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cinephilo
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venerdì 28 marzo 2025
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garrone al suo meglio
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Ad oggi il miglior film di Garrone insieme a Dogman e Gomorra.
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bob accio movie
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mercoledì 17 giugno 2020
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... si spegne la candela e si dice buonasera.
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Franco Passante dà un'ottima prospettiva descrivendo il lato al negativo della pellicola fotografica. Quello rimane, un cinema che da decenni non corre sul filo della contemporaneità, perché manca del coraggio di dire ed osservare, quindi narrare, raccontare e soprattutto esprimersi scoprendo di avere sentimenti e cuore (freschi di giornata, in tempo reale!).
Il film è certo un gran film, un po' alla Paranoid Android dei Radiohead, riscritto 20 anni dopo. La parabola discendente artistica salva gli attori e in primis Aniello Arena. D'altronde come si potrebbe spiegare la devianza se non con un film che ne sottolinei la negatività conclamata?
"Never Give Up", sta tutta lì la chiave (e nel 'vafangùl' che pronuncia Enzo chiudendo la porta del camerino salutando Luciano da dietro una grata) del film; se è crollato da un bel po' di decadi il sogno americano, qui possiamo decretare la fine di quello italiano sull'adagio cimiteriale ('c'è rimedio a tutto fuorchè alla morte', Lucià! Amen).
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candido89
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mercoledì 13 maggio 2020
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napoli milionaria (?)
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Ho preferito altri di Garrone, ma anche questo film si erge come un'opera eccellente nel panorama italiano.
Il rischio di finire nella Napoli del 'sole, cuore e mare' era altissimo, eppure Garrone riesce a dare spazio ad una Napoli vera, città viva e che resiste nelle
sue famiglie allargate, vero rifugio finale dai mali del mondo. Interpretazioni superbe del protagonista e della moglie. Il finale sembra quasi 'deludere' dopo gli interminabili minuti di ansia nel finale del film. Tuttavia, un film da vedere e rivedere con piacere.
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rob8
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mercoledì 22 agosto 2018
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film ambizioso e pregevole
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Questo film ambizioso e pregevole di Matteo Garrone propone numerosi spunti di riflessione.
Qui proviamo ad elencarne alcuni.
Approccio documentaristico
Sguardo antropologico
Radio Fashion Outlet
I non luoghi: il castello delle nozze, il centro commerciale, l’aquapark, la discoteca
Cinecittà e Fellini
I cortili come scene teatrali (Eduardo > Il travisamento della realtà come in Le voci di dentro)
I simboli religiosi: il Cristo benedicente, la chiesa, la madonnina, l’angioletto, il cimitero, l’omelia del sacerdote («La differenza tra l’essere e l’apparire; tra il vero e il falso.
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Questo film ambizioso e pregevole di Matteo Garrone propone numerosi spunti di riflessione.
Qui proviamo ad elencarne alcuni.
Approccio documentaristico
Sguardo antropologico
Radio Fashion Outlet
I non luoghi: il castello delle nozze, il centro commerciale, l’aquapark, la discoteca
Cinecittà e Fellini
I cortili come scene teatrali (Eduardo > Il travisamento della realtà come in Le voci di dentro)
I simboli religiosi: il Cristo benedicente, la chiesa, la madonnina, l’angioletto, il cimitero, l’omelia del sacerdote («La differenza tra l’essere e l’apparire; tra il vero e il falso. Per seguire l’apparire ci allontaniamo da noi stessi»), la via Crucis a Roma (nuovo omaggio a Fellini, destinazione intermedia di un pellegrinaggio per gli studi de Il grande Fratello a Cinecittà > il backstage della casa, la visione clandestina e l’ingresso finale nel paradiso virtuale).
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great steven
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mercoledì 7 ottobre 2015
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gf distrutto a colpi di meravigliosa recitazione.
