dustinio
|
sabato 25 dicembre 2010
|
baciami ancora...(se non puoi fare altro...)
|
|
|
|
Puntellato dalle ottime prestazioni degli attori protagonisti, da Accorsi a Favino, passando per Pasotti ed una convincente Sabrina Impacciatore, Baciami ancora è un film di pregevole fattura tecnica. Il contenuto richiama saghe familiari e rimpatriate di amici. Echi di film come "il grande freddo", "il cacciatore" e "c'eravamo tanto amati" risuonano ed è come se volessero suggerire di essere tessere di un grande mosaico. Purtroppo, dopo aver orchestrato benissimo la prima parte, Muccino indulge nella seconda nel rifugiarsi nel porto sicuro dei sentimentalismi e del lieto-fine, lasciando poco alla tragedia, all'inatteso, alla fantasia.
[+]
Puntellato dalle ottime prestazioni degli attori protagonisti, da Accorsi a Favino, passando per Pasotti ed una convincente Sabrina Impacciatore, Baciami ancora è un film di pregevole fattura tecnica. Il contenuto richiama saghe familiari e rimpatriate di amici. Echi di film come "il grande freddo", "il cacciatore" e "c'eravamo tanto amati" risuonano ed è come se volessero suggerire di essere tessere di un grande mosaico. Purtroppo, dopo aver orchestrato benissimo la prima parte, Muccino indulge nella seconda nel rifugiarsi nel porto sicuro dei sentimentalismi e del lieto-fine, lasciando poco alla tragedia, all'inatteso, alla fantasia. Ne esce una storia dolciastra, a tratti intensa, ma con una cifra e un fondo prevedibili. Come tutti i baci, gradevoli e superficiali.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a dustinio »
[ - ] lascia un commento a dustinio »
|
|
d'accordo? |
|
annu83
|
venerdì 30 marzo 2012
|
storia di un delitto...
|
|
|
|
Storia di un delitto. Se la critica avesse un titolo, dovrebbe essere questo. Storia di un delitto.
Attesissimo sequel de "l'ultimo bacio", Muccino torna sui personaggi che aveva delineato 10 anni prima, con discreto successo. Ci torna donando loro una fascia di età in più, passandoli dai "enta" agli "anta", ma con gli stessi problemi, le stesse paturnie, stessi patemi da ragazzini insoddisfatti e da adulti inconsistenti. Ma questo è pure positivo, il mondo perfetto non esiste se non in un ambiente puramente utopico, e questo Muccino lo sa, e lo descrive con cura, con pragmatismo e con intensità.
La caratterizzazione dei personaggi prosegue, le psicosi e le nevrosi si susseguono incalzanti, paura e delirio verrebbe da dire, ma non a Las Vegas.
[+]
Storia di un delitto. Se la critica avesse un titolo, dovrebbe essere questo. Storia di un delitto.
Attesissimo sequel de "l'ultimo bacio", Muccino torna sui personaggi che aveva delineato 10 anni prima, con discreto successo. Ci torna donando loro una fascia di età in più, passandoli dai "enta" agli "anta", ma con gli stessi problemi, le stesse paturnie, stessi patemi da ragazzini insoddisfatti e da adulti inconsistenti. Ma questo è pure positivo, il mondo perfetto non esiste se non in un ambiente puramente utopico, e questo Muccino lo sa, e lo descrive con cura, con pragmatismo e con intensità.
La caratterizzazione dei personaggi prosegue, le psicosi e le nevrosi si susseguono incalzanti, paura e delirio verrebbe da dire, ma non a Las Vegas.
I personaggi dicevamo, ben delineati, aspri quanto basta, reali, soggiogati dalla vita e dalle loro frustrazioni, insomma, un inno alla vita reale. Con degli interpreti. Interpreti ottimi direi. Un Accorsi su grandi livelli, un immenso Santamaria, un ottimo Pasotti, un Favino surreale ma realissimo nei suoi sproloqui da uomo distrutto da un problema più grande di lui, che lo terrorizza e gli impedisce di essere razionale. Anche le donne hanno il loro spazio, con una Puccini in stato di grazia. Anche Primo Reggiani, relegato in seconda fascia dice la sua, sebbene nelle prime scene sembra uno studentello smanioso di partecipare a qualcosa che sa benissimo non competergli.
E fin qua nulla da dire, anzi, un plauso al regista, che ha messo su una casetta ben construita, con basi sostanziali e apparentemente indistruttibili.
Ma poi.... Il delitto...
C'è, secondo me, una scena che fa da spartiacque tra il capolavoro e il delitto, ed è quella dello sparo. Tre secondi di buio, io che mi giro verso chi mi sta affianco in sala e mormoro, manco ne capissi davvero di film "se il film finisce qua è un capolavoro".
Ma nulla, un altro sparo, stavolta immaginario, che uccide il film.
