andrea alesci
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giovedì 21 maggio 2015
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l'inafferrabile rivelazione della luce
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Il principio sta nella sua fine, in quelle ultime parole strillate nella semioscurità mentre l’amata signora Booth (Marion Bailey) gli stringe la mano: “Il sole è Dio”. Quel sole che benedice la vita del pittore Joseph Mallord William Turner, mostratoci da Mike Leigh nei suoi ultimi venticinque anni di vita, seguendone i fuggevoli movimenti dentro il quotidiano; scavando nel privato di uno dei più grandi paesaggisti di sempre grazie alla corpulenta silhouette di Timothy Spall, in grado di dare spessore alla singolare malinconia di un uomo vocato a dipingere l’evanescenza dello sguardo umano attraverso l’unica cosa che possa condurlo a riflettere: la luce.
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Il principio sta nella sua fine, in quelle ultime parole strillate nella semioscurità mentre l’amata signora Booth (Marion Bailey) gli stringe la mano: “Il sole è Dio”. Quel sole che benedice la vita del pittore Joseph Mallord William Turner, mostratoci da Mike Leigh nei suoi ultimi venticinque anni di vita, seguendone i fuggevoli movimenti dentro il quotidiano; scavando nel privato di uno dei più grandi paesaggisti di sempre grazie alla corpulenta silhouette di Timothy Spall, in grado di dare spessore alla singolare malinconia di un uomo vocato a dipingere l’evanescenza dello sguardo umano attraverso l’unica cosa che possa condurlo a riflettere: la luce.
Quegli spiragli di luce che Turner non trova nella vita coniugale, incapace di legarsi affettivamente alla moglie e alle due figlie, corpi estranei nel suo quadro terreno. Spiragli che baluginano appena nei furtivi amplessi con la sua governante ed esplodono invece in fulgidi raggi nell’unico rapporto che lo renda gioioso: quello con il padre William (Paul Jesson), rinomato barbiere, benevolo custode della sua arte, quindi suo mentore nella dolorosa assenza del trapasso.
Un Turner inafferrabile come la velocità di un baleno, la cui profondità spirituale è celata dai sordi borborigmi con cui smozzica le frasi, dal suo severo cipiglio, dal goffo ondeggiare del corpo con cui Timothy Spall lo scorrazza magistralmente in giro per l’Europa, in quelle peregrinazioni che gli servono per capire come la luce cambi il modo di vedere del mondo.
Fulminei schizzi sul taccuino prima di fissare sulla tela il sublime e il contraddittorio del colore, che si sparge con la sapienza del suo occhio da sperimentatore, curioso egli di ogni cosa umana, che sia lo struggente “Lamento di Didone” suonato da una signorina in una lussuosa reggia di campagna o lo spettacolo del magnetismo messo in scena da Mary Somerville (Leslie Manville) nella sua casa londinese.
Il Turner di Mike Leigh è come un prisma del quale la gente può cogliere soltanto una faccia, così come accade alla Royal Academy of Arts, dove espone da sempre ma presso la quale rimane l’eccentrico Mr. Turner, capace di scioccare tutti con un improvvisato segno rosso sul proprio dipinto (in sfregio al collega rivale Constable), salvo poi trasformarlo con pochi abili gesti in una salvifica boa sull’ondosa superficie di una marina.
Turner è come quel mare che invade gran parte dei suoi lavori: in moto perenne, ciascuno sbuffo mai isolato dal resto, parte di un paesaggio che si fa strumento per trasmettere nobili sentimenti, come aveva intuito il giovane John Ruskin, pur qui dipinto nella sua ridondante quasi fanatica devozione al maestro Turner.
Una figura che Ruskin celebrerà come pioniere di un modo di vedere (ispiratore degli impressionisti?), capace di fare del paesaggio la strada per le emozioni, di portare il paziente occhio dello spettatore a cogliere il senso e il significato delle pennellate, dentro una visione che distorce la normale prospettiva pittorica avvicinandola ai canoni percettivi dell’occhio umano. Uno stile fatto di atmosfera, nella quale la luce del sole dissolve la solidità dei corpi e degli oggetti, trascendendo ogni cosa. Anche l’avvenire di quella fotografia che lo minaccia di “essere finito”.
