lofamo
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domenica 3 novembre 2013
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interessante oltre le intenzioni
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Film interessante oltre le intenzioni nel rivelare verosimili atmosfere del mondo della regista, della sua famiglia trapiantata e di una certa ineleganza francese di ambienti e rapporti, la vitalità sorretta da particolare educazione e ironia. La regista esibisce propri limiti intellettuali e culturali con bravura e simpatia e con capacità snob nell’affrontare difficoltà proprie della vita, ma rese ancor più complicate dal disordine ambientale e mentale, dalla mancanza di regole, da una certa alienazione.
[+] non è interessante
(di francesca romana cerri)
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[+] la corazzata potemkin è.....una....pazzesca.
(di francesca romana cerri)
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marinabelinda
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venerdì 1 novembre 2013
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impossibile definire
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Ho quarantatré anni. Sono praticamente sola. Avrei tanto voluto un bambino. Prego a giorni alterni. Ho una casa in Italia, in campagna, che amo tantissimo. Ho perso da tempo il mio adorato padre.
Ma sono Marina e non sono Louise (e la mia casa in campagna non è certo un castello).
Un castello in Italia è arrivato nel momento, per me, più sbagliato. O forse è arrivato al momento migliore.
Le incertezze, la ruvidità e la rabbia di Louise assomigliano molto alle mie. E già per questo motivo, ho molto amato questo film. Ancora di più perché ieri sera, Filippo Timi (bravissimo nel ruolo di Ludovic), ha spiegato quanto sia stato emotivamente coinvolgente interpretarlo. Faticoso e coinvolgente.
E' stato così per me spettatrice, figurarsi per gli interpreti.
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Ho quarantatré anni. Sono praticamente sola. Avrei tanto voluto un bambino. Prego a giorni alterni. Ho una casa in Italia, in campagna, che amo tantissimo. Ho perso da tempo il mio adorato padre.
Ma sono Marina e non sono Louise (e la mia casa in campagna non è certo un castello).
Un castello in Italia è arrivato nel momento, per me, più sbagliato. O forse è arrivato al momento migliore.
Le incertezze, la ruvidità e la rabbia di Louise assomigliano molto alle mie. E già per questo motivo, ho molto amato questo film. Ancora di più perché ieri sera, Filippo Timi (bravissimo nel ruolo di Ludovic), ha spiegato quanto sia stato emotivamente coinvolgente interpretarlo. Faticoso e coinvolgente.
E' stato così per me spettatrice, figurarsi per gli interpreti.
Si ride, si sorride, ci si commuove.
E' film surreale ma che ben rappresenta una situazione famigliare strana e difficile da mantenere in equilibrio.
La famiglia Rossi Levi, piano piano, si disgrega e precipita: la morte di Ludovic, il taglio dell'albero e la vendita della casa sono la conclusione di questo processo di disgregazione.
Ma cosa resta dopo che tutto è crollato? Dopo che i sogni non si realizzati? Resta la speranza. Il salto di Nathan (scettico, disilluso e ogni tanto apatico) non può che rappresentare e dare speranza. Anche per noi che guardiamo.
E' un bel film. Decisamente impegnativo, ma assolutamente elegante e coinvolgente. Un nuovo tipo di commedia che esce un po' dall'archetipo della (migliore) commedia italiana.
Il giorno dopo averlo visto si torna a rifletterci sopra. E io -ancora- ho confrontato la mia esistenza con quella di Louise per concludere che, per quanto, esasperate le situazioni, in realtà non sono poi così diverse da quelle che si sperimentano quotidianamente e di questa nobile, strana e decadente famiglia non ci si può non affezionare.
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nicolaica
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domenica 10 novembre 2013
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"un castello in italia"
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La protagonista Louise, ex-attrice che vuole “dare spazio alla vita” nella sua vita, si fa conquistare dall’affascinante Nathan(Louis Garrel) molto più giovane di lei. Questa relazione la fa quasi rinascere, ma è affiancata dalla malattia del fratello Loudovic, un magnifico Filippo Timi, e i problemi riguardanti l’ingente patrimonio.
Questo film che è stato ben accolto al Festival di Cannes ,è un misto tra il tragico devastante e il comico esilarante, come la vita. Estremamente divertente è tutta quella parte in cui Louise tenta disperatamente di avere un bambino. Si inizia in ospedale e la fecondazione in vitro con quella lunga discussione per il braccialetto sbagliato.
