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dandy
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venerdì 10 marzo 2017
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la morte in diretta,di nuovo.
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I temi affrontati dall'esordiente regista sceneggiatore non sono certo nuovi(Paolo Cavara li aveva già affrontati nel '67 con "L'occhio selvaggio"),e la fascinazione morbosa ha la meglio sull'esplorazione di temi intriganti nemmeno accennati come il fatto che su internet certi filmati raggiungono sempre milioni di visualizzazioni in brevissimo tempo per il gusto morboso di moltissimi utenti.Ma comunque l'insieme funziona,la confezione è piuttosto ben curata(senza ricorrere eccessivamente ai filmati in sogettiva come facilmente accade in questi casi)e il finale giustamente senza catarsi o redenzione.Ottima l'interpretazione di Gyllenhaal,novello Richard Dees o Gualtiero Jacopetti.
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I temi affrontati dall'esordiente regista sceneggiatore non sono certo nuovi(Paolo Cavara li aveva già affrontati nel '67 con "L'occhio selvaggio"),e la fascinazione morbosa ha la meglio sull'esplorazione di temi intriganti nemmeno accennati come il fatto che su internet certi filmati raggiungono sempre milioni di visualizzazioni in brevissimo tempo per il gusto morboso di moltissimi utenti.Ma comunque l'insieme funziona,la confezione è piuttosto ben curata(senza ricorrere eccessivamente ai filmati in sogettiva come facilmente accade in questi casi)e il finale giustamente senza catarsi o redenzione.Ottima l'interpretazione di Gyllenhaal,novello Richard Dees o Gualtiero Jacopetti.Smagrito e inquietante,con parlantina a tratti compulsiva(da preferire l'edizione originale).Quando rompe lo specchio pare che abbia improvvisato ferendosi la mano.In una scena sembra guardare "Brancaleone alle crociate" in tv.
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giorpost
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martedì 21 febbraio 2017
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cinismo e arrivismo nel sogno americano fai da te
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Louis Bloom è un giovane disoccupato di Los Angeles nell'America violenta e insicura dei nostri giorni; con prospettive ancora vaghe ed un carattere indecifrabile, Lou vivacchia rubando fili di rame e reti metalliche da rivendere a prezzi stracciati sui cantieri. Una sera, prima si vede costretto a mettere fuori uso una guardia che lo sorprende a rubare, poi subisce un (ennesimo?) rifiuto da parte di un costruttore ad assumerlo, infine si imbatte fortuitamente in un incidente stradale ripreso da una troupe televisiva, rimanendo folgorato dalla scena a cui assiste. Decide, quasi istantaneamente, di intraprendere quell'attività; baratta una costosa bici -rubata- con una videocamera di basso livello e una radio-scanner per intercettare le chiamate interne della polizia; dopo qualche blando tentativo con scarsi risultati, a causa di mezzi non ancora professionali, riesce a produrre filmati di un certo spessore conquistandosi la fiducia di un'emittente locale in crisi di audience e difficoltà finanziarie.
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Louis Bloom è un giovane disoccupato di Los Angeles nell'America violenta e insicura dei nostri giorni; con prospettive ancora vaghe ed un carattere indecifrabile, Lou vivacchia rubando fili di rame e reti metalliche da rivendere a prezzi stracciati sui cantieri. Una sera, prima si vede costretto a mettere fuori uso una guardia che lo sorprende a rubare, poi subisce un (ennesimo?) rifiuto da parte di un costruttore ad assumerlo, infine si imbatte fortuitamente in un incidente stradale ripreso da una troupe televisiva, rimanendo folgorato dalla scena a cui assiste. Decide, quasi istantaneamente, di intraprendere quell'attività; baratta una costosa bici -rubata- con una videocamera di basso livello e una radio-scanner per intercettare le chiamate interne della polizia; dopo qualche blando tentativo con scarsi risultati, a causa di mezzi non ancora professionali, riesce a produrre filmati di un certo spessore conquistandosi la fiducia di un'emittente locale in crisi di audience e difficoltà finanziarie. In breve tempo assume un aiutante, compra una potente automobile ed una telecamera grandangolare, facendo il classico salto di qualità: accumula, in poco tempo, diverse esclusive di cronaca metropolitana arrivando prima di tutti sul luogo del misfatto, vendendo le registrazioni a prezzi sempre più alti. La direttrice della rete locale, la piacente Nina, pare non farsi troppi scrupoli sul mandare in onda cadaveri ancora caldi e non è certo l'unico manager americano a difettare in quanto a sensibilità. Ma è proprio il giovane video-reporter a destare maggiore scalpore visto il granitico cinismo di cui è in possesso e che lo spinge a manomettere le scene del crimine, spostando corpi inermi a favore di camera, intrufolandosi in abitazioni private e, peggio, sabotando furgoni di videomakers rivali; la sua ambizione è direttamente proporzionale alla sua totale mancanza di tatto che (sempre più spesso) rasenta la follia pura. In un crescendo caratterizzato da megalomania, Lou trova il tempo di minacciare nemmeno troppo velatamente Nina sia per ottenere il passaggio della sua fiorente società di produzione nei titoli di testa del telegiornale, nonché per scopi meramente sessuali; Louis perde del tutto ogni traccia di umanità nel momento in cui provoca, volutamente, la fine del suo collaboratore, oltre che sfidare pesantemente la legge per fare lo scoop che lancerà definitivamente la sua carriera, in un'arrampicata sociale degna di un serial killer.