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REALITY (IT, 2012) diretto da MATTEO GARRONE. Interpretato da ANIELLO ARENA, LOREDANA SIMIOLI, GRAZIELLA MARINA, ANIELLO IORIO, NANDO PAONE, NUNZIA SCHIANO, ROSARIA D'URSO, GIUSEPPINA CERVIZZI, CLAUDIA GERINI, RAFFAELE FERRANTE, PAOLA MINACCIONI, CIRO PETRONE, SALVATORE MISTICONE
Luciano Ciotola è un gioviale e spiritoso pescivendolo napoletano che integra gli scarsi introiti lavorativi organizzando piccole truffe e furbeschi raggiri con la complicità della moglie Maria. Dotato di una travolgente e spontanea simpatia, si diverte a imbastire spettacolini domestici nei quali fa passare ore di autentico spasso ai numerosi parenti. Quando i suoi figli gli chiedono con insistenza di partecipare a un provino per "Il Grande Fratello", lui si dedica anima e corpo per accontentarli, ma da quel momento vivrà continuamente nell’ansia di aspettare che gli organizzatori della trasmissione lo chiamino per comunicargli la sua ammissione nel cast del reality show.
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REALITY (IT, 2012) diretto da MATTEO GARRONE. Interpretato da ANIELLO ARENA, LOREDANA SIMIOLI, GRAZIELLA MARINA, ANIELLO IORIO, NANDO PAONE, NUNZIA SCHIANO, ROSARIA D'URSO, GIUSEPPINA CERVIZZI, CLAUDIA GERINI, RAFFAELE FERRANTE, PAOLA MINACCIONI, CIRO PETRONE, SALVATORE MISTICONE
Luciano Ciotola è un gioviale e spiritoso pescivendolo napoletano che integra gli scarsi introiti lavorativi organizzando piccole truffe e furbeschi raggiri con la complicità della moglie Maria. Dotato di una travolgente e spontanea simpatia, si diverte a imbastire spettacolini domestici nei quali fa passare ore di autentico spasso ai numerosi parenti. Quando i suoi figli gli chiedono con insistenza di partecipare a un provino per "Il Grande Fratello", lui si dedica anima e corpo per accontentarli, ma da quel momento vivrà continuamente nell’ansia di aspettare che gli organizzatori della trasmissione lo chiamino per comunicargli la sua ammissione nel cast del reality show. La sua percezione della realtà diventa distorta e falsificata: inebriato e annebbiato da sogni di futura gloria e ricchezza, Luciano comincia a regalare i propri mobili e beni personali, vende la pescheria e convince tutti gli amici e conoscenti che ben presto si presenterà a loro nella veste inedita di un personaggio famosissimo ed estremamente abbiente. Maria teme che il marito abbia perso definitivamente la testa, e poco a poco anche i famigliari e tutte le persone vicine a Luciano si dichiarano d’accordo con lei, e provano a farlo rinsavire con un consulto psichiatrico e portandolo a Roma per prender parte alla Via Crucis pasquale. Ma in quell’occasione un Luciano sempre più ossessionato da sogni impossibili che esistono solo nella sua mente, fugge alla chetichella e raggiunge gli studios dove il programma a cui ha tanto (inutilmente) aspirato è già cominciato. Ovviamente senza che nessuno degli autori televisivi abbia minimamente pensato a lui. Grottesco in chiave di apologo esplicativo sullo strapotere dei mass media sotto una spessa coltre di feroce ironia e dissacrante umorismo caustico, è un film che rivela fin dal principio le proprie intenzioni polemiche nei confronti della massificazione forzata e indiscriminata che il mondo reale sta subendo sempre più quotidianamente e inesorabilmente per effetto delle multiple realtà virtuali che contraffanno quella autentica convincendo le persone di tutto il mondo di cose che non corrispondono affatto ad eventi verosimili o a praticità tangibili. Garrone conosce a fondo la materia da lui trattata e ne parla con lo sguardo lucido e disincantato di un regista ormai affermato che ha deciso di ritagliarsi un appartato ma pur sempre efficiente posto d’onore nel cinema d’autore italiano raccontando le verità nascoste di un’Italia che in pochi osservano con attenzione e che in molti preferirebbero dimenticare o, peggio ancora, ignorare con superbia. In un’intervista il regista ha rivelato un fatto che probabilmente è sfuggito ai più: il protagonista A. Arena è un ergastolano appassionato di recitazione che Garrone avrebbe voluto anche nella troupe di Gomorra, ma allora il giudice non gli diede il permesso, mentre per le riprese di Reality gli ha accordato la libertà vigilata