luanaa
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giovedì 26 febbraio 2015
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no a timothy spall
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Il film è molto ben fatto miscelando la pittura di Turner ad immagini filmiche in modo sublime tanto da far sorgere il dubbio è pittura e/o realtà od entrambi: MAGICO!!!...e non nel solito modo pacchiano americano tutto estetica quando vengono fatti biopic che si rifanno alla storia letteraria anglosassone.Ma anche un film dissacrante perchè rivela nel contempo il contrasto tra realtà e realizzazioni pittoriche (Al contrario di uno dei miei miti Ken Russel che faceva esattamente l'opposto in modo estremamente affascinante).. ed interessante,perchè come ho detto presenta una regia multistrato e non condotta nel consueto modo lineare. Ma ho trovato Assolutamente non credibile uno degli attori preferiti da Leigh ovvero Timothy Spall.
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Il film è molto ben fatto miscelando la pittura di Turner ad immagini filmiche in modo sublime tanto da far sorgere il dubbio è pittura e/o realtà od entrambi: MAGICO!!!...e non nel solito modo pacchiano americano tutto estetica quando vengono fatti biopic che si rifanno alla storia letteraria anglosassone.Ma anche un film dissacrante perchè rivela nel contempo il contrasto tra realtà e realizzazioni pittoriche (Al contrario di uno dei miei miti Ken Russel che faceva esattamente l'opposto in modo estremamente affascinante).. ed interessante,perchè come ho detto presenta una regia multistrato e non condotta nel consueto modo lineare. Ma ho trovato Assolutamente non credibile uno degli attori preferiti da Leigh ovvero Timothy Spall...nei panni di Turner...NO..non ci sta assolutamente la sua fisionomia grossolana senza neanche un lampo negli occhi.Questo a mio parere lo sbaglio maggiore di Leigh in un un film che poteva essere davvero un capolavoro!
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robert eroica
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mercoledì 15 aprile 2015
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dietro la tela
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Più facile definire cosa non è “Turner” di Mike Leigh, presentato lo scorso anno in concorso al Festival di Cannes, con giusto premio al suo interprete principale. Non un film sulla pittura, o meglio non un film che riproduce l’opera d’arte. I mulini a vento di Anversa o le scogliere al tramonto, soggetto di diversi dipinti dell’artista inglese, non hanno l’ambizione di essere ripresentati come trasfigurazione filmica. Non è intenzione di Leigh quella di catturare la luce, spiegare il mistero di come da un impasto primitivo possano nascere dei capolavori. Il rischio di rifare quindi “Brama di vivere” come Minnelli fece per Van Gogh, è praticamente scongiurato. Piuttosto , “Turner” si avvicina di più al biopic, alla narrazione storiografica della vita di un individuo, genio si, ma con limiti e difetti ben precisi, che si inserisce nel flusso degli eventi di un Paese, l’Inghilterra, sconvolto dagli eventi della Storia.
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Più facile definire cosa non è “Turner” di Mike Leigh, presentato lo scorso anno in concorso al Festival di Cannes, con giusto premio al suo interprete principale. Non un film sulla pittura, o meglio non un film che riproduce l’opera d’arte. I mulini a vento di Anversa o le scogliere al tramonto, soggetto di diversi dipinti dell’artista inglese, non hanno l’ambizione di essere ripresentati come trasfigurazione filmica. Non è intenzione di Leigh quella di catturare la luce, spiegare il mistero di come da un impasto primitivo possano nascere dei capolavori. Il rischio di rifare quindi “Brama di vivere” come Minnelli fece per Van Gogh, è praticamente scongiurato. Piuttosto , “Turner” si avvicina di più al biopic, alla narrazione storiografica della vita di un individuo, genio si, ma con limiti e difetti ben precisi, che si inserisce nel flusso degli eventi di un Paese, l’Inghilterra, sconvolto dagli eventi della Storia. Michael Platt restituisce la riottosa inadeguatezza di un corpo repulsivo, tradito da brevi atti di sublime, come quando intona un’aria sulle note di Purcell. E lascia che il suo sguardo rimanga enigma sul mondo, non rivelando l’assimilazione dell’immagine attraverso una mano gentile, che mescola acqua, terra e vento, per produrre una sintesi impressionistica magistrale. “Turner” sa parlare più alla testa che agli occhi e come tutte le vite che non sono la nostra può risultare mediamente interessante, perché non tutti i giorni nasce un “Barry Lindon”.