Indomito come la Valorosa Temeraire che dipinge nel 1838, Joseph Mallord William Turner non finirà, anzi sfreccerà fino al cuore del XX secolo e oltre come il treno del suo Pioggia, vapore e velocità: impetuoso e illuminato dalla luce.
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giank51
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martedì 3 febbraio 2015
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i film non sono gallerie d'arte
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E' un peccato rovinare u a biografia e la possibilità di apprezzare un grande artista con un eccesso di lunghezza e di lentezza narrativa.
Non conosco la personalità del protagonista ma da quello che appare non è certo un'individuo espansivo, le sue manifestazioni non vanno molto oltre a dei grugniti. Su questa base è difficile aspettarsi dialogo. Nello stesso tempo però non puoi tenere inchiodato lo spettatore per due ore e mezzo offrendo panorami e quadri per quanti ben fatti. La vita di J.M.W. Turner poi non è che offra molte divagazioni, tutta giocata com'è all'interno della società vittoriana del tempo. Poco chiaro è inoltre l'inserimento della figura di J.
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E' un peccato rovinare u a biografia e la possibilità di apprezzare un grande artista con un eccesso di lunghezza e di lentezza narrativa.
Non conosco la personalità del protagonista ma da quello che appare non è certo un'individuo espansivo, le sue manifestazioni non vanno molto oltre a dei grugniti. Su questa base è difficile aspettarsi dialogo. Nello stesso tempo però non puoi tenere inchiodato lo spettatore per due ore e mezzo offrendo panorami e quadri per quanti ben fatti. La vita di J.M.W. Turner poi non è che offra molte divagazioni, tutta giocata com'è all'interno della società vittoriana del tempo. Poco chiaro è inoltre l'inserimento della figura di J. Ruskin nel film. Non capisco perchè il regista ne abbia fatto un personaggio quasi ridicolo. Stiamo parlando di uno maggiori critici d'arte di tutti i tempi; chissà, antipatie del regista. Morale: resta il dato artistico e paesaggistico; ben rappresentato, esuberante, tutte inquadrature degne di essere dipinte. Ma c'è un limite a tutto soprattutto in film dove mi aspetterei un minimo di storia e di azione.
La prossima volta vado ad una galleria d'arte, me la cavo prima.
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maria f.
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venerdì 6 febbraio 2015
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evviva i buoni film!
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E’ incredibile come un uomo così poco attraente anzi per certi versi disgustoso, del tutto privo del dono della comunicazione verbale, possa avere avuto tanto successo nel suo lavoro e con il gentil sesso.
Mi sono soffermata parecchio a esaminare i suoi atteggiamenti, le sue “conversazioni” ma non ho riscontrato niente che lo rendesse piacevole.
Eppure quest’uomo affascinava .
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E’ incredibile come un uomo così poco attraente anzi per certi versi disgustoso, del tutto privo del dono della comunicazione verbale, possa avere avuto tanto successo nel suo lavoro e con il gentil sesso.
Mi sono soffermata parecchio a esaminare i suoi atteggiamenti, le sue “conversazioni” ma non ho riscontrato niente che lo rendesse piacevole.
Eppure quest’uomo affascinava .
Il suo voler cogliere la luce, la bellezza delle marine, le spiagge all’alba, al tramonto, la smania di voler fissare per sempre le molteplici rifrazioni, i fenomeni ottici, lo sbuffo del treno a vapore, lo catturavano a tal punto da costringerlo a fermare per sempre quelle sensazioni, quelle visioni e a fissarle attraverso i suoi disegni e i suoi dipinti.
Ammetto che provo molta stizza per un individuo nel quale sono concentrati virtù e talenti, vizi, e inettitudini in quantità esponenziale.
Turner poté avere tutto, fu amato e considerato anche da coloro che lui stesso non amava come moglie e figlie, o semplicemente usava (damigella Sara).
