Il cammino per Santiago |
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Un film di Emilio Estevez.
Con Martin Sheen, Emilio Estevez, Deborah Kara Unger, Yorick van Wageningen, James Nesbitt.
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Titolo originale The Way.
Azione,
durata 94 min.
- USA 2010.
- 01 Distribution
uscita mercoledì 27 giugno 2012.
MYMONETRO
Il cammino per Santiago
valutazione media:
3,20
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Roberto Escobar
L'Espresso
Tom (Martin Sheen) fa il medico in California, e non ama camminare, nemmeno quando gioca a golf. Il figlio Daniel (Emilio Estevez, egli stesso figlio di Sheen) è invece un irrequieto giramondo. Tra i due le cose non son facili, come si preoccupa di informarci "Il cammino per Santiago" ("The Way", Usa e Spagna, 2010, 123'). Però, quando Daniel muore sul confine tra Francia e Spagna, proprio all'inizio della via per Compostela, Tom è costretto a interrogarsi sul loro rapporto. Volato dunque in Europa, decide di portare a compimento il pellegrinaggio del figlio, recandone con sé le ceneri fino alla cattedrale di San Giacomo. Per quale motivo, dopo dodici secoli, uomini e donne più o meno religiosi continuano a percorrere gli 800 chilometri del cammino che attraverso i Pirenei porta a Santiago, dove si dice siano stati miracolosamente ritrovati i resti mortali del discepolo di Cristo? La questione è spinosa, ma il volonteroso Estevez ci si impegna ugualmente. Allo scopo, impone a Tom un broncio tanto cocciuto quanto apodittico. Un passo dopo l'altro, l'anziano genitore si carica sulle spalle non solo la cassetta con le ceneri di Daniel, ma anche un cattivo umore a prova di Joost (Yorick van Wageningen). Il quale Joost è un olandesone ancor più espansivo che corpulento (nel caso suo, il mistero del cammino è svelato: vuole buttar giù un po' di pancia per rientrare nei vestiti, oltre che nelle grazie della moglie). Ai due s’aggiunge prima Sarah (Deborah Kara Unger), una bionda canadese non molto più gioviale del medico californiano, e poi Jack (James Nesbitt), uno scrittore con blocco dello scrittore, appunto. Un po’litigando e un po’volendosi bene, i quattro attraversano una Spagna in cui tutti parlano uno splendido inglese (li fanno i santi, i miracoli, e talvolta anche gli sceneggiatori). La macchina da presa se la cava inquadrando nebbie color nebbia, nuvole color nuvola, paesaggi assolati colmi di sole... Insomma, tutto come da contratto, compreso un incontro fortunoso con un gruppo di rom subito definiti zingari, tanto per non lasciar dubbi. E ancora per non lasciar dubbi, gli zingari si dimostrano ladri sì, ma di buon cuore. E i motivi millenari del pellegrinaggio? Li illumina o non li illumina, il volonteroso Estevez? La sua interpretazione finale pare sia che ogni pellegrino ha i suoi. Non sarà molto, ma data la banalità della sceneggiatura (dello stesso Estevez) si tratta pur sempre di un risultato che va oltre ogni speranza.
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