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La protagonista Louise, ex-attrice che vuole “dare spazio alla vita” nella sua vita, si fa conquistare dall’affascinante Nathan(Louis Garrel) molto più giovane di lei. Questa relazione la fa quasi rinascere, ma è affiancata dalla malattia del fratello Loudovic, un magnifico Filippo Timi, e i problemi riguardanti l’ingente patrimonio.
Questo film che è stato ben accolto al Festival di Cannes ,è un misto tra il tragico devastante e il comico esilarante, come la vita. Estremamente divertente è tutta quella parte in cui Louise tenta disperatamente di avere un bambino. Si inizia in ospedale e la fecondazione in vitro con quella lunga discussione per il braccialetto sbagliato. Il climax esplode con la scena della sedia della fertilità: che è veramente spettacolare che non cade nel patetico, come sarebbe potuto facilmente cadere. Ma, come già accennato prima, questi spruzzi di colore sono affiancati da un’atmosfera di angoscia. Louise che va al supermercato, urla a squarcia gola per farsi aprire e comprare un ventilatore, poi arriva in ospedale e il suo amato fratello è morto. E lei rimane lì con quel ventilatore ,inutile, in mano. Nel complesso è un buon film su una famiglia borghese in decadenza,due figli dal rapporto molto stretto(simile a quello di Thèo e Isabelli in “The Dreamers”di B.Bertolucci) e tutto il resto, ma la scena finale è leggermente dozzinale.
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sara kavafis
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giovedì 7 novembre 2013
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la corsa tragicomica della vita
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Louise ( Valeria Bruni Tedeschi) è una donna quaratatreenne senza marito, figli e lavoro. Ex attrice, ha rinunciato alla sua carriera per far spazio "alla vita" nella sua esistenza nella quale stentava a trovare un senso. Personaggio svampito e goffo, Louise incontra e si innamora casulamente di Nathan (Luis Garrel), un attore molto giovane e confuso. L'eventuale vendita del castello di proprietà di famiglia, sarà il pretesto per far tornare Louise in Italia, nella località di Castagneto Po. Correndo tra la neve, Luoise arriverà al castello e riabbraccerà il suo amato fratello Ludovic (Filippo Timi), malato terminale di AIDS, e sua madre (Marisa Borini).
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Louise ( Valeria Bruni Tedeschi) è una donna quaratatreenne senza marito, figli e lavoro. Ex attrice, ha rinunciato alla sua carriera per far spazio "alla vita" nella sua esistenza nella quale stentava a trovare un senso. Personaggio svampito e goffo, Louise incontra e si innamora casulamente di Nathan (Luis Garrel), un attore molto giovane e confuso. L'eventuale vendita del castello di proprietà di famiglia, sarà il pretesto per far tornare Louise in Italia, nella località di Castagneto Po. Correndo tra la neve, Luoise arriverà al castello e riabbraccerà il suo amato fratello Ludovic (Filippo Timi), malato terminale di AIDS, e sua madre (Marisa Borini). Correndo fra le stanze vuote e silenziose del castello e le strade di Parigi, Valeria Bruni Tedeschi affronta temi come la malattia e la morte del fratello, il fallimento della sua gravidanza (data da una fecondazione in vitro con Luis Garrel), l'abbandono di Nathan e il vuoto della sua vita, tutto con un tocco tragicomico. Nei momenti più drammatici la regista ci regala la bellezza delle vita nelle piccole cose: indementicabile la scena in cui Ludovic, quasi alla fine dei suoi giorni in ospedale, trova la forza di sorridere e di ballare con la neo-sposa (Celine Sallette) e la madre sulle note di Fred Buscaglione.
L'abbattimento di un secolare olmo nella tenuta di Castagneto, metafora della morte di Ludovic, è seguito subito da una rinascita: l'improvviso ritorno e ricongiungimento di Nathan a Louise. Il film ci lascia immortalando Nathan in un salto verso Louise, forse con l'intenzione di Valeria Bruni Tedeschi di mostrare la vita come un insieme di cadute e rinascite, di dolore e gioia...di speranza. Che dire: la leggerezza ma non superficialità con cui la regista affronta temi dolorosi, fa di questo film un piccolo agrodolce ritratto di vita. Questa volta "Che Bambola", Valeria Bruni Tedeschi, ha fatto centro.