Devo farmene una ragione e accettare che a tutti noi umani anche quando ci si comporta da primitivi e selvaggi, è consentito di essere custodi di tesori, basta saper leggere dentro se stessi.
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flyanto
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venerdì 6 febbraio 2015
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il ritratto di un artista eccentrico e sublime
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Film in cui si racconta la biografia degli anni ormai maturi del celebre pittore del 19esimo secolo J.M.W. Turner, alla cui eccentricità si unì anche un talento di notevole portata.
Mike Leigh in questa sua pellicola, presentando la vita ormai in età adulta e soprattutto la personalità del pittore Turner, vuole mettere proprio in evidenza il modo di essere alquanto singolare dell'artista che lo portò a creare dei dipinti talmente originali e sublimi da collocarlo tra i più virtuosi e seducenti esponenti della pittura del tempo. Leigh parla anche del suo stretto rapporto col padre, venuto poi a mancare, e di quello sporadico ed occasionale con le donne, di cui poi una diventò la compagna, presentando allo spettatore anche i suoi quanto mai stravaganti metodi ed espedienti al fine di ritrarre scenari paesaggistici inconsueti per quell'epoca.
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Film in cui si racconta la biografia degli anni ormai maturi del celebre pittore del 19esimo secolo J.M.W. Turner, alla cui eccentricità si unì anche un talento di notevole portata.
Mike Leigh in questa sua pellicola, presentando la vita ormai in età adulta e soprattutto la personalità del pittore Turner, vuole mettere proprio in evidenza il modo di essere alquanto singolare dell'artista che lo portò a creare dei dipinti talmente originali e sublimi da collocarlo tra i più virtuosi e seducenti esponenti della pittura del tempo. Leigh parla anche del suo stretto rapporto col padre, venuto poi a mancare, e di quello sporadico ed occasionale con le donne, di cui poi una diventò la compagna, presentando allo spettatore anche i suoi quanto mai stravaganti metodi ed espedienti al fine di ritrarre scenari paesaggistici inconsueti per quell'epoca.
L'opera di Mike Leigh risulta senza dubbio estremamente ben fatta, rigorosa e quanto mai precisa nella ricostruzione ambientale ed epocale dell'artista inglese ma a, mio parere, non si discosta troppo da tutte quelle ottime produzioni d'oltre Manica rappresentanti stili id vita ed esistenze passate in cui i registi britannici tanto eccellono e pertanto, sebbene non si possa fare a meno di ammirarne e di elogiarne l'accuratezza e la perfezione a tutti i livelli (recitativo, ambientale, concernente i costumi, ecc...), trovo un poco eccessive le quattro candidature all'Oscar. Infatti, il ritratto umano ed artistico che il regista delinea di Turner è Inoltre, vi è da aggiungere che le due e più ore di proiezione risultano un poco eccessive al fine di'appesantirne la vicenda che, altrimenti, sarebbe stata esauriente e più apprezzabile se fosse durata una quindicina/ventina di minuti in meno.
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flyanto
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venerdì 6 febbraio 2015
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il ritratto di un artista eccentrico e sublime
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Film in cui si racconta la biografia degli anni ormai maturi del celebre pittore del 19esimo secolo J.M.W. Turner, alla cui eccentricità si unì anche un talento di notevole portata.
Mike Leigh in questa sua pellicola, presentando la vita ormai in età adulta e soprattutto la personalità del pittore Turner, vuole mettere proprio in evidenza il modo di essere alquanto singolare dell'artista che lo portò a creare dei dipinti talmente originali e sublimi da collocarlo tra i più virtuosi e seducenti esponenti della pittura del tempo. Leigh parla anche del suo stretto rapporto col padre, venuto poi a mancare, e di quello sporadico ed occasionale con le donne, di cui poi una diventò la compagna, presentando allo spettatore anche i suoi quanto mai stravaganti metodi ed espedienti al fine di ritrarre scenari paesaggistici inconsueti per quell'epoca.