Nightcrawler (USA, 2014) è diretto da Dan Gilroy in maniera più che discreta; un'opera, la sua, a metà strada tra un thriller metropolitano e un noir post-moderno, con riprese talvolta frenetiche ed una tecnica documentaristica. La storia intreccia due meccanismi perversi della mente umana: da un lato troviamo l' arrivismo e il cinismo più crudo possibile di un giovane non istruito ma che ha studiato di tutto sul web, ivi compreso il modo di presentarsi ad un colloquio; le sue frasi tipiche suonano tipo “sono tenace ed un instancabile lavoratore” seguite spesso da un “imparo in fretta”, pronunciate con una dialettica decisa e uno sguardo impenetrabile. Dall'altro lato, invece, troviamo l'estremismo di una parte del giornalismo attuale, caratterizzato da acuto vampirismo mediatico attraverso il quale tutto è concesso a favore dell'audience, compreso mandare in onda un corpo ancora caldo. In entrambi i casi, e forse in questo è racchiuso il succo dell'opera, assistiamo alla cultura dell'esserci, dell'arrivare per primi, anche a costo di perpetrare un immorale sciacallaggio, come suggerisce un azzeccato (una volta tanto) titolo nostrano.
Bravo Gyillenhaal, autore di un'ottima performance per la quale ha perso dieci chili: la sua rappresentazione dell'operatore senza scrupoli, intento (tra le altre cose) ad imparare a memoria tutti i codici d'emergenza della polizia o ad intrufolarsi in case private semplicemente perché “la porta era aperta”, risulta incisiva; non da meno la sempre pragmatica Rene Russo, nei panni della direttrice di rete che mette da parte l'etica sperando in crimini nei quartieri bene e cercando affannosi titoli ad effetto. La scena più efficace è senza dubbio quella dello specchio distrutto da Lou, e non è la prima volta che in un'opera hollywoodiana lo specchio si ritaglia un ruolo importante; ma ciò che colpisce di Gilroy (che ha anche scritto soggetto e dialoghi) è il suo modo di raccontare una fetta d'America, se non di occidente, nella quale contare è più importante che servire, e di certo non importa come: il fine, più che mai, giustifica ogni mezzo.
Voto: 7,5
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rescart
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giovedì 17 novembre 2016
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la freddezza dello sciacallo
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Una delle app più gettonate negli States è quella che consente di trasformare il proprio smartphone o tablet in uno scanner di frequenze di polizia, permettendo così al cittadino comune di intercettare le conversazioni tra centrale di polizia e forze dell’ordine presenti sul territorio. Lo scenario di questa situazione però non è solo Los Angeles, come potrebbe sembrare dal film, ma tutte le principali città americane dove prima si va a caccia dello scoop e poi ci si indigna per il sangue versato di un padre di famiglia o di un giovane neri. E come tutti gli Iceberg anche questo ha la sua parte emersa, che è rappresentata da chi ha saputo fare di un semplice passatempo un vero e proprio business.
