seba pavia
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lunedì 25 gennaio 2016
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pessimo doppiaggio italiano, ne fa un cartone
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Una pellicola intima e leggera allo stesso tempo. Fa riflettere sulla genesi del processo creativo in musica. Sulgli effetti che la musica ha sulla psiche. Sul tipo di relazione umana all'interno di una band. Critica in modo onesto il meccanismo che rende famosa un band, come e perchè il pubblico si appassiona alla musica. Ma tutto questo non lo vedrete nella versione italiana che sembra voler ridurre tutto ad un cartone animato frivolo e superficiale.
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sabrina lanzillotti
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venerdì 13 marzo 2015
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il teatro dell’assurdo ai tempi dei social network
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Jon è un aspirante cantautore che fatica a trovare un’ispirazione. Una sera, per caso, assiste al tentato suicidio del tastierista degli Soronprfbs, una band d’avanguardia dal nome impronunciabile che quella sera deve esibirsi in un locale in città. Inaspettatamente, Jon si trova a sostituire il tastierista e, da quel momento, entra ufficialmente a far parte del gruppo.
Ogni membro della band è a dir poco strano e quasi tutti hanno avuto problemi psichiatrici, a partire dal frontman, Frank, un genio della musica che si ostina ad indossare costantemente un’enorme maschera di cartapesta. Affascinato dalla sua personalità, Jon diventa amico di Frank, con la speranza di capire il segreto della sua creatività.
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Jon è un aspirante cantautore che fatica a trovare un’ispirazione. Una sera, per caso, assiste al tentato suicidio del tastierista degli Soronprfbs, una band d’avanguardia dal nome impronunciabile che quella sera deve esibirsi in un locale in città. Inaspettatamente, Jon si trova a sostituire il tastierista e, da quel momento, entra ufficialmente a far parte del gruppo.
Ogni membro della band è a dir poco strano e quasi tutti hanno avuto problemi psichiatrici, a partire dal frontman, Frank, un genio della musica che si ostina ad indossare costantemente un’enorme maschera di cartapesta. Affascinato dalla sua personalità, Jon diventa amico di Frank, con la speranza di capire il segreto della sua creatività.
Frank, liberamente ispirato al personaggio di Frank Sidebottom, alter ego del musicista e comico britannico Chris Sievey, prende il via dagli eventi biografici per poi andare rapidamente oltre.
L’ultimo film di Lenny Abrahamsonè un perfetto esempio di cinema dell’assurdo, in cui il richiamo al teatro di Beckettè più che evidente. Protagonisti del film sono personaggi normalmente costretti ai margini della società, disadattati e con gravi problemi mentali, folli e geniali allo stesso tempo. Sono artisti sperimentali, costantemente alla ricerca di elementi originali, decisi ad incidere un album che sfiori la perfezione. Ciò che interessa loro non è il successo, non sono i soldi né il denaro, l’unica cosa davvero importante è creare per amore dell’arte e vivere insieme in un micro sistema privo di convenzioni sociali.
Frankè un film sulla natura umana. Racconta dell’amicizia e del suo significato più puro e profondo, racconta del bisogno di trovare una propria identità e viver bene con sé stessi ma, soprattutto, mostra come la musica e l’arte in genere, sia capace di unire le persone e dar loro un linguaggio sempre unico per esprimersi.
Il successo di questa commedia surreale è, comunque, dovuta in gran parte al talento di Michael Fassbender, che per quasi tutto il film recita col volto coperto da un’enorme maschera, essendo così costretto a trasmettere le proprie emozioni attraverso la gestualità e alla voce.
Anche la scelta del resto del cast è attenta. Domhnall Gleesone Maggie Gyllenhaal, in particolare, riescono a dare ai propri personaggi un tocco estremo ma mai eccessivo, passando da toni drammatici a momenti divertenti senza mostrare stonature.
Per concludere, Frankè un film capace di emozionare e nel quale chiunque può immedesimarsi perché, in fondo, tutti siamo vittime di un’ordinaria follia.
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maxcardillo
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sabato 10 gennaio 2015
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incomprensibile e pesante
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Premesso che non sono un critico, quello che non riesco a comprendere a parte la totale stupidità e incomprensibilità di tale pellicola, con quali criteri vengono dati i voti! Nella normalità, uno vede quattro stelle e pensa che sia un bel film, da vedere, esci dalla sala, più che mai perplesso, e ti domandi e domandi, se sei il solo a non aver compreso! Credetemi, la risposta che danno gli altri e la stessa che ti sei dato tu! Personalmente, non merita neanche una stella, ma certamente merita, scuse e il rimborso del biglietto.