Robert Eroica
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great steven
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giovedì 2 giugno 2016
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un quadro audiovisivo di pregevole fattura.
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TURNER (UK, 2014) diretto da MIKE LEIGH. Interpretato da TIMOTHY SPALL, DOROTHY ATKINSON, MARION BAILEY, PAUL JESSON, LESLEY MANVILLE, MARTIN SAVAGE, RUTH SHEEN, SANDY FOSTER, KARL JOHNSON, AMY DOWSON
Gli ultimi venticinque anni della vita del pittore britannico Joseph Mallord William Turner (1775-1851). Artista largamente incompreso, dal carattere eccentrico, dalla personalità burbera ma generosa, disposto a qualunque sacrificio pur di dipingere capolavori, infelicemente sposato e divorziato con due figlie femmine a carico della moglie, accasato con una governante che lo ama senza esserne ricambiata e che lui sfrutta esclusivamente per sfogare gli appetiti sessuali, figlio di un simpatico barbiere in pensione, amico-nemico di colleghi che in parte lo ammirano e in parte lo contestano aspramente.
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TURNER (UK, 2014) diretto da MIKE LEIGH. Interpretato da TIMOTHY SPALL, DOROTHY ATKINSON, MARION BAILEY, PAUL JESSON, LESLEY MANVILLE, MARTIN SAVAGE, RUTH SHEEN, SANDY FOSTER, KARL JOHNSON, AMY DOWSON
Gli ultimi venticinque anni della vita del pittore britannico Joseph Mallord William Turner (1775-1851). Artista largamente incompreso, dal carattere eccentrico, dalla personalità burbera ma generosa, disposto a qualunque sacrificio pur di dipingere capolavori, infelicemente sposato e divorziato con due figlie femmine a carico della moglie, accasato con una governante che lo ama senza esserne ricambiata e che lui sfrutta esclusivamente per sfogare gli appetiti sessuali, figlio di un simpatico barbiere in pensione, amico-nemico di colleghi che in parte lo ammirano e in parte lo contestano aspramente. Fece numerosi viaggi oltreoceano, amò molte donne, utilizzò strumenti bizzarri (fra cui saliva e alimenti) allo scopo di ritrarre soggetti più intensi e realistici, tenne conferenze alle accademie inglesi sull’impiego dei colori, fu creditore nei confronti di altri pittori e morì stroncato da un disturbo cardiaco. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2014, valse a Spall il Prix d’interprétation masculine. Riconoscimento oltremodo meritato: la sua performance è ricca di sfumature, non perde un colpo nella descrizione psicologica di un uomo che, dal punto di vista canonico dell’arte, non tradì nessuno stereotipo, ma fu contemporaneamente anche un sanguigno e sincero amante della vita, dedicandole il suo lavoro, sacrificandovi la salute e vivendola fin nel più profondo dettaglio. Decorato da una meravigliosa fotografia (Dick Pope) e montato (Jon Gregory) con una perizia encomiabile (per usare uno degli aggettivi che nei dialoghi spesso ricorre), è anche un affresco storico-sociale dell’Europa prerisorgimentale che analizza le contraddizioni di un continente attraverso le azioni e i pensieri della gente comune, alla quale tutto sommato lo stesso Turner apparteneva e dalla quale ha ereditato le scontrosità, i grattacapi, le magnificenze e le furberie. Un merito va anche al fatto di aver evitato le letture psicanalitiche nel rapporto complesso ma positivo col padre: William Turner Sr. incoraggiò il figlio ad inseguire il suo sogno artistico, lo comprese fino alla fine e gli insegnò ad apprezzare il libertinaggio, la spudoratezza e l’estroversione. Altri personaggi