ruspa machete
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venerdì 26 ottobre 2012
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siamo a un passo dal capolavoro
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Film malatissimo, con qualche elemento tarantiniano ma portato ancora più all'estremo. Veramente splendido e in grado di tenere lo spettatore in tensione dall'inizio alla fine. il finale è veramente cult.
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rollerball
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mercoledì 24 ottobre 2012
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una boiata pazzesca sceneggiatura terribile
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Premesso che sono un appassionato friutore di film&cinema e non amo il cinema spazzatura, William Friedkin cui ho visto in passato Il Braccio Violento della Legge ( datato ), Cruising, particolare e girato in gran parte in una magnifica New York notturna, Vivere e Morire a Los Angeles ( questo e' un bel film emozionante e Jade ( bellissimo, girato in economia con 4 dollari, budget limitato ma con attori straordinari quali Linda Fiorentino e Chazz Palminteri )
Jade non l'ha visto nessuno, giallo thriller migliore rispetto a Basic Istinct cui copia alcune scene e soggetto, film più amaro e triste , c'e' l'ho in VHS
Vedendo Killer Joe mi sono trovato veramente a disagio Una boiata pazzesca per dirla alla Fantozzi, peggio rispetto ad un altro colossale flop terribile di Friedkin, L'Affare del Secolo on Sigourney Weaver, Chevy Chase e Gregory Hines all'apice della loro carriera uscito in VHS
Killer Joe girato con un budget limitato, la trama si svolge all'80% all'interno di una casa di derelitti, ne soffre enormemente il plot teatrale, gli attori prendendoci la mano pensano di recitare Pirandello.
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Premesso che sono un appassionato friutore di film&cinema e non amo il cinema spazzatura, William Friedkin cui ho visto in passato Il Braccio Violento della Legge ( datato ), Cruising, particolare e girato in gran parte in una magnifica New York notturna, Vivere e Morire a Los Angeles ( questo e' un bel film emozionante e Jade ( bellissimo, girato in economia con 4 dollari, budget limitato ma con attori straordinari quali Linda Fiorentino e Chazz Palminteri )
Jade non l'ha visto nessuno, giallo thriller migliore rispetto a Basic Istinct cui copia alcune scene e soggetto, film più amaro e triste , c'e' l'ho in VHS
Vedendo Killer Joe mi sono trovato veramente a disagio Una boiata pazzesca per dirla alla Fantozzi, peggio rispetto ad un altro colossale flop terribile di Friedkin, L'Affare del Secolo on Sigourney Weaver, Chevy Chase e Gregory Hines all'apice della loro carriera uscito in VHS
Killer Joe girato con un budget limitato, la trama si svolge all'80% all'interno di una casa di derelitti, ne soffre enormemente il plot teatrale, gli attori prendendoci la mano pensano di recitare Pirandello...
Tra gli attori chi recita meglio e' il cane pittbull.
Su Matthew Mc.Conauhguey meglio stendere un pietoso velo, accostato ad alcuni a Tom Cruise di Collateral sembra in realtà una brutta copia di Arnold Schwarzenegger in Terminator solo che allora c'era James Cameron alla regia oppure di Nicholas Cage Lato A Lato B.
Gina Gershon sembra un manichino imbalsamato, non cmabia espressione dall'inizio alla fine, sara' anche per le iniezioni di botox.
Sceneggiatura con buchi terribili, più simile ad un fantascienza di serie Z.
Le chcche sono :
a) Thomas Hayden Church squattrinato senza un cent come fa a procurarsi una pistola ?
b) dove trova i 1.000 dollari per giocare ai cavalli, perderdo ?
c) ma la cosa terribile e' un'altra, come fa la sorella, vergine, a dichiarare di essere incinta se il film e' girato nell'arco temporale di 4 giorni ?
Misteri.
Per me Killer Joe e' uno dei film più terribili, noiosi, mai girati e distribuiti in Italia con una firma di un regista cult come William Friedkin.
Meglio vedersi o rivedersi La Casa dei Giochi o Homicide di david mamet, oppure del sottovalutato John Dahl REDROCKWEST , Kill Me Again ( sceneggiatura simile ), L'ultima Seduzione ( sempre con Linda Fiorentino ), o l'introvabile Specchio della Memorai con la Fiorentino e Ray Liotta.