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Una delle app più gettonate negli States è quella che consente di trasformare il proprio smartphone o tablet in uno scanner di frequenze di polizia, permettendo così al cittadino comune di intercettare le conversazioni tra centrale di polizia e forze dell’ordine presenti sul territorio. Lo scenario di questa situazione però non è solo Los Angeles, come potrebbe sembrare dal film, ma tutte le principali città americane dove prima si va a caccia dello scoop e poi ci si indigna per il sangue versato di un padre di famiglia o di un giovane neri. E come tutti gli Iceberg anche questo ha la sua parte emersa, che è rappresentata da chi ha saputo fare di un semplice passatempo un vero e proprio business. Un business dove per essere assunto non basta fare domanda, ma occorre guadagnarsi una reputazione sul campo e costringere così l’incumbent a proporre lui di assumerti, pur di dare uno stop alla tua concorrenza. Una concorrenza che si gioca sul filo dei secondi perché per arrivare primi in questo campo basta un semaforo giallo al posto di uno rosso. Ma per una persona dal carattere come quello di Lou Bloom (Jake Gyllenhaal) che è stato disposto a rubare pur di non sprofondare nella marginalità sociale, esiste una sola regola: hai voluto la guerra, e guerra sia. Facile per lui vincerla, perché in una società esasperatamente competitiva come quella statunitense a volte essere più intelligenti, più preparati e più svegli degli altri può significare che nessuno ti assume per paura di un confronto ingeneroso. In fondo è proprio questo che Lou più odia della società americana: l’incapacità di offrire anche una sola occasione per emergere. Incapacità che è diretta conseguenza della perdita del senso della collettività, dell’essere tutti sulla stessa barca. Chissà se a spingerlo a rivolgersi all’emittente televisiva meno importante di Los Angeles sia stata proprio questa sua innata simpatia per gli ultimi o piuttosto la speranza fondata di poterla scalare e arrivare verosimilmente un giorno ai suoi vertici. Di certo lo è la decisione di offrire un’occasione, quella che nessuno aveva mai offerto a lui, proprio all’ultima ruota del carro sociale. E gli pare normale che questa offerta sia retribuita solo dalla possibilità di imparare un mestiere, che non sia quello del ladro. Il neo assunto però non si accontenta di imparare, vuole anche una retribuzione in denaro. Così imparerà dal suo datore di lavoro ben poco, se non la sua parte più perdente, quella del ricatto per ottenere sempre di più. Quello che non imparerà di certo è invece il suo talento più decisivo, lo spirito animale di keynesiama memoria dello sciacallo, che sa sbarazzarsi nel modo più astuto e opportuno del collaboratore, divenuto improvvisamente il suo peggior nemico e maggiore ostacolo alla sua personalissima strada lastricata di successi economici e conquiste forse anche amorose.
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themaster
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sabato 6 febbraio 2016
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piccola perla
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Dan Gilroy è uno già iniziato al cinema in quanto ha curato insieme al fratello Tony la sceneggiatura di The Bourne Legacy che era un film action molto godibile ma in sè era una mezza cazzatella,tuttavia Danny se ne esce con questo film totalmente in sordina,in pochissime sale e senza nemmeno un minimo di pubblicità e cosa succede? Semplice,gira uno dei film migliori dell'anno in cui è uscito,sì perchè The Nightcrawler è un film che una volta che finisce non puoi fare a meno di applaudire,consapevole di avere visto un qualcosa di assolutamente poco ordinario e audace.
La trama non va spoilerata dato che sono in pochi ad avere visto questo film,tuttavia va detto che Gilroy riesce ad esplorare una realtà tanto scomoda e incredibilmente disturbante quanto realistica e attuale.
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Dan Gilroy è uno già iniziato al cinema in quanto ha curato insieme al fratello Tony la sceneggiatura di The Bourne Legacy che era un film action molto godibile ma in sè era una mezza cazzatella,tuttavia Danny se ne esce con questo film totalmente in sordina,in pochissime sale e senza nemmeno un minimo di pubblicità e cosa succede? Semplice,gira uno dei film migliori dell'anno in cui è uscito,sì perchè The Nightcrawler è un film che una volta che finisce non puoi fare a meno di applaudire,consapevole di avere visto un qualcosa di assolutamente poco ordinario e audace.
La trama non va spoilerata dato che sono in pochi ad avere visto questo film,tuttavia va detto che Gilroy riesce ad esplorare una realtà tanto scomoda e incredibilmente disturbante quanto realistica e attuale.
