enrico lo vecchio
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lunedì 21 febbraio 2011
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e' la cronaca di un' esecuzione "a freddo".
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"Una Vita Tranquilla" è un film profondamente ateo. La frase chiave del film è quella che dice Rosario al pastore morente: Dio se ne fotte della gente.
La storia è presto detta. Antonio, un killer della camorra, fugge in Germania per rifarsi una vita. Dopo quindici anni, il passato torna nella sua vita.
Nei quindici anni precedenti, lui ha costruito tante belle cose: un rapporto coniugale solido e sincero; un ristorante che dà lavoro ad alcune persone; una rispettabilità non finta, ma basata sul valore concreto delle sue azioni. E' diventato - di nuovo - genitore, regalando a una creatura la cosa più bella: la vita.
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"Una Vita Tranquilla" è un film profondamente ateo. La frase chiave del film è quella che dice Rosario al pastore morente: Dio se ne fotte della gente.
La storia è presto detta. Antonio, un killer della camorra, fugge in Germania per rifarsi una vita. Dopo quindici anni, il passato torna nella sua vita.
Nei quindici anni precedenti, lui ha costruito tante belle cose: un rapporto coniugale solido e sincero; un ristorante che dà lavoro ad alcune persone; una rispettabilità non finta, ma basata sul valore concreto delle sue azioni. E' diventato - di nuovo - genitore, regalando a una creatura la cosa più bella: la vita.
Quando il passato ritorna, lui non ha scampo; e, per salvare la famiglia, deve "uccidersi" un'altra volta, e ricominciare daccapo in un altro luogo.
E' in questo contesto che la figura di Dio, da parte di Rosario, viene così asciuttamente declinata.
Dio, secondo lui, non perdona. Dio si comporta come i suoi aguzzini camorristi che non lo lasciano in pace e, dopo quindici anni, sono ancora pronti a fargli pagare il prezzo della sua "diserzione".
Il messaggio del film è questo. E il film stesso assume i colori, il ritmo, la forma "spietata" di un esecuzione a freddo.
Per tutto questo, sebbene sia un prodotto molto raffinato e ottimamente recitato, nell'intimo posso dire che non mi è piaciuto.
I film, per far riflettere, devono partire da una base di amore profondo per l'uomo. E questo, invece, è un film nero, senza luce, senza speranza. E' grigio. Volutamente grigio. Ma sempre grigio è...
Non serve.
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[+] buon giudizio, però...
(di vittorio dornetti)
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filippo catani
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mercoledì 6 giugno 2012
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un passato che torna a galla
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Un uomo del meridione vive ormai da anni in Germania dove gestice un elegantissimo ristorante e fa il cuoco. La visita improvvisa di due giovani conterranei riporterà a galla il suo oscuro passato.
Davvero molto dura questa pellicola firmata Cupellini e d'altra parte anche di tragica attualità. La criminalità organizzata difficilmente dimentica i torti che le vengono fatti e molto spesso nemmeno la fuga serve a far dimenticare il proprio passato. Un intenso e dilaniato Servillo rende alla perfezione il dramma che affligge il vecchio cuoco che pareva ormai essersi rifatto una vita in Germania dopo tanti anni di gavetta con un buon lavoro e una bella famiglia. Purtroppo il passato nella figura del figlio e del suo compagno figlio di un boss lo riporteranno ai tempi passati e a dover prendere decisioni terribili per se e per la sua famiglia.
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Un uomo del meridione vive ormai da anni in Germania dove gestice un elegantissimo ristorante e fa il cuoco. La visita improvvisa di due giovani conterranei riporterà a galla il suo oscuro passato.
Davvero molto dura questa pellicola firmata Cupellini e d'altra parte anche di tragica attualità. La criminalità organizzata difficilmente dimentica i torti che le vengono fatti e molto spesso nemmeno la fuga serve a far dimenticare il proprio passato. Un intenso e dilaniato Servillo rende alla perfezione il dramma che affligge il vecchio cuoco che pareva ormai essersi rifatto una vita in Germania dopo tanti anni di gavetta con un buon lavoro e una bella famiglia. Purtroppo il passato nella figura del figlio e del suo compagno figlio di un boss lo riporteranno ai tempi passati e a dover prendere decisioni terribili per se e per la sua famiglia. Ottima la trama e anche l'ambientazione.
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francesco2
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mercoledì 29 febbraio 2012
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la vita (non)è un lungo fiume tranquillo
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La prima sequenza del film è già esemplificativa: il personaggio di Servillo, fucile imbracciato, uccide il cinghiale nonostante il suo sguardo innocente.L '"animalicidio" potrebbe essere una metafora di come la televisione, quella bruttina e prevedibile abbastanza visibile anche in questo film, abbia forse ucciso il cinema nostrano. Come, secondo alcuni, il calcioa zona avrebbe distrutto la figura del difensore italiano.
Una didascalia, comunque, non priva di (relativa) efficacia. Come relativamente efficace sarà tutto il film. Dove non convince neanche il personaggio di Servillo: dovrebbe (ri)unire due aspetti, oltretutto in un contesto infarcito di dubbi ed ambiguità: si pensi ai sospetti della moglie di Servillo, ma anche alle due lingue del film (Certi personaggi sono addirittura bilingue).
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La prima sequenza del film è già esemplificativa: il personaggio di Servillo, fucile imbracciato, uccide il cinghiale nonostante il suo sguardo innocente.L '"animalicidio" potrebbe essere una metafora di come la televisione, quella bruttina e prevedibile abbastanza visibile anche in questo film, abbia forse ucciso il cinema nostrano. Come, secondo alcuni, il calcioa zona avrebbe distrutto la figura del difensore italiano.
Una didascalia, comunque, non priva di (relativa) efficacia. Come relativamente efficace sarà tutto il film. Dove non convince neanche il personaggio di Servillo: dovrebbe (ri)unire due aspetti, oltretutto in un contesto infarcito di dubbi ed ambiguità: si pensi ai sospetti della moglie di Servillo, ma anche alle due lingue del film (Certi personaggi sono addirittura bilingue). A maggior ragione, proprio in un contesto così (s)doppi(at)o, ma allo stesso tempo paradossalmente(?) monotono e televisivo, più efficace sarebbe stata probabilmente un'altra figura da Servillo, quella più ambigua e sfumata (Sic!) dell'ancor più inconsistente "Gorbaciof".
Il finale, anche dal punto di vista cromatico, ci fa ripiombare nel buio della notte, in tutti i sensi: ora è Servillo che rischia di fare la fine del cinghiale nella prima scena. Dove Il finale, né ottimista né pessimista ma, probabilmente, neanche "Cerchiobottista", mi pare tra le cose migliori. Le scene migliori sono quelle in cui Cuperlini si astrae, come avveniva in un altro, piccolo film molto diverso da questo, "L'uomo che ama". L'atmosfera che si respira è lontanissima da quella di "Gomorra" e dei migliori Ciprì e maresco e De Gregorio, dove la realtà, avolte un pò nichilisticamente, appare........morta al lavoro. Anche perché, se il protagonista appare un bonaccione un pò inappropriato al contesto, l'amico del figlio è soltanto una macchietta, e lo stesso personaggio del figlio non aggiunge granché.
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