benedetta m
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venerdì 24 aprile 2015
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da vedere
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Divertente, delicato, raccapricciante, buffo, senza filtri...grasse risate, estremamente realistico nel trattare un tema delicato senza mai scadere nella volgarità.
Film italiano, lontano dagli schemi dei colossal, lo si capisce subito per l'atmosfera e per gli attori sconosciuti.
Ma non c'è alcuna improvvisazione, tutt'altro, si vede che c'è dietro la regia di chi fa gavetta da anni.
Da far vedere nelle scuole non solo per aiutare chi si trova ad affrontare un problema simile, ma anche per tutti gli aspetti emotivi e per le dinamiche adolescenziali che tratta in modo poco giudicante e leggero.
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jack beauregard
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sabato 31 ottobre 2015
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delicato e non banale
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Racconto di formazione adolescenziale legato a un problema fisico un po' particolare (fimosi del pene), girato con leggerezza e delicatezza.
Un film d'esordio riuscito questo Short Skin, ambientato sul litorale toscano, in un'estate non troppo solare, con personaggi ben costruiti, attorno a un tema che si presta facilmente alla trivialità, ma che viene invece trattato con sensibilità e intelligenza. Esemplare e molto ben riuscita la scelta di scaricare la parte più "volgare" sulla sorellina minore del protagonista, che grazie alla alla sua innocenza toglie qualsiasi velo di malizia, lasciando spazio solo all'ironia. Il tutto è ulteriormente supportato dalla parlata toscana, che si presta come nessun'altra a questo tipo di situazioni.
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Racconto di formazione adolescenziale legato a un problema fisico un po' particolare (fimosi del pene), girato con leggerezza e delicatezza.
Un film d'esordio riuscito questo Short Skin, ambientato sul litorale toscano, in un'estate non troppo solare, con personaggi ben costruiti, attorno a un tema che si presta facilmente alla trivialità, ma che viene invece trattato con sensibilità e intelligenza. Esemplare e molto ben riuscita la scelta di scaricare la parte più "volgare" sulla sorellina minore del protagonista, che grazie alla alla sua innocenza toglie qualsiasi velo di malizia, lasciando spazio solo all'ironia. Il tutto è ulteriormente supportato dalla parlata toscana, che si presta come nessun'altra a questo tipo di situazioni.
Molto bravo il protagonista, magrissimo, timido e complessato (a ragione), a cui fa da contraltare l'amico "cinghiale" (personaggio zerocalcariano). Idem per la sorellina, di cui si è già detto, trascurata e ignorata dai "soliti" problemi coniugali. Non da meno i giovani personaggi femminili, tutti molto convincenti.
Da sottolineare infine la delicatezza con cui sono girate le scene di sesso (o legate al sesso), dove anche quelle un po' più esplicite, non scadono mai nello scabroso, ma sono giocate con naturalezza, grazie soprattutto alla bravura dei giovani attori.
Bella, anche se forse un po' scontata, la scelta finale di chiudere il percorso del protagonista col viaggio in treno, rimando cinematografico (e non solo) sempre molto intenso.
Si ride, ma soprattutto si sorride spesso, in questo film così fresco e spontaneo, che sotto una leggera crosta di ironia sottende contenuti non banali, legati a un'età forse tra le più complicate della vita.
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robert eroica
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sabato 25 aprile 2015
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canne al vento
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Un grande poeta come Sandro Penna scriveva che “forse la giovinezza è questo perenne amare i sensi e non pentirsi”. E la pellicola d’esordio nel lungometraggio di Duccio Chiarini asseconda alla perfezione questo afflato lirico. Mettendo in scena le peripezie tragicomiche del diciassettenne Edo e dell’amico Arturo, adolescenti di oggi nella Toscana che fu un tempo quella di “Ovosodo” di Paolo Virzì, il paragone cinematografico più compiuto e diretto. Ma Chiarini non cerca la battuta risolutiva e adotta un linguaggio più vero e più crudo, che a volte sembra quello di Cioni Mario, vale a dire del primo Roberto Benigni. Edo, per dirla tutta, ha un grande problema: il suo pisello non è proprio funzionale all’attività sessuale e senza una piccola operazioncina (tralasciamo i tecnicismi) con le ragazze è destinato ad avere più di una difficoltà, specie con Bianca, la vicina di casa che sogna di studiare alla Sorbona ed è proprio carina… Scene come quella del “rapporto” erotico col polpo sono da antologia, ma a dominare, specie nella seconda parte, è la sincerità assoluta con cui Chiarini racconta i turbamenti, le incertezze, la provvisorietà dell’adolescenza che emerge come la stagione dell’amore e del sesso, ma anche come la più tenera e indifesa, in cui tutte le svolte sono ancora possibili e ogni momento è destinato a segnare un passo in avanti nell’oltrepassare la linea d’ombra, verso le responsabilità e il futuro.