Una spanna sopra Cassandra's Dream di Woody Allen e Fargo dei Coen. Ma qui le sceneggiature c'erano, in Killer Joe fa acqua da tutte le parti.
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sorella luna
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martedì 23 ottobre 2012
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superbo!
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Un film visto mille volte e mai visto... Questo è fare cinema!
Superbo. Commovente, come solo un film d'autore può essere.
Non si piange. Non si ride. Non si inorridisce.
Tutto è già accaduto come in una poesia di Borges.
Un movimento di macchina è commovente se si conosce il linguaggio.
Film da vietare ai minori, non solo anagraficamente.
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astromelia
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domenica 21 ottobre 2012
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se sei stupido non sei intelligente
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almeno due pecche nel film; dove trova il ragazzo i soldi per la pistola?come fa rex l'amante ad avere il portafoglio con le foto degli attributi? ma se si spulcia il film è inconcludente nella sceneggiatura pure la scena finale del massacro ,i personaggi diventano intelligenti dopo essere stati stupidi e viceversa,non ha un senso logico,si deduce che oltre alla follia collettiva il poliziotto è uno schizofrenico rimasto bambino.evviva il corpo della categoria che da questi film ne esce sempre più apprezzato!!!!! in tito il film manca di credibilità.
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lunetta
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domenica 21 ottobre 2012
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la famiglia
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Lo chiamo la famiglia, anche se poco assomiglia allo stile di Ettore Scola. Ma questo è anche un ritratto di una "famiglia" americana. Non il ritratto tipico, certo, ma quì lo spettatore entra a forza in una casa prefabbricata di un quartiere periferico di una città del Texas, con un figlio che campa di espedienti, rubacchia, spaccia, scommette, e non è abbastanza furbo da sottrarsi alla vendetta dei creditori, un padre sempliciotto, tradito e abbandonato dalla prima moglie, tradito e non abbandonato dalla seconda, una sorella piccola che vive in un suo modo, quasi uscita da una favola dark, una madre che da morta vale 50000 dolleri di assicurazione,e killer Joe, un polizziotto che per arrotondare fa il killer.
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Lo chiamo la famiglia, anche se poco assomiglia allo stile di Ettore Scola. Ma questo è anche un ritratto di una "famiglia" americana. Non il ritratto tipico, certo, ma quì lo spettatore entra a forza in una casa prefabbricata di un quartiere periferico di una città del Texas, con un figlio che campa di espedienti, rubacchia, spaccia, scommette, e non è abbastanza furbo da sottrarsi alla vendetta dei creditori, un padre sempliciotto, tradito e abbandonato dalla prima moglie, tradito e non abbandonato dalla seconda, una sorella piccola che vive in un suo modo, quasi uscita da una favola dark, una madre che da morta vale 50000 dolleri di assicurazione,e killer Joe, un polizziotto che per arrotondare fa il killer.
Il polizziotto è il gioiello del film, bello, statuario, ti illude di essere quasi buono, ma la ragazza lo sa, i suoi occhi fanno paura. Vestito da killer tipico, ti strappa un sorriso, ma la sua crudezza, il suo cinico punto di vista morale ti spiazza. Uccide, picchia, violenta, umilia senza pietà, ma crede nella famiglia, in quella famiglia dove è entrato come dipendente e che poi ha in pugno. Lo stile del film ricorda un pò Tarantino, ma forse più ancora Cohen,; la crudezza del film viene attenuata dall'humor di alcune situazioni e dai personaggi, così variegati ben descritti e ben recitati.
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killbillvol2
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giovedì 18 ottobre 2012
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killer joe
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Un ragazzo con problemi finanziari decide insieme al padre di ingaggiare Killer Joe, detective della polizia che uccide a pagamento, per uccidere la madre che ha un' assicurazione sulla vita di 50 mila dollari. Naturalmente non andrà tutto come previsto. Tratto dalla pièce di Tracy Letts, ne mantiene l'impronta più che teatrale, aggiungendo violenze che sul palcoscenico non potevano essere riprodotte: la maggior parte del film in ambienti chiusi, pieno di dialoghi. Si ha l'impressione che voglia essere un aggiornamento dello stile tarantiniano, ma rimane troppo ancorato alla sua serietà narrativa. Non è un brutto film, grazie alla regia del veterano Friedkin e all'interpretazione di McConaughey, freddo, calcolatore e violento.