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enrico danelli
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lunedì 1 dicembre 2014
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un film riuscito sul disagio mentale
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Il film prende lo spunto dalla musica e dalla ispirazione artistica (piuttosto carente in tutti protagonisti del film), ma il vero tema è il disagio mentale, trattato con sensibilità e comprensione (non so con quante basi scientifiche). Buon film da vedere: lo si apprezza se prima si leggono le recensioni che preparano lo spettatore alla visione. il rischio è aspettarsi qualcosa di diverso e il pericolo è che il film non piaccia assolutamente.
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melvin ii
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domenica 16 novembre 2014
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la vera essenza del musicista
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Il biglietto d’acquistare per “Frank” è: 5) Sempre
“Frank” è un film del 2014 diretto da Lenny Abrahamson , scritto da Jon Ronson
Peter Straughan, con Domhnall Gleeson, Maggie Gyllenhaal, Scoot McNairy e Michael Fassbender .
Qualche anno fa Andrea Bocelli e Giorgia cantavano “Vivo per Lei” degli Oro. Il Lei era la musica, un modo per omaggiarla e rendere esplicito l’amore che lega milioni di persone alla Quinta Arte da sempre.
Canticchiamo sotto la doccia, in macchina, per strada perchè la musica è forse la forma più diretta per dare voce alla nostra anima e sentimenti.
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Il biglietto d’acquistare per “Frank” è: 5) Sempre
“Frank” è un film del 2014 diretto da Lenny Abrahamson , scritto da Jon Ronson
Peter Straughan, con Domhnall Gleeson, Maggie Gyllenhaal, Scoot McNairy e Michael Fassbender .
Qualche anno fa Andrea Bocelli e Giorgia cantavano “Vivo per Lei” degli Oro. Il Lei era la musica, un modo per omaggiarla e rendere esplicito l’amore che lega milioni di persone alla Quinta Arte da sempre.
Canticchiamo sotto la doccia, in macchina, per strada perchè la musica è forse la forma più diretta per dare voce alla nostra anima e sentimenti.
La musica fa parte di noi ed ecco spiegato il proliferare negli anni dei più diversi talent show musicali.
Molti sognano di diventare un cantante, un artista ed essere popolare. Un sogno che accompagna il giovane Jon(Gleenson) durante la sue giornate trascorse alla ricerca della giusta ispirazione per scrivere una canzone. Jon è un impiegato, vive con i genitori e scrive su twitter le proprie emozioni.
Un giorno assiste al tentato suicidio in mare del tastierista dei Soronprfbs e così l’eccentrico manager Don(McNaivry) gli propone di unirsi al gruppo per scrivere il nuovo album
Jon accetta con entusiasmo non sapendo che si troverà rinchiuso in un cottage in Irlanda per più di un anno perché Frank (Fassbender) il leader della band oltre ad indossare sempre una buffa maschera è maniacale quanto geniale nel creare musica.
Un ritiro surreale in cui lo spettatore conosce i vari componenti della band, tutti afflitti da problemi mentali dove emerge la figura di Clara(Gyllenhaal) donna isterica e dall’accoltellamento facile.
Jon decide di postare su Youtbe e social network le varie sessioni di prova del gruppo generando un inaspettato interesse al punto di essere invitati in un festival ad Austin in Texas.
L’attesa e i sogni di grandezza del gruppo e soprattutto Jon andranno però andranno a sbattere con la dura realtà e soprattutto con i limiti caratteriali e psicologici di Frank durante il Festival.
E’ difficile inquadrare “Frank” in uno specifico genere cinematografico. La sceneggiatura presenta vari spunti: è’ in parte autobiografico grazie al contributo personale dello sceneggiatore Ronson, è anche un atto d’amore per la musica e soprattutto mostra quanta passione alberga nei cuori di chi decide di fare il musicista come lavoro, ma è anche una ironico e pungente critica al mondo dei social network e di come la popolarità sia diventata più importante del vero talento. Eppure è anche poetico, surreale, in alcuni tratti prevale il”nonsense”in cui gli autori sembrano vogliano dirci che il vero artista non può non essere un pò folle. I dialoghi sono frizzanti, ironici, auto ironici, pungenti e soprattutto ben elaborati e costruiti. Forse il limite della struttura narrativa paradossalmente è quando cessa di essere magnificamente visionario istrionico quando con il finale torna sulla terra diventando più banale e meno incisivo. La regia è creativa, particolare e in certi momenti forse sofisticata. Costruisce in maniera coerente e godibile il mondo di Frank riuscendo ad unire vari generi garantendo un buon ritmo e regalando sorrisi e riflessioni al pubblico.
