giacomogabrielli
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giovedì 2 dicembre 2010
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tuttoservillo. ****
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Un meraviglioso Toni Servillo al servizio di un altrettanto ottimo film, nel quale l'attore interpreta per la seconda volta (dopo GOMORRA) un camorrista, stavolta pentito. La tematica è già vista, ma la regia e la sceneggiatura hanno lanciato in alto il film con un notevole salto di qualità, profondo e girato intelligentemente, come non si vede spesso. Un thriller ad alta tensione assolutamente da vedere. TUTTOSERVILLO | ****
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annelise
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giovedì 18 novembre 2010
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una vita in fuga
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L'incontro tra Rosario ed il figlio Diego irrompe in una situazione apparentemente tranquilla , faticosamente costruita in 15 anni .
Pluriomicida , Rosario era fuggito dall'Italia ,fingendosi morto , abbandonando moglie e figlio.Il figlio, però, sa dove trovarlo.
Si presenta con un amico e paesano al ristorante del padre, nascondendosi prima e dopo un omicidio, commesso per ordine della camorra.L'amico scoprirà l'identità di Rosario e questo riporterà il protagonista in un vortice di eventi drammatici. Tutto si concluderà con un altro viaggio, un'altra fuga ,con un altro abbandono di una moglie e di un figlio.
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L'incontro tra Rosario ed il figlio Diego irrompe in una situazione apparentemente tranquilla , faticosamente costruita in 15 anni .
Pluriomicida , Rosario era fuggito dall'Italia ,fingendosi morto , abbandonando moglie e figlio.Il figlio, però, sa dove trovarlo.
Si presenta con un amico e paesano al ristorante del padre, nascondendosi prima e dopo un omicidio, commesso per ordine della camorra.L'amico scoprirà l'identità di Rosario e questo riporterà il protagonista in un vortice di eventi drammatici. Tutto si concluderà con un altro viaggio, un'altra fuga ,con un altro abbandono di una moglie e di un figlio.
Il film è duro, avvincente ed impietoso. Il contrasto tra la prima parte e la seconda è molto forte.
Il ristorante, l'albergo, la famiglia perfetta, il bosco , l'ordine e la pulizia della cittadina tedesca sembrano essere fagocitati dal mondo italico della peggior specie che riaffiora e si materializza. I manovali della camorra ,che portano scompiglio, disordine e morte parlano dei valori della violenza come valori etici, parlano del rispetto dovuto ai forti e agli assassini, mai di sentimenti ,di desideri, di rimpianti .Rosario piomba di nuovo nella spirale della violenza ed il figlio lo consegnerà tra le mani dei suoi esecutori. La morte arriva per Diego e non per lui e la nuova fuga sembra essere la sua condanna , quella che non ha avuto nè dai camorristi nè dalla legge .
Tutto quello che ha costruito rimane alle sue spalle e si ha la sensazione che la rassegnazione e la paura della morte siano i sentimenti prevalenti. Il film è ben costruito per evidenziare i contrasti tra due mondi e due vite.
Bravi tutti gli attori.
Toni Servillo esprime con grande naturalità la cupezza di questo personaggio che, anche nelle fasi iniziali della storia, non esprime mai felicità nè gioia.E' sempre sospeso e lontano .
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vittorio dornetti
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domenica 29 maggio 2011
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un'accusa a dio
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Bello questo film di Cupellini e intrigante. Si serve della struttura del thriller (ma soprattutto, direi, dei meccanismi che accentuano la tensione)per suggerire alcune cose sul destino e sull'assenza (la beffa?) di un Dio che non sembra mantenere quello che promette (ma la storia criminale si presta benissimo per questo tipo di operazioni, vedi il primo Abel Ferrara). E' vero che la tensione sta tutta nei silenzi e negli sguardi, salvo gli occasionali scoppi di violenza. In questo ilfilm osa addirittura proporsi come una versione aggiornata della tragedia greca, con il serrato dibattito sulla indifferenza di Dio, e più ancora sull'incancellabilità della colpa, che non si acquieta mai e che ti segue sempre come un'ombra, anche quando non la vedi
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gianleo67
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domenica 23 giugno 2013
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'history of violence'...secondo cupellini
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Due giovani killer di una famiglia camorristica sono inviati in Germania per eliminare il dirigente di un'azienda che opera nello smaltimento dei rifiuti. Uno dei due decide di far visita al padre, Rosario Russo, un vecchio boss caduto in disgrazia che tutti credono morto e che si è rifatto una vita come ristoratore sposando una donna tedesca da cui ha avuto un altro figlio. Quando la missione omicida viene messa in atto però, qualcosa sembra andare storto e per Rosario si materializzano le paure di un passato che ritorna a fargli visita.