per la partecipazione alla pellicola. Lui si fa valere grazie ad una performance indimenticabile che coniuga un’ammirevole sincerità espressiva con un savoir faire dal sapore gradevolmente verace e nostrano, ma anche gli altri interpreti sanno conquistarsi un ben meritato applauso appianando un perfetto gioco di squadra che non svantaggia nessuno e che costruisce un’ottima recitazione corale attorno alla figura del personaggio principale, vero e proprio outsider che sceglie inconsapevolmente di guardare in faccia la realtà per abbracciare un sogno che vedrà realizzato (o meglio, si illuderà di veder realizzato) in un fantasioso, per quanto disperato, finale nel mettersi seduto su una poltrona fluorescente e ammirare il variopinto mondo che lo circonda, senza comprenderne la dilagante falsità e l’orribile messinscena costruita solamente ai fini dell’audience e del successo per persone che non lo meritano neanche lontanamente. E finalmente era anche ora che qualcuno levasse una voce contro le assurdità de "Il Grande Fratello": il mondo dei reality shows viene letteralmente destrutturato e riportato di fronte alle sue originali contraddizioni, che ne smascherano a viso aperto le deprecabili magagne da pretese dittatoriali (parlando in termini di omologazione, s’intende) sulle quali ha edificato fin dal principio il suo motivo di esistere. Questo magnifico esempio di paradiso ineluttabilmente infelice e fittizio fa proprie anche le lezioni di due straordinari autori letterari, comunque molto lontani e diversi fra loro, ossia Luigi Pirandello e George Orwell, i quali han saputo per primi cogliere i mutamenti di una società che già alla loro epoca si avviava verso un villaggio globale dalla crescente generalizzazione che desidererebbe eliminare ogni sorta di distinzione sociale, economica, culturale e politica pur di ricondurre tutto il mondo sotto un’unica, deplorevole insegna.
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enzo70
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giovedì 20 agosto 2015
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un intelligente film sopra le righe
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Garrone torna sulla realtà napoletana, ma questa volta lo fa in maniera intelligente, abbandonando le mezze verità del troppo idolatrato Saviano. Luciano è un pescivendolo, uomo comune, uomo dabbene, con una bella famiglia ed una vita semplice. Ma il miraggio di partecipare al grande fratello gli fa perdere di vista i suoi valori che si deteriorerà in una folle spirale. Un film che denuncia le false illusione della televisione e del successo facile e, come detto, lo fa in maniera intelligente, partendo dalla facile presa che questo tipo di format hanno sulla fascia meno attrezzata culturalmente della popolazione. I dialoghi tra i familiari di Luciano sono la sintesi del modo popolare di vedere fenomeni commerciali come rimedi alla povertà, le contraddizioni del disagio emergono con forza in questo bel film del regista romano.
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Garrone torna sulla realtà napoletana, ma questa volta lo fa in maniera intelligente, abbandonando le mezze verità del troppo idolatrato Saviano. Luciano è un pescivendolo, uomo comune, uomo dabbene, con una bella famiglia ed una vita semplice. Ma il miraggio di partecipare al grande fratello gli fa perdere di vista i suoi valori che si deteriorerà in una folle spirale. Un film che denuncia le false illusione della televisione e del successo facile e, come detto, lo fa in maniera intelligente, partendo dalla facile presa che questo tipo di format hanno sulla fascia meno attrezzata culturalmente della popolazione. I dialoghi tra i familiari di Luciano sono la sintesi del modo popolare di vedere fenomeni commerciali come rimedi alla povertà, le contraddizioni del disagio emergono con forza in questo bel film del regista romano. Anche perché anche la solidità della famiglia di Luciano non basta a impedire che il promesso attore faccia della sua vita un falò, senza tenere in minima considerazione anche le giuste indicazioni della moglie. Buone idee, geniale quella della truffa del robottello, un sistema per campare, per un popolo che da sempre si deve arrangiare. Finalmente Garrone fa pace con Napoli.
