carloalberto
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venerdì 10 dicembre 2021
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capre, uomini, alberi e carbone
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I protagonisti di questo film, senza dialoghi e con un sonoro in presa diretta a cogliere la realtà bucolica della vita quotidiana di un piccolo borgo calabrese, sono un vecchio pastore, un capretto, un pino ed il carbone. Potrebbero essere i personaggi di una fiaba, ma è la vita nuda e cruda ad essere rappresentata. Dura la solitudine del pastore, che si cura i polmoni bevendo la polvere raccolta in chiesa dalla perpetua santona sciolta nell’acqua, segnato il destino del capretto, che, smarritosi sulle montagne, morirà di freddo ai piedi del pino, pino utilizzato prima da palo in una festa paesana e poi trasformato in carbone. Il carbone, infine, uscirà come fumo dal caminetto.
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I protagonisti di questo film, senza dialoghi e con un sonoro in presa diretta a cogliere la realtà bucolica della vita quotidiana di un piccolo borgo calabrese, sono un vecchio pastore, un capretto, un pino ed il carbone. Potrebbero essere i personaggi di una fiaba, ma è la vita nuda e cruda ad essere rappresentata. Dura la solitudine del pastore, che si cura i polmoni bevendo la polvere raccolta in chiesa dalla perpetua santona sciolta nell’acqua, segnato il destino del capretto, che, smarritosi sulle montagne, morirà di freddo ai piedi del pino, pino utilizzato prima da palo in una festa paesana e poi trasformato in carbone. Il carbone, infine, uscirà come fumo dal caminetto. Al termine di ogni vita, umana, animale, vegetale, minerale, Frammartino fa calare il buio, un sipario nero che si chiude sulla scena come segno di momentaneo lutto, per poi riaprirsi alla luce di un nuovo giorno, che continua per i viventi rimasti al mondo. Gli uomini appaiono indifferenti, come le capre, gli alberi ed il carbone, alla sorte toccata ai loro simili, indifferenti alla loro stessa sorte, immemori, sempre, di essere parte del gioco della vita e della morte, in un ciclo continuo che si evolve come le volute di fumo che fuoriescono dal camino sul tetto nell’ultima scena.
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luigiuzza
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giovedì 19 febbraio 2015
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animistico
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Con "Reality" e "L'Ultimo Pastore" uno dei film italiani più belli degli ultimi anni. Però a differenza degli altri due non per tutti...
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stefanocapasso
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venerdì 24 gennaio 2014
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la trasformazione
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In uno sperduto paesino tra i monti la vta scorre seguendo ritmi naturali scanditi dai suoni prodotti dalla natura e dagli uomini stessi.
Il vecchio pastore che ci accompagna nella prima fase, dove seguiamo il ripetersi regolare e metodico dei suoi giorni.Quando una mattina troviamo le capre che entrano in casa, a cercare il loro pastore capiamo che è morto. Adesso il punto di vista passa all'animale, alle capre, ad un capretto che vediamo nascere e crescere e poi perdersi nelle montagne dove trova rifugio sotto un albero. Ora è il legno che racconta, l albero viene tagliato e usato per i giochi nella festa del paese. Viene poi tagliato e trasportato in un luogo dove comincia uno strano lavoro coi legni.
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In uno sperduto paesino tra i monti la vta scorre seguendo ritmi naturali scanditi dai suoni prodotti dalla natura e dagli uomini stessi.
Il vecchio pastore che ci accompagna nella prima fase, dove seguiamo il ripetersi regolare e metodico dei suoi giorni.Quando una mattina troviamo le capre che entrano in casa, a cercare il loro pastore capiamo che è morto. Adesso il punto di vista passa all'animale, alle capre, ad un capretto che vediamo nascere e crescere e poi perdersi nelle montagne dove trova rifugio sotto un albero. Ora è il legno che racconta, l albero viene tagliato e usato per i giochi nella festa del paese. Viene poi tagliato e trasportato in un luogo dove comincia uno strano lavoro coi legni.Un gruppo di montanari con cura accatasta tutti i pezzi fino a formare una grande capanna, piena di queti legni e ricoperta di paglia e terra. Il fuoco dato alla costruzione scopriamo che trasfroma il legno in carbone che viene messo nei sacchi e portato nelle case dove, un il fumo che esce da un comignolo ci indica che il carbone sta ardendo.
