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bryan_finley
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domenica 21 novembre 2021
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capolavoro del maestro polanski
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Roman Polanski si supera definitivamente e si consacra uno dei migliori registi nell'olimpo della Settima Arte. Due interpreti e un teatro vuoto... E il film ha inizio, dapprima senza nessun acuto per poi esplodere in un saggio di recitazione di Emmanuelle Seigner e Mathieu Amalric, che per l'occasione veste i panni di Polanski, tanta è la somiglianza (senza dubbio voluta, specie in abito da maggiordomo). Verrebbe quasi da pensare che Polanski abbia voluto rendere omaggio a Francois Truffaut, che aveva creato il suo "alter ego" con Antoine Doinel/Jean-Pierre Leaud. Le schermaglie dialettiche si materializzano quando tra i due, Thomas e Vanda, inizia a sciogliersi l'atmosfera e la diffidenza lascia il posto alla confidenza, seppure discreta.
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Roman Polanski si supera definitivamente e si consacra uno dei migliori registi nell'olimpo della Settima Arte. Due interpreti e un teatro vuoto... E il film ha inizio, dapprima senza nessun acuto per poi esplodere in un saggio di recitazione di Emmanuelle Seigner e Mathieu Amalric, che per l'occasione veste i panni di Polanski, tanta è la somiglianza (senza dubbio voluta, specie in abito da maggiordomo). Verrebbe quasi da pensare che Polanski abbia voluto rendere omaggio a Francois Truffaut, che aveva creato il suo "alter ego" con Antoine Doinel/Jean-Pierre Leaud. Le schermaglie dialettiche si materializzano quando tra i due, Thomas e Vanda, inizia a sciogliersi l'atmosfera e la diffidenza lascia il posto alla confidenza, seppure discreta. Thomas a poco a poco si lascia plasmare da quella donna che, da attricetta da quattro soldi, si trasforma in una condottiera dotata di recitazione colta e incisiva. Lui sta al gioco e lascia che Vanda finisca per ribaltare i ruoli sul palcoscenico. Amalric è superbo e lo spettatore non può che essere dalla sua parte. Straordinario quando, vestito da maggiordomo, se ne esce dicendo: "Sono desolato signora, pulivo l'argenteria...". È teatro ai massimi livelli, recitazione pura senza nessun agente esterno a disturbare l'atmosfera nel teatro vuoto. La conturbante bellezza di Emmanuelle Seigner e la professionalità di Mathieu Amalric, diretti da Roman Polanski. Sì può forse pretendere di più?
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parsifal
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giovedì 9 novembre 2017
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parole , maschere ed ombre
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IL mefistofelico Polansky ha avuto un'idea tanto minimale quanto efficace e geniale; ridurre i personaggi a due protagonisti/ antagonisti, che si rincorrono per tutto lo svolgimento della sceneggiatura, un' unica scenografia di un teatro vuoto ed in attesa di nuovi successi e le ombre cinesi create dalle parole dei protagonisti. Ispirandosi al romanzo " Venere in Pelliccia" di Von Sacher Masoch, Thomas (M.Almarich) regista ed adattatore del testo, è alla ricerca di un'attriceall'altezza del ruolo da lui delineato. Si presenta , in modo originale ed inaspettato, Vanda attrice matura ma non affermata, apparentemente incolta e svampita, decisa ad ottenere un 'audizione, più per necessità che per amore del ruolo.