molto azzeccati sono: la governante Sophia Booth, innamorata del suo padrone, il quale fraintende e trascura i suoi sinceri sentimenti, pronta ad accudirlo, a procurargli calore e a non fargli mancare quantomeno il necessario per vivere; la portinaia dell’albergo nella città del versante occidentale britannico, con cui Turner allaccia una fugace relazione amorosa; lo sventurato e indebitato Benjamin Robert Haydon, artista talentuoso da tutti ritenuto un pittore della domenica, tormentato quanto dalle ristrettezze economiche quanto da dubbi esistenziali angosciosi; John Ruskin, il giovanotto pretenzioso e arrogante che si vanta d’essere un insuperabile esperto d’arte; Mary Somerville, la petulante e indisponente moglie di Turner, che lo rimprovera per la sua indifferenza alla notizia della morte della figlia; e tutto il gruppo dei pittori della Royal Academy, il quale rivela la bravura degli attori nella scena magistrale delle stanze superbamente decorate coi loro quadri appesi alle pareti. Numerosi momenti di poesia, nessuna significativa caduta di ritmo, qualche pesantezza nel linguaggio troppo forbito e ricercato della sceneggiatura, contributi tecnici di primissima qualità, messaggio anti-moralistico che fin dal principio si mostra a favore dell’arte, intesa non come fine a sé stessa ma nel suo scopo di allevare uomini genuini ed elevarli a saggi osservatori di tutti gli ambienti rappresentabili del mondo. L’ultima (ma solo in ordine di elenco) felicitazione va alla regia: Leigh ha fra le mani una materia narrativa consistente, ma non ne perde mai la direzione e l’indirizzo, rivelandosi un autore maturo che, quando si tratta di dirigere biografie cinematografiche, schiva abilmente l’agiografia e tira invece fuori ritratti meravigliosi di individui indimenticabili proprio perché umani, e dunque assolutamente capaci di sbagliare, sognare, creare, amare, faticare e soffrire. Un bio-pic tecnicamente lodevole che non si fa comprimere dai limiti del genere e che riscontra alcune imperfezioni probabilmente nelle frequenti scivolate in un becero comportamentale fastidioso e nella piattezza parziale delle emozioni dei personaggi. Ma è comunque un film da non perdere, o perlomeno da gustare nella sala di un buon cinema d’essai. Costato 8,4 milioni di sterline e distribuito in patria a partire da fine ottobre 2014, ne ha incassate più di 9 al botteghino. Distribuisce BiM.
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fabiofeli
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lunedì 2 febbraio 2015
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dio è la luce
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Cammina curvo, a gambe divaricate, ruotando all’infuori i piedi; ha un corpaccione con baricentro basso, un sottogola abbondante e la bocca perennemente piegata all’ingiù in una smorfia di disgusto. Ma ha due occhi che vedono – finché dura – quello che gli altri comuni mortali non percepiscono: la grandezza della natura che schiaccia e sminuisce la figura umana e la luce con i riflessi e le illusioni ottiche creati dall’acqua, sia essa mare, pioggia, nebbia o neve. E’ Joseph Mallord William Turner (Timothy Spall, miglior attore protagonista a Cannes), il pittore inglese vissuto dal 1776 al 1851. Ha un legame affettuoso, con effusioni quasi infantili nonostante la tarda età, con il padre (Paul Jesson), barbiere al Covent Garden, che rade con perizia una testa di maiale acquistata per la cucina di casa e subito dopo il figlio pittore, reduce da una trasferta nel paese delle acque e dei mulini a vento.
