rongiu
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venerdì 26 febbraio 2016
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Sommario
La storia del cinema internazionale raccontata dal pluripremiato regista Mark Cousins. L’intera serie concede una visita guidata dei più grandi film mai realizzati; un racconto epico che inizia nei “nikelodeon” e termina nell’era digitale, globalizzata e multimiliardaria.
Episodio 1
Mark Cousins racconta la storia del cinema. In questo episodio: la nascita dei film, attraverso le affascinanti storie della loro creazione e delle prime stelle del cinema.
Episodio 2
Mark Cousins e i ruggenti anni Venti, in cui Hollywood è diventata una scintillante industria dello spettacolo con star del calibro di Charlie Chaplin e Buster Keaton.
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Sommario
La storia del cinema internazionale raccontata dal pluripremiato regista Mark Cousins. L’intera serie concede una visita guidata dei più grandi film mai realizzati; un racconto epico che inizia nei “nikelodeon” e termina nell’era digitale, globalizzata e multimiliardaria.
Episodio 1
Mark Cousins racconta la storia del cinema. In questo episodio: la nascita dei film, attraverso le affascinanti storie della loro creazione e delle prime stelle del cinema.
Episodio 2
Mark Cousins e i ruggenti anni Venti, in cui Hollywood è diventata una scintillante industria dello spettacolo con star del calibro di Charlie Chaplin e Buster Keaton.
Episodio 3
Il 1920 ed il periodo d'oro per il cinema mondiale. Questo episodio ci porta a Parigi, Berlino, Mosca, Shanghai e Tokyo per esplorare i luoghi verso cui i cineasti stavano spingendo i confini.
Episodio 4
L'arrivo del suono nel 1930 e la sua influenza per il cinema. Questo episodio rivisita la nascita di commedie demenziali, immagini di gangster, film horror, western e musical.
Episodio 5
Il trauma della guerra ha rende il cinema più audace. Questo episodio inizia in Italia e prosegue ad Hollywood, da Orson Welles a l'oscuramento del film americano ed il dramma del maccartismo.
Episodio 6
La storie di sesso e melodramma nel cinema degli anni ’50; da James Dean, Fronte del porto e di altri film sentimentali e melodrammatici ai film pieni di path d'Egitto, India, Cina, Messico, Gran Bretagna e Giappone.
Episodio 7
La storia esplosiva del cinema alla fine degli anni '50 e '60, da Federico Fellini, Ingmar Bergman e Pier Paolo Pasolini ai registi francesi la cui onda nuova ha invaso l’intera Europa.
Episodio 8
La storia degli abbaglianti anni ’60 nel cinema di tutto il mondo. Easy Rider e 2001: Odissea nello spazio dà inizio ad una nuova era del cinema americano.
Episodio 9
La straordinaria storia dell’evoluzione del cinema americano alla fine degli anni '60 e '70, da Il laureato a Taxi Driver e Chinatown, e la nascita del Black American cinema.
Episodio 10
La storia dei film che hanno cercato di cambiare il mondo negli anni '70, da Wim Wenders in Germania a Ken Loach in Gran Bretagna, e le grandi ed audaci domande che si pongono in Africa e Sud America.
Episodio 11
Questo episodio rivela l'innovazione dietro blockbuster Star Wars, Jaws e L'esorcista, e raggiunge l’India per parlare di Bollywood con la star del cinema più famosa del mondo, Amitabh Bachchan.
Episodio 12
Questo episodio esplora gli anni ‘80: con Ronald Reagan alla Casa Bianca e Margaret Thatcher a Downing Street, è stato un decennio di protesta nei film di tutto il mondo.
Episodio 13
Pochi videro questo evento profilarsi all’orizzonte: il cinema è entra in un periodo d'oro negli anni '90; dall'Iran all’horror giapponese, Francese e Messicano. Il progetto incontra Abbas Kiarostami, Shinji Tsukamoto e Claire Denis.
Episodio 14
La storia dei brillanti, appariscenti, giocosi film nel mondo di lingua inglese negli anni '90, da Tarantino ai fratelli Coen, Baz Luhrmann e la rivoluzione cinematografica digitale.
Episodio 15
L'episodio finale della serie esamina come i film sono diventati più seri dopo il l’11 settembre, l'ascesa di film rumeni, i film di David Lynch, e le interviste al regista russo Aleksandr Sokurov.
1825
Canto bacchico
Perché è cessata la voce della gioia?
