claudiaclary
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sabato 10 agosto 2013
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miele al veleno
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Miele
se dopo la prima “grande depressione” economica del 29 il cinema americano creò le commedie di genere screwball and sophisticated perchè la gente aveva bisogno di farsi due risate in italia la crisi economica partorisce film di una deprimenza senza luce ,esempio questo miele, un film che fa la spola tra il tremendo tematico e il tremendo ideale con spirito quasi di masochismo (le ben tre scene che mostrano i vari “eutanizzati” )
una ragazza a suon di migliaia di euro si fa pagare per “addormentare” alcuni pazienti a fine giro vita , tralasciando il fatto che ci sono morti belle e morti brutte perchè tanto a mori devi mori tanto vale prendere una boccetta per veleno di cani
il presupposto scatenante della storia, cioè il fatto che miele si rifiuta di aiutare a morire un malato di depressione e non di malattia è francamente ridicolo.
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Miele
se dopo la prima “grande depressione” economica del 29 il cinema americano creò le commedie di genere screwball and sophisticated perchè la gente aveva bisogno di farsi due risate in italia la crisi economica partorisce film di una deprimenza senza luce ,esempio questo miele, un film che fa la spola tra il tremendo tematico e il tremendo ideale con spirito quasi di masochismo (le ben tre scene che mostrano i vari “eutanizzati” )
una ragazza a suon di migliaia di euro si fa pagare per “addormentare” alcuni pazienti a fine giro vita , tralasciando il fatto che ci sono morti belle e morti brutte perchè tanto a mori devi mori tanto vale prendere una boccetta per veleno di cani
il presupposto scatenante della storia, cioè il fatto che miele si rifiuta di aiutare a morire un malato di depressione e non di malattia è francamente ridicolo.Tutte le persone che decidono di uccidersi, sono depresse. La depressione è proprio quella : il pensiero dell uccisione .
Non a caso il malato di depressione e non di “vera malattia” alla fine si uccide uguale .
Non so perché si debbano produrre film cosi e non riesco a immaginare chi mai comprerebbe un dvd del genere.
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[+] miele a suon di euro
(di maristella)
[ - ] miele a suon di euro
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nicell
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giovedì 8 agosto 2013
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difficile
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Trattare un tema come l'eutanasia non è facile. Golino lo fa senza sconti, dipingendo un duro e onesto inno alla vita.
Bello.
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camiglia
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mercoledì 7 agosto 2013
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diritto a morire e significato della vita
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Irene(J..Trinca) aiuta a morire i malati terminali. Lo fa con l'aiuto e i suggerimenti di medici compiacenti.
Lo fa dietro compenso.Sia pure amorevolmente,realizza una professione da "angelo della morte".Incontra una persona,l'ing. Grimaldi, che le chiede la stessa prestazione, ma non é un "terminale". E' preda di una angoscia esistenziale. E' la svolta per Irene.Un rapporto tra i due che é una presa di coscienza, in particolare per Irene. Una riflessione sulla vita e sulla morte. Sul significato della stessa esistenza. Sulla libertà o non libertà di morire.La esordiente(alla regia) Valeria Golino racconta tutto in modo contenuto, senza travalicare nella denuncia o nel patetico.
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Irene(J..Trinca) aiuta a morire i malati terminali. Lo fa con l'aiuto e i suggerimenti di medici compiacenti.
Lo fa dietro compenso.Sia pure amorevolmente,realizza una professione da "angelo della morte".Incontra una persona,l'ing. Grimaldi, che le chiede la stessa prestazione, ma non é un "terminale". E' preda di una angoscia esistenziale. E' la svolta per Irene.Un rapporto tra i due che é una presa di coscienza, in particolare per Irene. Una riflessione sulla vita e sulla morte. Sul significato della stessa esistenza. Sulla libertà o non libertà di morire.La esordiente(alla regia) Valeria Golino racconta tutto in modo contenuto, senza travalicare nella denuncia o nel patetico.Risolve con un finale aperto che eccede forse nel poetico, in un film che ha trattato, sino a quel momento in maniera lineare e senza fronzoli, un argomento difficile e duro.