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Cammina curvo, a gambe divaricate, ruotando all’infuori i piedi; ha un corpaccione con baricentro basso, un sottogola abbondante e la bocca perennemente piegata all’ingiù in una smorfia di disgusto. Ma ha due occhi che vedono – finché dura – quello che gli altri comuni mortali non percepiscono: la grandezza della natura che schiaccia e sminuisce la figura umana e la luce con i riflessi e le illusioni ottiche creati dall’acqua, sia essa mare, pioggia, nebbia o neve. E’ Joseph Mallord William Turner (Timothy Spall, miglior attore protagonista a Cannes), il pittore inglese vissuto dal 1776 al 1851. Ha un legame affettuoso, con effusioni quasi infantili nonostante la tarda età, con il padre (Paul Jesson), barbiere al Covent Garden, che rade con perizia una testa di maiale acquistata per la cucina di casa e subito dopo il figlio pittore, reduce da una trasferta nel paese delle acque e dei mulini a vento. Turner non può piacere a Constable, altro espositore alla Royal Academy, che illustra enfaticamente il fragore di una battaglia navale con gli squarci rossi – fatti con il “suo” rosso - delle fiammate dei cannoni; a Turner basta un solo puntino del rosso Constable per creare una boa, che spicca come un urlo pittorico in un quadro marino di pallidi gialli e celesti dando profondità al dipinto. Non dovrebbe essere amato – eppure lo è in modo totale e definitivo – dalla domestica che accudisce la casa e gli prepara i colori: alla donna William infligge brutali rapporti sessuali di 20 secondi, in piedi davanti alla libreria, prendendola da dietro e rifiutandole un bacio. Il cuore di William – quel poco che batte per il genere umano, eccettuato il padre - non è neanche per la ex-moglie e per le figlie, ma riesce a commuoversi per un brano di musica o per una prostituta sdraiata sul letto col dorso della mano sulla fronte, subito ritratta a matita. Inaspettatamente Turner si dichiara a Sophia (Marion Bailey), una matura vedova affittacamere a Margate, un luogo magico nel Kent dove il sole tramonta in mare: in quel momento diventa persino bello. Sophia non intuisce che il suo Joseph Mallord sia un pittore da 100.000 sterline, somma favolosa mai pagata a nessuno per i suoi quadri; definisce i suoi schizzi a matita “disegnini”. Non è molto più competente la regina Vittoria che definisce un suo quadro esposto all’Accademia un guazzabuglio giallo sporco. Il gusto dell’epoca e della critica sta virando verso i Nazareni, classicamente gelidi e i contemporanei non si rendono conto che Turner è “oltre”: prefigura la pittura impressionista sfiorando l’astratto. Il pittore si rende conto che i primi dagherrotipi non lasciano scampo ai ritrattisti realistici: 10 secondi di posa rendono inutile la fatica di ore della mano più precisa. Ormai cieco e in punto di morte Turner dice che “Dio è la luce” …
Leigh confeziona una storia poco entusiasmante e per niente celebrativa sugli ultimi anni di vita del geniale artista: ne illustra le umane piccolezze e debolezze; lo fa grugnire, più che parlare. Ma lo rende sublime quando in camicia da notte, malato, subisce l’imperativo categorico di affrontare il gelo del molo di Margate per fare il “disegnino” del corpo di una donna morta suicida in mare. La passione per l’arte è incontenibile. Recitazione superlativa e ambientazione accurata costruiscono un film da non mancare.
Valutazione *** ½
FabioFeli
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goldy
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lunedì 2 febbraio 2015
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peccato non piaccia!
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Le critiche più diffuse sul film sono la noia, la lunghezza eccessiva, la mancanza di una storia. Il film in realtà a me sembra un capolavoro di narrazione dove molto si dice sia sulla vita pribata dell'uomo e pittore, che sui grandi mutamenti epocali della società britannica del tempo. L'estrema elegnza narrativa procede per piccoli cenni appena suggeriti o per colloqui densi di ironia e humor. Il film va goduto scena per scena per la bellezza delle inquadrature, degli interni, delle cucine, delle stanze, dei salotti, degli scorci, dei tramonti sul mare.
Srtupisce, nell'apparente rozzezza di Turner scoprire un'autentica sensibilità musicale quando davanti alla pianista che suona il contemporaneo Beethoven intona il lamento "When I an laid on earth" dal Dido ed Enea di Purcell.
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Le critiche più diffuse sul film sono la noia, la lunghezza eccessiva, la mancanza di una storia. Il film in realtà a me sembra un capolavoro di narrazione dove molto si dice sia sulla vita pribata dell'uomo e pittore, che sui grandi mutamenti epocali della società britannica del tempo. L'estrema elegnza narrativa procede per piccoli cenni appena suggeriti o per colloqui densi di ironia e humor. Il film va goduto scena per scena per la bellezza delle inquadrature, degli interni, delle cucine, delle stanze, dei salotti, degli scorci, dei tramonti sul mare.