L’interpretazione di Michael Fassbender è davvero convincente , intensa, poetica, surreale , divertente. Coperto il volto da una maschera per quasi tutto il film, Michae dimostra ancora di più il suo talento e le sue capacità non solo drammatiche, ma soprattutto comiche. Definire Frank uno Charlotte 2.0 non è un paragone azzardato.
Maggie Gyllenhaal conferma che il talento non è un caso nella famiglia Gyllenhaal, riuscendo a dare al suo personaggio una ricchezza di sfumature senza mai perdere in credibilità e forza.
Degno di menzione anche Domhnall Gleeson per la capacità di rendere il suo Jon molto vicino ai ragazzi oggi nei desideri e soprattutto nei sogni e soprattutto nella scarsa consapevolezza dei propri limiti.
Il finale delicato con una spruzzata di malinconia piace e commuove lo spettatore facendo riflettere che a volte si può essere felici e realizzati nel fare la propria musica anche davanti a pochi intimi lasciando in un angolo visualizzazioni e follower.
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irene
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sabato 15 novembre 2014
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un piccolo grande film
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Non datemi più effetti speciali, non datemi inseguimenti, sparatorie, non datemi film strappalacrime o commedie idiote che non fanno ridere. Qui si ride e si piange, perché in questo film tutti gli elementi sono così sapientemente calibrati che anche nelle scene più esilaranti (vogliamo parlare dello spargimento delle ceneri?) mentre ridi provi una tenerezza profonda per uno dei protagonisti. Nessuno di loro è ben lungi dall'essere perfetto, sono pazzi, folli e squinternati, eppure si fanno amare da subito.
Mi sono innamorata di questo film dalle prime inquadrature, diventerà uno dei miei film del cuore.
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albymarat
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martedì 11 novembre 2014
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ispirazione
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Jon pensa di poter essere in grado di comporre musica. Pensa di poter diventare un musicista. Sa di non avere talento ma vuole fortemente riuscire, avvicinandosi il più possibile al sogno. Lenny Abrahamson glielo concedeproiettandolo in un percorso allucinato e illuminante, gravitante intorno al personaggio di Frank. Egli è un leader,
una guida totemica e rispettata dai componenti originari della sua band. Frank è la genialità protetta da un non volto che in realtà non fa altro che esaltarne le capacità artistiche ed umane. E' un pope,un' ispirazione vera. Jon rappresenta il tramite volontario con la popolarità, il ponte, l'uomo medio che può anche migliorarsi se ispirato a dovere, un uomo che ha ascoltato tanta musica senza mai capirne l'essenza, ma che ha il merito di sfruttare l'occasione per buttarsi in qualcosa di veramente nuovo.
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Jon pensa di poter essere in grado di comporre musica. Pensa di poter diventare un musicista. Sa di non avere talento ma vuole fortemente riuscire, avvicinandosi il più possibile al sogno. Lenny Abrahamson glielo concedeproiettandolo in un percorso allucinato e illuminante, gravitante intorno al personaggio di Frank. Egli è un leader,
una guida totemica e rispettata dai componenti originari della sua band. Frank è la genialità protetta da un non volto che in realtà non fa altro che esaltarne le capacità artistiche ed umane. E' un pope,un' ispirazione vera. Jon rappresenta il tramite volontario con la popolarità, il ponte, l'uomo medio che può anche migliorarsi se ispirato a dovere, un uomo che ha ascoltato tanta musica senza mai capirne l'essenza, ma che ha il merito di sfruttare l'occasione per buttarsi in qualcosa di veramente nuovo.
L'individualità fragile ma strabordante di Frank e l'allucinata band viene quindi a collidere con il tritacarne chiamato società; una tagliola che giudica senza esporsi, che stronca senza motivare, che elogia senza capire. "Cincilla" è l'emblema di questa eccitata quanto esteriore passione di followers e navigatori.
Il microcosmo nel quale sguazza con felicità il gruppo indipendente è "agli estremi limiti",artistici e geografici. Convinto a esporsi alle luci, si scioglierà come neve al sole per poi rinascere nel luogo più indicato: un bar di periferia che sa di urina e fallimento ma che in fondo ha un palco e degli strumenti. Tutto quello che serve ad una visione. tutto quello che serve a Frank.