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fabio1957
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venerdì 26 giugno 2015
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realistico
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Garrone ci regala un'altra chicca di genialità cinematografica.L'avvento dei reality, come Il grande fratello e non solo, ha cambiato,in peggio il modo di guardare la televisione.Qualche anno fa sarebbe stato impensabile immaginare un programma ,dove un gruppo di persone che non si conoscono vengono tenute insieme in una "casa" sotto l'occhio fisso delle telecamere h24, senza che succeda praticamente niente,se non qualche scazzo,qualche lazzo, un pò di amena conversazione,furiosi litigi e strambe confessioni.Ma dopo questa esperienzai i protagonisti diventano tutti divi, anche e soprattutto se non sanno fare niente.
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Garrone ci regala un'altra chicca di genialità cinematografica.L'avvento dei reality, come Il grande fratello e non solo, ha cambiato,in peggio il modo di guardare la televisione.Qualche anno fa sarebbe stato impensabile immaginare un programma ,dove un gruppo di persone che non si conoscono vengono tenute insieme in una "casa" sotto l'occhio fisso delle telecamere h24, senza che succeda praticamente niente,se non qualche scazzo,qualche lazzo, un pò di amena conversazione,furiosi litigi e strambe confessioni.Ma dopo questa esperienzai i protagonisti diventano tutti divi, anche e soprattutto se non sanno fare niente.La chiamerei l'abberrazione della tv e il lavoro del regista è questo,dimostrare come questa televisione ottenebri le coscienze,crea falsi miti,fa perdere di vista i veri valori della vita.l'interpretazione di Arena è strepitosa ma Loredana Simioli non è da meno.
Ancora una volta Garrone ha fatto centro
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luigiuzza
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giovedì 19 febbraio 2015
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l'ossessione dell'apparire
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Unpo dei più bei film italiani degli ultimi anni, insieme a "Le Quattro Volte" e a "L'Ultimo Pastore". Conisgliato!
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onufrio
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venerdì 28 novembre 2014
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un personaggio in cerca d'autore
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Luciano è un uomo qualunque, è sposato, ha tre figli, possiede una pescheria e per arrotondare si dedica ad una vendita non proprio legale di robottini domestici. Attratto dal varietà e dallo spettacolo in generale, Luciano, spinto più che altro dai familiari, si ritrova a fare il provino per il Grande Fratello, il primo provino è positivo, tanto che verrà chiamato per il secondo provino in quel di Roma e da quel momento in poi la vita del nostro protagonista cambia... Film grottesco, a tratti felliniano. Cosa si farebbe pur di avere quei 15 minuti di notorietà..
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giorpost
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venerdì 21 novembre 2014
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non reality show ma dissociazione dalla reality
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Luciano è un pescivendolo napoletano con moglie, 3 figli piccoli e familiari a carico. Campa anche di espedienti, essendo l’ esecutore di piccole truffe ai danni di un’ azienda che produce robot da cucina, “attività” che svolge insieme al fidato Michele. Il suo carattere istrionico gli vale la nomea di pagliaccetto di quartiere, caratteristica che lo spinge anche a travestirsi da drag queen ai matrimoni. Proprio durante un ricevimento incontra la guest star Enzo, appena uscito dal reality show del Grande Fratello, pressandolo in ogni modo per carpire le modalità di avvicinamento a quel mondo dello spettacolo che tanto lo affascina. Dopo alcuni giorni, in un noto centro commerciale dell’ area vesuviana, iniziano i casting per la nuova edizione del medesimo programma e Luciano, su pressione dei 3 figlioletti, raggiunge la famiglia sul luogo quando oramai i provini sono ampiamente terminati.