Orsù, intonate di Bacco i canti!
Viva le leggiadre baccanti
E le mogli che ci hanno amato!
Il bicchiere orsù colmate!
Nel fondo risonante
Nel vino inebriante
I cari anelli gettate!
I calici alziamo ed accostiamo!
Viva le muse, alla ragione brindiamo!
Tu, sacro sole, risplendi!
Come questa lampada impallidisce
Davanti all’alba che sorge,
Così la falsa saggezza marcisce
Davanti al sole immortale della mente.
Viva il sole, finisca la notte finalmente!
Puškin
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giovedì 25 febbraio 2016
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... con la parola accendi il cuore della gente".
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Prodotto da Hopscotch Films e scritto e diretto da Mark Cousins, The Story of Film è la storia in 15 episodi del cinema internazionale raccontata attraverso le varie tappe dell’innovazione cinematografica. Frutto di cinque anni di lavoro, The Story of Film abbraccia 6 continenti e 12 decenni. Tratto dal libro omonimo di Cousins, illustra come i cineasti siano influenzati sia dagli eventi storici del loro tempo sia gli uni dagli altri. Il film visita i luoghi chiave della storia del cinema – da Hollywood a Mumbai, dalla Londra di Hitchcock al villaggio indiano in cui fu girato Pather Panchali di Satyajit Ray – e propone interviste con registi e attori leggendari tra cui Stanley Donen, Kyoko Kagawa, Gus van Sant, Lars Von Trier, Claire Denis, Bernardo Bertolucci, Robert Towne, Jane Campion e Claudia Cardinale.
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Prodotto da Hopscotch Films e scritto e diretto da Mark Cousins, The Story of Film è la storia in 15 episodi del cinema internazionale raccontata attraverso le varie tappe dell’innovazione cinematografica. Frutto di cinque anni di lavoro, The Story of Film abbraccia 6 continenti e 12 decenni. Tratto dal libro omonimo di Cousins, illustra come i cineasti siano influenzati sia dagli eventi storici del loro tempo sia gli uni dagli altri. Il film visita i luoghi chiave della storia del cinema – da Hollywood a Mumbai, dalla Londra di Hitchcock al villaggio indiano in cui fu girato Pather Panchali di Satyajit Ray – e propone interviste con registi e attori leggendari tra cui Stanley Donen, Kyoko Kagawa, Gus van Sant, Lars Von Trier, Claire Denis, Bernardo Bertolucci, Robert Towne, Jane Campion e Claudia Cardinale.
Dice Mark Cousins:
“Il cinema è sempre stato la mia vita. Ha reso migliore la mia vita. Vorrei potermi sdebitare in qualche modo. Quando ero un bambinetto impaurito, nella Belfast in guerra degli anni settanta, il cinema era il mio rifugio. Mi calmava, mi portava in posti lontani, mi mostrava la rabbia e la virtù. Mi faceva cantare e ballare dentro. Mi entusiasmava con la forma. Mi faceva sentire vivo in un momento e in un luogo in cui di queste cose non c’era quasi traccia. Gli sarò sempre grato per questo, e in segno di riconoscenza ho cercato di realizzare il primo documentario che racconta la storia dell’innovazione nel cinema”. Nel 2010 More4 ha anche prodotto un altro documentario di Cousins, The First Movie, accolto con grande favore dalla critica internazionale. The Story of Film è stato presentato in prima assoluta al Toronto Film Festival prima di essere trasmesso su More4.
The Story of Film: An Odyssey
di Mark Cousins
Nel 2001 ho scritto un articolo per l’edizione domenicale del giornale inglese The Independent, in cui sostenevo che qualcuno avrebbe dovuto scrivere una storia del cinema come quella di Gombrich per l’arte: un libro senza troppi tecnicismi, destinato al grande pubblico e soprattutto ai giovani, e incentrato
sull’innovazione. Poi, sono partito dalla Scozia alla guida del mio caravan, e sono arrivato fino in India. Durante il viaggio, c’è stato l’11 settembre, ho trascorso un periodo in Iran e in Kurdistan, e la mia vita si è spostata a oriente.