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IL mefistofelico Polansky ha avuto un'idea tanto minimale quanto efficace e geniale; ridurre i personaggi a due protagonisti/ antagonisti, che si rincorrono per tutto lo svolgimento della sceneggiatura, un' unica scenografia di un teatro vuoto ed in attesa di nuovi successi e le ombre cinesi create dalle parole dei protagonisti. Ispirandosi al romanzo " Venere in Pelliccia" di Von Sacher Masoch, Thomas (M.Almarich) regista ed adattatore del testo, è alla ricerca di un'attriceall'altezza del ruolo da lui delineato. Si presenta , in modo originale ed inaspettato, Vanda attrice matura ma non affermata, apparentemente incolta e svampita, decisa ad ottenere un 'audizione, più per necessità che per amore del ruolo. Dopo varie insistenze, il regista cede e il provino ha inizio. Ed ora inizia un cammino lungo, travagliato e molto variopinto; Vanda è in grado di assumere qualunque identità, stupendo più volte il suo demiurgo. A poco a poco inizia un gioco affascinante e pericoloso; un dramma nel dramma, con tinte fosche , humor nero ed il rosso della passione. Ma i due non si sfiorano neanche, avviene tutto nell'universo delle parole e delle idee. Inversione di ruoli, dominio, possesso, umiliazione ed il trionfo delle Baccanti attendono lo spettatore incredulo , che dovrà rincorrere i pensieri e le parole dei protagonisti , senza mai sapere quali inattesi risvolti lo attendono. Ottima idea quella di portare sullo schermo un aspetto così inusuale del teatro. Ottimo film , ma non per tutti.
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fabal
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giovedì 5 gennaio 2017
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l'inquilino sbarca sul palcoscenico
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In un piccolo teatro di Parigi un regista fa audizioni per trovare una protagonista femminile al suo adattamento del romanzo "Venere in pelliccia", dell'austriaco Leopold von Sacher-Masoch. La storia è nota: un uomo, ossessionato fin dall'infanzia dalla pelliccia della zia autoritaria, conosce la ricca vedova Wanda e le si offre come schiavo, firmando un contratto scritto.
Le audizioni di giornata sono terminate, il regista Thomas sta per andare a casa, quando in teatro entra un'attrice che si chiama proprio Wanda. Sebbene fuori tempo, il provino comincia e Thomas si meraviglia dell'abilità che la donna dimostra nell'entrare in parte. Ma lo stesso regista, che dovrebbe solo leggere le battute dell'altro attore, si immedesima nel protagonista maschile e viene coinvolto in un gioco di dominazione a sfondo sessuale in cui il testo e la realtà arrivano a confondersi.
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In un piccolo teatro di Parigi un regista fa audizioni per trovare una protagonista femminile al suo adattamento del romanzo "Venere in pelliccia", dell'austriaco Leopold von Sacher-Masoch. La storia è nota: un uomo, ossessionato fin dall'infanzia dalla pelliccia della zia autoritaria, conosce la ricca vedova Wanda e le si offre come schiavo, firmando un contratto scritto.
Le audizioni di giornata sono terminate, il regista Thomas sta per andare a casa, quando in teatro entra un'attrice che si chiama proprio Wanda. Sebbene fuori tempo, il provino comincia e Thomas si meraviglia dell'abilità che la donna dimostra nell'entrare in parte. Ma lo stesso regista, che dovrebbe solo leggere le battute dell'altro attore, si immedesima nel protagonista maschile e viene coinvolto in un gioco di dominazione a sfondo sessuale in cui il testo e la realtà arrivano a confondersi.
Un film ossessivo sul teatro che invade la realtà, introducendo un gioco perverso tra gli attori/protagonisti, non è nuovo. Questa "Venere in pelliccia" adattata per il teatro da David Ives, è una sorta di "Trappola Mortale" a sfondo erotico, in cui il ruolo di vittima e carnefice è perennemente destinato al capovolgimento.
Nelle mani di Polanski una pièce così straordinariamente allusiva diventa ancora più ambigua e allucinata, ricordando le suggestioni de "L'inquilino del terzo piano", l'ossessionato Trelkowski che arriva a identificarsi con la precedente inquilina suicida.
Mathieu Amalric, tra l'altro conterraneo e dotato di una spiccata somiglianza fisica con lo stesso Polanski, cade nella stessa mania etero-identitaria, vestendo i panni della donna per suggerire, in modo quasi psicanalitico, la sua probabile omosessualità latente.
Sorprendente anche la prova della Seigner, sexy e volutamente volgare esteriormente ma fine psicologa e manipolatrice.
Di sfondo non mancano riflessioni sul sessismo, anche sotteso, quelle implicazioni sociali dei testi teatrali che fanno arrabbiare a morte Thomas, amante del solo senso artistico.