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pascale marie
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giovedì 6 febbraio 2014
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adieu dolce vita
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Il film di Valeria Bruni Tedeschi racconta la storia di una ricca famiglia, i Rossi Levi, che sommersi dai debiti sono costretti a vendere la principesca villa e vivono tra Castagneto e Parigi. La regista alterna vicende tragiche, bravo Filippo Timi, a divertenti ma strane situazioni che lei stessa interpreta con il suo stile da calma-nevrotica comedienne e le divide in tre stagioni, inverno, primavera, estate. E' anche la storia di un amore complicato fra una donna di 43 anni, ex attrice, la ricca Louise Rossi Levi, che alla sera ogni tanto distribuisce pasti caldi ai poveri, ed un bel parigino molto più giovane di lei, Nathan che lavora in piccole parti dividendosi tra cinema e studi fotografici.
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Il film di Valeria Bruni Tedeschi racconta la storia di una ricca famiglia, i Rossi Levi, che sommersi dai debiti sono costretti a vendere la principesca villa e vivono tra Castagneto e Parigi. La regista alterna vicende tragiche, bravo Filippo Timi, a divertenti ma strane situazioni che lei stessa interpreta con il suo stile da calma-nevrotica comedienne e le divide in tre stagioni, inverno, primavera, estate. E' anche la storia di un amore complicato fra una donna di 43 anni, ex attrice, la ricca Louise Rossi Levi, che alla sera ogni tanto distribuisce pasti caldi ai poveri, ed un bel parigino molto più giovane di lei, Nathan che lavora in piccole parti dividendosi tra cinema e studi fotografici. Il film si apre sul set di un film che Nathan sta girando dove incontra e parla ad una Louise molto confusa alla ricerca di un rosario perso e che deve affrettarsi a prendere il treno. Le lascia comunque il suo indirizzo. Louise si incontra in villa con la sua famiglia a cui è molto legata, la madre una donna semplice come lei si definisce, e il fratello Ludovic, malato terminale di aids con cui ha un rapporto di complicità ed affettivo quasi morboso unito ad atteggiamenti a volte infantili. All'incontro è presente anche il Sindaco che vuole sapere se la Villa sarà venduta ma ognuno ha progetti molto diversi al riguardo. Louise pensa che la Villa potrebbe servire per grandi feste, come Colonia vacanze per bambini poveri o un centro per drogati, la madre pensa invece di aprirla al pubblico come Museo domenicale e la piccola cappella, dove lei prega spesso, potrebbe servire per celebrare matrimoni e battesimi. Ludovic non è d'accordo, Castagneto non si vende, il pubblico può accedere ma solo per visitare il giardino. La madre fa notare che le spese da affrontare sono enormi, tasse, stipendi, assicurazioni e in più l'allagamento dell'anno prima. Il marito ha venduto il loro impero per un tozzo di pane. Si ritrovano in seguito da un avvocato per discutere sul rimpatrio dei loro soldi e per mettere all'Asta la Villa e la madre, consapevole che potrebbe andare in prigione dice loro che le porteranno là le arance. I due fratelli scoppiano a ridere ma lei li zittisce per il loro comportamento da discolacci. Le scene cambiano ogni tanto e si vede Ludovic con Jeanne, la sua bella fidanzata nel parco ancora innevato che si baciano su una panchina. E ancora Ludovic, solo nel parco, improvvisa una finta partita a tennis, stile Jack Tati, che esultante per la vittoria stringe mani invisibili. Ricordo di un tempo che per lui non verrà più. E appare Serge, frequenta un centro di alcolisti anonimi, ha grossi problemi economici, potrebbe perdere il suo studio e chiede aiuto quasi gli fosse dovuto, alla signora Rossi Levi che gli dà 300 euro che lui rifiuta, vuole il Canaletto che vendendolo,potrebbe risolvergli i problemi. Lei gli dice che gli ha voluto bene, era amico dei suoi figli, ma Ludovic sta male ed ha altri problemi ora, e lui chi è poi? Serge si rivolge anche a Ludovic che però lo liquida subito con non siamo la Croce Rossa noi, e lo riincontra per strada con Jeanne che lo manda via, Ludovic sta male, si accascia per terra e alla richiesta di aiuto di Jeanne non appare nessuno. Ludovic e Jeanne si sposeranno all'ospedale dove festeggeranno in camera sua trasformata