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Un grande poeta come Sandro Penna scriveva che “forse la giovinezza è questo perenne amare i sensi e non pentirsi”. E la pellicola d’esordio nel lungometraggio di Duccio Chiarini asseconda alla perfezione questo afflato lirico. Mettendo in scena le peripezie tragicomiche del diciassettenne Edo e dell’amico Arturo, adolescenti di oggi nella Toscana che fu un tempo quella di “Ovosodo” di Paolo Virzì, il paragone cinematografico più compiuto e diretto. Ma Chiarini non cerca la battuta risolutiva e adotta un linguaggio più vero e più crudo, che a volte sembra quello di Cioni Mario, vale a dire del primo Roberto Benigni. Edo, per dirla tutta, ha un grande problema: il suo pisello non è proprio funzionale all’attività sessuale e senza una piccola operazioncina (tralasciamo i tecnicismi) con le ragazze è destinato ad avere più di una difficoltà, specie con Bianca, la vicina di casa che sogna di studiare alla Sorbona ed è proprio carina… Scene come quella del “rapporto” erotico col polpo sono da antologia, ma a dominare, specie nella seconda parte, è la sincerità assoluta con cui Chiarini racconta i turbamenti, le incertezze, la provvisorietà dell’adolescenza che emerge come la stagione dell’amore e del sesso, ma anche come la più tenera e indifesa, in cui tutte le svolte sono ancora possibili e ogni momento è destinato a segnare un passo in avanti nell’oltrepassare la linea d’ombra, verso le responsabilità e il futuro. Il libro che si scambiano di mano in mano i ragazzi non può essere quindi che “L’Isola di Arturo” di Elsa Morante, vale a dire la magia fantastica dell’infanzia e il lento apprendistato vero il reale. Alla fine Edo vincerà la sua vertigine e sul treno in corsa che lo porterà a Parigi, ha il coraggio di sporgersi dal finestrino per assaporare la carezza del vento. Vive l’istante, prima che un ricordo o una aspettativa lo porti via per sempre.
Robert Eroica
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flyanto
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mercoledì 29 aprile 2015
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come un giovane affronta la propria sessualità
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L'opera prima del regista Duccio Chiarini affronta una tematica del tutto originale o, per lo meno, non troppo discussa nelle varie pellicole cinematografiche: le difficoltà emotive, psicologiche ed anche fisiche nel corso delle prime esperienze sessuali da parte dei maschi. Solitamente, infatti, al cinema viene maggiormente rappresentato lo stesso problema, visto e vissuto però dalla parte delle ragazze, qui, appunto, insolitamente viene presentato da un'angolazione e da un punto di vista del tutto diversi.
Il giovane Edoardo è un ragazzo toscano di 17 anni che abita a Pisa con la propria normale famiglia medio borghese e vive la propria sessualità con molta paura, incertezza e timore in quanto egli, rispetto, per esempio, al suo più caro amico, non ha mai avuto ancora alcun rapporto sessuale con una ragazza e conseguentemente non può fare a meno che sentirsi non all'altezza e persino in ritardo a riguardo.
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L'opera prima del regista Duccio Chiarini affronta una tematica del tutto originale o, per lo meno, non troppo discussa nelle varie pellicole cinematografiche: le difficoltà emotive, psicologiche ed anche fisiche nel corso delle prime esperienze sessuali da parte dei maschi. Solitamente, infatti, al cinema viene maggiormente rappresentato lo stesso problema, visto e vissuto però dalla parte delle ragazze, qui, appunto, insolitamente viene presentato da un'angolazione e da un punto di vista del tutto diversi.
Il giovane Edoardo è un ragazzo toscano di 17 anni che abita a Pisa con la propria normale famiglia medio borghese e vive la propria sessualità con molta paura, incertezza e timore in quanto egli, rispetto, per esempio, al suo più caro amico, non ha mai avuto ancora alcun rapporto sessuale con una ragazza e conseguentemente non può fare a meno che sentirsi non all'altezza e persino in ritardo a riguardo. In più, il giovane in questione possiede un piccolo difetto fisico, ha cioè il prepuzio troppo stretto, un piccolo problema in realtà facilmente superabile tramite un banale intervento chirurgico che però il protagonista, impaurito, non vuole assolutamente affrontare e che di conseguenza gli fa provare delle sensazioni altamente dolorose ogni qual volta potrebbe o sembrerebbe avvicinarsi l'occasione giusta per iniziare concretamente la propria attività sessuale. E così facendo, egli si lascia scappare o conduce assai goffamente tutte questo tipo di occasioni che gli si presentano con svariate ragazze, ancor più con quella di cui lui è seriamente innamorato, finchè alla fine, finalmente, deciderà di sottoporsi alla quanto mai necessaria operazione chirurgica ed iniziare così la propria vita sessuale adulta.
Tutto questo contesto in generale non può fare a meno che condurre lo spettatore a paragonare l' opera di Chiarini con la prima di Paolo Virzì, "Ovosodo", sebbene quest'ultima trattasse un argomento e situazioni più drammatiche, ma sempre di crescita individuale, ma in "Short Skin" il clima è più leggero, ironico e scanzonato (basti seguire i dialoghi e le battute varie ben "pepate" ma perfettamente rispondenti alle situazioni proposte e, comunque, del tutto accettabili e sicuramente molto divertenti), inoltre, la parlata in dialetto toscano e soprattutto tutti gli attori, ancora poco noti e fisicamente rappresentanti individui dall'aspetto più che comune, come se ne vedrebbero comunemente nella vita quotidiana, costituiscono ulteriori elementi che lo accomunano ad "Ovosodo" dove anche lì gli attori erano per lo più ancora poco affermati (si noti anche una lieve somiglianza fisica tra il giovane attore Edoardo Gabriellini di "Ovosodo" e Matteo Creatini, qui nella parte dell'insicuro Edoardo),
Comunque, per essere un'opera prima, "Short Skin" rivela da parte del suo autore una regia fluida, precisa, equilibrata e sicura e, pur trattando un argomento molto particolare, condotta sempre senza alcuna volgarità ma, anzi, attraverso l'ironia, riuscendo a stemperare le situazioni e gli argomenti più delicati.
Da non perdere.
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