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Un ragazzo con problemi finanziari decide insieme al padre di ingaggiare Killer Joe, detective della polizia che uccide a pagamento, per uccidere la madre che ha un' assicurazione sulla vita di 50 mila dollari. Naturalmente non andrà tutto come previsto. Tratto dalla pièce di Tracy Letts, ne mantiene l'impronta più che teatrale, aggiungendo violenze che sul palcoscenico non potevano essere riprodotte: la maggior parte del film in ambienti chiusi, pieno di dialoghi. Si ha l'impressione che voglia essere un aggiornamento dello stile tarantiniano, ma rimane troppo ancorato alla sua serietà narrativa. Non è un brutto film, grazie alla regia del veterano Friedkin e all'interpretazione di McConaughey, freddo, calcolatore e violento. Dall'inizio si capisce che in un modo o nell'altro i personaggi faranno una brutta fine, e gli ultimi dieci minuti di scena finale sono pieni di fredda e cattiva tensione, anche se l'ultimo fotogramma lascia col fiato sospeso, senza chiudere completamente il film e facendoci solo intuire il vero epilogo del film. Solo per stomaci forti, questa è una certezza, ma anche delle scene troppo spinte e che non trovano un vero motivo di esserci in mezzo al film(vedere la scena che precede la resa dei conti). Vorrebbe essere molte cose ma non riesce a esserne quante se ne era promesso dai titoli di testa con il rumore di un accendino che si accende. E' un film cinefilo, ma che vuole piacere anche ai non cinefili. I colpi di scena non mancano e non deludono, ma c'è qualcosa che manca. Rimane un film da vedere, certo, ma è uno di quei film che i critici osannano solo perchè è di un regista i quali film sono osanati da tutti i critici, come Polanski, i fratelli Choen e, soprattutto, Aki Kaurismaki.
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[+] vero!
(di cinemarc)
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donni romani
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giovedì 18 ottobre 2012
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ritratto di famiglia in nero
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Di famiglie disfunzionali e allo sbando la cinematografia americana ci ha fatto ampio dono negli anni, ma la famiglia Smith sale di diritto fra le più terrificanti della storia del cinema. C'è il padre Ansel, apatico e disinteressato a tutto, la sua seconda moglie Sharla che conosciamo nel prologo del film quando va ad aprire la porta nuda dalla vita in giù, scena spiazzante che Friedkin gioca con maestria per farci capire in che casa, e in che film, ci sta invitando ad entrare, c'è il figlio di Ansel, Chris, che ha debiti per droga, scommette e non sa che fare della propria vita e la giovane Dottie, ragazza tendente all'autistico, ingenua a tratti, fin troppo determinata in altri.