Jake Gyllenhaal,con il suo bellissimo nome e la sua meno bella faccia porta in scena il personaggio di Louis Bloom che è uno dei caratteri più cinici,cattivi e spregiudicati che si siano visti negli ultimi anni,inoltre l'attore lo ha caratterizzato in maniera molto dettagliata con tic ed espressioni facciali uniche,inoltre è bello notare come nella maggior parte delle scene in cui compare,Gyllenhaal non batte mai le palpebre,questo da un che di robotico al personaggio che non vediamo mai dormire o riposarsi ma vediamo dotato di straordinarie capacità di apprendimento,egli infatti lavora e studia,è un piccolo criminale che vive di espedienti fino a quando non gli bussa alla porta la gallina dalle uova d'oro.
Rene Russo interpreta bene un personaggio molto intenso che inizialmente sembra spaventata da Bloom ma alla fine anche lei cederà al suo fascino pericoloso.
Gli altri attori sono funzionali e poco più,tuttavia ciò che rende grande questa pellicola è la regia di Gilroy che riesce grazie a camera a mano,piani sequenza e inquadrature emotional e ricercate a dare al film quella marcia in più che serviva,inoltre il montaggio è un qualcosa di veramente ben orchestrato e la fotografia è glaciale,un film insomma che ricorda molto Michael Mann soprattutto nell'atmosfera livida da noir metropolitano e nelle scene action,sempre ritmate e girate con stile da vendere. La sceneggiatura annovera al suo interno numerosi dialoghi e battute memorabili e spaccati di crudeltà anche verbale che agghiacciano lo spettatore e fanno correre un livido lungo la schiena. The Nightcrawler è un film tesissimo,ritmato ed estremamente attuale,nonostante la lunga durata scorre via benissimo e fa capire come vi sia un certo tipo di manipolazione delle masse da parte dei media,le notizie sono decise a tavolino e ancor più orchestrato è il modo di presentare al pubblico tali notizie,il mondo in cui si ambienta Nightcrawler è il nostro,in cui la violenza è talmente tanto sdoganata da non impressionare e,lo sciacallaggio televisivo da parte di figure ipocrite e di dubbio gusto(Barbara D'Urso o Vespa con i suoi plastici) portino in realtà alla non verità. Pazzesco.Voto 8,5/10
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slibedis
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mercoledì 27 gennaio 2016
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lo strisciante ella notte
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Nightcrawler, ossia colui che striscia nella notte, inteso anche come quello che striscia le persone, un adulatore, tradotto nel tremendo titolo "Lo sciacallo". La recitazione di Gyllenhaall è grandiosa, rende la storia avvincente e inquietante. Consiglio di vederlo in lingua originale.
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fabio57
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venerdì 18 dicembre 2015
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buono e cinico
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Bel lavoro,il film è interessante e sottolinea il potere cinico e spietato dei mass-media,che pur di fare audience sono disposti a tutto.Il protagonista è fortemente caratterizzato nella sua ossessione di far carriera e soldi,fino a commettere perfino l'omicidio.La pellicola si segue con piacere e forse solo il finale lascia un pò delusi.Ci si aspetta un rigurgito di giustizia,invece vince il cattivo,anzi i cattivi.Il film è molto americano,da noi la cronaca nera non punta sull'effetto splatter, quanto sulle congetture investigative,vedi delitto di Garlasco. e simili.
Da vedere
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nike22
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martedì 24 novembre 2015
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"nightshot" inquietante e illuminante
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Non ha alcuna formazione professionale, Louis Bloom. Ma è determinato a trovare un lavoro. E quando, per caso, assiste a un incidente stradale, decide in che cosa “specializzarsi”: si procura una videocamera, una radio a bassa frequenza per captare il canale della polizia di Los Angeles e inizia a trascorrere le notti inseguendo i luoghi delle emergenze. Per riprendere ogni situazione, anche la più cruenta, e poi vendere il materiale ai network televisivi. La concorrenza non lo spaventa: Louis, come detto, è determinato. Ai limiti della spietatezza, arrivando persino ad interferire sulle indagini di un efferato omicidio per realizzare uno scoop sensazionale…
E’ un film per certi versi inquietante, Nightcrawler di Dan Gilroy (sceneggiatore, fratello del regista Tony per il quale ha scritto The Bourne Legacy, qui alla sua opera prima), il quale, meglio di altri, riesce a sintetizzare in questo modo la figura e il percorso del suo protagonista: “Lou inizia cercando lavoro e finisce per essere il proprietario di un business in espansione.