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fassbinder81
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domenica 2 novembre 2014
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il miglior musical degli ultimi anni
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Frank è un musical. Travestito, ma lo è. I personaggi parlano veramente di loro stessi solo quando cantano. E, infatti, i momenti musicali sono i più toccanti ( vedi il finale) e coinvolgenti dell'intero film.
Il regista si perde un po' qua e là ( troppo lunga la parte centrale dell'incisione dell'album ), alcuni personaggi sono mal tratteggiati, ma il film riesce comunque a colpire.
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debboschi
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giovedì 30 ottobre 2014
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fassbender è "magico" in frank di lenny abrahamson
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"L'uomo è meno se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera, e vi dirà la verità", scriveva Oscar Wilde. Frank è un musicista geniale, leader del gruppo dei Soronprfbs ed è il protagonista dell'omonimo film del regista Lenny Abrahamson. La storia è liberamente ispirata al personaggio di Frank Sidebottom, alter ego del comico e musicista britannico Chris Sievey ed è un intreccio di riferimenti biografici che si tingono di surreale. La caratteristica evidente di Frank è quella di indossare un enorme testone di cartapesta che non toglie mai, nemmeno quando fa la doccia. Ma quale mistero si cela dietro a quella maschera? E' la domanda che tutti i membri del gruppo si pongono e soprattutto Jon, new entry della band, un impiegato insoddisfatto che lascia il lavoro per inseguire il sogno di diventare un musicista famoso.
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"L'uomo è meno se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera, e vi dirà la verità", scriveva Oscar Wilde. Frank è un musicista geniale, leader del gruppo dei Soronprfbs ed è il protagonista dell'omonimo film del regista Lenny Abrahamson. La storia è liberamente ispirata al personaggio di Frank Sidebottom, alter ego del comico e musicista britannico Chris Sievey ed è un intreccio di riferimenti biografici che si tingono di surreale. La caratteristica evidente di Frank è quella di indossare un enorme testone di cartapesta che non toglie mai, nemmeno quando fa la doccia. Ma quale mistero si cela dietro a quella maschera? E' la domanda che tutti i membri del gruppo si pongono e soprattutto Jon, new entry della band, un impiegato insoddisfatto che lascia il lavoro per inseguire il sogno di diventare un musicista famoso. Tuttavia chi, vedendo questo film, si aspettasse di assistere alla scalata al successo di un gruppo musicale,verrebbe sicuramente deluso. la prospettiva antropocentrica è la strada imboccata da Lenny Abrahamson per indurre a riflettere su che cosa significhi fare arte ai tempi di internet, nel momento in cui la novità e la freschezza dell'immagine (e della musica) pare essere costituita dalla sua virtualità, vale a dire dal suo apparente sganciarsi dalla realtà fisica. I componenti di questa band "sgangherata" sono tutti personaggi singolari che, ciascuno nella propria anomala specificità, costituisce un tassello che va a comporre un quadro che rappresenta un mondo "altro", in cui la ricerca dell'essenza autentica dell'espressione artistica è ancora il fine ultimo. Loro sono i "folli", che si rifugiano in una casetta immersa nella natura primordiale alla ricerca dell'armonia perduta,della "nota perfetta" che può essere trovata solo spingendosi al limite estremo di ogni singolo "rumore". La condizione-limite è quella in cui vive Frank, magistralmente interpretato da Michael Fassbender che riesce, nonostante il volto coperto dalla maschera di cartapesta, a rendere visibile la profondità dell'anima di un personaggio così complesso.Attraverso la modulazione della voce e la mimica corporea che mette in evidenza il più umile gesto del personaggio, il suo passo,le sue esitazioni e i suoi impulsi, l'attore ha la magica capacità di dare poesia e vita ad ogni cosa che lo circondi, e perfino alla stessa maschera che gli occulta il volto privandolo, apparentemente,della propria identità. Mettere in evidenza quei gesti, quei passi, quelle esitazioni e quegli impulsi è un tipo di approccio che pare essersi perso nella lontananza di pratiche "antiche", rispetto ai corpi digitalizzati dei film contemporanei, ma costituisce un particolare che questo straordinario attore sembra non avere dimenticato: quello di mettere il cinema al servizio di una più profonda conoscenza dell'essere umano.La scena finale del film raggiunge l'apoteosi espressiva nel momento in cui Fassbender, che si è tolto la maschera,mette in scena "l'insostenibile leggerezza dell'essere" del personaggio, ed il suo volto diviene il luogo teatro di quella nudità interiore, di quell'imbarazzo di fronte al mondo, frutto della consapevolezza di essere "un diverso", "un matto" nel suo tentativo ultimo e disperato di chiedere e di poter dare amore. E tutto questo si concentra in un unico momento, cantando con voce struggente "I love you all" perchè, come dice Vasco Rossi, "la Vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia".