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Di famiglie disfunzionali e allo sbando la cinematografia americana ci ha fatto ampio dono negli anni, ma la famiglia Smith sale di diritto fra le più terrificanti della storia del cinema. C'è il padre Ansel, apatico e disinteressato a tutto, la sua seconda moglie Sharla che conosciamo nel prologo del film quando va ad aprire la porta nuda dalla vita in giù, scena spiazzante che Friedkin gioca con maestria per farci capire in che casa, e in che film, ci sta invitando ad entrare, c'è il figlio di Ansel, Chris, che ha debiti per droga, scommette e non sa che fare della propria vita e la giovane Dottie, ragazza tendente all'autistico, ingenua a tratti, fin troppo determinata in altri. In questo contesto nasce l'idea di uccidere la madre dei due ragazzi, la prima moglie di Ansel, per intascare i soldi dell'assicurazione. E' Chris a proporre l'idea al al padre, ma sarà proprio il ragazzo quello più incerto sulla realizzazione finale, mentre la candida Dottie, dito in bocca e baby doll adolescenziale si dimostrerà decisissima a portarla a termine. Il padre come al solito segue la scia e Shana si svelerà un'abile doppio - o forse triplo - giochista. La scelta del killer cade su Joe Cooper, poliziotto con una meticolosa propensione al crimine che per 25000 dollari è disposto a commettere l'omicidio. Salvo che i soldi per un anticipo gli Smith non li hanno e così Joe propone loro di avere Dottie a disposizione fin quando non potranno saldare il debito. Da qui in poi la girandola di eventi e di situazioni paradossali e provocatorie non avrà limite fino al parossistico finale che ovviamente non va raccontato. A Friedkin, già autore di pellicole forti e spiazzanti come "L'esorcista" e "Vivere e morire a Los Angeles", di cui qua e là si sentono gli echi nelle scene concitate ed in quelle erotiche, evidentemente andava di avventurarsi nel territorio pulp, a modo suo beninteso, e con un testo teatrale del Premio Pulitzer Tracy Letts a sostegno, e il film che ne ha tratto ha un merito su tutti, regalarci un personaggio ambiguo, contraddittorio e seducente come pochi, quel killer Joe capace di perversioni cruente e di impennate etiche, di tratti tenerissimi e di scatti crudeli. Matthew McConaughey aderisce alla pelle di questo villain con un'eleganza trattenuta, con un guizzo negli occhi e con un linguaggio del corpo semplicemente perfetti e relega i comprimari ad uno scomposto balletto di gesti sgraziati, di esagerati sensi di colpa e di patetici tentativi di riscatto. Il salotto in cui si svolgono gran parte delle scene è claustrofobico quanto basta per dar modo alle psicologie deviate di manifestarsi, e ai contrasti di esplodere, e in questo luogo non luogo è Dottie ad assumere il ruolo di catalizzatore, è lei a tenere testa a Joe, a tirare le fila di una partitura incompiuta ma perfettamente orchestrata. I colpi di scena ne fanno un thriller, i brandelli di anima che vengono messi a nudo ne fanno una pellicola in cui analisi sociale e psicologica la fanno da padrona, i litri di sangue che scorrono ne fanno un pulp quasi comico - il pugno diretto e fulminante che Joe assesta a Sharla non può non far ridere, ma questo è Friedkin, un regista poliedrico e bulimico, che non sottrae - e questo può essere un limite del film che con qualche pestaggio in meno avrebbe guadagnato in asciuttezza e rigore - ma che sa come tratteggiare un carattere, come girare una scena difficile - complice una coscia di pollo fritto - e come dirigere gli attori - i duetti Dottie Joe sono ad altissima tensione. Bislacco, stravagante, volutamente sopra le righe e con una trama e uno svolgimento quasi surreale "Killer Joe" potrebbe essere un post moderno B movie, ma un B movie di grandissimo talento, infinita ironia e mano registica di grande esperienza e coraggio.
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paioco89
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giovedì 18 ottobre 2012
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un film così doveva essere fatto: a priori
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"Killer Joe" di Friedkin non è propriamente una commedia. Chiamiamola commedia nera, a tratti erotico, thriller, drammatico o, ancora meglio, grottesco (siamo su di una linea sottilissima fra surreale e reale).
Chiamiamola come vogliamo.
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"Killer Joe" di Friedkin non è propriamente una commedia. Chiamiamola commedia nera, a tratti erotico, thriller, drammatico o, ancora meglio, grottesco (siamo su di una linea sottilissima fra surreale e reale).
Chiamiamola come vogliamo. Diciamo anche che si rifà al cinema "Pulp" tarantiniano ma in una salsa cronenberghiana. Diciamo pure che Dottie, nel sogno di Emile Hirsch, ricorda la coetanea Regan de "L'esorcista" (ambedue dodicenni).
Diciamo che è un film autocitazionis
ta (stesso pregio/difetto del collega Tarantino) e che Matthew McConaughey esce dai panni del "bello" e si cala nei panni del "bello e psicopatico": un aggiunta non da poco...e che riuscita!
Sottolineiamo ancora la "toppata" della censura italiana con uno scarno V.M.14 rispetto ad un più adeguato V.M.18.
È un film che vive anche senza il pubblico, perché un film così doveva esser fatto: a priori.