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monchèri
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mercoledì 7 agosto 2013
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per favore, non ditemi che questo e' un bel film!
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Ho appena visto "Miele" e sono uscito dal cinema accumulando nel complesso noia e senso negativo. Ho trovato poca speranza nel film e sto facendo molta fatica a trovarne "il lato positivo" e l'utilità del messaggio. Non mi piace x niente il montaggio con tante piccole scene, che spezzettano notevolmente il ritmo del film e a volte ritengo che non s'integrino l'una con l'altra x comporre un senso alla storia. E nella parte finale il dialogo tra la protagonista e l'ingegnere è quasi sussurrato ed ho fatto molta fatica a percepirne le parole. Un film che mi ha dato poco, se non l'emozione forte del dolore lancinante che ho percepito x la morte assistita di un figlio giovane, di fronte a sua madre.
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mirandel91
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domenica 23 giugno 2013
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miele. un film di valeria golino.
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Miele. Le api denunciano la regista, Valeria Golino, per diffamazione. Un film così cattivo non è degno di avere il nome di uno dei prodotti più naturali del mondo.
Miele. Il Giardino dei Semplici denuncia Valeria Golino per uso improprio del titolo di una loro famosa canzone per un film obbrobrioso direttoin maniera dilettantistica (cfr. Scena del litigio in cucina, con tanto di microfono in presa diretta comparente dall'alto).
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stolencar
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lunedì 10 giugno 2013
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golino: meglio attrice
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Dopo tutti i passaggi televisivi promozionali e le sperticate critiche mi aspettavo qualcosa di più. Perché poi la Golino abbia voluto avventurarsi, nella sua prima regia, con un tema già toccato recentemente da Bellocchio con la sua Bella Addormentata, ma anche con i must di riferimento insuperati come Million Dollar Baby di Eastwood, e se non bastasse con il Mare Dentro e le Invasioni Barbariche, resta un mistero.
In ogni caso avrebbe potuto essere un buon film se non fosse stato eccessivamente ripetitivo, e quindi per certi versi scontato, nel presentare la carrellata di casi che la protagonista deve "risolvere". Tutti diversi ma tutti così uguali.
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Dopo tutti i passaggi televisivi promozionali e le sperticate critiche mi aspettavo qualcosa di più. Perché poi la Golino abbia voluto avventurarsi, nella sua prima regia, con un tema già toccato recentemente da Bellocchio con la sua Bella Addormentata, ma anche con i must di riferimento insuperati come Million Dollar Baby di Eastwood, e se non bastasse con il Mare Dentro e le Invasioni Barbariche, resta un mistero.
In ogni caso avrebbe potuto essere un buon film se non fosse stato eccessivamente ripetitivo, e quindi per certi versi scontato, nel presentare la carrellata di casi che la protagonista deve "risolvere". Tutti diversi ma tutti così uguali. Il finale poi era molto prevedibile e per certi versi consolatorio, per un film che avrebbe dovuto trovare il coraggio di dire di più e assumere anche posizioni più scomode e dolorose di quelle mostrate.
Leggasi quando la protagonista - con un'altalenante qualità recitativa - afferma che tutti i suoi clienti non desiderino davvero morire. Sembra che la Golino (o la produzione) non voglia "urtare" la sensibilità dei patrocinatori del film, che come è noto è sponsorizzato da Rai Cinema e dalla regione Lazio, ecc.; lasciando aperto un dibattito senza infierire. In fondo deve essere un film per tutti (come si diceva una volta).
Questo è forse il limite tipico dell'italianità della produzione del duo Golino-Scamarcio. E quindi del film.