Il giovane Cupellini, alle soglie delle sue quaranta primavere, dimostra di avere le carte in regola per imporsi al giudizio di critica e pubblico come una delle poche promesse mantenute di un cinema italiano troppo spesso zavorrato alla insulsa banalità delle produzioni televisive, sfoggiando la sicurezza formale e tematica di una insolita maturità espressiva.
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Due giovani killer di una famiglia camorristica sono inviati in Germania per eliminare il dirigente di un'azienda che opera nello smaltimento dei rifiuti. Uno dei due decide di far visita al padre, Rosario Russo, un vecchio boss caduto in disgrazia che tutti credono morto e che si è rifatto una vita come ristoratore sposando una donna tedesca da cui ha avuto un altro figlio. Quando la missione omicida viene messa in atto però, qualcosa sembra andare storto e per Rosario si materializzano le paure di un passato che ritorna a fargli visita.
Il giovane Cupellini, alle soglie delle sue quaranta primavere, dimostra di avere le carte in regola per imporsi al giudizio di critica e pubblico come una delle poche promesse mantenute di un cinema italiano troppo spesso zavorrato alla insulsa banalità delle produzioni televisive, sfoggiando la sicurezza formale e tematica di una insolita maturità espressiva. Dramma familiare che si riflette nei classici meccanismi del cinema 'nero' (il tema della colpa che ritorna come una ineluttabile condanna del destino) è attraversato da cima a fondo da una insolita tensione narrativa che riesce a trovare nei momenti propizi la giusta valvola di sfogo di una inusitata volenza (il lampo improvviso che squarcia l'attesa di una feroce esecuzione, lo scatto nervoso di una ferale quiescenza dai gesti altrimenti misurati del buon padre di famiglia, l'inevitabile rendez vous con la morte di una drammatica resa dei conti finale) lasciando scorrere sottotraccia i segni impercettibili di un sommesso scricchiolio del presente, l'eco di un passato che ritorna come l'inquietudine di un tiepido venticello che da Sud sembra increspare appena le gelide acque di un lago di montagna. Una 'History of violence' riveduta e corretta nelle forme di un dramma sociale calato nei risvolti di una scottante attualità (le ramificazioni internazionali della criminalità organizzata nostrana, il fiorente mercato delle eco-mafie, l'insospettabile 'latitanza' di un immigrato perfettamente integrato nella nuova comunità teutonica) senza le perversioni psicologiche care al regista Canadese, ma mantendendo con misurata coerenza un lodevole equilibrio nel realismo delle dinamiche psicologiche, lontante tanto dagli eccessi stucchevoli del melodramma quanto dai meccanismi superficiali di un cinema nostrano che da troppi anni ricama sulle atmosfere funeste di una mafiosità da esportazione (la credibilità dei dialoghi viene preservata tanto dalle coloriture dialettali quanto dalla naturalezza delle contaminazioni linguistiche). Cupellini riesce a mantenere una sua originilità espressiva anche quando richiama il linguaggio allusivo (talora sfiorando la metafora) alla Sorrentino, pur impiegandone codici riconoscibili nel talendo impareggiabile del suo attore feticcio, un Tony Servillo di straordinaria intensità, capace di riprodurre le asprezze di un carattere indomito sotto la rassicurante apparenza di un uomo 'tranquillo', la figura tragica e solitaria di un antieroe in fuga dal proprio passato e costretto a fare terra bruciata dietro di sè per salvare i suoi affetti e la propria vita, condannato a ricostruire da zero la propria identità sociale ed umana. Premio a Servillo come miglior attore al Festival Internazionale del Film di Roma 2010 e quattro candidature ai Nastri d'argento al Festival di Taormina. Per una volta meritato finanziamento del Ministero per i Beni e le Attività culturali. Insospettabili qualità del giovane cinema italiano.
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annalinagrasso
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martedì 16 novembre 2010
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quando il passato ritorna...
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Rosario Russo è un uomo che ha dovuto abbandonare la sua terra e fuggire dal suo passato. Si è rifatto una seconda vita con un'altra identità,sposando una donna tedesca, un altro lavoro(gestisce un ristorante) , in un altro paese, sperando che finalmente questo possa essere il corso sereno della sua vita, ma il passato spesso ritorna..
