In un mondo diventato caotico e dove le persone non stanno nè bene nè male, ma semplicemente “non stanno”, un addetto alle ricerche sulle “entità” è incaricato da una misteriosa agenzia di dimostrare matematicamente il teorema 0, ossia la prova che l’universo è inutile e che un giorno avverrà il big bang al contrario. Gilliam parte bene, poi, come di consueto nei suoi ultimi film, perde la bussola e la trama gli sfugge di mano, al punto che nell’ultima mezzora non si capisce più niente e si scivola nel banale e nello svogliato. Non bastano alcune trovate geniali, come il crocefisso con una videocamera al posto del viso, le pubblicità che inseguono le persone per la strada e un eden virtuale in cui Adamo ed Eva si perdono in un amore semi pornografico: è vero, il regista evita di prendersi troppo sul serio e questo è un pregio, ma tirando le somme alla fine il tutto è una baracconata che si autodistrugge e che crolla come del resto si sfaldano di fatto durante la pellicola le architetture barocche della scenografia, fra parentesi un po’ disneyane e derive new age.
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In un mondo diventato caotico e dove le persone non stanno nè bene nè male, ma semplicemente “non stanno”, un addetto alle ricerche sulle “entità” è incaricato da una misteriosa agenzia di dimostrare matematicamente il teorema 0, ossia la prova che l’universo è inutile e che un giorno avverrà il big bang al contrario. Gilliam parte bene, poi, come di consueto nei suoi ultimi film, perde la bussola e la trama gli sfugge di mano, al punto che nell’ultima mezzora non si capisce più niente e si scivola nel banale e nello svogliato. Non bastano alcune trovate geniali, come il crocefisso con una videocamera al posto del viso, le pubblicità che inseguono le persone per la strada e un eden virtuale in cui Adamo ed Eva si perdono in un amore semi pornografico: è vero, il regista evita di prendersi troppo sul serio e questo è un pregio, ma tirando le somme alla fine il tutto è una baracconata che si autodistrugge e che crolla come del resto si sfaldano di fatto durante la pellicola le architetture barocche della scenografia, fra parentesi un po’ disneyane e derive new age. Per raccontare il caos bisogna saper fare qualcosa di meglio di un film caotico.
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