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debboschi
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giovedì 30 ottobre 2014
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fassbender è "magico" in frank, di lenny abrahamso
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"L'uomo è meno se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera, e vi dirà la verità", scriveva Oscar Wilde.
Frank è un musicista geniale, leader del gruppo dei Soronprfbs ed è il protagonista dell'omonimo film del regista Lenny Abrahamson. La storia è liberamente ispirata al personaggio di Frank Sidebottom, alter ego del comico e musicista britannico Chris Sievey, ed è un intreccio di riferimenti biografici che si tingono di surreale. La caratteristica evidente di Frank è quella di indossare un enorme testone di cartapesta che non toglie mai, nemmeno quando si fa la doccia. Ma quale mistero si cela dietro a quella maschera? E' la domanda che tutti i membri del gruppo si pongono e soprattutto Jon, new entry della band, un impiegato che lascia il lavoro d'ufficio per inseguire il sogno di diventare un musicista famoso.
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"L'uomo è meno se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera, e vi dirà la verità", scriveva Oscar Wilde.
Frank è un musicista geniale, leader del gruppo dei Soronprfbs ed è il protagonista dell'omonimo film del regista Lenny Abrahamson. La storia è liberamente ispirata al personaggio di Frank Sidebottom, alter ego del comico e musicista britannico Chris Sievey, ed è un intreccio di riferimenti biografici che si tingono di surreale. La caratteristica evidente di Frank è quella di indossare un enorme testone di cartapesta che non toglie mai, nemmeno quando si fa la doccia. Ma quale mistero si cela dietro a quella maschera? E' la domanda che tutti i membri del gruppo si pongono e soprattutto Jon, new entry della band, un impiegato che lascia il lavoro d'ufficio per inseguire il sogno di diventare un musicista famoso. Tuttavia chi, vedendo questo film, si aspettasse di assistere alla scalata al successo di un gruppo musicale, verrebbe sicuramente deluso. La prospettiva antropocentrica è la strada imboccata da Lenny Abrahamson per indurre a riflettere su che cosa significhi fare arte ai tempi di Internet,nel momento in cui la novità e la freschezza dell'immagine (e della musica) pare essere sostituita dalla sua virtualita', vale a dire dal suo apparente sganciarsi dalla realtà fisica. I componenti di questa band " sgangherata " sono tutti personaggi singolari che, ciascuno nella propria anomala specificità, costituisce un tassello che va a comporre un quadro che rappresenta un mondo " altro ", in cui la ricerca dell'essenza autentica dell'espressione artistica è ancora il fine ultimo. Loro sono i "folli" che si rifugiano in una casetta immersa nella natura primordiale alla ricerca dell'armonia perduta, della "nota perfetta" che può essere trovata soltanto spingendosi al limite estremo di ogni singolo "rumore".La condizione-limite è quella in cui vive Frank, magistralmente interpretato da Michael Fassbender che riesce, nonostante il volto coperto dalla maschera di cartapesta, a rendere visibile la profondità dell'anima di un personaggio così complesso. Attraverso la modulazione della voce e la mimica corporea che mette in evidenza il più umile gesto del personaggio, il suo passo, le sue esitazioni e i suoi impulsi, l'attore ha la magica capacità di dare poesia e vita ad ogni cosa che lo circondi e perfino alla stessa maschera che gli occulta il volto privandolo, apparentemente, della sua identità. Mettere in evidenza proprio quei gesti, quei passi, quelle esitazioni e quegli impulsi è un tipo approccio che pare essersi perso nella lontananza di pratiche "antiche", rispetto ai corpi digitalizzati dei film contemporanei, ma costituisce un particolare che questo grande attore sembra non avere dimenticato:quello di mettere il cinema al servizio di una più profonda conoscenza dell'essere umano.La scena finale del film raggiunge l'apoteosi espressiva nel momento in cui Michael Fassbender, che si è tolto la maschera, mette in scena "l'insostenibile leggerezza dell'essere" del personaggio, ed il suo volto diviene il luogo teatro di quella nudità interiore, di quell'imbarazzo di fronte al mondo, frutto della consapevolezza di essere "un diverso", "un matto" nel suo tentativo ultimo e disperato di chiedere e di potere dare amore. E tutto questo si concentra in un unico momento, cantando con voce struggente "I love you all", perchè, come dice Vasco Rossi:"la Vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia".
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