Srtupisce, nell'apparente rozzezza di Turner scoprire un'autentica sensibilità musicale quando davanti alla pianista che suona il contemporaneo Beethoven intona il lamento "When I an laid on earth" dal Dido ed Enea di Purcell.
Rivelatrice del grande rispetto che Turner godeva presso i suoi colleghi è la scena dell'Accademia dove peraltro si respira anche aria di invidia e rivalità del tutto comprensibili.
L'enorma senso di orgoglio che permeava l'intero paese di allora che stava costruendo il grande Impero si sintetizza nelle conversazione dell'uva spina nel salotto di Turner poichè solo coloro che conoscono il mondo possono disquisire sullecaratteristiche sconosciute ai più del piccolo frutto esotico:Ridicolizza i critici del suo tempo con un'ironia superba. Davanti al quadro che intende rievocare una tragedia di uomini schivi vittime di un incendio in mare Ruskin invece si sofferma a disquisire sulla sublime colonna di bianco intenso, sull'impasto scuro del fondo il tutto secondo lui, rivelatore della presenza di Dio e l'esistenza della speranza che esiste anche nelle più turbolente delle morti! Turner si libera della presenzaing assimilando Ruskin al fastidio provocato dai mosconi sopra i teloni dello studio che ordina alla fantesca di eliminare. E ancora in una scena successiva, sempre Ruskin si autocompiace della sua capacità percettiva che dimostrò di avere già all'età di quattro anni come ricorda la madre. Turner di rimando gli chiede il suo parere di preferenza tra il pasticcio di manzo e quello di vitello e prosciutto.
Turner, troppo all'avanguardia per essere compreso anche dal grande pubblico, non viene compreso nemmano dalla Regina Vittoria che definisce i suoi ultimi quadri ignobili e gli stessi diventano oggetto di scherno anche nella satira popolare che lo irride in una serie di sketch grossolani.E' fermo il suo giudizio sulla concezione che la vuota nascente borghesia riserva all'arte e nel colloquio con il neo ricco che vuole tutte per sè le sue tele in cambio di una somma spropositata Turner rifiuta sdegnato. Le sue opere le vuole esposte tutte insieme, visibili a tutti e gratis. Da uomo curioso per tutte le novità tecniche e scientiche si incanta davanti alla ferrovia a vapore e alla fotografia.Su questo denso spaccato del tempo si alternano le scene di vita privata sempre brevi, aspre, rapide, Un lieve tocco della mano sul petto e sul ventre della fantesca sono suffiienti a rivelare la natura di un rapporto non solo di servitù. Alla donna con cui dividerà gli ultimi anni rivela il proprio senrtimento d'amore dicendole con semplicità:"Donna di immensa bellezza".La madre delle sue figlie d'altro canto definisce i suoi quadri "ridicoli naufragi" come è possibile essere innamorato di lei!!
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giuliog02
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sabato 7 marzo 2015
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un mirabile ossimoro
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Un ossimoro, perché Timothy Spall porta in scena un personaggio visibilmente egoista, ombroso, rozzo, quasi incapace di comunicare nella vita normale, ma che dimostra una finissima sensibilità artistica nella percezione del colore e dell'armonia della natura. Un personaggio, che ha bruschi rapporti con le persone, ma che dimostra una certa loquacità e partecipazione quando si trova nell'ambiente accademico e/o dei suoi pari. Il suo mondo emozionale emerge quando chiede alla musicista di suonare un brano di Purcell e Turner si abbandona al canto. Quindi, un personaggio interiormente delicato nella sua rozzezza esteriore. Una persona intrinsecamente onesta, non avida (rifiuta una favolosa offerta di 100.