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Non ha alcuna formazione professionale, Louis Bloom. Ma è determinato a trovare un lavoro. E quando, per caso, assiste a un incidente stradale, decide in che cosa “specializzarsi”: si procura una videocamera, una radio a bassa frequenza per captare il canale della polizia di Los Angeles e inizia a trascorrere le notti inseguendo i luoghi delle emergenze. Per riprendere ogni situazione, anche la più cruenta, e poi vendere il materiale ai network televisivi. La concorrenza non lo spaventa: Louis, come detto, è determinato. Ai limiti della spietatezza, arrivando persino ad interferire sulle indagini di un efferato omicidio per realizzare uno scoop sensazionale…
E’ un film per certi versi inquietante, Nightcrawler di Dan Gilroy (sceneggiatore, fratello del regista Tony per il quale ha scritto The Bourne Legacy, qui alla sua opera prima), il quale, meglio di altri, riesce a sintetizzare in questo modo la figura e il percorso del suo protagonista: “Lou inizia cercando lavoro e finisce per essere il proprietario di un business in espansione. E’ un happy ending per il nostro eroe ma una conclusione da incubo per la società. Ma il vero orrore non credo sia Lou, è il mondo che lo ha creato e che lo premia”.
Sì, perché attraverso gli stilemi propri del grande cinema americano notturno, poliziesco e action, Gilroy riesce a costruire ben più di qualche banale riflessione su informazione e giornalismo, sul superamento di qualsiasi confine etico, sulla sete di immagini shockanti e raccapriccianti – quel che conta AUTENTICHE e in ESCLUSIVA – di cui ormai sembra non possiamo più fare a meno: “L’immagine del nostro notiziario che devi avere in mente è quella di una donna seminuda e sgozzata che corre in strada cercando aiuto”, dice la veterana producer Nina (Rene Russo, moglie del regista) a Lou la prima volta che il suo network acquista da quest’ultimo il materiale video proposto.
E Lou – personaggio abitato da un Jake Gyllenhaal sgradevolmente straordinario – comprende ancora meglio quanto, di lì a poco, il suo spingersi oltre, il suo manipolare, lo porterà ad avere il coltello dalla parte del manico.
Più che un semplice film, un “nightshot” agghiacciante e illuminante, che in maniera franca e senza troppi giri di parole (proprio come le stesse immagini inseguite e catturate dagli “sciacalli”…) ci mette di fronte alla più cruda delle equazioni, che converte crimini e vittime in dollari e centesimi.
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aristoteles
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martedì 17 novembre 2015
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l'infame
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È un film che "spiazza".
Ovviamente è una feroce e cinica critica al mondo dei media,che pur di trovare la notizia del giorno se ne infischiano altamente dei sentimenti,del buon gusto e delle persone.
Il riassunto di tutto questo è il bravissimo Gyllenhall che sfodera un'interpretazione fantastica e perfetta.
Il film pertanto dovrebbe essere un capolavoro assoluto.
Eppure ,ad un certo punto, l'eccessivo cinismo e la costante e spasmodica ricerca del successo di Bloom mi ha nno infastidito e innervosito.
È così infame e odioso che a fine pellicola mi auguravo facesse una brutta fine.
Il finale perfetto,per me,sarebbe stato vederlo dietro le sbarre.
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È un film che "spiazza".
Ovviamente è una feroce e cinica critica al mondo dei media,che pur di trovare la notizia del giorno se ne infischiano altamente dei sentimenti,del buon gusto e delle persone.
Il riassunto di tutto questo è il bravissimo Gyllenhall che sfodera un'interpretazione fantastica e perfetta.
Il film pertanto dovrebbe essere un capolavoro assoluto.
Eppure ,ad un certo punto, l'eccessivo cinismo e la costante e spasmodica ricerca del successo di Bloom mi ha nno infastidito e innervosito.
È così infame e odioso che a fine pellicola mi auguravo facesse una brutta fine.
Il finale perfetto,per me,sarebbe stato vederlo dietro le sbarre.