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gabriele.vertullo
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mercoledì 17 ottobre 2012
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l' america country grottesca ma coerente
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William Friedkin, regista da una filmografia di encomiabile fattura, si dimostra ancora una volta autore personalissimo e geniale; insofferente per qualsiasi confine canonico, rivoluziona il concetto di genere regalandoci un film inclassificabile e incasellabile, caricato di espedienti stilistico-narrativi destrutturanti, ma che nel complesso la rendono un’opera profondamente organica e logica, nonostante i caratteri assurdi e grotteschi della vicenda che simultaneamente suscitano il riso più abietto e lo sgomento più profondo nello spettatore.
La coerenza di una storia così atipica e paradossale è garantita da una costruzione e introspezione psico-sociale dei personaggi particolarmente scrupolosa e funzionale, così che ogni azione, anche la più folle, risulta giustificabile.
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William Friedkin, regista da una filmografia di encomiabile fattura, si dimostra ancora una volta autore personalissimo e geniale; insofferente per qualsiasi confine canonico, rivoluziona il concetto di genere regalandoci un film inclassificabile e incasellabile, caricato di espedienti stilistico-narrativi destrutturanti, ma che nel complesso la rendono un’opera profondamente organica e logica, nonostante i caratteri assurdi e grotteschi della vicenda che simultaneamente suscitano il riso più abietto e lo sgomento più profondo nello spettatore.
La coerenza di una storia così atipica e paradossale è garantita da una costruzione e introspezione psico-sociale dei personaggi particolarmente scrupolosa e funzionale, così che ogni azione, anche la più folle, risulta giustificabile. Chris Smith (Emile Hirsch) è un giovane spacciatore, che per un debito piuttosto impellente da saldare si rivolge al padre Ansel per complottare l’omicidio della madre/ex moglie, coperta da una cospicua assicurazione alla vita. Sostenuti anche da Sharla, la nuova moglie di Ansel, per adempiere al misfatto assoldano il poliziotto/sicario Joe (Matthew McConaughey mono-espressivo e maniacale, in una delle sue più intense interpretazioni), che pone come clausola preliminare, finché non gli saranno resi i suoi soldi, il “possesso” di Dottie (interpretata da una Juno Temple sempre più matura), sorella di Chris. Dottie è una ragazza radicalmente traumatizzata e destabilizzata (sopravvissuta al tentato soffocamento da parte della madre), distinta da una sensualità spettrale e inquietante, il personaggio più friedkiniano della storia, che oscilla tra ideali proferiti di purezza e le prevaricazioni sessuali di Joe. Il regista posa la sua lente d’ ingrandimento sul nuovo nucleo familiare, circondato però da tutta una serie di personaggi citati e baluginanti, che hanno però una decisiva influenza nel corso dell’intera vicenda.
Killer Joe è un film che assorbe lo spettatore in un vortice di delirio; che cattura con suoni come il fulmine che squarcia il cielo notturno, e immagini di notevole risalto visivo. Nulla appare casuale, ogni minimo elemento si rivela strumentale nell’impressionare il pubblico, indice di una sensibilità registica/autoriale di indistinguibile coscienza artistica.
Una storia ambientata nell’America country provinciale e dimenticata, in cui i personaggi si muovono tra costruzioni arrugginite e derelitte, che strisciano tra polvere e sangue; un Western modernissimo che non rinuncia però ai costrutti più tradizionali del genere. Un film che complessivamente è caratterizzato da una dialettica visiva e dialogica perversa che rivela tutta l’ineluttabilità e l’irreversibilità del racconto.
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flyanto
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martedì 16 ottobre 2012
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quando la morale non esiste affatto
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Film su di una famiglia altamente disagiata della provincia americana i cui componenti, uno peggio dell'altro, si comportano ai fini dei propri interessi e guadagni personali compiendo azioni ben lungi da qualsivoglia principio morale. Crudo e spietato nelle immagini e nei dialoghi la pellicola rivela, in un crescendo continuo, appunto proprio la bassezza morale dei protagonisti, non salvandone o giustificandone nessuno. Portata all'estremo, la trama, a me personalmente, appare un pò assurda e ridicola, ma probabilmente l'intento del regista William Friedkin era proprio quello di creare un prodotto che superasse i limiti dell'assurdo.
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