alex2044
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mercoledì 27 giugno 2012
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piacevole sorpresa
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Sorpresa , un bel film non un capolavoro ma un film ben interpretrato e ben diretto . La ricostruzione è accurata , i posti sono molto belli , l'atmosfera credibile. Entrato nel cinema con una certa titubanza , ne sono uscito soddisfatto e non solo per l'ottima aria condizionata. La sensazione che qualche critica di maniera abbia preso la mano di alcuni critici.
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lalli
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domenica 17 giugno 2012
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dimenticavo
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valerie_vla
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domenica 17 giugno 2012
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che film inutile!
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Non ho capito questo film cosa aggiunge e cosa toglie da tutto quello che si sa, giusto o sbagliato,di Marilyn Monroe.Forse creare doppioni(in questo caso la Williams, che ha studiato il personaggio e soprattutto la sua vocina:si vede e si sente)di Marilyn è una tentazione maschile irrefrenabile.Doppioni fisici perchè di psicologico questo film non dice niente..vale a dire Marilyn era un volto e un corpo prorompenti e ciò bastava e basta tutt'ora, a quanto pare.Il film registra caratteristiche note: i suoi ritardi sul set; le sue dipendenze anche farmacologiche; il suo accompagnarsi alla Strasberg; la gelosia delle altre attrici e il mancamento maschile a tale visione;la sua estrema fotogenia che bucava lo schermo; il marito intellettuale Miller che doveva fungere da protettore e che invece sembra non abbia altro desiderio che defilarsi(a parte spendere come ben gli gradava le fortune della star.
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Non ho capito questo film cosa aggiunge e cosa toglie da tutto quello che si sa, giusto o sbagliato,di Marilyn Monroe.Forse creare doppioni(in questo caso la Williams, che ha studiato il personaggio e soprattutto la sua vocina:si vede e si sente)di Marilyn è una tentazione maschile irrefrenabile.Doppioni fisici perchè di psicologico questo film non dice niente..vale a dire Marilyn era un volto e un corpo prorompenti e ciò bastava e basta tutt'ora, a quanto pare.Il film registra caratteristiche note: i suoi ritardi sul set; le sue dipendenze anche farmacologiche; il suo accompagnarsi alla Strasberg; la gelosia delle altre attrici e il mancamento maschile a tale visione;la sua estrema fotogenia che bucava lo schermo; il marito intellettuale Miller che doveva fungere da protettore e che invece sembra non abbia altro desiderio che defilarsi(a parte spendere come ben gli gradava le fortune della star...ma non viene detto). Un film COVER, completamente inutile e aggiungo falsamente indulgente verso la Marilyn:una donna piena di luce e zeppa di ombre.
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writer58
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giovedì 14 giugno 2012
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la principessa e il terzo assistente
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Il mito di Marilyn è descritto, con alcune rapide pennellate, in una recensione al film che ho trovato splendida(Osteriacinematografo, 2012):
"Una Marilyn bambina, capricciosa, incontentabile, talentuosa, fragilissima, divina, eterea, Marilyn che affascina e sconvolge chiunque le si avvicini troppo, Marilyn sola nella folla, schiva e diffidente, istintiva, tenera, Marilyn che tutti odiano e amano al tempo stesso, Marilyn schiava di farmaci che le avvelenano l’anima, Marilyn candida e autoironica, intrinsecamente sensuale, imprigionata in un personaggio che non può e non vuole lasciare, in un mito planetario di cui l’opinione pubblica si nutre senza ritegno [...]".
Quando Marilyn arriva a Londra per recitare a fianco del grande Laurence Olivier ha 30 anni ed è già la personificazione del mito: gli uomini la guardano attoniti a bocca aperta, i fan la assediano, le donne la scrutano con malcelata invidia.