in sala da ballo per tutti. Intanto fra un avvenimento e l'altro, si inserisce la peculiare storia fra Louise e Nathan che in giro in vespa sembrano due spensierati ragazzi. Nathan la va a trovare con la scusa di riportarle il rosario. Sarà poi Louise che andrà a trovarlo a Parigi, si ricorda quel numero 43... Gli dice che cerca l'amore, vuole un figlio, Nathan vuole solo divertirsi, non vuole un figlio, non vuole diventare padre. Inoltre loro sono lontani socialmente,lei è ricca ed è abituata ad un'altra vita molto diversa dalla sua, ha lasciato anche il lavoro. La voglia di maternità per Louise diventa un' ossessione e ha comportamenti strani e insoliti, in chiesa si bagna il ventre con l'acqua santa, si reca presso delle suore dove c'è una sedia speciale che se si siedono può aiutare le donne a rimanere incinte. Obbliga Nathan ad andare in un centro di inseminazioni ed anche qui il suo comportamento è al massimo dell'isterismo quando discute con un'infermiera. Louise parte per Londra con la madre che in auto le dice di trovarsi uno psicanalista perchè ha bisogno di parlare con qualcuno. All'Asta Louise ha dei ripensamenti e non vuole più vendere, ma è troppo tardi, la vendita si è conclusa a 2milioni e 600 mila sterline. E così ritornano nella proprietà ormai venduta, assistono all'abbattimento di un grosso albero attorniati da alcuni ex dipendenti molto critici nei loro confronti e ai curiosi. Louise si allontana, ma Nathan è lì esultante, non ci sono più differenze fra loro e non tutto è perduto per il futuro. Ho sempre considerato Valeria Bruni Tedeschi una brava attrice e questo suo film è interessante e da vedere.
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(di theophilus)
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theophilus
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martedì 26 novembre 2013
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quel castello crolla
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UN CHÂTEAU EN ITALIE
Un château en Italie o Un castello in Italia? Che sia questo il problema, il dilemma?
Valeria Bruni Tedeschi, qui nel ruolo di regista (al suo terzo lungometraggio), di interprete del film e di se stessa non è né carne, né pesce. È semplicemente frammentaria, fuori schema e appare sempre nervosamente e affannosamente a disagio: sembra priva d’identità.
Il film è una collezione di sciatterie, tanto da chiederci se siano gli attori e la storia ad essere impacciati, oppure se ci troviamo di fronte alla descrizione centrata di un dato esistenziale che forse sarebbe stato meglio tenere per sè.
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UN CHÂTEAU EN ITALIE
Un château en Italie o Un castello in Italia? Che sia questo il problema, il dilemma?
Valeria Bruni Tedeschi, qui nel ruolo di regista (al suo terzo lungometraggio), di interprete del film e di se stessa non è né carne, né pesce. È semplicemente frammentaria, fuori schema e appare sempre nervosamente e affannosamente a disagio: sembra priva d’identità.
Il film è una collezione di sciatterie, tanto da chiederci se siano gli attori e la storia ad essere impacciati, oppure se ci troviamo di fronte alla descrizione centrata di un dato esistenziale che forse sarebbe stato meglio tenere per sè.
La Bruni Tedeschi porta sullo schermo le vicende reali della sua famiglia, qui denominata come Rossi Levi. Viene mostrato il declino economico di un gruppo industriale piemontese e l’impietosa situazione in cui la famiglia, residente in Francia, è costretta alla dismissione di una sontuosa proprietà immobiliare e all’alienazione dei beni in esso contenuti. La condizione descritta mette a disagio. Ci può essere tutta l’umana comprensione nei confronti di un tramonto sociale e della decadenza dei singoli membri di una famiglia su cui il destino sembra accanirsi.
Proprio per questo sarebbero stati necessari mezzi espressivi molto più efficaci e una franchezza e un coraggio diversi per svelare una condizione di complessa fragilità.
Ci sembra, invece, che Valeria Bruni Tedeschi non se la sia sentita o non le sia riuscito di passare quel guado e sia rimasta in un limbo che denota tutti i suoi limiti. Al posto di un dramma puro, ci troviamo davanti ad una situazione che rischia spesso di trascendere in una stiracchiata e forse involontaria comicità.