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jeremiah
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martedì 4 giugno 2013
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"l'aspirante" golino
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Miele ,alias Irene, è una giovane donna che in cambio di cospicue somme di denaro aiuta a morire malati terminali tramite la pratica del suicidio assistito.
Valeria Golino,attrice fuori standard, si cimenta nel lungometraggio prendendo spunto dal romanzo di Marco Covacich "A nome tuo".
Sebbene i punti di forza dell'opera prima della Golino si evidenzino con una buona dose di dimestichezza e rigore nell' uso della macchina da presa ,che la neo regista dimostra con piglio di conoscere ,il film , nella sua complessità,risulta essere poco convincente e coinvolgente, manifestando le noti dolenti proprio nell'impianto narrativo: L'autrice quasi a volersi compiacere troppo nel non mostrare, asciuga eccessivamente il racconto di una storia che forse sul piano emozionale avrebbe meritato un respiro più ampio, sin da subito la narrazione diventa statica ,quasi impersonale , a tratti seccante ,indugia troppo con superflui simbolismi ,personaggi di contorno e scene di vita quotidiana che mal si assortiscono con la storia e il tema centrale del film.
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Miele ,alias Irene, è una giovane donna che in cambio di cospicue somme di denaro aiuta a morire malati terminali tramite la pratica del suicidio assistito.
Valeria Golino,attrice fuori standard, si cimenta nel lungometraggio prendendo spunto dal romanzo di Marco Covacich "A nome tuo".
Sebbene i punti di forza dell'opera prima della Golino si evidenzino con una buona dose di dimestichezza e rigore nell' uso della macchina da presa ,che la neo regista dimostra con piglio di conoscere ,il film , nella sua complessità,risulta essere poco convincente e coinvolgente, manifestando le noti dolenti proprio nell'impianto narrativo: L'autrice quasi a volersi compiacere troppo nel non mostrare, asciuga eccessivamente il racconto di una storia che forse sul piano emozionale avrebbe meritato un respiro più ampio, sin da subito la narrazione diventa statica ,quasi impersonale , a tratti seccante ,indugia troppo con superflui simbolismi ,personaggi di contorno e scene di vita quotidiana che mal si assortiscono con la storia e il tema centrale del film.
insomma, tra luci e molte ombre, "Miele"e l'operato di Valeria Golino vanno ad ascriversi nella media dell'appena accettabile .
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ddd92
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lunedì 3 giugno 2013
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quando la morte diviene una necessita'
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Forse nemmeno un regista con esperienza decennale avrebbe avuto il coraggio di girare un film del genere.
Ebbene colpisce e stupisce che una regista all’esordio mostri tanto coraggio e, ancor prima di esprimere giudizi, è apprezzabile lo sforzo di “correre il rischio” e di portare sullo schermo un tema tanto scottante.
Irene è una ragazza come tante, o almeno lo è all’apparenza.
Perché sotto l’aspetto della studentessa tranquilla e riservata, forse anche un po’ timida, si nasconde la volontà di difendere la dignità dell’uomo anche in punto di morte.
Lo sguardo di questa giovane donna svela tutta la determinazione ed il coraggio di credere in qualcosa e di portarlo avanti con tutte le proprie forze.
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Forse nemmeno un regista con esperienza decennale avrebbe avuto il coraggio di girare un film del genere.
Ebbene colpisce e stupisce che una regista all’esordio mostri tanto coraggio e, ancor prima di esprimere giudizi, è apprezzabile lo sforzo di “correre il rischio” e di portare sullo schermo un tema tanto scottante.
Irene è una ragazza come tante, o almeno lo è all’apparenza.
Perché sotto l’aspetto della studentessa tranquilla e riservata, forse anche un po’ timida, si nasconde la volontà di difendere la dignità dell’uomo anche in punto di morte.
Lo sguardo di questa giovane donna svela tutta la determinazione ed il coraggio di credere in qualcosa e di portarlo avanti con tutte le proprie forze.
