco partecipe ad unirsi attivamente al movimento di ribellione, la protagonista poi viene invogliata ed invitata direttamente da una sua compagna di lavoro a partecipare alle riunioni ed alle lotte in strada, cominciando così ad aderire piano piano alla causa al fine di ottenere il diritto al voto.ed avere pertanto la possibilità a cambiare in qualche modo la condizione generale femminile. Come conseguenza ovvia ella perde il lavoro e l'affidamento del figlioletto che rimane al marito. Sola nella propria condizione di madre e moglie, più volte arrestata , insieme altre alle altre donne la protagonista condurrà la coraggiosa battaglia che terminerà finalmente col riconoscimento in Inghilterra nell'anno 1918 al voto per il genere femminile.
Ben diretta da Sarah Gavron la pellicola nel suo complesso risulta lineare, ben documentata storicamente parlando e per ciò che concerne la riproduzione ambientale e dei costumi dell'epoca e ben interpretata da attrici di notevole spessore (Carey Mulligan, Helena Bonham Carter ed in un cameo anche Meryl Streep, ecc...). Attraverso la vicenda personale portata, appunto, come esempio della terribile e precaria condizione delle donne in generale, la Gavron ha saputo spostarsi dal particolare all'universale e trattare così la questione in più larga scala. Pertanto lo spettatore si fa un'idea piuttosto precisa di quanto fu dura e difficile, nonchè umiliante, la battaglia affrontata dalle suffragette che divennero poi il pilastro portante dei futuri cambiamenti della condizione femminile. Un film che, sebbene non presenti nessun elemento di particolare eclatanza, risulta del tutto consigliabile come interessante documento storico.
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