Ma nel voler inscenare questo testo, non vi è forse un sadismo implicito del regista?
Il finale, "per così dire" (e chi guarderà il film capirà il perché di questa espressione) aperto, appare come una vendetta simbolica del genere femminile su quello maschile, del fatto sociale sull'arte, della schiettezza sulla sofisticazione.
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howlingfantod
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lunedì 26 dicembre 2016
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labirinti e mascochismo
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Questa opera di Polanski scardina e va oltre il semplice cliché della metatestualità, del cinema nel cinema, del teatro nel teatro, del cinema/teatro dal romanzo, perché ci sono tutte queste cose in questo film dalla struttura complessa e stratificata, una piéce teatrale tratta da un romanzo del Conte Von Sacher Masoch, per la messincena della quale vengono fatte delle audizioni ed il film si svolge solo in questa sala teatro vuota con l’aspirante attrice ed il regista/adattatore dell’opera. Un opera cinematografica, ma potrebbe essere per la semplicità dell’ambientazione e dei personaggi (due) una semplice opera teatrale, per ritornare a essere solo teatro, (il film narra di una rappresentazione teatrale) nascendo questa da un opera letteraria (il romanzo di Von Sacher Masoch dal quale è tratta l’opera che deve essere rappresentata), con tutto che si svolge nell’ angusto spazio teatrale e ciò che è rappresentato nel film è proprio quell’opera di cui si parla.
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Questa opera di Polanski scardina e va oltre il semplice cliché della metatestualità, del cinema nel cinema, del teatro nel teatro, del cinema/teatro dal romanzo, perché ci sono tutte queste cose in questo film dalla struttura complessa e stratificata, una piéce teatrale tratta da un romanzo del Conte Von Sacher Masoch, per la messincena della quale vengono fatte delle audizioni ed il film si svolge solo in questa sala teatro vuota con l’aspirante attrice ed il regista/adattatore dell’opera. Un opera cinematografica, ma potrebbe essere per la semplicità dell’ambientazione e dei personaggi (due) una semplice opera teatrale, per ritornare a essere solo teatro, (il film narra di una rappresentazione teatrale) nascendo questa da un opera letteraria (il romanzo di Von Sacher Masoch dal quale è tratta l’opera che deve essere rappresentata), con tutto che si svolge nell’ angusto spazio teatrale e ciò che è rappresentato nel film è proprio quell’opera di cui si parla. Cinema nel cinema, teatro nel teatro. I soliti labirinti, in questo caso anche metanarrativi, ai quali ci ha abituato Polanski, con il progressivo svilupparsi e trasformarsi della finzione scenica in un perverso gioco fra l’aspirante attrice ed il regista/adattatore. La storia è infatti quella di un aspirante e seducente attrice che si reca in una sala deserta di un piccolo teatro per un audizione per una piéce teatrale, arriva fuori tempo massimo quando tutti se ne sono andati ed anche l’unico rimasto, l’adattatore, il regista stesso se ne sta andando, riottoso a darle ascolto alla fine cede e si scatena l’inferno, inferno coscritto in uno spazio ristretto come in Carnage, tutto si confonde fra finzione scenica e realtà mentre i due si scambiano le battute dell’opera da rappresentare che verte su una torbida relazione amorosa basata, su sottomissione, dipendenza,bisogno istintivo ed affrontando al tempo stesso il senso della passione amorosa aprendo ampissimi spazi di riflessioni di tipo psicanalitico (non dimentichiamoci che l’opera è tratta da un romanzo di Von Sacher Masoch). I temi del doppio, del rapporto vittima-carnefice, lo scambio dei ruoli, l’ambiguo, i torbidi recessi della mente ed i suoi giochi perversi, ci rendono il miglior Polanski così familiare a queste tematiche e la chiusura del sipario, del teatro stesso, delle sue porte, dove si intuisce i due rimarranno chiusi dilaniandosi è la chiusa perfetta a questo film per molti versi inquietante, tanto da farci dice con Von Sacher Masoch che: Chi si lascia frustare merita di essere frustato" e come sui titoli di coda che: “Dio Onnipotente ha ascoltato le sue preghiere e lo ha punito”….…”lo ha dato in mano ad una donna" o ad un uomo, il senso sarebbe lo stesso.