E questo qualcosa ha davvero grande importanza.
Lo ha per Miele (questo è il suo nome di battaglia) che si mette in gioco per concedere una morte dolce a persone la cui vita è ormai ben lontana dall’autosufficienza e dall’autonomia senza le quali saremmo soltanto dei vegetali.
Lo è per lo spettatore che, forse per la prima volta, si ritrova a riflettere su argomenti che purtroppo spesso cerchiamo di allontanare pur essendo consapevoli che, da mortali quali siamo, riguardano tutti noi.
Ma arriva un giorno nel quale le cose non vanno come sempre per Miele.
C’è qualcuno che chiede il suo intervento pur non essendo affatto in fin di vita.
Inizialmente la protagonista ignora che il suo nuovo cliente sia diverso da tutti gli altri.
Consegna il veleno per cani con cui è solita procurare la “dolce morte” nei propri pazienti e viene presto congedata dell’Ingegnere, il primo che rifiuti la sua assistenza.
Ma presto la verità viene a galla e dalla rabbia inziale nasce tra i due un sentimento nobile, paterno, toccante.
Al di là della vicinanza o meno al tema trattato vale la pena di godersi il film anche solo per la gestione magistrale della macchina da presa e del sonoro.
Valeria Golino, che ci aveva abituato a bucare lo schermo con i capelli ribelli, la voce profonda e lo sguardo cristallino e malinconico, non fa rimpiangere il passaggio dalla scena alla macchina da presa.
La cigliegina sulla torta la mette una Jasmine Trinca che non delude le aspettative di chi ne aveva apprezzato il talento già dagli esordi, quando ragazzina venne scelta da Nanni Moretti per “La stanza del figlio”.
Apprezzabile anche la colonna sonora, espressa quasi attraverso una simbiosi tra la protagnoista e le cuffiette bianche dell’Ipod.
Forse l’unica nota dolente sta nella sceneggiatura, in quel finale poco lieto mentre invece sarebbe stato bello e certamente lontano dal banale vedere un destino diverso del rapporto tra Miele e L’Ingegnere.
Ma forse è giusto così.
Forse anche nelle migliori storie è triste ma bello vedere una fine annunciata.
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aesse
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sabato 1 giugno 2013
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sciegliere se vivere o morire
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MIELE: SCIEGIERE SE VIVERE O MORIRE
Bisogna sapere trovare gli argomenti deterrenti adeguati alle circostanze: lo leggevo tanti anni fa in alcuni scritti di Cesare Musatti il quale spiegava quanto potesse risultare infausto parlare del pericolo della droga ai drogati che proprio quello, cioè il pericolo e la continua scommessa con la morte cercano. Questo pensiero mi è subito tornato in mente vedendo “ Miele”.
Il miele è una sostanza non solo dolce come la morte che Irene, la ragazza protagonista del film ben poco in pace con sé stessa contraddicendo il proprio nome, induce, ma soprattutto, nutriente.
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MIELE: SCIEGIERE SE VIVERE O MORIRE
Bisogna sapere trovare gli argomenti deterrenti adeguati alle circostanze: lo leggevo tanti anni fa in alcuni scritti di Cesare Musatti il quale spiegava quanto potesse risultare infausto parlare del pericolo della droga ai drogati che proprio quello, cioè il pericolo e la continua scommessa con la morte cercano. Questo pensiero mi è subito tornato in mente vedendo “ Miele”.
Il miele è una sostanza non solo dolce come la morte che Irene, la ragazza protagonista del film ben poco in pace con sé stessa contraddicendo il proprio nome, induce, ma soprattutto, nutriente. Forse è questo l’aspetto che sfugge a Irene, un’intensa e asciutta Jasmine Trinca, quando si “ incaponisce” a voler vaccinare con la vita il desiderio inconvertibile di morte dell’ingegnere Carlo Grimaldi, un così leggero e fresco Carlo Cecchi, che anche noi, seguendo la storia, siamo presi dallo stesso impulso.