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Il mito di Marilyn è descritto, con alcune rapide pennellate, in una recensione al film che ho trovato splendida(Osteriacinematografo, 2012):
"Una Marilyn bambina, capricciosa, incontentabile, talentuosa, fragilissima, divina, eterea, Marilyn che affascina e sconvolge chiunque le si avvicini troppo, Marilyn sola nella folla, schiva e diffidente, istintiva, tenera, Marilyn che tutti odiano e amano al tempo stesso, Marilyn schiava di farmaci che le avvelenano l’anima, Marilyn candida e autoironica, intrinsecamente sensuale, imprigionata in un personaggio che non può e non vuole lasciare, in un mito planetario di cui l’opinione pubblica si nutre senza ritegno [...]".
Quando Marilyn arriva a Londra per recitare a fianco del grande Laurence Olivier ha 30 anni ed è già la personificazione del mito: gli uomini la guardano attoniti a bocca aperta, i fan la assediano, le donne la scrutano con malcelata invidia. In realtà, nel film (ma sembra anche nella vita), Marilyn si rivela come un'attrice mediocre e frenata da troppe paure: dimentica le battute, ha un bisogno quasi patologico di attenzione e di amore, recupera la presenza scenica solo nel momento in cui fa emergere la sua fisicità, quando lascia parlare il suo corpo e il suo viso, quando incarna la figura della Donna così come è desiderata dall'immaginario maschile.I germi del percorso autodistruttivo che la porteranno alla morte nel giro di qualche anno sono già presenti e attivi.
Misurarsi con la figura di Marilyn è una sfida per qualunque attrice: Michelle Williams fornisce una buona prova, al di là della somiglianza imperfetta e della mancanza di sensualità intrinseca: è capace di modulare la sua recitazione proponendo un ritratto convincente del candore, della fragilità e dello splendore che hanno caratterizzato la diva. Durante le riprese del film "The Prince and the Showgirl" Marilyn si circonda di persone che fingono adorazione nei suoi confronti per scopi opportunistici, s'imbatte in un ragazzo alto e allampanato di 23 anni che svolge il ruolo di terzo assistente alla regia e che la guarda come se fosse la reincarnazione di Venere. Marilyn sente un bisogno istintivo di vicinanza nei confronti del giovane: lo chiama ripetutamente a casa sua, ne condivide il letto, si bagna nuda insieme a lui in un laghetto durante un'escursione. Colin Clark - così si chiama l'assistente- scriverà decenni dopo un libro che contiene un capitolo sulla sua settimana da favola con Marilyn. Il film riesce a rendere lo stupore quasi estatico che può provare un giovane (molto buona l'interpretazione di Eddie Redmayne) nel condividere momenti d'intimità con la donna più celebrata del pianeta.
"Marilyn" è un esercizio filmico molto curato, mi ha ricordato, come impianto scenico e come qualità della rappresentazione, "Il discorso del re". Buona la sceneggiatura e la scenografia che propone una ricostruzione convincente dell'Inghilterra degli anni '50. Il limite del film consiste nel misurarsi con un personaggio che ha assunto, soprattutto dopo la sua morte, caratteristiche mitiche e leggendarie. L'alone mitico costituisce un diaframma completamente aperto che rischia di proiettare una luce troppo intensa sulla vicenda narrata, rendendo meno visibili i chiaroscuri e favorendo, al di là delle intenzioni della regia, un approccio un po' agiografico alla vicenda.
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lalli
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giovedì 14 giugno 2012
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da vedere
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un bel film che mostra l'immensa fragilità di una delle donne+famose del mondo...ottima interpretazione della Williams, monoespressivo ma cmq abbastanza convincente Redmayne
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luana
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mercoledì 13 giugno 2012
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mi pare...
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Che la maggior parte dei commenti NON vertono sul film MA piuttosto sulla figura e biografia di Marilyn Monroe..così come la si immagina.E'incredibile, per me, vedere dal forum, come la Monroe sia ancora oggi rivisitata unicamente come mito.Anche questo film, piuttosto mediocre, ci mette del suo...per cui la Monroe sembra una figura uscita da un album di fiabe.Peccato che il senso critico manchi del tutto nel valutarlo per quello che è davvero: un gioco vuoto e falso tutto sommato.