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evildead
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mercoledì 24 agosto 2016
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il graffio di roman
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Polanski e il teatro ,il teatro nel cinema; due soli ,straordinari attori in scena per tutto il tempo. Intelligente ,intrigante ,ambiguo ,seducente ,ammaliante. Sceneggiatura scintillante ,perfetta ,dialoghi ipnotici,atmosfera morbida ,onirica, regia invisibile ,quindi ottima...Complimenti anche ai nostri doppiatori ,fantastici!
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dario
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giovedì 13 agosto 2015
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dignitoso
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Non è uno script che si adatta a Polanski. Che tuttavia fa con ab ilità dei salti mortali. Non male gli interpreti, specie la Seigner. Vecchio lo scambio sado-maso. Polanski lo riporta senza colpi d'ala. Mestiere.
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giaric321
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lunedì 11 maggio 2015
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intrigante , morboso , perverso: un vero gioiello
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NEL BUIO TEATRO DOVE SI STANNO TENENDO LE AUDIZIONI PER LA VENERE N PELLICCIA ORMAI FINITE TOMAS UN REGISTA TEATRALE DOSCUTE CON LA MOGLIE AL TELEFONO DELLA SCARSA BRAVURA DELLE CANDIDATE A UN CERTO PUNTO ARRIVA WANDA UN'ESPLOSIONE DI ENERGIA. è QUESTA LA SCENA INIZIALE DEL NUOVO FILM DI ROMAN POLANSKI "VENERE IN PELLICCIA" QUESTO FILM è BELLISSIMO SOPRATUTTO PER LA RILETTURA SADOMASOCHISTA ASSOLUTAMENTE PERVERSA SOPRATUTTO ALLA FINE NEL FILM SI INDIVIDUA PROPRIO IL PENSIERO DI MASOK ANCHE SE DI 2 OPINIONI DIVERESE TRA WANDA E TOMAS. NION ADARTTO HA TUTTI PER LE SCENE E PER L'ARGOMENTO MA UN FILM GODIBILE SENSUALE SOPRATUTTO UN GIOIELLO DEL CINEMA INVITO TUTTI A VEDERLO
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enrica raviola
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martedì 25 novembre 2014
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necessario ma non indolore
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Un raro caso di catarsi cinematografica! grande polanski che ha saputo portare la potenza del vero teatro sul grande schermo. Da donna ne sono uscita profondamente scossa, con un retrogusto nemmeno tanto vago di ostilità nei confronti del genere maschile. Una delle tante questioni in gioco è il potere…Donne! siamo dominate da un genere debole, impaurito dalla propria vera natura (che neanche viene portata a livello cosciente), opportunista, chiuso in schemi di comodo! Ma…a ognuno la sua lettura!
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jacopo b98
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lunedì 10 novembre 2014
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un bel film, riuscito a metà
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L’attricetta Vanda (Seigner) arriva in ritardo all’audizione per la parte principale nella pièce tratta dal romanzo Venere in pelliccia di Leopold Von Sacher-Masoch. In teatro c’è solo più il regista Thomas (Amalric) che sta sbaraccando. Vanda lo convince a vedere la sua audizione e il regista rimarrà stregato dal suo talento e dalla sua naturalezza. Insieme, soli, reciteranno l’intera pièce, finendo per non distinguere più teatro e realtà. Sceneggiato da David Ives con il regista è il secondo film “teatrale” di Polanski dopo Carnage. Laddove il film precedente era un capolavoro assoluto, Venere in pelliccia è un’opera minore: il gioco di parti è interessante e seducente, i personaggi sono amabilmente caratterizzati e gli attori sono entrambi bravissimi, ma dovunque si fatica a non rimpiangere quella perla che era Carnage.