Quando sono tornato – magro, biondo, cambiato per sempre – ho trovato una lettera ad aspettarmi: mi chiedeva di scrivere il libro che avevo proposto. E così ho fatto. Ci ho messo undici mesi. Mi sono chiuso in camera e mi sono messo a scrivere. Mi sono anche fatto crescere le basette. Il libro The Story of Film è stato pubblicato (cosa che ha sorpreso anche me) e poi è stato tradotto. L’ho visto nelle librerie di Pechino, Città del Messico, Los Angeles e Tokyo, e mi sono fatto degli autoscatti di me accanto all’edizione tradotta. Il libro se ne andava a zonzo per il mondo.
Poi, nel 2005 il mio produttore, John Archer, mi ha proposto di girare un documentario tratto dal libro. Io l’ho preso per matto: un film del genere doveva durare minimo tre ore! Ancora non sapevo niente… Il programma europeo MEDIA Mundus e Scottish Screen ci hanno dato un po’ di soldi per sviluppare il progetto. Con quei soldi, siamo andati al Cairo, dove abbiamo fatto le riprese da soli, riducendo i costi all’osso. Poi, lo UK Film Council ci ha dato un altro po’ di soldi e abbiamo fatto altre riprese, sempre allo stesso modo, in Giappone, India, Cina e Hong Kong.
Dopodiché, il canale televisivo inglese More4 ci ha dato un finanziamento ancora più sostanzioso e all’improvviso quello che era solo un progetto di film ha cominciato a concretizzarsi: eravamo entrati in lavorazione. Stavamo girando una storia del cinema. Il film andava prendendo forma e sapevo già quello che sarebbe diventato: un documentario appassionato, alimentato dalla passione per i viaggi. Non inserivo fotografie o grafici, e neanche molte interviste. Giravo all’alba e al crepuscolo, utilizzando parecchio la voce fuori campo, per creare un po’ un effetto lampada magica. Eravamo attirati dai luoghi in cui erano stati girati i grandi film: Kolkata in India, per il regista Satyajit Ray; gli stabilimenti Toho a Tokyo, dove girava Kurosawa; l’Accademia del Cinema di Pechino, per i grandi film degli anni ottanta; i vecchi studios di Los Angeles; il canale di Parigi che fece da sfondo a tanti bei film realisti e poetici degli anni trenta.
Ben presto ci siamo resi conto che il film sarebbe stato ben più lungo di tre ore. Sei ore sembrava una durata più verosimile, che poi sono diventate otto, dodici e infine quindici. E abbiamo affrettato il passo, mettendoci a correre da una città all’altra, da un paesaggio all’altro. Via via che la portata del progetto aumentava, anche la vita sembrava allungarsi da 25 inquadrature al secondo, prima a 50 e poi a 100. The Story of Film contiene circa mille spezzoni di film. Per sceglierli abbiamo dovuto guardare ognuno dei film da cui sono tratti, filmare un luogo o una persona per spiegare la rilevanza di quella scena, e poi scrivere la sceneggiatura in modo da inserire ogni clip in un contesto. Dopodiché abbiamo montato e rimontato tutto, trovato il formato giusto, realizzato i sottotitoli, registrato la voce fuori campo e missato il sonoro. A occhio e croce, fanno 20 ore di lavoro per ogni clip, cioè 20.000 solo per editarle tutte. Cioè, 375 settimane – o più di sette anni di lavoro. Intanto, cominciavo a notare anche altre cose: per esempio, i miei capelli stavano diventando grigi. Siccome giravo il mondo, anziché starmene seduto a scrivere in camera mia, all’inizio girare il film mi era sembrata un’impresa molto più ardua del libro. Per esempio, abbiamo girato con una minigru per riprendere la scritta di Hollywood al tramonto e la Grande Muraglia in Cina. E invece di scrivere di come Stanley Donen aveva diretto Cantando sotto la pioggia e Bernardo Bertolucci la sua doppietta del 1970, Il conformista e La strategia del ragno, sono andato direttamente a parlare con Donen e Bertolucci. Tutto questo è ben più faticoso che scrivere.