Quando in italia si realizza un film noir non è mai cosa da poco, ma questo film risulta abbastanza convincente, sebbene il regista cupellini si affidi un po’ troppo alla straordinaria bravura recitativa di Tony Servillo(visibilmente ingrassato) (miglior attore al festival del cinema di roma),tralasciando la cura dell’aspetto espressivo e stilistico, a vantaggio di un taglio piu’ familiare.
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Rosario Russo è un uomo che ha dovuto abbandonare la sua terra e fuggire dal suo passato. Si è rifatto una seconda vita con un'altra identità,sposando una donna tedesca, un altro lavoro(gestisce un ristorante) , in un altro paese, sperando che finalmente questo possa essere il corso sereno della sua vita, ma il passato spesso ritorna..
Quando in italia si realizza un film noir non è mai cosa da poco, ma questo film risulta abbastanza convincente, sebbene il regista cupellini si affidi un po’ troppo alla straordinaria bravura recitativa di Tony Servillo(visibilmente ingrassato) (miglior attore al festival del cinema di roma),tralasciando la cura dell’aspetto espressivo e stilistico, a vantaggio di un taglio piu’ familiare. Il film ricorda molto “Gomorra” soprattutto guardando gli altri due protagonisti Edoardo e Diego(legato a Rosario), delinquenti che sono in procinto di preparare un piano criminale. Una vita tranquilla ha il merito di cogliere l’aspetto filosofico del tema del” ritorno del passato”in maniera drammatica e febbrile in un contesto molto attuale:quello dell’interferenza della malavita organizzata nel territorio estero e precisamente quello tedesco. Interessante è anche l’aspetto linguistico, il protagonista adotta per ogni occasione e circostanza un registro diverso,tedesco al lavoro, napoletano con la famiglia; un film freddo, spietato con poche emozioni,asciutto, un po’ manierista con un sottofondo narrativo troppo metaforico e didascalico che crea squilibrio tra la vicenda personale del protagonista e le vicende degli altri personaggi oltre che con gli accadimenti realistici. Da menzionare tra gli altri il bravissimo Francesco Di Leva nel ruolo di Edoardo.
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mtom83
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lunedì 13 dicembre 2010
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una vita tranquilla
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Drammatico dalle tinte noir, con la solita ottima prova di Servillo. Qualche forzatura nella sceneggiatura, così come qualche "aggiunta" un pò fuori luogo rispetto all'ossatura della storia, restano comunque sopportabili e non finiscono per squalificare l'opera,che ha il suo punto forte nell'intensità della vicenda che procede quasi al ritmo di una moderna tragedia greca, inghiottendo Rosario nel suo passato incancellabile. Ciò che invece sembra mancare è quel pizzico di raffinatezza stilistica, che ad esempio caratterizza il tante volte citato "le conseguenze dell'amore", e che qui emerge solamente in alcuni punti. Nonostante questo, film pienamente godibile, in cui spicca ancora una volta una recitazione d'autore da parte di Toni Servillo, che restituisce un personaggio a "tutto tondo" e risulta constantemente una delle assi portanti del film.
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Drammatico dalle tinte noir, con la solita ottima prova di Servillo. Qualche forzatura nella sceneggiatura, così come qualche "aggiunta" un pò fuori luogo rispetto all'ossatura della storia, restano comunque sopportabili e non finiscono per squalificare l'opera,che ha il suo punto forte nell'intensità della vicenda che procede quasi al ritmo di una moderna tragedia greca, inghiottendo Rosario nel suo passato incancellabile. Ciò che invece sembra mancare è quel pizzico di raffinatezza stilistica, che ad esempio caratterizza il tante volte citato "le conseguenze dell'amore", e che qui emerge solamente in alcuni punti. Nonostante questo, film pienamente godibile, in cui spicca ancora una volta una recitazione d'autore da parte di Toni Servillo, che restituisce un personaggio a "tutto tondo" e risulta constantemente una delle assi portanti del film.
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luca scialò
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sabato 26 febbraio 2011
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il passato che torna con violenza
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Rosario è un napoletano emigrato ad Amburgo, dove fa il cuoco e ha aperto un grande ristorante "Da Rosario". Conduce una vita tranquilla, sposato con un figlio. In una mattina come tante arrivano però due ragazzi, un certo Diego che lui qualifica come nipote e Edoardo, l'amico. I due sembrano turbarlo e di lì a poco si capisce anche perché: con sé i due hanno portato un passato che Rosario credeva di avere ormai seppellito e lasciato sotto il terreno inquinato della Campania.