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Un ossimoro, perché Timothy Spall porta in scena un personaggio visibilmente egoista, ombroso, rozzo, quasi incapace di comunicare nella vita normale, ma che dimostra una finissima sensibilità artistica nella percezione del colore e dell'armonia della natura. Un personaggio, che ha bruschi rapporti con le persone, ma che dimostra una certa loquacità e partecipazione quando si trova nell'ambiente accademico e/o dei suoi pari. Il suo mondo emozionale emerge quando chiede alla musicista di suonare un brano di Purcell e Turner si abbandona al canto. Quindi, un personaggio interiormente delicato nella sua rozzezza esteriore. Una persona intrinsecamente onesta, non avida (rifiuta una favolosa offerta di 100.000 sterline - all'epoca una somma gigantesca - per la sua intera collezione e annuncia di lasciarla in eredità alla nazione britannica ).
Mi è abbastanza piaciuta l'opera di Leigh, un poco lenta,per una scenografia che riprende i temi e i paesaggi dipinti da questo grande paesaggista ( Ho avuto, infatti, il piacere di vedere le sue opere da giovane, a Londra, e questo film ne è una buona riproposizione, sia in chiave scenografica che nelle singole tele riprese ).
Deliziosi certi interni, i quadretti che riprendono singoli momenti di ispirazione, così come vedute di specifici aspetti urbanistici o edilizi dell'epoca. Un buon quadro della società ottocentesca, inclusi i dialoghi. Il tutto con una regia accorta, che - di scena in scena - delinea il personaggio nella sua complessità psicologica,nell'ambiente e nei luoghi in cui è vissuto.
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jacopo b98
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giovedì 2 luglio 2015
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un trionfo!
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Il racconto degli ultimi 25 anni di vita del pittore paesaggista William Turner (Spall): i rapporti con le donne, con gli amici, con i famigliari, ma soprattutto con l’arte, il colore e la luce. Scritto e diretto da Leigh (a detta di chi scrive uno dei più grandi registi inglesi, e non solo, viventi) è un insolito film biografico: la motivazione di questo aggettivo, insolito, è il fatto che pur essendo sostanzialmente una biografia, Turner non vuole essere e non è una biografia, non nel senso stretto del termine almeno. Infatti a Leigh poco importa della vita di Turner, peraltro caratterizzato da un’esistenza alquanto singolare, bensì i rapporti di quest’uomo con tutto ciò che lo circonda e con l’oggetto stesso della sua esistenza: l’arte.
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Il racconto degli ultimi 25 anni di vita del pittore paesaggista William Turner (Spall): i rapporti con le donne, con gli amici, con i famigliari, ma soprattutto con l’arte, il colore e la luce. Scritto e diretto da Leigh (a detta di chi scrive uno dei più grandi registi inglesi, e non solo, viventi) è un insolito film biografico: la motivazione di questo aggettivo, insolito, è il fatto che pur essendo sostanzialmente una biografia, Turner non vuole essere e non è una biografia, non nel senso stretto del termine almeno. Infatti a Leigh poco importa della vita di Turner, peraltro caratterizzato da un’esistenza alquanto singolare, bensì i rapporti di quest’uomo con tutto ciò che lo circonda e con l’oggetto stesso della sua esistenza: l’arte. Turner non era un artista comune: bensì un visionario, molto avanti per la propria epoca, ma soprattutto era un uomo pronto davvero a sacrificare tutto in nome dei propri convincimenti artistici: questo è ben espresso dall’ultima parte del film in cui gli eccessivi sperimentalismi (siamo vicini all’astrattismo) dell’opera turneriana fanno sì che il pittore non venga più apprezzato come prima e venga quasi dimenticato. Tutto questo, il non voler fermarsi a una biografia superficiale, giustifica la scelta (inusuale e abbastanza geniale) di non cominciare il racconto dagli albori della fama di Turner, bensì dal momento culminante della sua fama. Interessante il rapporto descritto da Leigh tra il pittore e le donne: egli le tratta come oggetti, eppure non le trascura, solo, le giudica inferiori, incapaci di assecondare davvero il suo genio. Genio che è l’effettivo protagonista del film. Turner è un film sul genio di un genio. Non è propriamente un film su Turner, bensì sull’interiorità dell’individuo che sta dietro a innumerevoli capolavori. E se nel film di capolavori se ne vedono tanti non si può negare che anche il film di Leigh debba rientrare in questa definizione: capolavoro. E non parliamo solo di un capolavoro a livello filmico, ma Turner è uno dei film più belli da vedere che mai siano stati fatti. E non alludiamo alla bellezza (sublime, peraltro) del film, ma alla bellezza delle immagini che lo compongono. Leigh a ogni inquadratura dipinge un quadro: l’uso della luce, delle inquadrature, il sapiente utilizzo dello spazio filmico, fanno di Turner l’achievement più grandioso di Mike Leigh, quello in cui meglio è riuscito ad esprimere il suo talento di regista puro. Memorabile dunque la fotografia di Dick Pope (a cui gli Oscar hanno preferito il Chivo Lubezki di Birdman: non giocavano nemmeno nella stessa categoria! Sbaglio imperdonabile!), ma anche le scenografie di Suzie Davis, i costumi di J. Durran e le musiche minimaliste di Gary Yershon. Spall nella parte del pittore è mastodontico (e, anche qui, la negazione anche solo della semplice nomination dice molto sui criteri di assegnazione dell’Oscar da parte dell’Academy). Un trionfo!