Troppo facile sentirsi a posto con la coscienza aiutando il sopravvenire della morte là dove non c’è più vita ma solo respiro e battito cardiaco, seguendo una vocazione conseguente al dolore impotente sofferto di fronte alla prematura morte della madre che ci arriva attraverso immagini di spensieratezza infantile sulla neve. La giovane donna, protagonista del film, corre, nuota, si sfinisce di fatica, viaggi e falsi amplessi, sorda al mondo, sempre con l’auricolare alle orecchie, ma soprattutto a se stessa.
I fatti inarrestabili dimostreranno che potrà avere il nutrimento del miele e la pace a cui rimanda il suo nome Irene, solo accettando la libera scelta di morte che come in natura, rigenerandosi, dona nuova vita.
Argomento forte per questa prima regia di Valeria Golino che ha cercato il difficile cimento superandolo con una regia asciutta, severa, internazionale e che con sguardo laico impone alla discussione un argomento ostico, tutto da derimere per una società come la nostra che di diritto assoluto di scelta sulla propria vita non ne vuole proprio sapere.
ANTONELLA SENSI
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zummone
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mercoledì 29 maggio 2013
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ottimo esordio della golino
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Titolo antifrastico per l'esordio alla regia di Valeria Golino. E argomento scivoloso e di scottante attualità: il suicidio assistito.
Irene (Jasmine Trinca), per i suoi "clienti" Miele, è una giovane donna che aiuta a morire le persone malate, con un farmaco che compra in Messico.
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Titolo antifrastico per l'esordio alla regia di Valeria Golino. E argomento scivoloso e di scottante attualità: il suicidio assistito.
Irene (Jasmine Trinca), per i suoi "clienti" Miele, è una giovane donna che aiuta a morire le persone malate, con un farmaco che compra in Messico. Li accompagna, nell'ultimo gesto estremo, con la scelta della musica e le volontà degli ultimi istanti, spesso insieme ai famigliari. Nel resto della sua vita, corre frenetica, forse nel tentativo di esorcizzare quella morte, che ogni giorno affronta: nuota in mare, davanti alla sua piccola casa, ha una relazione randagia con un uomo sposato (Vinicio Marchioni) e un amico/complice infermiere (Libero de Rienzo). Tutto scorre, nel difficile compito che ha scelto di assumere, finchè incontra l'ingegner Grimaldi (Carlo Cecchi): un uomo che vuole morire, ma non per una malattia debilitante o in fase terminale. Grimaldi è solo stanco di vivere, annoiato perennemente, depresso, si direbbe. Irene va in crisi, di fronte a questo anomalo soggetto: ruvido, spigoloso, dalla battuta caustica e piuttosto solitario. I due legano, in maniera rabbiosa e conflittuale, in una situazione strana: Irene pensa che sta commettendo un omicidio e non ne vuole sapere, all'inizio, finendo poi per interessarsi e preoccuparsi dell'uomo scorbutico che ha conosciuto; Grimaldi, forse, non vuole morire così in fretta.
Senza finali consolatori o buonisti, il film affronta il tema con delicatezza e senza giudizi. Ottima opera prima della Golino, navigata attrice italiana, per anni attiva ad Hollywood, tratta dal romanzo "A nome tuo" di Mauro Covacich. Una sceneggiatura stringata, fatta di sottrazioni e sospesi, che non indulge nella lacrima facile. Bravissimi i due protagonisti, in una bella squadra di interpreti: merito di Jasmine Trinca, dallo sguardo triste e la grinta genuina che dà al suo personaggio, e a Carlo Cecchi, vecchia gloria del nostro teatro, dagli occhi dolenti e magnetici e il carisma innato.
Andrà a Cannes, nella sezione "Un certain regard".
Auguri... se li merita tutti!
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