shagrath
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martedì 10 febbraio 2015
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la tragedia dell'italiano medio
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Una demenzialità ragionata, ecco cos'è questo film: demenza intelligente. Scene volgari, sessualità perversa, personaggi caricati e irreali, situazioni idiote... eppure non si tratta dell'ennessima sciatta commediola buona per l'italiano medio, o mediocre. Qua si va su un altro livello di comicità, qualcosa che ricorda piuttosto Fantozzi. Perché la volgarità non è mai compiacente, non è mai posta come un valore positivo (come accade nei cinepanettoni spazzatura) ma si presenta in forme grottesche, tragiche, il fatto sessuale si svolge in modo squallido, quasi raccapricciante, come deve essere quando si tratta di un essere disprezzabile come l'italiano medio.
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Una demenzialità ragionata, ecco cos'è questo film: demenza intelligente. Scene volgari, sessualità perversa, personaggi caricati e irreali, situazioni idiote... eppure non si tratta dell'ennessima sciatta commediola buona per l'italiano medio, o mediocre. Qua si va su un altro livello di comicità, qualcosa che ricorda piuttosto Fantozzi. Perché la volgarità non è mai compiacente, non è mai posta come un valore positivo (come accade nei cinepanettoni spazzatura) ma si presenta in forme grottesche, tragiche, il fatto sessuale si svolge in modo squallido, quasi raccapricciante, come deve essere quando si tratta di un essere disprezzabile come l'italiano medio. Ragionamento analogo vale per la caratterizzazione dei personaggi, caricature deformi e abnormali delle varie tipologie dell'italiano post moderno. No, non si tratta di personaggi buffi perchè fanno le scoregge, si tratta proprio di personaggi tragicomici, nel senso satirico del termine. Maccio e compagnia non si risparmiano per nessuno: precari e calciatori, veline e grassone, santoni e terroristi, professori e discotecari, tutti cadono sotto i colpi della satira. Ma il capolavoro è il protagonista, l'italiano medio per antonomasia, che alla fine riuscirà a trovare la perfetta sintesi tra due estremi: perché da un lato è un bacchettone, politicizzato, noiosissimo e depresso omuncolo, con il desiderio di cambiare la società, ma incapace di viverci, inetto e impedito, poiché la sua presunta intelligenza lo condanna a essere consapevole del pattume in cui è immerso, pattume da cui è ossessionato, schiacciato. Dall'altro estremo il menefreghista, donnaiolo, ottuso, tamarro e irresponsabile italiano medio ridotto al 2% delle sue facoltà intellettive, scimunito dalla televisione spazzatura, dai malcostumi, dai vizi. La fusione tra i due porterà all'autentico italiano che conosciamo tutti, l'opportunista che si schiera per i valori della famiglia, purché possa andare a puttane, che si dichiara ambientalista purché possa avere il macchinone, che diventa vegetariano purché possa ingozzarsi di maiale, che protesta contro l'inquinamento dell'aria ma si fuma due pacchetti al giorno. Italiano medio, rappresentazione perfetta.
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wounded knee
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lunedì 2 febbraio 2015
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grandi spot, non altrettanto il film
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Mettere insieme un film intero, da parte di chi è abituato a operare su internet mediante spot di qualche minuto , non deve essere stata cosa facile. In primis c’era il pericolo di non avere una storia che potesse reggere almeno 90 minuti, ma da questo punto di vista la storia c’è. Il montaggio risulta credibile e la storia regge per tutta la durata del film. Il problema è invece la formula degli estremi portati all’eccesso. Mentre per uno spot di qualche minuto, estremizzare i concetti del messaggio (serve senz’altro a sottolineare il concetto) risulta una formula altamente godibile, portare la stessa tecnica nell’arco della durata di un film intero, risulta essere alquanto pesante.
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Mettere insieme un film intero, da parte di chi è abituato a operare su internet mediante spot di qualche minuto , non deve essere stata cosa facile. In primis c’era il pericolo di non avere una storia che potesse reggere almeno 90 minuti, ma da questo punto di vista la storia c’è. Il montaggio risulta credibile e la storia regge per tutta la durata del film. Il problema è invece la formula degli estremi portati all’eccesso. Mentre per uno spot di qualche minuto, estremizzare i concetti del messaggio (serve senz’altro a sottolineare il concetto) risulta una formula altamente godibile, portare la stessa tecnica nell’arco della durata di un film intero, risulta essere alquanto pesante. Il risultato è che l’attenzione non resta concentrata sulla trama, a momenti si è quasi “disturbati” da una storia a momenti troppo inverosimile; a tratti poi riemerge l’alta qualità del contenuto, con momenti di grasse (e a volte amare) risate.
Nel complesso ottima l’intenzione, ma il mezzo cinematografico non è utilizzato come dovrebbe, risentendo quindi della costruzione degli abituali spot. Non è che il film risulti essere una serie di storielle male assemblate, la storia c’è, semmai il limite è quello di risultare un unico grande spot, avendo quindi una lunghezza eccessiva rispetto alle solite “pillole di amarezza” che l’autore ci ha abituato a gustare in rete.
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ste.ve
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lunedì 2 febbraio 2015
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maccio ci ha provato
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Maccio intraprende la sua prima esperienza cinematografica portando sul grande schermo un suo cavallo di battaglia, l'Italiano Medio. La demenzialità intelligente e ricercata di Maccio Capatonda, Herbert Ballerina e Ivo Avido si fa sentire, si riconosce e si percepisce, ma appunto perchè è una demenzialità intelligente e ricercata, nel film non sempre riesce ad essere efficace e tende nel passare del tempo a ripetersi e annoiare. La storia è ben scritta e anche gli attori non sono da buttare, la fotografia è molto elementare, colori spenti modi "tmblr" per il personaggio intellettuale ed ecologista (Giulio Verme) colori saturi e accesi per l'altro personaggio, quello cafone e irriverente (Giulio Verme) Maccio ci ha provato, ed è riuscito a confezionare un buon prodotto, che mi ha fatto sorridere e mai ridere, come lui sa fare.
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