Il ciclo regressivo si completa e puo compiersi perchè ogni cosa accade nel suo momento e con grande cura.
Un film che rapisce nella semplicità del suo scorrere lento, che invita all'empatia e che emoziona nel suo equilbrio tra distruzione e creazione. La trasformazione
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nicell
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giovedì 8 agosto 2013
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copione!
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Guardatevi In Calabria del grande Vittorio De Seta: le inquadrature di questo film sono copiate pari pari, con l'aggiunta di un'ideuzza per intellettualini.
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brian77
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martedì 6 dicembre 2011
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bèèè bèèè faceva anche il pubblico
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bèèèè, bèèè, bèèè
le caprette fanno bèèèè, bèèèè
il fumo nel cielo autunnale
la poesia, oh la Poesia
e i pecoroni fofiani (ovis foficus) contano le caprette, sognando il ritorno del cinema poetico-politico
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reservoir dogs
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sabato 22 gennaio 2011
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il cinema che racconta la realtà
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Un pastore malato (Fuda) probabilmente ai polmoni accetta da una sacrestana un "antico rimedio" che cura le malattie con la terra raccolta nella chiesa.
Alla morte del pastore, le pecore che l'uomo accudiva saranno seguite da altri che perderanno l'agnello staccatosi dal branco poco dopo la sua nascita (ripresa in diretta).
L'abete su cui l'agnello si nasconderà dopo essersi perso verrà tagliato per essere utilizzato ad una festa paesana, finita la festa verrà lasciato a due carbonai (Timpano) che bruciandolo lo trasformeranno in carbon fossile; carbon fossile che ci era stato inizialmente presentato.
Frammartino dopo "Il Dono", alla sua seconda opera torna nell'entroterra calabrese rappresentando i quattro stati dell'essere (umano-animale-vegetale-minerale) attraverso una forma di regressione espressiva; rumori ed assenza di dialoghi e spazio alla Natura che svolge infinitamente il suo circolo.
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Un pastore malato (Fuda) probabilmente ai polmoni accetta da una sacrestana un "antico rimedio" che cura le malattie con la terra raccolta nella chiesa.
Alla morte del pastore, le pecore che l'uomo accudiva saranno seguite da altri che perderanno l'agnello staccatosi dal branco poco dopo la sua nascita (ripresa in diretta).
L'abete su cui l'agnello si nasconderà dopo essersi perso verrà tagliato per essere utilizzato ad una festa paesana, finita la festa verrà lasciato a due carbonai (Timpano) che bruciandolo lo trasformeranno in carbon fossile; carbon fossile che ci era stato inizialmente presentato.
Frammartino dopo "Il Dono", alla sua seconda opera torna nell'entroterra calabrese rappresentando i quattro stati dell'essere (umano-animale-vegetale-minerale) attraverso una forma di regressione espressiva; rumori ed assenza di dialoghi e spazio alla Natura che svolge infinitamente il suo circolo.
Particolarmente vicina al cinema di Flaherty, quella di Frammartino è una ricerca filosofica ma non didattica, dove il cinema rinasce come strumento che impressiona la vita e racconta la realtà: il cinema (e l'immagine) fine a se stesso.
Campi lunghissimi, panoramiche e piani sequenza sono gli unici elementi per Rappresentare un nascosto mondo arcaico, la semplicità e la bellezza di un parto animale e il vento che scuote le chiome degli alberi (Repas de bébé dei fratelli Lumière) emoziona più di qualsiasi altro elaborato artificio.
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(di francesco_81)
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giacomogabrielli
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venerdì 22 ottobre 2010
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immenso.
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Visto in occasione dell'evento "Cannes a Roma", è un film magistralmente diretto da Michelangelo Frammartino (IL DONO). Un capolavoro d'altri tempi come non se ne sono mai visti.
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Visto in occasione dell'evento "Cannes a Roma", è un film magistralmente diretto da Michelangelo Frammartino (IL DONO). Un capolavoro d'altri tempi come non se ne sono mai visti. Un omaggio alla vita; un pastore, un capretto, un albero, il carbone: ecco i protagonisti del film. Semplice ma immenso, silenzioso ma chiarissimo. IMMENSO | *****
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stig65
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mercoledì 30 giugno 2010
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questa borghesia misericordiosa!