A partire da Louis Garrel, per anni reale compagno della Bruni Tedeschi, che ci sembra mal gestire il compito di narrare se stesso. La sua figura appare addirittura artificiosa anche solo nell’espressione verbale, nell’uso della sua lingua madre che sembra quasi innaturale, forzata. Nathan, questo il suo nome nella ricostruzione scenica, appare, scompare e riappare con una poco credibile disinvoltura. Dice apertamente a Louise/Valeria di volersela solo spassare senza tanti problemi, in barba al desiderio di maternità di lei. La lascia, ma poi fa la scenata di gelosia perché, trasformatosi in segugio, fiuta il profumo di lei nella sciarpa che trova a casa del padre, indizio di una relazione passata.… Rientra, infine, inopinatamente nella vita della donna e chiude il film con tanto di saltello e fermo immagine che forse vuole ricostruire certe atmosfere alla Truffaut.
Xavier Beauvois, non crediamo nel ruolo di se stesso, ritorna improvvisamente da un passato che l’avrebbe visto innamorato follemente di Louise e ora sembra voler batter cassa perché rischia la prigione, ora dice di non sapere che farsene dei soldi e sembra intenzionato a rientrare nella vita della donna. C’è parso il più forzato di tutti.
Stentiamo a concedere una patente di credibilità scenica anche al pur bravo Filippo Timi, qui Ludovic, il fratello ammalato di aids di Louise. I due sembrano condividere un affetto quasi incestuoso oltreché un risolino forzato che non riesce a penetrare drammaticamente nel tessuto della storia.
La scena fra le suore santone a Napoli per realizzare il sogno di maternità fa pensare più al bisogno frustrato di una squilibrata che non a quel desiderio fortissimo che sembra appartenere solo alle donne, anche se non a tutte.
Il cameo di Omar Sharif, con la sua presenza muta all’asta londinese per piazzare un Bruegel – con tanto di pentimento tardivo da parte di Louise – ci è parso francamente niente di più che un inutile dispendio economico.
Salviamo forse solo la figura della madre, Marisa Borini, che ha il suo bel da fare per tenere insieme i cocci familiari e del lungometraggio.
Alla fine, non si sa se pensare se la vita della Bruni Tedeschi sia stata costellata di una sequela di banalità o se il film sia grottescamente offensivo. Ovviamente ci auguriamo, per lei, la seconda ipotesi.
Enzo Vignoli
16 novembre 2013
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[+] non è nè banale nè grottesco
(di pascale marie)
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flyanto
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lunedì 4 novembre 2013
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quanto sembra duro appartenere ad una ricca famigl
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Film in cui si racconta di un'ex attrice ormai residente in Francia e profondamente stressata, che appartiene ad una ricca famiglia con cui deve risolvere quotidianamente alcuni problemi di carattere finanziario che la portano a valutare la scelta, tra le molte, di vendere il castello di proprietà in Italia. Nel frattempo ella deve affrontare anche le problematiche concernenti la salute del fratello malato di Aids, a cui seguirà purtroppo la morte, e quelle relative alla propria turbolenta e problematica storia d'amore con un attore più giovane di lei, non molto predisposto, contrariamente a lei, a voler dei figli. Questa pellicola è girata dall'attrice Valeria Bruni Tedeschi la quale, in pratica, ha voluto presentare alcuni aspetti della propria vita e soprattutto del proprio ambito familiare con annesse tutte le svariate problematiche.
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Film in cui si racconta di un'ex attrice ormai residente in Francia e profondamente stressata, che appartiene ad una ricca famiglia con cui deve risolvere quotidianamente alcuni problemi di carattere finanziario che la portano a valutare la scelta, tra le molte, di vendere il castello di proprietà in Italia. Nel frattempo ella deve affrontare anche le problematiche concernenti la salute del fratello malato di Aids, a cui seguirà purtroppo la morte, e quelle relative alla propria turbolenta e problematica storia d'amore con un attore più giovane di lei, non molto predisposto, contrariamente a lei, a voler dei figli. Questa pellicola è girata dall'attrice Valeria Bruni Tedeschi la quale, in pratica, ha voluto presentare alcuni aspetti della propria vita e soprattutto del proprio ambito familiare con annesse tutte le svariate problematiche. Pertanto essa risulta in linea generale come un'opera principalmente autobiografica che però la regista/attrice non ha voluto presentare in maniera documentaristica, bensì in chiave comica, come se fosse una commedia in cui l'ironia impera e serve a stemperare le parti più drammatiche che vengono raccontate. Ma sinceramente il risultato è piuttosto mediocre poichè le vicende sono portate a volte ad un eccesso e ad un livello di assurdità tali da essere poco credibili. I personaggi, compresa la Tedeschi stessa, risultano tutti come se fossero delle macchiette, personaggi isterici e comunque con moltissime nevrosi da risultare anch'essi o poco credibili o, talvolta, addirittura irritanti. Sicuramente la Tedeschi manifesta molte più qualità come attrice che come regista (o per lo meno in questa sua terza produzione). O, forse, in questo preciso frangente ella si è talmente lasciata prendere la mano dalla materia troppo personale (vi ha addirittura fatto recitare con discutibile risultato la propria vera madre) che non è riuscita affatto a gestirla col dovuto distacco e la necessaria maestria da renderla conseguentemente interessante per il pubblico che la guarda. In conclusione, il film risulta poco approfondito, a volte addirittura pretenzioso e poco accattivante. Un vero peccato, ma sinceramente trattare una materia che risulta solamente essere una serie di fatti privati della famiglia Bruni Tedeschi, poco importa, a mio parere, allo spettatore.
