Cave of Forgotten Dreams |
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Un film di Werner Herzog.
Con Werner Herzog, Charles Fathy, Jean Clottes, Julien Monney, Jean-Michel Geneste.
continua»
Documentario,
durata 95 min.
- Francia, Canada, USA, Gran Bretagna, Germania 2010.
MYMONETRO
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Herzog oltre le sue contraddizioni
di carloalbertoFeedback: 52711 | altri commenti e recensioni di carloalberto |
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venerdì 8 ottobre 2021 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Per chi volesse approfondire un minimo, a seguito della visione del filmato, gli argomenti in esso toccati, segnalo un interessante intervista dell’archeologo ed esperto di arte paleolitica Jean Clottes, che pure compare nel documentario, rilasciata a Repubblica nel 2016, sul significato sciamanico delle pitture rupestri di Chauvet. Herzog gioca con le luci, usate come fiaccole preistoriche, per animare le figure di animali totemici dipinti sulle pareti della grotta. Il risultato è una suggestione emotiva che risveglia visioni ancestrali e per qualche attimo siamo in quella grotta e proviamo le stesse ineffabili sensazioni di quegli uomini senza linguaggio che utilizzavano i segni per comunicare con gli spiriti del mondo. La conclusione, sebbene fascinosa ed intrigante, alla Herzog, appare un po’ forzata. Il paragone degli uomini moderni, impotenti a capire, cechi dinanzi al mistero delle raffigurazioni di una civiltà perduta, ai coccodrilli superstiti in un futuro mondo post apocalittico senza uomini, esclude la continuità del percorso umano attraverso epoche diverse. La resa all’inesplicabile dell’artista Herzog non può vanificare lo sforzo degli scienziati, archeologi, antropologi, etnologi, di comprendere e di riannodare i fili anche laddove cesure temporali enormi rendono l’impresa a prima vista impossibile. Del resto lo stesso Herzog mostra di credere ad una comprensione dell’umano, sebbene non concettuale, che va oltre il tempo, risvegliando magicamente, attraverso la riproduzione filmica delle immagini, emozioni ancestrali che accomunano l’uomo moderno a quello preistorico e che sopravvivono sopite, ma non del tutto eliminate, e sepolte nella memoria collettiva della presente umanità tecnologica.
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