Eppure, in un certo senso, girare The Story of Film in 6 anni e attraversando 4 continenti mi è sembrato un lavoro più leggero. O forse dovrei dire un lavoro più intimo e personale. Parlare con Baz Luhrmann della scena dell’acquario in Romeo + Giulietta di William Shakespeare, e poi montare la sua voce sulla sequenza dell’acquario è qualcosa di molto più intimo e vicino al film, che non limitarsi a scrivere di quella scena. Ho avuto quasi l’impressione di “toccare” quei film. E che altro è emerso mentre giravamo e montavamo il film? Ho cominciato ad accorgermi che il cinema è un mezzo che esalta l’esuberanza e la tristezza (o forse ero io, più semplicemente, che mi sentivo esuberante e triste?). E mi sono accorto che ovunque andassi nel mondo – Los Angeles, Parigi, Mosca, Dakar, Edinburgo, Senegal, Teheran, Londra, Tokyo – ci trovavo il cinema, ad accogliermi con la sua magia. The Story of Film è stato un’odissea, per me. Avevo una trentina d’anni quando ho cominciato a lavorarci, e oggi ne ho 46. Mi ha portato in Burkina Faso e sulla tomba di Yasujiro Ozu, o per le strade di Kolkata all’alba.
Non dimenticherò mai la lingua tagliente di Stanley Donen e la bellezza di Sharmila Tagore; Jane Campion che racconta la scena dell’attacco di panico in Un angelo alla mia tavola; e il grande regista Youssef Chahine che, al Cairo, preannuncia la caduta di Mubarak con cinque anni di anticipo. Ma c’è una cosa che più di altre riassume il senso di questa odissea: siamo stati nell’appartamento di Ėjzenštejn a Mosca e abbiamo parlato con l’autorevole custode della sua memoria, Naum Kleiman. Davanti a un vassoio di tè e biscotti, ho chiesto a Kleiman di spiegarmi qualcosa che non avevo mai capito bene, il concetto di “natura non indifferente” di Ėjzenštejn. Kleiman mi ha parlato di una poesia di Puškin, che racconta la sepoltura di un bambino a cui la natura resta indifferente. Ėjzenštejn riprese questa poesia e, osando andare contro una figura leggendaria come Puškin, sostenne che la natura “non è indifferente” quando un cineasta la riprende: la macchina da presa coglie quello che il regista prova per ciò che ha di fronte. L’inquadratura è un tramite, riflette quello che il regista è, la sua curiosità, le sue emozioni. Noi speriamo che The Story of Film rappresenti tutto questo; che possiate vederci stampate le nostre impronte; che sia all’altezza del soggetto che tratta. Insomma, che sia “non indifferente”.
(1825)
Il profeta
In un cupo deserto io vagavo
Dalla sete dello spirito oppresso,
Ed ecco un serafino con sei ali
Mi apparve ad un tratto da presso.
Lieve come un sogno si avvicinò
E gli occhi stanchi mi sfiorò.
Si aprirono le profetiche pupille
Come alle aquile impaurite.
Poi toccò le mie orecchie,
E di suoni esse furono empite:
E vidi in alto degli angeli il volo
E udii il cielo che fremeva,
E scorsi il moto delle serpi marine
E il vinco delle valli che cresceva.
Poi si accostò alla mia bocca,
Strappò la mia lingua veemente,
Ma frivola, vuota e maligna,
E l’aculeo del saggio serpente
Nella mia bocca agghiacciata
Ficcò con la destra sanguigna.
Poi il petto mi aprì con la spada,
Ne tolse il mio cuore tremante,
E nel petto aperto egli depose
Un carbone ardente e fiammante.
Come salma nel deserto giacevo,
Ma la voce divina intendevo:
«Alzati, guarda e ascolta, o profeta,
Fa’ ciò che ho scritto nella mente,
Percorri terre e mari senza tregua,
Con la parola accendi il cuore della gente».
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no_data
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sabato 12 settembre 2015
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imperdibile
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Una storia del cinema assolutamente imperdibile per la prima volta attenta a spostare il baricentro dall'America al Mondo e dagli uomini alle donne. A tratti romantica, mai ideologica girata con amore e persino con pathos è una magnifica introduzione alla Settima Arte
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filippo catani
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giovedì 3 ottobre 2013
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un'ottima storia del cinema
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Cousins realizza quello che senza ombra di dubbio possiamo definire un ottimo documentario sulla storia del cinema. Il filo conduttore di questo lunghissimo lavoro è l'innovazione cioè ciò che i registi di ogni parte del mondo hanno apportato alle loro pellicole in più rispetto agli anni precedenti. Il lavoro si divide per periodi cinematografici che finiscono inevitabilmente con il coincidere con diversi archi temporali. Quello che impreziosisce ulteriormente questo lavoro è lo sguardo mondiale che l'anima in quanto facciamo la conoscenza di film e registi di ogni continente. Sicuramente resterà deluso chi si dovesse aspettare una sorta di classifica dei film più belli di ogni epoca in quanto questo non è affatto l'intento che si pone il regista che mira invece a farci conoscere le innovazioni e anche registi, attori e sceneggiatori attraverso ottime interviste alternate a spezzoni di film.