Il film di Claudio Cupellini poteva essere uno dei tanti film italiani "minori" che parlano di camorra, emigrati, dei problemi di Napoli. E invece l'ambientazione in Germania, la trama coinvolgente, toccante, con tanto di finale da puntini sospensivi, fa si che il film acquisisca maggiore spessore.
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Rosario è un napoletano emigrato ad Amburgo, dove fa il cuoco e ha aperto un grande ristorante "Da Rosario". Conduce una vita tranquilla, sposato con un figlio. In una mattina come tante arrivano però due ragazzi, un certo Diego che lui qualifica come nipote e Edoardo, l'amico. I due sembrano turbarlo e di lì a poco si capisce anche perché: con sé i due hanno portato un passato che Rosario credeva di avere ormai seppellito e lasciato sotto il terreno inquinato della Campania.
Il film di Claudio Cupellini poteva essere uno dei tanti film italiani "minori" che parlano di camorra, emigrati, dei problemi di Napoli. E invece l'ambientazione in Germania, la trama coinvolgente, toccante, con tanto di finale da puntini sospensivi, fa si che il film acquisisca maggiore spessore. L'ottima prova di Servillo, che ormai non è più una novità, fa il resto
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alessandro venier
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lunedì 6 febbraio 2012
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il passato ritorna. una vita tranquilla.
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Il passato ritorna. Antonio (Toni Servillo)si è ricostruito una vita in Germania. Si fa chiamare Rosario, come il ristorante che gestisce con la moglie tedesca. Conduce una vita umile e si gode il figlio di nove anni. Un giorno Diego e Edoardo, due giovani ragazzi campani, giungono al ristorante e fanno riemergere l'oscuro passato di Rosario.
Cupellini dimostra il proprio talento visivo e dirige con delicatezza (a volte amara e fatalista, realizzando un piccolo gioiello italiano.
I parallelismi con "A History of Violence" sono facili e immediati. In luoghi diversi, persone diverse devono fare i conti con il proprio passato. Un passato nero che aspetta sull'uscio di un ristorante.
In una parte che potrebbe essere stata adatta al De Niro di qualche anno fa, Toni Servillo è bravissimo.
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Il passato ritorna. Antonio (Toni Servillo)si è ricostruito una vita in Germania. Si fa chiamare Rosario, come il ristorante che gestisce con la moglie tedesca. Conduce una vita umile e si gode il figlio di nove anni. Un giorno Diego e Edoardo, due giovani ragazzi campani, giungono al ristorante e fanno riemergere l'oscuro passato di Rosario.
Cupellini dimostra il proprio talento visivo e dirige con delicatezza (a volte amara e fatalista, realizzando un piccolo gioiello italiano.
I parallelismi con "A History of Violence" sono facili e immediati. In luoghi diversi, persone diverse devono fare i conti con il proprio passato. Un passato nero che aspetta sull'uscio di un ristorante.
In una parte che potrebbe essere stata adatta al De Niro di qualche anno fa, Toni Servillo è bravissimo. L'attore italiano, all'ennesima prova straordinaria, dona al proprio personaggio un'amarezza di fondo rendendo Rosario splendidamente umano.
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olgadik
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giovedì 18 novembre 2010
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un po' italiano, un po' tedesco, un po' americano
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Se si pensa al film d’esordio del regista (Lezioni di cioccolato), una commedia sentimentale e garbatamente di moda, quasi non si crede che l’autore sia la stessa persona. Dalle riprese iniziali, già dal punto di vista esclusivamente tecnico è un altro mondo: macchina che si muove col ritmo giusto, accento sui primi piani dei volti, oggetti frugati nella loro materialità quotidiana, tutto in contrasto con quello che sembra prepararsi ad esplodere. Costante è infatti la capacità di Cupellini, aiutato dalla splendida fotografia di Gergly Poharnok, di suggerire allo spettatore che qualcosa di irreversibile sta per accadere, mantenendo fluidità e insieme costrizione narrativa sempre sull’orlo di ciò che deve verificarsi.