Non è stato così, allora per "vendetta"un stella in meno.
Moto bella la fotografia con scene notturne di alto livello.
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apropositodicinema
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lunedì 16 novembre 2015
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nightcrawler
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Una Los Angeles cupa e notturna, in cui i media controllano tutto, modificando la realtà dei fatti e spacciandola per verità assoluta, in cui i reporter si mettono in luce filmando le disgrazie e le atrocità della vita quotidiana per poterle vendere al miglior offerente, mettendo in atto una vera e propria mercificazione della vita e della morte degli esseri umani. In questo sporco ambiente si muove la figura di Louis Bloom, un g[+]
Una Los Angeles cupa e notturna, in cui i media controllano tutto, modificando la realtà dei fatti e spacciandola per verità assoluta, in cui i reporter si mettono in luce filmando le disgrazie e le atrocità della vita quotidiana per poterle vendere al miglior offerente, mettendo in atto una vera e propria mercificazione della vita e della morte degli esseri umani. In questo sporco ambiente si muove la figura di Louis Bloom, un giovane alla ricerca di un’occupazione che, dopo aver visto alcuni reporter in azione, decide di entrare anche lui a far parte di quel mondo che sembra così proficuo, dapprima vendendo riprese di scarsa qualità ad un’emittente televisiva e, successivamente, diventando un vero e proprio sciacallo, realizzando filmati sempre più spinti e sempre più scorretti, arrivando anche a sporcarsi le mani. Louis Bloom è un personaggio che ricorda a tratti il Travis Bickle di ‘Taxi Driver’, per la sua paranoia e per la sua ossessione nei confronti di quello che fa; ossessione che si trasformerà in pura follia. Jake Gyllenhall regala la migliore interpretazione della sua carriera, dando volto, voce e corpo a uno dei personaggi più controversi degli ultimi anni.
‘Lo sciacallo - Nightcrawler’ è un’efficacissima rappresentazione di quello che è diventata ormai la società mediatica del nostro tempo: un mondo in cui la vita delle persone è passata in secondo piano, in cui le priorità sono le notizie, lo share, la carriera e il guadagno. Un film a cui, forse, manca un tocco di vera autorialità per poter essere giudicato un capolavoro, ma che rimane comunque uno dei thriller più riusciti ed efficaci degli ultimi anni.
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alvise
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venerdì 13 novembre 2015
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la parola attore esiste
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Visto con notevole ritardo, rimpiangiamo mesi di film scadenti a dispetto di queste "gemme rare" che ci sono sfuggite nel 2014.
Senza hype e grandi proclami, la produzione (e il protagonista) mettono insieme un piccolo capolavoro di cinema contemporaneo che succhia all'America "guardona" e "opportunista" tutta la miseria di un personaggio che vive la visione altrui.
Più che un mestiere, il protagonista "inventa" una maniera per arrivare...per svoltare (come dicono a Roma).
Questo, come tutte le grandi imprese, a discapito di etica e sentimenti che potrebbero solo ostacolare l'ascesa.
Una misera vita da robivecchi, diviene la vita di un reporter di strada che va oltre l'umana notizia.
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Visto con notevole ritardo, rimpiangiamo mesi di film scadenti a dispetto di queste "gemme rare" che ci sono sfuggite nel 2014.
Senza hype e grandi proclami, la produzione (e il protagonista) mettono insieme un piccolo capolavoro di cinema contemporaneo che succhia all'America "guardona" e "opportunista" tutta la miseria di un personaggio che vive la visione altrui.
Più che un mestiere, il protagonista "inventa" una maniera per arrivare...per svoltare (come dicono a Roma).
Questo, come tutte le grandi imprese, a discapito di etica e sentimenti che potrebbero solo ostacolare l'ascesa.
Una misera vita da robivecchi, diviene la vita di un reporter di strada che va oltre l'umana notizia.
Il film regge tutto sull'immensità di Jake Gyllenhaal che da al soggetto tutto quello di cui si ha bisogno; spessore, umore, paranoia e densità emotiva.
Il merito del regista sta infatti nel togliere anzichè mettere (less is better) per dare spazio a una magistrale interpretazione che vale più di tanti oscar inutilmente in passato assegnati.
Film che vi incollerà alla poltrona (ormai al divano) per un semplice motivo: non ti aspetti niente e invece...
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