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starfish11
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sabato 9 novembre 2013
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w carla bruni...
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...che non s'è lasciata coinvolgere dalla sorella in questa follia di pessimo gusto!Ma...se n'è affrancata tenendo signoribilmente le distanze da parenti imbarazzanti o Valeria l'ha esclusa volutamente da quel menàge esclusivo con fratello e madre?!? Terribili tutti i commenti positivi al film che ne vedono una gran prova catartica della regista che recita in un doppio reale e fictional con la vera madre (no comment!-una che raccomanda alla figlia la psicanalisi perchè in 2 o 3 sedute ti fa star bene!come fossero 2 sedute termali-2 sedute dalla sarta- 2 sedute dall'estetista ) e l'ex compagno (un Louis Garrel superlativamente fascinoso e nevrotico, in disaccordo con Louise come di sicuro è sempre stato con Valeria).
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...che non s'è lasciata coinvolgere dalla sorella in questa follia di pessimo gusto!Ma...se n'è affrancata tenendo signoribilmente le distanze da parenti imbarazzanti o Valeria l'ha esclusa volutamente da quel menàge esclusivo con fratello e madre?!? Terribili tutti i commenti positivi al film che ne vedono una gran prova catartica della regista che recita in un doppio reale e fictional con la vera madre (no comment!-una che raccomanda alla figlia la psicanalisi perchè in 2 o 3 sedute ti fa star bene!come fossero 2 sedute termali-2 sedute dalla sarta- 2 sedute dall'estetista ) e l'ex compagno (un Louis Garrel superlativamente fascinoso e nevrotico, in disaccordo con Louise come di sicuro è sempre stato con Valeria). Soltanto se avete letto attentantamente "M-L'Importanza di Chiamarsi Agnelli" di Emanuele Gamma potete sentire, come me, tutto il disgusto per quella borghesia aristocratica piemontese, bilingue,ricca di castelli e tesori ma senza liquidi, che non sa che la servitù va pagata con regolarità ( e si spera in euro, non in franchi francesi!),si attornia di faccendieri che poi ricattano e tediano,vengono divorati dalla loro vacuità e dalla noia. Il film è dedicato al povero fratello Virginio che però appare in cammei,raccontato senza che ci coinvolga. Climax della farsa l'ossessione di Louise-Valeria per la maternità: il lavaggio dell'addome con l'acqua benedetta di una chiesa e la visita a Napoli al convento dove corre come posseduta a sedersi e strofinarsi sulla sedia della fertilità che dovrebbe farla rimanere incinta! Per me l'ha fatto davvero!
Povera Valeria...ma perchè darsi così in pasto assieme a quella mamma? Peccato davvero che invece dell'Eliseo non abbia frequentato un po' più da vicino la corte inglese...avrebbe imparato bene la lezione della Regina Elisabetta: Never Explain , Never Complain! I panni sporchi si lavano in casa. Questo film non è un capolavoro. Non ha nulla da lasciare ad uno spettatore. Io rimpiango il biglietto pagato e certamente non lo vorrò mai più rivedere.
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[+] che barba sti paragoni
(di florario)
[ - ] che barba sti paragoni
[+] w carla bruni
(di sofonisba)
[ - ] w carla bruni
[+] solo commenti sul film perfavore.
(di pascale marie)
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