Le immagini ripartono, vacue, superflue, inconcludenti, scontate, perbeniste e trasudanti di inutile e fastidioso ottimismo, alla ricerca di qualcosa che piace a molti, ma non per questo indispensabile. Storia di un delitto, storia di uno sciupo, di una violenza.
Storia di 15 minuti esatti che se fossero stati tagliati sarebbe stato solo che meglio.
E allora via sul tram della felicità, via con il più scontato dei finali, via verso il bagno, così da buttare nel cesso tutto quello che di buono si era costruito in 2 ore di film.
Peccato, peccato davvero, perchè il cinema italiano ha bisogno di film come questo, di interpretazioni di questa caratura, ma non ha bisogno di finali sterili, poco innovativi e scontati.
E allora come si fa a dare un voto a un flm del genere? Come? Si fa la media tra le prime due ore e gli ultimi 15 minuti? Si tiene presente solo il bello? Solo il brutto? Si cerca un movente per il delitto?
Scelgo la prima, il voto è la media tra il 9 iniziale e il 3 finale. Con tanti saluti alla piacevole sensazione che mi aveva pervaso durante il film. Manco ne capissi davvero di film...
[-]
|
|
[+] lascia un commento a annu83 »
[ - ] lascia un commento a annu83 »
|
|
d'accordo? |
|
sassolino
|
giovedì 11 febbraio 2010
|
la vita comincia a 40 anni
|
|
|
|
Muccino sì Muccino no questo è il problema! che sia più nobile l'arte di un Virzì o di un Soldini al mio cospetto pare eppur un'emozion alfine giunge, tra file di depressi ai cieli empirei!
Teoria: Mi sembra spinoso il dibattito critico che incombe sui film mucciniani, spesso velato da un crescente snobbismo filoaristocratico, come se le pulsioni e gli istinti di un 40 enne dovessero essere necessariamente interessanti, avvolte in un clima di letteraria compostezza, dove urlare è troppo sbracato, esagerare proibito e abbandonarsi ai sentimenti suona ridicolo. Molta critica cinematografica ha preso questa china, predilige il non verbale, la reticenza piuttosto che l'esuberanza, perché se si vuol esser depositari della verità bisonga stare nel mezzo, come diceva un saggio "in media stat virtus".
[+]
Muccino sì Muccino no questo è il problema! che sia più nobile l'arte di un Virzì o di un Soldini al mio cospetto pare eppur un'emozion alfine giunge, tra file di depressi ai cieli empirei!
Teoria: Mi sembra spinoso il dibattito critico che incombe sui film mucciniani, spesso velato da un crescente snobbismo filoaristocratico, come se le pulsioni e gli istinti di un 40 enne dovessero essere necessariamente interessanti, avvolte in un clima di letteraria compostezza, dove urlare è troppo sbracato, esagerare proibito e abbandonarsi ai sentimenti suona ridicolo. Molta critica cinematografica ha preso questa china, predilige il non verbale, la reticenza piuttosto che l'esuberanza, perché se si vuol esser depositari della verità bisonga stare nel mezzo, come diceva un saggio "in media stat virtus". A volte la critica ha ragione, spesso manifestando gli eccessi si cade nel volgare, nell'approssimazione, ma nel caso di Muccino ha ragione parzialmente.
Il regista, 40 enne anch'egli, cerca di rappresentare una generazione in crisi, accelerata e contratta allo stesso tempo: lo fa commettendo sicuramente degli errori perché i personaggi sono troppi, in certi casi tagliati con l'accetta, al centro di storie non sempre completamente credibili, ma emozionanti in quanto vitali, sofferenti come l' Accorsi ipocondriaco, lacerati, nel tentativo di Santamaria di darsi la morte alla roulette russa (reminiscenza de "il cacciatore" in cui Walken grandeggiava).
La sarabanda di personaggi lievemente ipertrofici sigilla un quadro tutto sommato avvincente, in cui si finisce per prendere delle posizioni, come succede nei classici film di Hollywood. Si sta seduti a sperare che la Puccini ceda all'indulgenza verso Accorsi, che Favino non venga cornificato dalla moglie e che Santamaria getti via la benedetta pistola da reduce del Vietnam.
Conclusione: Se un film riesce a tenere lo spettatore inchiodato alla poltrona vuol dire che è ben costruito, che probabilmente i protagonisti hanno qualcosa a che fare con noi, con le nostre vite, le nostre azoni quotidiane, molto spesso ebbene ridicole.
Se poi intendiamo il cinema come qualcosa di più virtuosistico allora si intravedono delle falle, a partire dal cast (solo Favino supera a pieni voti la prova d'esame, gli altri sono da correggere, Accorsi ha la sindrome del gelataio sorridente, la Impacciatore è monoregistro, sembra una corifea in un'arena greca).
Santamaria interpreta sé stesso ed è ancora condannato al cliché di Rino Gaetano, maledetto forever, la Puccini è molto bella e raccatta la sufficienza più per eccesso di fotogenia che per la tecnica Stanislawski. Da minimo sindacale l'altro attore, quello che parte per il Brasile, speriamo che a San Paulo ci sia l'Actor Studio perché fotogenico un po lo è.