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Luciano è un pescivendolo napoletano con moglie, 3 figli piccoli e familiari a carico. Campa anche di espedienti, essendo l’ esecutore di piccole truffe ai danni di un’ azienda che produce robot da cucina, “attività” che svolge insieme al fidato Michele. Il suo carattere istrionico gli vale la nomea di pagliaccetto di quartiere, caratteristica che lo spinge anche a travestirsi da drag queen ai matrimoni. Proprio durante un ricevimento incontra la guest star Enzo, appena uscito dal reality show del Grande Fratello, pressandolo in ogni modo per carpire le modalità di avvicinamento a quel mondo dello spettacolo che tanto lo affascina. Dopo alcuni giorni, in un noto centro commerciale dell’ area vesuviana, iniziano i casting per la nuova edizione del medesimo programma e Luciano, su pressione dei 3 figlioletti, raggiunge la famiglia sul luogo quando oramai i provini sono ampiamente terminati. Marcando stretto proprio Enzo (lì presente come promoter), riesce a farsi provinare fuori orario. Uscito dalla struttura, inizia per lui una lenta ma inesorabile escalation che lo porterà ad entrare in un convulso vortice di illusioni che provocheranno anche scelte avventate che cambieranno (in peggio?) la sua vita. A fare la propria parte in questo decadimento psichico ci penserà altresì, se non soprattutto, l’ organizzazione stessa del famoso programma televisivo, in quanto direttamente responsabile di quell’ attivazione della molla inarrestabile fatta di speranze e sogni. Luciano viene infatti convocato a Cinecittà per tenere ulteriori colloqui in quanto ha superato la prima prova (non si sa bene basata su cosa) ed ora viene addirittura intervistato dallo psicologo della trasmissione, circostanza che fa capire molto sui criteri di scelta dei personaggi da far entrare nella famigerata casa, quella vera (o meglio, quella della trasmissione reale, va bè ci siamo capiti…). Tornato da Roma Luciano ha ormai raggiunto la consapevolezza di essere entrato a far parte di quel cerchio magico dal quale solo chi è fesso ne esce, tra guadagni facili realizzati con le repentine ospitate in discoteche, matrimoni e talk show, pubblicizzando un gommista di periferia o lanciando un profumo col proprio nome. Queste “certezze” inducono Luciano nientemeno che a vendere la propria attività, frettoloso di lasciarsi alle spalle una mediocrità fino a quel momento cavalcata senza indugi. La moglie Maria inizia ad avere sentore che qualcosa si è inceppato nel meccanismo cerebrale e cognitivo del coniuge, una situazione che peggiora quando l’ edizione del GF inizia senza la sua chiamata, portandolo in uno stato depressivo aggravato da una dissociazione dalla realtà (da cui, forse, la vera intenzione del titolo) che lo spinge anche a regalare tutti i suoi averi materiali ad un gruppo di senzatetto, con il solo scopo di compiacere “quelli della televisione”.
Straordinario interprete di questo personaggio a metà strada tra una macchietta Eduardiana ed un clown circense in pensione, è un certo sig. Arena, galeotto formatosi artisticamente proprio nelle patrie galere. Nulla di strano, il Cinema spesso offre una seconda possibilità; ciò che colpisce è la perfetta sincronia tra l’ attore esordiente, calatosi nel personaggio in modo quasi ossessivo, ed il resto del cast formato invece da caratteristi più o meno noti nella sfera artistica partenopea.
Matteo Garrone mette in scena una farsa di tipo teatrale facendo azionare, nello spettatore, quel meccanismo di compassione nei confronti di un uomo devastato dai suoi stessi sogni. Ambientare tale opera in un quartiere popolare di Napoli è stato non solo lungimirante (dove sarebbe riuscita meglio?) ma quasi obbligante volendo, il regista romano, trattare di un argomento importante come quello dell’ arte dell’ illusione che la TV e lo spettacolo sanno provocare nell’ uomo medio, allorquando dietro c’ è una macchina da soldi molto ben oleata.
Fotografia bellissima, alcune sequenze risultano efficacemente e volutamente imbarazzanti, buono il cast, buoni i dialoghi per i quali, mai come in questo caso, risultano davvero superflui i sottotitoli (peraltro inseriti inspiegabilmente solo in alcuni passaggi).
La discesa nell’ oblio dell’ irrealtà e delle insicurezze di Luciano è sublimemente raccontata in quella sequenza finale nella quale il protagonista prima si intrufola nella casa tanto desiderata (realtà o sogno?), finendo poi con lo sdraiarsi su di un lettino illuminato nel giardino, parabola del successo che, in un modo o nell’ altro, egli crede di aver raggiunto.
Voto: 8
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