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andremovie
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mercoledì 13 giugno 2012
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ritratto malinconico di una stella luminosa
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L'impatto che Marilyn Monroe ha avuto sul mondo del cinema (e non solo), è probabilmente da considerarsi senza eguali: fin da subito la macchina da presa l'ha amata, esaltandone fisicità e bellezza, permettendole così di diventare la donna più desiderata al mondo. Essere conquistati dai suoi movimenti, dai suoi sguardi e ammiccamenti è inevitabile, così come lo è provare uno velo di malinconia e tristezza pensando a tutta la sua fragilità. Interpretare una figura così complessa e tormentata, entrata prepotentemente nell'immaginario collettivo, è una sfida a dir poco proibitiva per chiunque. Considerate le difficoltà, Michelle Williams fa un lavoro splendido, riuscendo a trasporre quel profondo senso di inquietudine e solitudine che non ha mai abbandonato l'attrice.
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L'impatto che Marilyn Monroe ha avuto sul mondo del cinema (e non solo), è probabilmente da considerarsi senza eguali: fin da subito la macchina da presa l'ha amata, esaltandone fisicità e bellezza, permettendole così di diventare la donna più desiderata al mondo. Essere conquistati dai suoi movimenti, dai suoi sguardi e ammiccamenti è inevitabile, così come lo è provare uno velo di malinconia e tristezza pensando a tutta la sua fragilità. Interpretare una figura così complessa e tormentata, entrata prepotentemente nell'immaginario collettivo, è una sfida a dir poco proibitiva per chiunque. Considerate le difficoltà, Michelle Williams fa un lavoro splendido, riuscendo a trasporre quel profondo senso di inquietudine e solitudine che non ha mai abbandonato l'attrice. Le insicurezze e gli eccessi di Marilyn sul lavoro, accompagnano i problemi nella vita privata e fanno quasi tenerezza. È proprio questo l'elemento a cui il pubblico si affeziona di più, guardando la protagonista attraverso gli occhi del giovane Colin e innamorandosi di lei insieme a lui. Il mondo di Marilyn è un mondo in cui si mescolano ad alta velocità realtà e finzione, la cui instabilità entra in conflitto con la fermezza di un Sir Laurence Olivier (interpretato da un Kenneth Branagh autoironico e impeccabile) sempre più frustrato e infastidito dai continui ritardi della diva sul set del suo film "Il Principe e la ballerina".
Simon Curtis dirige un film piacevole, dolce, e malinconico allo stesso tempo, impreziosito da un cast eccellente, che per una sera riesce a far rivivere non tanto la Marilyn sexy e glamour, bensì la ragazza che porta una maschera che sembra più grande di lei, e che, nonostante questo, riesce comunque a brillare luminosa su tutto e tutti.
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babis
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martedì 12 giugno 2012
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la fragile diva
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Il film racconta la settimana trascorsa da Colin Clark, aiuto regista di Laurence Olivier nel film "Il principe e la ballerina", con Marilyn Monroe, durante la lavorazione del film. Certo, lui pensava di non cadere nella trappola degli sguardi, delle parole, del sentirsi importante per lei...ma alla fine soccombe. E lei, una insuperabile Michelle Williams nei panni della diva, riesce a stregarlo, a farlo capitolare, rivelando, al contempo, che il suo unico desiderio è quello di essere amata come Marylin, e non come Marylin Monroe. Una storia che nessuno conosceva, interpretata con grande maestria da tutti gli attori.
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alberto bagus
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martedì 12 giugno 2012
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uscendo mi sono detto: ho fatto bene a vederlo
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Inizia un po' in sordina con questi famosi attori così truccati da essere irriconoscibili, poi arriva lei ma si vede che non è lei. Tuttavia, per una strana magia, a poco a poco la differenza scompare e lei diventa davvero lei.