E' cosi' importante sciorinare cattiverie se poi in sala ci si commuove?
[-]
[+] in questo film
(di tommy)
[ - ] in questo film
|
|
[+] lascia un commento a sassolino »
[ - ] lascia un commento a sassolino »
|
|
d'accordo? |
|
giugy3000
|
domenica 31 gennaio 2010
|
l'amore oggi.
|
|
|
|
Come nessuno mai nel cinema italiano,Muccino ci propone una pellicola trasudante realtà, talmente reale da far uscire il sequel del suo superbo "Ultimo bacio" esattamente dieci anni dopo, facendo così "invecchiare" per davvero i protagonisti e rendendoceli ancora più prossimi a quelli che potrebbero benissimo essere nella nostra quotidianità i nostri vicini o i nostri migliori amici.Muccino sa bene come parlare d'amore, possiede una verve comico-tragica nei dialoghi sul sentimento più bello del mondo come davvero pochi sanno fare nel suo campo; giostra bene una meravigliosa serie di attori notevoli nel panorama italiano,a cominciare dalla Puccini, mai vista così brava come in questo film.
Dieci anni in più .
[+]
Come nessuno mai nel cinema italiano,Muccino ci propone una pellicola trasudante realtà, talmente reale da far uscire il sequel del suo superbo "Ultimo bacio" esattamente dieci anni dopo, facendo così "invecchiare" per davvero i protagonisti e rendendoceli ancora più prossimi a quelli che potrebbero benissimo essere nella nostra quotidianità i nostri vicini o i nostri migliori amici.Muccino sa bene come parlare d'amore, possiede una verve comico-tragica nei dialoghi sul sentimento più bello del mondo come davvero pochi sanno fare nel suo campo; giostra bene una meravigliosa serie di attori notevoli nel panorama italiano,a cominciare dalla Puccini, mai vista così brava come in questo film.
Dieci anni in più ...ma cosa è davvero cambiato?I nostri protagonisti sono davvero cresciuti?Hanno imparato che un viaggio per il mondo lungo anche mille anni non cancella impegni paterni e problemi in agguato pronti ad aspettarci?Dalle prime scene del film la risposta parrebbe positiva,ma poi rieccoli di nuove alle prese con le innumerevoli scelte da prendere, con i rifiuti e i caratteri alla fin fine sempre uguali nel profondo.Questo film è la testimonianza vivente del fatto che l'età anagrafica che abbiamo scritto sulla carta d'identità non fa di noi le persone che siamo e che gli "stadi" della vita (a 30 anni si fa un figlio, a 40 penso alla carriera e a 50 incomincio a pensare alla pensione)non ci caratterizzano per niente, anzi, non fanno altro che farci sentire disadattati, strani e alle prese con un cammino tutto sbagliato.
Le mille sfaccettature di quello che Veronesi ci ha ampliamente trattato nel suo "Manuale d'amore" ci sono tutte: innamoramento, crisi, tradimento, abbandono...ma non rappresentano un ciclo schematico; si invertono, si mescolano, fanno dire dei sì che in realtà sono no, ci fanno urlare "E' finita!" e poi un attimo dopo ci portano sotto le lenzuola a sentirci vivi per soli 3 minuti di nuovo, con la persona che non abbiamo il coraggio di ammettere a noi stessi di non aver mai dimenticato.
E' vero, il film è un po' confusionario, un po' anche alla Beautiful in certi tratti ed ovviamente non è all'altezza del più irriverente, nervoso e graffiante originale "Ultimo Bacio", ma ha una sua regia corposa e ben tracciata, un recitazione eccellente alle spalle e una trama lineare e passabile per tutti i personaggi.
La storia centrale, quella tra Giulia a Carlo,risulta però parodossalmente la peggiore perchè troppo tirata per le lunghe e più smielata delle altre, mentre invece quella (a sorpresa)tra Livia e Paolo è la più intensa e sentita, resa eccellente anche da una strepitosa Sabrina Impacciatore.
Indubbiamente, c'è da rinoscerlo: Muccino ha fatto film infinitamente migliori di questo, ma sa bene come prendere di petto i sentimenti e mostrarceli sullo schermo in tutta la loro confusione, come se volesse deridere i rapporti umani mostrandoci quanto non siano mai netti e precisi, o bianchi o neri, ma sempre sull'orlo di qualche scombussolamento, di qualche ripensamento, in balia di chi incontriamo e con cui parliamo ogni singolo giole coserno.La morale però è chiara ed è ripetuta anche pari pari dal film precedente: "non sempre la vita ci porta incontro alle situazioni che vogliamo, ma l'importante è che ce le dia".
[-]
[+] non sono d'accordo
(di trilli77)
[ - ] non sono d'accordo
|
|
[+] lascia un commento a giugy3000 »
[ - ] lascia un commento a giugy3000 »
|
|
d'accordo? |
|
|