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Cousins realizza quello che senza ombra di dubbio possiamo definire un ottimo documentario sulla storia del cinema. Il filo conduttore di questo lunghissimo lavoro è l'innovazione cioè ciò che i registi di ogni parte del mondo hanno apportato alle loro pellicole in più rispetto agli anni precedenti. Il lavoro si divide per periodi cinematografici che finiscono inevitabilmente con il coincidere con diversi archi temporali. Quello che impreziosisce ulteriormente questo lavoro è lo sguardo mondiale che l'anima in quanto facciamo la conoscenza di film e registi di ogni continente. Sicuramente resterà deluso chi si dovesse aspettare una sorta di classifica dei film più belli di ogni epoca in quanto questo non è affatto l'intento che si pone il regista che mira invece a farci conoscere le innovazioni e anche registi, attori e sceneggiatori attraverso ottime interviste alternate a spezzoni di film. Insomma una valida antologia per chi si vuole avvicinare alla storia del cinema.
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minnie
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sabato 13 ottobre 2012
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una piacevole enciclopedia
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Sono rimasta molto impressionata dalla visione di questo appassionante documentario, perché è un vero atto d'amore per il cinema; lo è per noi che ogni martedì prendiamo un pullman dal centro di Bari e andiamo nella vicina Santo Spirito, al Piccolo, sala d'essai, impiegando cinque ore del nostro prezioso tempo. E quante ore avrà impiegato Cousins nel visionare l'enorme materiale che ha selezionato? Non solo, nel realizzare, ciò che mi ha colpito di più, un film nel film; la Corazzata Potiomkin si fonda sulla celebre scena della carica dei fucilieri dello zar; la scalinata a Odessa è ancora lì e Cousins c'è stato, e la filma per noi.
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Sono rimasta molto impressionata dalla visione di questo appassionante documentario, perché è un vero atto d'amore per il cinema; lo è per noi che ogni martedì prendiamo un pullman dal centro di Bari e andiamo nella vicina Santo Spirito, al Piccolo, sala d'essai, impiegando cinque ore del nostro prezioso tempo. E quante ore avrà impiegato Cousins nel visionare l'enorme materiale che ha selezionato? Non solo, nel realizzare, ciò che mi ha colpito di più, un film nel film; la Corazzata Potiomkin si fonda sulla celebre scena della carica dei fucilieri dello zar; la scalinata a Odessa è ancora lì e Cousins c'è stato, e la filma per noi. Forse non tutti sanno che il venerato Hitch a Londra ha una statua tutta per lui in cui assume quell'aria da grande Buddha del cinema che gli compete; Cousins ce la fa vedere. Si va dal Giappone a Torino, dalla fredda e ispiratrice luce del Nord, Danimarca e Svezia, patrie di tanti registi, da Dreyer a Bergman, all'India e all'Africa, senza trascurare il Brasile...è uno di quei film che segnano un'epoca, come un serie che vidi in televisione, il miglior documentario di storia mai visto da me, Da Norimberga al Vietnam , realizzato non a caso dal figlio del celeberrimo regista Ophuls. Ciò premesso, ci sono giudizi un po' affrettati - come si fa a dire che Casablanca non sia un classico mentre i film del famoso regista giapponese sì (Ozu mi pare e comunque chi aveva mai intervistato un'attrice giapponese? Cousins l'ha fatto!)? e ci si sofferma un po' troppo sui fasti (nefasti) della Rifenstahl e del suo macabro committente; imbarazzante sentir dire che mussolini voleva portare ordine in Italia...no, come storico Cousins è un po' carente ma come cineamatore, i primi piani, l'evoluzione dal muto al sonoro, l'uso della macchina da presa, ecco come indicazione tecnica, è insuperabile, come pure è testimone appassionato dei luoghi che hanno fatto il cinema, a cominciare ovviamente da Hollywood ma senza disdegnare Bollywood. Un grande, grande film, che ci voleva: si mette qui in giusto risalto l'arte del narrare col cinema, perché nel cinema, come avverte Marc Cousins nel primo spezzone, a incipit del suo immenso lavoro, ci vogliono le idee. Cousins ne ha avuta una magari didascalica, ma che colma una lacuna. Bravo!
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