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...scopiazzando De Seta; e con lo stesso sguardo dall'alto in basso....e dieci anni di galera almeno per avere tormentato un agnellino per un giorno intero...gli agnelli non vanno con la mandria. E la legna d'abete non va per il carbone...tagliatelo prima un bosco; e per trasportarlo poi nella polvere di Agosto e mentre i saputelli intellettuali con gli occhi da guardoni vanno al mare di Copanello...
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emmeti
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lunedì 14 giugno 2010
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prima della modernità, solo la noia?
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Guai a prendersela con la poeticità, con la profondità, col gusto di autenticità. Ma c'è davvero bisogno, per trasmettere questi contenuti, di rinunciare a ogni dialogo, calcare i toni del rapporto matrigno fra uomo e natura, esasperare la lentezza, la ripetitività e perfino la banalità delle occupazioni quotidiane di quello spicchio di umanità che il film vuole illustrare? Andiamoci piano con gli accostamenti a Olmi, che del mondo "arcaico" contadino ha saputo estrarre ben altre riserve di vigore. Qui il tempo appare essersi fermato, sì, ma a tratti del tutto artificiosamente, per un eccesso di intellettualismo dell'osservatore.
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Guai a prendersela con la poeticità, con la profondità, col gusto di autenticità. Ma c'è davvero bisogno, per trasmettere questi contenuti, di rinunciare a ogni dialogo, calcare i toni del rapporto matrigno fra uomo e natura, esasperare la lentezza, la ripetitività e perfino la banalità delle occupazioni quotidiane di quello spicchio di umanità che il film vuole illustrare? Andiamoci piano con gli accostamenti a Olmi, che del mondo "arcaico" contadino ha saputo estrarre ben altre riserve di vigore. Qui il tempo appare essersi fermato, sì, ma a tratti del tutto artificiosamente, per un eccesso di intellettualismo dell'osservatore. Questa premodernità immota va ben oltre il dato di realtà. Pur essendo predisposti alla visione con i pregiudizi più favorevoli, qui il rischio di essere assaliti dalla noia, e da più di un pizzico di angoscia, incombe. E dopo aver goduto, giusto per fare un esempio, Il vento fa il suo giro, è difficile sfuggire alla delusione.
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(di melania)
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[+] una noia venduta in tutto il mondo
(di kronos)
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kronos
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sabato 12 giugno 2010
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primordiale
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C'è un filo rosso che lega De Seta, Olmi, Piavoli e Michelangelo Frammartino: il suo "Le quattro volte" appartiene a un misconosciuto, affascinante filone naturalistico del cinema italiano, che nel corso del tempo ha partorito gemme come "L'invitata", "I recuperanti", "Lungo il fiume", "Il pianeta azzurro", "Voci nel tempo"...
Ciò che distingue questo film dagli illustri predecessori è il progetto 'pitagorico' che ne sta alla base: la consapevolezza con cui il regista ha voluto guidarci in un mondo primordiale che rischia d'apparirci oggi alieno. Un film ambizioso, autoriale, assolutamente fuori dalle convenzioni, ma che richiede uno sforzo da parte di chi guarda per entrare nella storia e nelle immagini.
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C'è un filo rosso che lega De Seta, Olmi, Piavoli e Michelangelo Frammartino: il suo "Le quattro volte" appartiene a un misconosciuto, affascinante filone naturalistico del cinema italiano, che nel corso del tempo ha partorito gemme come "L'invitata", "I recuperanti", "Lungo il fiume", "Il pianeta azzurro", "Voci nel tempo"...
Ciò che distingue questo film dagli illustri predecessori è il progetto 'pitagorico' che ne sta alla base: la consapevolezza con cui il regista ha voluto guidarci in un mondo primordiale che rischia d'apparirci oggi alieno. Un film ambizioso, autoriale, assolutamente fuori dalle convenzioni, ma che richiede uno sforzo da parte di chi guarda per entrare nella storia e nelle immagini.
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[+] scopiazzando de seta
(di stig65)
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