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Se si pensa al film d’esordio del regista (Lezioni di cioccolato), una commedia sentimentale e garbatamente di moda, quasi non si crede che l’autore sia la stessa persona. Dalle riprese iniziali, già dal punto di vista esclusivamente tecnico è un altro mondo: macchina che si muove col ritmo giusto, accento sui primi piani dei volti, oggetti frugati nella loro materialità quotidiana, tutto in contrasto con quello che sembra prepararsi ad esplodere. Costante è infatti la capacità di Cupellini, aiutato dalla splendida fotografia di Gergly Poharnok, di suggerire allo spettatore che qualcosa di irreversibile sta per accadere, mantenendo fluidità e insieme costrizione narrativa sempre sull’orlo di ciò che deve verificarsi. Così che il racconto acquista la forma e l’andamento tipico del buon cinema medio americano, mutuandone anche alcuni aspetti del linguaggio. Di italianissimo c’è invece la denuncia di come la camorra stia lucrando sul riciclaggio dei rifiuti, nonché il profilo del personaggio principale, ex-malavitoso che scomparendo dal suo paese ha fatto credere a tutti, figlio compreso, di essere morto. La sua scomparsa ha il duplice scopo di salvare la vita dei suoi (s’intravede qualche sgarro che avrebbe provocato la vendetta dei boss) e di regalare a se stesso l’illusione di una vita tranquilla in Germania con una nuova moglie e un altro figlio. Ma come molti libri recenti e molti film insegnano, non si può annullare un passato così ingombrante. Come gli zombi, esso ritorna. S’infrange così la tranquillità realizzata, pur con qualche incrinatura, perché un brutto giorno ricompare il figlio maggiore, facente parte a sua volta del giro camorristico. Equilibrare la nuova situazione con questa presenza problematica, ridare al figlio abbandonato una parvenza di normalità, è un sogno destinato a non realizzarsi. E nello svolgersi dei fatti che sembrano avvitarsi verso una tragica conclusione sempre posposta, la mano del regista crea un’opera ricca sfumature e particolari realistici e simbolici insieme. Non manca però qualche incongruenza nella sceneggiatura (soprattutto nel finale), finale che sarebbe stato di maggiore effetto senza le ultimissime inquadrature che ne costituiscono una inutile coda. L’interpretazione degli attori: i due maschi italici manovalanza del crimine, la moglie tedesca e Toni Servillo sono indubbiamente all’altezza. Quest’ultimo si serve ottimamente anche delle pieghe del viso e possiede una capacità di autoimbruttimento fisico e morale che realizza con poco trucco e molta perizia mimica. Qualche punta di gigioneria non manca, ma non offusca il risultato complessivo di un racconto condotto con elegante padronanza da Cupellini. Anche se ispirato da Sorrentino e dal Molaioli della Donna del lago, il giovane autore può definirsi già un esperto. Il ritmo delle svolte narrative, la testimonianza sui problemi del nostro tempo, la creazione di personaggi come questo chef italiano che dispiega nel suo lavoro la fantasia mediterranea in terra straniera, fanno pensare che di questo regista riparleremo. Il suo percorso è appena iniziato.
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maria f.
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domenica 12 dicembre 2010
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evviva i buoni film!
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Servillo è sempre una garanzia.
Il regista fotografa con meticolosa precisione ciò che è costretta a subire la famiglia di un camorrista.
Appartenere alla camorra vuol dire condannare per sempre i propri cari a condurre una vita di paura, di sofferenza, significa anche guadagnare tanto ma vivere da topi, eternamente nascosti e diffidare del mondo intero.
Nello specifico Diego il figlio di Rosario, è stato abbandonato da piccolo dal padre , ha vissuto un'esistenza che per suo volere o no lo ha portato ad intraprendere una vita di malaffare che lo condurrà senza scampo alla morte e se fosse sopravvissuto ad essere braccato per sempre proprio come il padre.
L'interpretazione di Marco D'Amore (Diego) è stata incantevole, toccante, eccellente, e questi aggettivi ad onor del vero non sono sufficienti per descrivere quanto l'attore è riuscito a trasmettere.
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Servillo è sempre una garanzia.
Il regista fotografa con meticolosa precisione ciò che è costretta a subire la famiglia di un camorrista.
Appartenere alla camorra vuol dire condannare per sempre i propri cari a condurre una vita di paura, di sofferenza, significa anche guadagnare tanto ma vivere da topi, eternamente nascosti e diffidare del mondo intero.
Nello specifico Diego il figlio di Rosario, è stato abbandonato da piccolo dal padre , ha vissuto un'esistenza che per suo volere o no lo ha portato ad intraprendere una vita di malaffare che lo condurrà senza scampo alla morte e se fosse sopravvissuto ad essere braccato per sempre proprio come il padre.
L'interpretazione di Marco D'Amore (Diego) è stata incantevole, toccante, eccellente, e questi aggettivi ad onor del vero non sono sufficienti per descrivere quanto l'attore è riuscito a trasmettere.
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