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anty_capp
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lunedì 2 febbraio 2015
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più di 2 ore di inutilità
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Il fatto che dopo una ventina di minuti ci si interessi immediatamente alla sua durata complessiva, non è certamente un buon sintomo. Infatti la noia pervade lo spettatore quasi immediatamente. A nulla vale la buona interpretazione di Spall e la frizzante caratterizzazione della Bailey. Il ritmo, indicibilmente lento e la assoluta mancanza di cura nei dialoghi, che come film inglese poteva ben offrire l'occasione per essere particolari e con uno spirito sopraffino, affossa il film. 2 ore e mezza di grugniti e fotografie che si avvicinano al ricordo delle pennellate di Kubrick in Barry Lindon o di quelle di Scotto dentro il Duellanti. Purtroppo nulla di più. Da non ripetere.
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amgiad
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lunedì 2 febbraio 2015
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eccessivo e cattivo ma avanti nel tempo
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Iniziamo dai lati positivi: bella fotografia, degna del miglior greenaway; buona ricostruzione storica e curata descrizione della società inglese dell' '800; costumi perfetti, attento studio biografico. Lati negativi: eccessiva spazio dato ad alcune scene, tempo che finisce per rallentare il ritmo; qualche carenza nella sceneggiatura, alcuni attori non perfettamente calibrati (il padre di Turner sembra più giovane del figlio). Nel complesso una durata un pò eccessiva che determina una caduta di attenzione nel finale. Tantopiù che il regista ha scelto di non inserire un forte elemento drammatico nelle fasi conclusive ma si è limitato alla registrazione dei tempi del decesso.
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Iniziamo dai lati positivi: bella fotografia, degna del miglior greenaway; buona ricostruzione storica e curata descrizione della società inglese dell' '800; costumi perfetti, attento studio biografico. Lati negativi: eccessiva spazio dato ad alcune scene, tempo che finisce per rallentare il ritmo; qualche carenza nella sceneggiatura, alcuni attori non perfettamente calibrati (il padre di Turner sembra più giovane del figlio). Nel complesso una durata un pò eccessiva che determina una caduta di attenzione nel finale. Tantopiù che il regista ha scelto di non inserire un forte elemento drammatico nelle fasi conclusive ma si è limitato alla registrazione dei tempi del decesso. Detto questo si può affermare che è un buon film ma, personalmente, mi aspettavo di più.
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no_data
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sabato 7 febbraio 2015
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splendida fotografia
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La fotografia da sola merita il film. Ottima anche la ricostruzione degli ambienti.
Utile per far conoscere fuori dal Regno unito un grande pittore che ebbe la sfortuna di vivere in un Paese ricco, per cui i suoi qadri sono quasi tutti li' , alla British Tate Galery (qualcuno anche negli USA).
Qualche riserva sulla rappresentazione della psicologia del personaggio William Turner.
Turner era ancora piu' stronzo di quanto lo faccia sembrare Mike Leigh, ma chi se ne frega!
Bellissimi invece i personaggi del padre e della fantesca ("damigella").
Sconsigliato a chi ama i film d'azione, o anche solo le "storie".
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