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Film in cui si racconta la biografia degli anni ormai maturi del celebre pittore del 19esimo secolo J.M.W. Turner, alla cui eccentricità si unì anche un talento di notevole portata.
Mike Leigh in questa sua pellicola, presentando la vita ormai in età adulta e soprattutto la personalità del pittore Turner, vuole mettere proprio in evidenza il modo di essere alquanto singolare dell'artista che lo portò a creare dei dipinti talmente originali e sublimi da collocarlo tra i più virtuosi e seducenti esponenti della pittura del tempo. Leigh parla anche del suo stretto rapporto col padre, venuto poi a mancare, e di quello sporadico ed occasionale con le donne, di cui poi una diventò la compagna, presentando allo spettatore anche i suoi quanto mai stravaganti metodi ed espedienti al fine di ritrarre scenari paesaggistici inconsueti per quell'epoca.
L'opera di Mike Leigh risulta senza dubbio estremamente ben fatta, rigorosa e quanto mai precisa nella ricostruzione ambientale ed epocale dell'artista inglese ma a, mio parere, non si discosta troppo da tutte quelle ottime produzioni d'oltre Manica rappresentanti stili id vita ed esistenze passate in cui i registi britannici tanto eccellono e pertanto, sebbene non si possa fare a meno di ammirarne e di elogiarne l'accuratezza e la perfezione a tutti i livelli (recitativo, ambientale, concernente i costumi, ecc...), trovo un poco eccessive le quattro candidature all'Oscar. Infatti, il ritratto umano ed artistico che il regista delinea di Turner risulta sicuramente inferiore a quelli umani rappresentati nei suoi films precedenti. Inoltre, vi è da aggiungere che le due e più ore di proiezione risultano un poco eccessive al fine d'appesantirne la vicenda che invece sarebbe stata esauriente e più apprezzabile se fosse durata una quindicina/ventina di minuti in meno.
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howlingfantod
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domenica 8 febbraio 2015
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la magia della pittura, la magia del cinema
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Due algide signore escono da amiche al primo spettacolo pomeridiano quello prima del mio e le incrocio sulle scale che pontificano lamentose sulla lentezza del film. Che strana fusione intragenerazionale che due dignitosissime signore eleganti da città al tempo del prepensionamento cerchino come in una mutazione gli stilemi dei film d’azione o di una commedia slapstick in un film d autore che è una biografia molto sui generis di un mostro sacro della pittura di tutti i tempi. Lo spendibilissimo nome di Turner non tradisce l’uso di una fiction che non fosse auto celebrativa, gli inglesi non hanno avuto il rinascimento, ma Shakespeare ed anche il romanticismo che con la pittura ha poi trovato suoi grandi esiti.
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Due algide signore escono da amiche al primo spettacolo pomeridiano quello prima del mio e le incrocio sulle scale che pontificano lamentose sulla lentezza del film. Che strana fusione intragenerazionale che due dignitosissime signore eleganti da città al tempo del prepensionamento cerchino come in una mutazione gli stilemi dei film d’azione o di una commedia slapstick in un film d autore che è una biografia molto sui generis di un mostro sacro della pittura di tutti i tempi. Lo spendibilissimo nome di Turner non tradisce l’uso di una fiction che non fosse auto celebrativa, gli inglesi non hanno avuto il rinascimento, ma Shakespeare ed anche il romanticismo che con la pittura ha poi trovato suoi grandi esiti. Che si usi Turner è più ovvio che un minore, Constable appena citato o altri epigoni mai venuti alla ribalta, proprio per un intento celebrativo, Turner ha una sua valenza”pop” una sua riconoscibilità universale, è il pittore dionisiaco, il romantico per antonomasia, il pittore di naufragi fuor di metafora di ogni avventura umana che apre la strada alle scienze della psiche, è il trionfo della luce ( “il sole è Dio” sono le sue ultime parole sul letto di morte), la biografia parte a metà strada quando Turner è già un pittore affermato e si snoda senza una vera a propria trama ma a sequenze che danno solo il piacere dello sguardo sulle splendide ambientazioni di interni e sui superbi costumi che ci riportano perfettamente all’interno dell’epoca storica. Il fosco e butterato volto per un interpretazione magistrale del suo superbo interprete Timoty Spall, il suo viso fuori asse, “sporco” a suo modo dannato e goffo allo stesso tempo illuminano il film e lo valgono per intero. Il burbero pittore che grufola assensi e dissensi in modo indimenticabile, il suo il ardore e la sua follia artistica come fiammate improvvise, come un atto sessuale di prevaricazione, la sua rottura delle convenzioni artistiche infine e poi placida e assoluta la morte. Le scenografie ed i costumi fanno il resto per questo inaspettato capolavoro di un Mike Leigh diverso ma pur sempre ironicamente amaro e riconoscibile
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[+] occhio al doppiaggio!
