Much Loved |
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Un film di Nabil Ayouch.
Con Loubna Abidar, Danny Boushebel, Carlo Brandt, Abdellah Didane.
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Titolo originale Much Loved.
Drammatico,
durata 103 min.
- Marocco 2015.
- Cinema
uscita giovedì 8 ottobre 2015.
- VM 14 -
MYMONETRO
Much Loved
valutazione media:
3,03
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Tre donne agitano il Marocco
di Emiliano Morreale L'Espresso
Presentato a Cannes alla Quinzaine des réalisateurs, "Much Loved" è stato da subito un oggetto scandaloso in patria e nel mondo arabo. Il governo marocchino lo ha proibito in quanto «grave offesa ai valori morali e alla donna marocchina, e oltraggio flagranre all'immagine del Regno». Ci sono state proteste, boicottaggi e reazioni violente: il regista Nabil Ayouch è stato minacciato di morte, così come le attrici (in gran parte non professioniste), un altro attore è stato aggredito e ferito.
In effetti il tema è esplicito, senza tante perifrasi. Protagoniste sono tre prostitute, però indipendenti e fiere, litigiose e solìdali, cui si unisce una ragazza venuta dalla campagna. Intorno a loro ci sono famiglie ipocrite, uomini ricchi e orrendamente maschilisti. Dialoghi crudi, situazioni esplicite, che hanno fatto subito scattare una reazione paranoica.
Evidentemente il film tocca dei nervi scoperti. La descrizione di un rimosso, polemica e provocatoria, è salutare, e questi ritratti di donne hanno una forza a tratti innegabile: ben squadrati, raccontati con un piglio realista solido e riconoscibile (ma ci sono anche momenti prevedibili: il rapporto con la figlia, il finale al mare). Il regista ama i suoi personaggi, ne assume la causa e li rende drammaturgicamente credibili, e ha scelto attrici dai volti e dalle movenze vere, che rimangono nella memoria.
Però, diciamo la verità: l'operazione è nella stessa misura coraggiosa e ambigua. Intanto, può lasciare perplessi l'idea di proporre come modello alternativo ed eroico quello di tre prostiture, interiormente emancipate sì, ma in fondo funzionali a un sistema. E soprattutto, in molti passaggi il regista è sedotto, in chiave quasi voyeuristica, dall'elemento erotico, dai corpi di queste donne. Sono rari i momenti in cui il punto di vista è davvero quello delle protagoniste, in cui noi siamo loro. Il gioco, in fondo, è tutto tra regista e spettatore. certo portatori di sguardi più liberati, libertini e simpatici di quanto non sia l'ambiente narrato: ma è come se il film fosse fatto da e per lo spettatore maschio europeo. Come se, per essere fino in fondo critico e rivoluzionario, gli mancasse un passo, o un ribaltamento, ulteriore.
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