Sono uscito un po' frastornato, un po' sognante, forse un effetto esclusivo ai soli uomini che non possono che guardare MM come il Colin Clark nel film, con lo sguardo stupito e incantato da tanta femminilità. Quella femminilità ormai scomparsa che nulla ha a che vedere con la bellezza che molte altre hanno avuto, hanno e avranno.
Sono uscito e mi sono detto: ho fatto bene a venire a vederlo.
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francesca meneghetti
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lunedì 11 giugno 2012
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e se al risveglio il fiore fosse tra le tue mani?
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“Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita.” Citare Shakespeare, e più precisamente una battuta di Prospero nella Tempesta (atto IV, scena I) può sembrare fuori luogo in un film su Marilyn. Ma potemmo aggiungere un altro carico senza essere fuori tema, citando il poeta Coleridge What if you slept: “E se nel sonno tu sognassi? E se nel tuo sogno, salissi al cielo e lì cogliessi un mirabile fiore? E se al tuo risveglio, quel fiore fosse fra le tue mani?”.
Un ragazzo fortunato, Colin Clark, realmente vissuto, ebbe la fortuna di cogliere un fiore, che si chiamava Marilyn Monroe.
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“Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita.” Citare Shakespeare, e più precisamente una battuta di Prospero nella Tempesta (atto IV, scena I) può sembrare fuori luogo in un film su Marilyn. Ma potemmo aggiungere un altro carico senza essere fuori tema, citando il poeta Coleridge What if you slept: “E se nel sonno tu sognassi? E se nel tuo sogno, salissi al cielo e lì cogliessi un mirabile fiore? E se al tuo risveglio, quel fiore fosse fra le tue mani?”.
Un ragazzo fortunato, Colin Clark, realmente vissuto, ebbe la fortuna di cogliere un fiore, che si chiamava Marilyn Monroe. Attenzione: non alludiamo al significato sessuale della metafora. Perché se ciò accadde – e l’ipotesi appare remota – nel film di Simon Curtis non compare.
Colin era un cinefilo (di ottima famiglia). Adorava il cinema e i divi. Gli capitò l’occasione di avvicinare la mitica Marilyn durante le riprese di uno dei più sfortunati tra i suoi film (“Il principe addormentato” o “Il principe e la ballerina”). Fu, naturalmente, un coup de foudre. Ma se qualcuno immagina una storia banale di passione e di sesso, è destinato a rimanere deluso. Marilyn era fragile, vittima di ansia di prestazione e di scarsa stima di sé: aveva bisogno di essere riconosciuta e amata come bambina insicura, privata dei suoi affetti familiari più profondi. Colin era giovane e sognatore. Assolutamente disinteressato, perché non erano i soldi che gli mancavano. Si riconobbero nell’innocenza e nell’esaltazione dell’infatuazione romantica. E romantico, alla fine, è il film, che trasporta Marilyn lontano dagli scenari hollywoodiani, per collocarla nei verdi paesaggi inglesi, o tra castelli ed edifici monumentali pieni di storia.
L’interpretazione di Michelle Williams, chiamata ad una prova superlativa, è stata eccezionale: di Marilyn restituisce tutto il fascino, le forme, le movenze, le grazie. Ha le phisique du role perfetto per interpretarne gli abiti attillati, il seno e i fianchi prorompenti, gli accappatoi bianchi e le vestaglie di raso. Ma anche Eddie Redmayne, che si immagina bene nel teatro shakespeariano, non scherza per intensità di espressione.
La regia, del resto, gioca molto con i primi e primissimi piani, e si avvale dell’interpretazione di due grandi attori come Judi Dench e l’istrionico Kenneth Branagh. La bellissima Emma Watson, l’Hermione di Harry Potter, interpreta la parte di Lucy, ragazza da sogno, che però impallidisce di fronte al fulgore di Marilyn.
Ottima la fotografia.
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