(di marezia)
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eugenio
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domenica 15 febbraio 2015
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l'arte e la vita
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Timothy Spall, l'attore protagonista di Turner qui ha il volto di un grande quanto caratteristico artista ottocentesco ossessionato dalla sua arte fino quasi alla paranoia ma non riesce a tradurre in sentimento e vervè quello che è il tumulto interiore di Turner (come l'esempio topico della morte del padre) oppure quello con le donne mature da cui è irresistibilmente attratto ( la governante, la proprietaria della locanda in riva al mare, con la quale instaura poco a poco una relazione che definire narrativamente ridicola è un eufemismo).
Volutamente analizzato negli ultimi anni di vita dell'artista, spazzando via ogni refolo di gioventù, il film di Mike Leigh è un esempio di arte decadente del cinema.
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Timothy Spall, l'attore protagonista di Turner qui ha il volto di un grande quanto caratteristico artista ottocentesco ossessionato dalla sua arte fino quasi alla paranoia ma non riesce a tradurre in sentimento e vervè quello che è il tumulto interiore di Turner (come l'esempio topico della morte del padre) oppure quello con le donne mature da cui è irresistibilmente attratto ( la governante, la proprietaria della locanda in riva al mare, con la quale instaura poco a poco una relazione che definire narrativamente ridicola è un eufemismo).
Volutamente analizzato negli ultimi anni di vita dell'artista, spazzando via ogni refolo di gioventù, il film di Mike Leigh è un esempio di arte decadente del cinema. Atmosfere pulite, abiti ineccepibili, aria assolutamente british con grande galleria di personaggi senza pero' una precisa connotazione caratteriale dei coprimari (primi tr tutti John Constable ridotto a macchietta).
Due ore e mezza sono fin troppe per questa carrellata di personaggi sul viale del tramonto incapaci di tracciare quanto basta per lasciare un segno, seppur flebile, del loro passaggio
Spettacolari sono i dipinti che quantomeno bilanciano la bruttezza e il disfacimento morale della governante, canoni estetici ossessivi che Leigh utilizza come ossimoro per calcare sul degrado di Turner (l'ossessione di cui sopra tramutatasi poi in malattia psicofisica) e sull'ambizione tramutatosi in autocompiacimento egotico (il finale volutamente termine ultimo del climax dell'ambizione).
Certo Turner era un personaggio critico ma la sua grandezza artistica che ha posto le basi dell'impressionismo, risulta essere lomitata a un ritratto privato a tratti pruriginoso e a una pedante dialettica senza un preciso, apparente significato.
Un risultato solo parzialmente riuscito che vale solo per la bellezza dei dipinti. Ma saranno veri?
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il cinefilo
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mercoledì 4 febbraio 2015
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un disastro totale: di chi è la responsabilità?
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Pedante, sottilmente morboso, grottesco, ipocrita ma soprattutto noioso: questi i termini sotto i quali può tranquillamente sprofondare questo inutile film di Mike Leigh...che si conferma un regista mediocre(era già palese con il deludente Topsy-Turvy, ma con Turner si tocca il fondo)e sopravvalutato.