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L’attricetta Vanda (Seigner) arriva in ritardo all’audizione per la parte principale nella pièce tratta dal romanzo Venere in pelliccia di Leopold Von Sacher-Masoch. In teatro c’è solo più il regista Thomas (Amalric) che sta sbaraccando. Vanda lo convince a vedere la sua audizione e il regista rimarrà stregato dal suo talento e dalla sua naturalezza. Insieme, soli, reciteranno l’intera pièce, finendo per non distinguere più teatro e realtà. Sceneggiato da David Ives con il regista è il secondo film “teatrale” di Polanski dopo Carnage. Laddove il film precedente era un capolavoro assoluto, Venere in pelliccia è un’opera minore: il gioco di parti è interessante e seducente, i personaggi sono amabilmente caratterizzati e gli attori sono entrambi bravissimi, ma dovunque si fatica a non rimpiangere quella perla che era Carnage. Eppure Venere in pelliccia funziona: è un film seducente, ammaliante, divertente e a tratti inquietante, messo in scena con perizia e qualche lampo di genio. Polanski si diverte a guardare i suoi attori battibeccare, litigare sul significato dell’opera di Sacher-Masoch e riesce a far divertire anche lo spettatore. Questo basta ed avanza per la promozione ma laddove Carnage diventava un’apocalisse sociale e classista Venere in pelliccia si ferma e chiude il sipario. Musiche divertite e divertenti di Alexandre Desplat.
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stefano capasso
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martedì 12 agosto 2014
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sul potere nelle relazioni
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Quando Vanda arriva in teatro per la sua audizione è già tardi, e Thomas, che ha riadattato il testo di “La venere in pelliccia” per dirigerlo, sta andando via, stanco e nervoso dopo una infruttuosa giornata di provini. Vanda, che ha tutta l'aria di essere una attrice improbabile, a fatica riesce a convincere il regista ad ottenere il suo provino. Di qui la messa in scena tra i due, comincia a mettersi in moto, tra interruzioni e riprese, in una alternanza i cui confini si fanno sempre più ambigui. Vanda seduce Thomas rivelando doti inaspettate e la piece che stanno provando diviene sempre più realistica, rivelando quanto di personale e inconfessato ci fosse nel lavoro di adattamento di Thomas.
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Quando Vanda arriva in teatro per la sua audizione è già tardi, e Thomas, che ha riadattato il testo di “La venere in pelliccia” per dirigerlo, sta andando via, stanco e nervoso dopo una infruttuosa giornata di provini. Vanda, che ha tutta l'aria di essere una attrice improbabile, a fatica riesce a convincere il regista ad ottenere il suo provino. Di qui la messa in scena tra i due, comincia a mettersi in moto, tra interruzioni e riprese, in una alternanza i cui confini si fanno sempre più ambigui. Vanda seduce Thomas rivelando doti inaspettate e la piece che stanno provando diviene sempre più realistica, rivelando quanto di personale e inconfessato ci fosse nel lavoro di adattamento di Thomas. Alla fine realtà e finzione non saranno più distinguibili e Thomas vivrà fino in fondo la sua fissazione sadomaso.
Roman Polansky prende spunto dal romanzo di Leopold Von Sacher-Masoch “ La venere in pelliccia” per parlare, di seduzione, di sadomaso, e soprattutto del rapporto tra uomo e donna, dell'ambiguità e dell'infinito conflitto che lo contraddistingue,. Situa il set in un teatro e lascia lo spazio ai due attori per portare sullo schermo la piece teatrale. Con grande maestria indaga sui sottili giochi di potere che prendono vita nella relazione tra uomo e donna, dove l'aspetto sadomaso che è spunto del film, è solo un eccesso simbolico di quanto avviene regolarmente nel quotidiano. I rapporti di coppia sono relazioni dove si cerca il potere, che sia un esercizio attivo o passivo cambia poco. Alla fine il potere femminile è vincente, libero e capace di cambiare, trasformarsi e manifestarsi pienamente, mentre l'uomo immobile rimane attaccato ai suoi istinti fallici, come mostra efficacemente l'ultima scena. Un film molto bello, un perfetto crescendo emotivo sostenuto da un'eccellente intreccio psicologico, che tiene incollati allo schermo e che fa amare la magia del teatro.
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