Monsieur Lazhar |
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Un film di Philippe Falardeau.
Con Mohamed Fellag, Sophie Nélisse, Émilien Néron, Brigitte Poupart, Danielle Proulx.
continua»
Titolo originale Bachir Lazhar.
Drammatico,
durata 94 min.
- Canada 2011.
- Officine Ubu
uscita venerdì 31 agosto 2012.
MYMONETRO
Monsieur Lazhar
valutazione media:
3,79
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Schiva abilmente le trappole del sentimentalismodi Great StevenFeedback: 70018 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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venerdì 9 dicembre 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
MONSIEUR LAZHAR (CANADA, 2012) diretto da PHILIPPE FALARDEAU. Interpretato da MOHAMED FELLAG, SOPHIE NéLISSE, éMILIEN NéRON, DANIELLE PROULX, BRIGITTE POUPART Emigrato dall’Algeria per problemi famigliari legati ad un’esplosione terroristica nella quale perirono sua moglie e i suoi figli, il gentile e determinato Bashir Lazhar, ex-impiegato statale e gestore di un ristorante e ora insegnante di letteratura precario arriva in Canada e ha alcune cavillose pratiche burocratiche da sbrigare per far sì che il visto di permanenza nel paese nordamericano gli venga confermato definitivamente. Nel frattempo, in una scuola media di Montréal, Martine Lachance, insegnante molto amata dai suoi piccoli alunni ma depressa da tempo, si impicca nella loro classe. L’evento getta nel più profondo sconcerto sia i bambini che gli insegnanti, al punto che, quando Bashir si propone di sostituirla anche solo temporaneamente, fintantoché i documenti non saranno pronti per un suo soggiorno permanente in terra canadese, la preside dell’istituto ha qualche titubanza, ma alla fine gli assegna l’incarico. Il signor Lazhar ha metodi d’insegnamento poco convenzionati e ortodossi che saltano subito agli occhi dei suoi giovanissimi allievi, abituati a dettati più semplici e lezioni meno pesanti e più interattive, ma è soprattutto il ricordo di Martine a lacerare i loro cuori, a spingerli a chiedersi ossessivamente il perché del suo gesto estremo e a tormentare l’essenza fisica stessa della loro aula. Bashir è consapevole del fatto che stiano elaborando un lutto enorme, ma con la forza di volontà, l’impegno e la perseveranza che, poco a poco, riesce a ricavare dai suoi studenti, si fa rispettare e ne conquista il rispetto e la stima. Fa amicizia col collega di educazione fisica ed è invitato a cena da Claire, professoressa di teatro e grammatica. Finalmente, le questioni poco simpatiche relative ai documenti di soggiorno vengono risolti, ma Bashir, per via di aver tirato fuori troppe volte il discorso del suicidio coi suoi alunni, viene cacciato dalla preside. Coglie tuttavia l’occasione per permettere ai ragazzini di correggere una fiaba da lui scritta, incentrata sul tema del perdono, della tolleranza e della convivenza pacifica. Bashir riuscirà a stringere un rapporto speciale in particolar modo con Alice, bambina bionda dall’intelligenza viva e attenta, e con Simon, bambino irrequieto e leggermente anarchico che sente su di sé il peso della scomparsa della sua amatissima insegnante in quanto, una volta, durante una ripetizione, lei lo aveva abbracciato e lui si era rifiutato di accettare quell’atto d’affetto, travisando poi il racconto quando lo esponeva ai compagni. Il cinema canadese non ha mai avuto una gran fortuna, qui da noi, e per quel che concerne questo piccolo capolavoro di lirica drammatica e sentimenti educativi privi di retorica, è un peccato: Monsiuer Lazhar sembra, dapprincipio, presentare una storia di scuola come tante altre se ne sono già viste sul grande schermo (alunni che faticano ad integrarsi col nuovo professore, quest’ultimo che ha problemi burocratici perché viene da una nazione straniera, una storia dolorosa che ha precipitato nel rancore un’intera classe), ma in più aggiunge una dose fortificante e rivitalizzante di tensione emotiva che, invece di esplodere con violenza, cresce sequenza dopo sequenza fino a stabilizzarsi in un finale rappacificante, anche se non del tutto consolatorio, che si apre comunque all’ottimismo, alla sopportazione tenera malgrado le avversità e al candore degli affetti che, di suo, pretende esclusivamente il bene incondizionato e totale dell’altro. Il merito va alla sceneggiatura, tratta da una pièce teatrale di un’autrice francofona, che privilegia tutti i personaggi e le motivazioni che li spingono ad assumere determinati comportamenti, primo fra tutti l’insegnante dal cuore d’oro, generoso e prodigo di consigli di Fellag (un’interpretazione da Oscar!), ma anche i bambini, pur costretti sommariamente ad una recitazione corale, riescono a trovare il giusto, benché piccolo, spazio espressivo per sfoderare ottime performances, e il cast degli adulti forma un affiatato gruppo che sorregge il personaggio principale ma, in certi casi, lo ostacola anche, seppur mosso da obiezioni, ambizioni e pareri personali che tendono ad attanagliarlo e a remargli contro. Una fotografia sobria ed essenziale, abilissima nel ritratto invernale del Canada francese, con una metropoli sepolta dalla neve che funge da splendido teatro scenico per un film sentimentale che si può, a pieno titolo e contrariamente alle opinabili opposizioni, definire d’amore: l’amore si traduce, tramite le vicende e vicissitudini di adulti e bimbi, mediante la ricerca degli affetti perduti, il recupero di quelli ancora esistenti, il bisogno di ricevere e dare messaggi e cose preziose, la paura poi felicemente superata di scontrarsi e arrecare danno a coloro che si adorano e, infine, anche attraverso la conservazione dei ricordi positivi che i caratteri depositano nel proprio cuore, appartenenti al passato, ma non scevri di una finestra che si spalanchi su un futuro roseo, sebbene sarà, come i personaggi stessi sanno, irto di barriere e nuovi problemi da fronteggiare. Un inno alla carità e alla generosità senza supplementi, inserito nel contesto meravigliosamente descritto di un istituto che nulla ha da invidiare ad altre scuole fittizie della cinematografia mondiale. A livello meta cinematografico, condivide numerose affinità, anche per come viene esposto sul piano narrativo, con l’italiano La scuola (1995, Daniele Luchetti) e il più recente La classe – Entre les murs (2008, Laurent Cantet), francese.
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