Timothy Spall, che tutti ricordiamo per la straordinaria e inarrivabile performance in Harry Potter nel vestire i panni di Peter Minus, qui gigioneggia indecentemente nel ruolo di un pittore ossessionato dalla sua arte...senza riuscire a rendere lontanamente credibili né i suoi squallidi patetismi né tanto meno i suoi rapporti con le donne che lo circondano: prima la governante con cui soddisfa i suoi appetiti sessuali e poi con la proprietaria della locanda in riva al mare, con la quale instaura poco a poco una relazione che definire narrativamente ridicola è un eufemismo.
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Pedante, sottilmente morboso, grottesco, ipocrita ma soprattutto noioso: questi i termini sotto i quali può tranquillamente sprofondare questo inutile film di Mike Leigh...che si conferma un regista mediocre(era già palese con il deludente Topsy-Turvy, ma con Turner si tocca il fondo)e sopravvalutato.
Timothy Spall, che tutti ricordiamo per la straordinaria e inarrivabile performance in Harry Potter nel vestire i panni di Peter Minus, qui gigioneggia indecentemente nel ruolo di un pittore ossessionato dalla sua arte...senza riuscire a rendere lontanamente credibili né i suoi squallidi patetismi né tanto meno i suoi rapporti con le donne che lo circondano: prima la governante con cui soddisfa i suoi appetiti sessuali e poi con la proprietaria della locanda in riva al mare, con la quale instaura poco a poco una relazione che definire narrativamente ridicola è un eufemismo.
Da notare che in questo film la gioventù praticamente non esiste e sono tutti vecchi oltre misura, sciatti, brutti(assolutamente ridicolo il make-up finale della governante), decadenti e decaduti.
Questo film sembra essere stato concepito all'insegna della decadenza: estetica, morale, fisica, storico-culturale dell'era e dei personaggi che la affollano e cioè vecchi incartapecoriti che si muovono attraverso il mondo dicendo e facendo cose idiote, prive di qualsivoglia uniformità spirituale e filosofica.
Due ore e mezza sono fin troppe per questa carrellata di mummie, uomini e donne sul viale del tramonto della loro inutile esistenza che ancora si aggrappano alle scialuppe di salvataggio della vita che gli permettono di restare a galla quanto basta per lasciare un segno, seppur flebile, del loro passaggio su questa terra prima di svanire negli abissi dell'eternità...a cominciare proprio dai membri della galleria degli artisti ove il pittore(esteticamente orrendo ci tengo a precisare)insiste, come gli altri, nel ricercare la gloria delle proprie creazioni.
Fin dai primi minuti si avverte palesemente l'atroce cappa di noia che accompagna lo spettatore nel suo interminabile ed esasperante viaggio attraverso l'enigma della terza età, più che di quello della pittura, e che viene rielaborato secondo i precetti estetici ossessivi di Leigh: la progressiva bruttezza della governante avanza di pari passo con il peggioramento della vista del signor Turner finendo però per aumentare a tal punto la propria ambizione da collassare su se stessa come una stella di neutroni, perdendo poi il controllo del racconto e dell'attore protagonista il quale è costretto a usurpare la cinepresa e autoproclamarsi il regista di se stesso...Mike gli lascia mano libera, con risultati semplicemente disastrosi.
Le sue ultime parole, prima di schiattare, sono:"IL SOLE E' DIO!"...mi dispiace ma questa frase non vuol dire assolutamente niente e dopo quasi tre ore trascorse a vedere soltanto vecchiacci ponderare su delle croste attaccate a un muro, una fine così becera mi sembra francamente inaccettabile.
Non è facile stabilire a chi dovrebbe essere imputata la responsabilità di questo scempio,giustamente ignorato dalla critica e strameritato flop al botteghino, se al regista o all'attore protagonista...fortunatamente questa insignificante macchia sparirà presto dalla memoria del cinema e Timothy tornerà a fare buoni film.
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[+] onore al merito
(di giank51)
[ - ] onore al merito
[+] puramente descrittivo e a tratti senza senso
(di francescopaolo)
[ - ] puramente descrittivo e a tratti senza senso
[+] troppa severità verso il regista.
(di giurg 63)
[ - ] troppa severità verso il regista.
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